Inventa un brano che tratti della discriminazione
Era una limpida mattinata d’estate. Gli alberi di Quesh
erano già in fiore e spargevano il loro profumo intenso di formaggio
stagionato, tipico dei loro grossi frutti viola, nell’aria dove vibrava il
canto dei Kurth, i bellissimi uccelli con due pinne come ali, e il ronzio dei
Pulluli che, con i loro mille colori, si mimetizzavano posandosi sugli enormi
fiori che solo sul pianeta Sadin crescevano fino a un metro e mezzo.
Hiudana e Jierahl si stavano godendo quelle poche settimane
dell’anno in cui i tre soli brillavano caldi e sfolgoranti per poi sprofondare
nella notte di dieci mesi; e, mentre la loro pelle squamosa di un blu intenso
si trasformava in un giallo acceso all’esposizione dei raggi ultravioletti, chiacchieravano
spensieratamente con la loro larga bocca rossa come un rosa che partiva da uno
zigomo e arrivava all’altro occupando gran parte della faccia non lasciando
posto così al povero naso che con l’evoluzione era stato sostituito a due
solchi allungati che contornavano il largo sorriso.
-
Sai, forse oggi riusciremo a
vedere Mercurio, se Venere non lo coprirà come al solito.
Disse speranzosa Hiudana alzando la sua testa sferica verso
il cielo.
-
A me interessa solo che questa
dannata temperatura scenda almeno a 240° perché non sopporto di emettere così
tanto cloro davanti a gente! Odio sudare!
Sospirò Jierahl scostandosi la lunga chioma di tentacoli
carnosi che le ricadeva ormai oltre le spalle minute per dar aria al lungo e
sottile collo ornato di collane di piccole coccinelle verdi.
-
Già, anch’io. Spero che torni
presto la notte perché questa pelle gialla non credo che si intoni al mio
occhio rosso, certo va di meraviglia con gli altri occhi viola ma stona
comunque con uno dei quattro.
-
Vorrei averceli io degli occhi
come te! Invece me ne capitano due rosa e due neri!
-
Beh, siamo comunque tutti più
fortunati dei terrestri che ne hanno solo due e dello stesso colore!
-
Non parlarmi dei terrestri!
Abbiamo avuto solo un contatto con loro ma ho già capito che tipi sono:
orrendamente diversi da noi e di una infinita stupidità! Pensa che il loro
quoziente intellettivo a volte non raggiunge neanche il cento.
Jierahl iniziò a muovere le sue minuscole orecchie nascoste
dai tentacoli situate proprio all’attaccatura del collo con la testa come
facevano tutti i Sadariani per esprimere la loro irritazione.
-
Sono degli scansafatiche
oltretutto! Sono oziosi e si divertono guardando un riquadro luminoso che
chiamano televisione e mangiando animali e bevendo acqua!
-
Mangiano animali? Ma che schifo! Non
pensavo fossero arrivati a tal punto!
I suoi capelli stavano quasi per colorarsi di bianco come
succedeva sempre quando ricevevano una notizia disgustosa per poi ritrarsi
dentro la spaziosa nuca.
-
E non è tutto: noi le pietre le
mangiamo mentre loro le portano come ornamenti sul collo o sui polsi!
-
Cielo, quante delizie sprecate!
Hai sentito le ultime notizie? La loro aria è composta da ossigeno, e senza di
quello loro muoiono! E se loro respirano l’aria del nostro pianeta la loro voce
cambia totalmente e diventa ridicolamente acuta, come il verso dei Xudri!
Mentre a Jierah si allargava sempre di più l’occhio centrale
per il divertimento le due ragazze si sedettero al bordo di un ruscelletto
dall’acqua di un arancio ramato dove molti Ghelby, ovvero ranocchi
fluorescenti, saltavano da una foglia di fiume all’altra per riposare le loro
sei gambe flessuose.
-
Seriamente? La cosa per cui li
disprezzo maggiormente è di sicuro il fatto che si credono più sviluppati di
noi solo perché possiedono la “tecnologia” o come si chiama. Per altro questa
“tecnologia” li ha solamente resi più oziosi ma soprattutto pericolosi.
-
E perché mai?
Hiudana si era fatta attenta allargando i due occhi centrali
e socchiudendo appena la grande bocca incastrando la lingua tra i denti aguzzi
e d’un bianco impressionante.
-
Ora ti rivelo un segreto che mi ha
confessato il trentaduesimo figlio di Hwudo: hanno inventato apparecchi in
grado di uccidere! Di uccidere esseri viventi! È per questo che li abbiamo
sterminati!
L’amica iniziò ad ondeggiare il busto sottile in segno di
meraviglia assoluta e alzando le lunghe braccia magrissime verso il cielo.
-
Stai scherzando? Sono davvero così
pericolosi e simili a bestie come dicono allora! Macchine per uccidere: non
hanno capito niente di quello che avevano intorno a loro!
-
Per fortuna che li abbiamo
eliminati prima che potessero fare del male a noi e a
-
Macchine per uccidere: roba da
matti! Per fortuna siamo migliori di loro! Godiamoci quel che abbiamo senza più
lamentarci.
-
E speriamo di non scoprire altri
pianeti abitati nelle prossime gite nell’universo!
La compagna cambiò il colore delle sue unghie affusolate in
azzurro: un segno di scaramanzia di quei strani abitanti del pianeta Sadin. Poi
alzarono una ad una le sei gambe e lentamente si avviarono alle loro buie case
sugli alberi da cui si poteva ammirare tutta la bellezza di quel mondo non così
diverso dal nostro.
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