LISIA
CONTESTO STORICO E BIOGRAFIA
Atene
esce distrutta dalla guerra del Peloponneso (431-404), punita duramente dalla
vincente Sparta. Tra le imposizioni vi è l’obbligo di sciogliere la democrazia
e di instaurare un regime oligarchico, passato alla storia come il governo dei
Trenta (404-403 ). Questo è un periodo duro e buio per Atene, anche se della
durata di un solo anno, grazie all’opera liberatrice di Trasibulo. E’ in questo
contesto di guerra a pace precaria che vive Lisia, uno dei più grandi oratori
dell’antica Grecia.
445 nasce
ad Atene da una ricca famiglia Meteca, quindi nonostante i vantaggi dati dalle
ampie possibilità economiche della famiglia, Lisia non sarà mai cittadino
ateniese.
404 è costretto a lasciare Atene
per le persecuzioni dei Trenta tiranni che vogliono impadronirsi delle sue
ricchezze
360 muore
Gli antichi attribuivano a Lisia circa 425 opere, molte
delle quali probabilmente non autentiche, ma solo firmate con il nome del
grande oratore come garanzia di alta qualità.
STRUTTURA DI UN’ ORAZIONE
1-
Exordium: contiene espressioni
per attirare l’attenzione e la benevolenza dei giudici.
2-
Propositio: presentazione del
discorso, dove viene presentata la tesi.
3-
Narratio: racconto dello
svolgimento dei fatti.
4-
Argomentatio: elaborazione
delle prove
5-
Peroratio: ripercorre i punti
salienti
I PROCESSI AD ATENE E L’ORAZIONE GIUDIZIARIA
Perché l’orazione è un genere così apprezzato ed approvato
nell’antica Grecia?
Perché
questo genere letterario porta con sé tutti i valori del vivere greco: il
confronto, la sfida intellettuale, l’emergere con le proprie doti, la
collettività e la concezione della parola come presupposto dell’azione.
Come si
svolgevano i processi ad Atene?
Ad
Atene, non c’erano gli avvocati, ma ogni cittadino doveva provvedere da privato
all’accusa o alla difesa in un processo, parlando lui stesso di fronte
all’assemblea popolare. A seconda delle proprie possibilità, l’imputato si
affidava a dei logografi più o meno abili. I logografi, tra cui spicca Lisia,
erano professionisti a cui veniva commissionata la stesura di discorsi. Questo
implicava uno studio accurato dello stile, della forma e del lessico, che
dovevano adattarsi al cliente, risultando adiacenti alla sua persona e
naturali. Quindi l’oratore non doveva solo conoscere il suo pubblico e trovare
gli espedienti giusti per volgerlo a suo favore, ma anche studiare il cliente
ed adattare il testo a chi lo pronunciava, secondo la tecnica dell’ETOPEA,
ovvero la capacità di riprodurre un carattere. Ma un altro problema era la
giuria, infatti, questa non era costituita da uomini di legge o colti, ma da
cittadini estratti a sorte. Dunque, l’oratore non era abile e non riusciva a
conseguire i propri scopi, se faceva leva sulle leggi, ma doveva sottolineare
il lato emotivo, sentimentale e logico della vicenda.
ANALISI DELL’ORAZIONE XXXIV: “CONTRO UNA PROPOSTA
TENDENTE A DISTRUGGERE IN ATENE LA COSTITUZIONE DEGLI ANTENATI”
In
questa orazione Lisia si oppone all’intento di modificare la costituzione. Si è
da poco restaurata la democrazia ad Atene, grazie all’intervento di Trasibulo e
i suoi, che Lisia chiama “ quelli dal Pireo”, in opposizione con “quelli della
città”, che avevano accettato il governo dei Trenta tiranni. Due sono le conseguenze di questo tragico
anno: l’odio tra gli oppositori e i conniventi di questo governo ed il problema
di come sostituirlo. Alla prima questione tenta di porre rimedio Trasibulo, con
una legge pacifista, in cui invita gli ateniesi a “non conservare la memoria
del male subito”. La seconda è più complessa: restaurare la pura e vera
democrazia, significava ritornare a molti anni prima, almeno all’inizio della
guerra del Peloponneso. Così alcuni cittadini, guidati da Fornisio, propongono
una democrazia limitata, in cui solo i ricchi sono ritenuti cittadini ateniesi
ed in questa orazione di tipo politico, Lisia si oppone a questa riforma Questa
orazione, come molte altre, è stata scritta ma non pronunciata dal suo autore,
infatti rientra nella opere da logografo di Lisia.
Come sempre il testo è frutto di un attento
studio e ricco di espedienti retorici:
-
Nel testo è molto calcato il
richiamo alle “sofferenze”, alle“sciagure”ed alle “perdite” risalenti al
periodo successivo alla guerra del Peloponneso, per screditare il governo
oligarchico, mentre viene esaltata la potenza e la ricchezza dell’Atene
democratica.
-
Lisia sembra rivolgersi a un
“voi”, in cui identifica gli eroi tornati ad Atene per liberarla.
-
Viene fatto un esplicito invito
alla “resistenza”, a non cedere al dominio spartano, rinunciando ai propri
diritti, perché ora che i Lacedemoni hanno tutto, non desiderano compromettere
la loro situazione egemone per questioni non decisive.
-
L’unica cosa che resta agli
ateniesi è la “patria”, la democrazia, perché solo “accettando questo rischio”
si può avere “una speranza di salvezza”.
-
Resistere per “la causa del paese e la
nostra” non è una novità per “gli uomini di valore” di Atene ed inoltre nel
loro agire hanno il favore degli dei.
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