TEMA 3: Inventa un racconto d’avventura facendo particolare
attenzione al protagonista, alla trama e all’ambiente. Tieni presente gli
elementi dell’avventura: esordio, peripezie, suspence, soluzione finale.
-Corri!
-Ci sta raggiungendo!
Dopo queste parole ripresero ancor più affannosamente la
loro fuga dall’ignoto, da quel terribile ignoto che non aveva nessuna intenzione
di lasciarli scappare.
I quattro ragazzi correvano senza mai urlare, senza mai
guardare indietro e soprattutto senza rallentare il passo; il loro cuore in
quel momento era dominato solamente da un desiderio: quello di andarsene al più
presto da quel tunnel dove avevano visto in carne ed ossa la leggenda di… ma
perché non torniamo un po’ indietro?
Era una bella mattina di primavera, i caldi raggi del sole
penetravano nelle finestre della scuola e illuminavano i volti degli alunni che
controllavano ansiosamente l’orologio, deciso a impiegarci più tempo nel far
scoccare l’una.
Ormai nessuno, neanche Pacchini che era il secchione della
classe stava ascoltando il professor Racz intento nel spiegare i pronomi
relativi.
Gordi, che aveva la cartella pronta già da metà lezione
cercava di scocchiare le ossa della schiena, Bomber stava rosicchiando di
nascosto i resti del panino al formaggio che non era riuscito a finire
all’intervallo.
Pinna, campione di nuoto, era già addormentato da tre spazi
e forse stava accennando a svegliarsi.
Jack era l’unico serio.
Era un bel ragazzo alto con i capelli bruni che gli
incorniciavano il viso dai lineamenti adulti.
Stava pensando a suo zio che aveva perso da un giorno, il
suo unico punto di riferimento, l’unica persona che gli stava sempre accanto.
Finalmente la campanella suonò l’una e tutti, fuori da
scuola, si avviarono verso il cimitero dove doveva essere celebrato il
funerale.
Jack pensò che ora gli rimanevano solo i suoi amici, la sua
banda creata già da molto tempo.
Alla fine del funerale un ragazzo alto, robusto e manesco si
avvicinò a Jack: era Bob capitano della banda nemica di quella di Jack.
-Perché sei venuto?
-Volevo salutare per l’ultima volta quella seccatura di tuo
zio.
-Se provi a ripeterlo sentirai il significato della parola
“dolore”.
-Non sei così coraggioso.
-Mettimi alla prova.
-Se tu e la tua banda di femminucce andate a passare una
notte nei tunnel sotto il cimitero senza
uscire ti dovremo anorare e rispettare per sempre, altrimenti dovrai spaccare
in due pezzi la lapide di tuo zio.
-Ci sto.
In seguito la banda di Bob se ne andò, rimasero solo jack e
gli altri e una tremenda preoccupazione.
-Andate a prendere i sacchi a pelo, stanotte la passiamo
qui.
Non una parola.
Dopo cinque minuti stavano già scendendo le scale che
portavano al buio immenso dei tunnel sotterranei.
In giro si diceva che là sotto erano stati sepolti i corpi
dei pirati più pericolosi in modo da non farli più uscire, si narra che ad ogni
funerale i pirati risorgano e andando in giro per i tunnel cercano una via di
uscita per riavere la libertà.
Il pirata più pericoloso di tutti era stato il Capitano
Horkbot, nessuno aveva mai messo piede la sotto, loro erano i primi.
- Non credo che sia una buona idea.
-Sta zitto Bomber, Gordi ha pensato alla torcia, e poi non
crederai a tutte quelle leggende, vero?
-No! Figurati!
Mano a mano che scendevano la luce della torcia illuminava
un tunnel sotterraneo irradiato quà e là da qualche fiamma.
Era abbastanza alto per loro, ma non era per niente arieggiato:
sembrava di stare in un forno.
-Che puzza!
-Non mi interessa, qui passeremo la notte. Per nulla al
mondo disonorerei mio zio. Accampiamoci e… Bomber smettila di toccarmi il
braccio!
-Ma non sono io!
-E neanche noi!
Tutti si girarono e… la torcia illuminò la leggenda di
Horkbot in tutta la sua orrenda verità.
Davanti a quel mostro di Horkbot, più in ossa che carne, i
ragazzi emisero un urlo così straziante e acuto che gli abitanti del paese si
svegliarono di botto.
Istintivamente le gambe dei ragazzi iniziarono a correre
dalla parte opposta a quella del mostro così precipitosamente che rischiavano
tutti di inciampare.
-Corri!
-Ci sta raggiungendo!
Dopo queste parole ripresero ancor più affannosamente la
loro fuga dall’ignoto, da quel terribile ignoto che non aveva nessuna
intenzione di lasciarlio scappare.
La leggenda allora era vera?
Che cosa avrebbe fatto Horkbot di loro se li avesse presi?
Dove portava il tunnel?
C’era una via di uscita?
Mentre si facevano tutte queste domande, pensavano anche a come
accelerare la loro andatura.
-Guardate lì! C’è una luce!
Queste parole erano per i ragazzi come del pane per un
affamato e dell’acqua per un assetato.
Mentre si dirigevano precipitosamente verso quella luce
sempre più vicina le grida del mostro si facevano anche loro più vicine,
quando…
-Ecco le scale!
I quattro ragazzi si precipitarono sulla gracile scaletta e
si arrampicarono così furiosamente che per poco quella non si ruppe.
D’improvviso una ventata d’aria fresca spazzò via le urla di
Horkbot, una luce fortissima spazzò via il terrore della morte: erano tutti
salvi.
Si scambiarono un’occhiata d’intesa e silenziosamente si
incamminarono verso la scuola… non c’erano più parole, e poi avevano la lezione
di latino e loro non avevano studiato.
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Eliminache bello questo racconto a me serve perche non sono di madre lingua (italiana ) : ) :)>
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