L’ITALIA ENTRA IN GUERRA
Cronologia del Ventennio fascista
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1919, 21 marzo:
Benito Mussolini fonda i Fasci di
Comabattimento
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1921, 9 novembre:
nasce il Partito Nazionale Fascista
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1922, 28 ottobre:
la Marcia su Roma. Mussolini guida 14.000 camice nere nella capitale.
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1922, 31 ottobre:
Mussolini forma il suo primo governo appoggiato da forze moderate
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1924, 10
giugno:Giacomo Matteotti, oppositore dei metodi violenti fascisti viene rapito
da uomini di fiducia del Duce e assassinato.
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1924, 27 luglio:
tutti i deputati dell'opposizione danno atto alla protesta dell’
"Aventino".La divisione tra comunisti e "aventiniani"
permette al governo di uscirne rafforzato.
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1925, 3 gennaio:
Mussolini, con un discorso alla Camera Si instaurò così il regime fascista
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1926, 25 novembre:
viene istituita la pena di morte. Gli antifascisti vengono confinati o
imprigionati
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1929, 11 febbraio:
vengono stipulati i Patti Lateranensi.
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1931, 7 novembre:
inizia la bonifica dell'Agro Pontino, è il periodo delle grandi opere fasciste.
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1935, 3 ottobre:
scoppia la guerra d'Africa.
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1935, 18 novembre:
la Società delle Nazioni decide il blocco economico contro l'Italia. Il paese
reagisce con l’ autarchia.
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1936, 9 maggio:
Vittoria italiana in Abissinia e proclamazione dell’Impero.
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1936, 18 luglio: ha
inizio la guerra civile spagnola. Mussolini appoggia il generale Franco con
l'invio di volontari fascisti.
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1938, 3 settembre:
entrano in vigore le Leggi razziali.
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1939, 19 gennaio:
la Camera dei deputati è sostituita dalla Camera dei fasci e delle
corporazioni. Scompare la separazione tra potere legislativo ed esecutivo.
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1939, 4 aprile:
l'Italia invade l'Albania.
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1939, 22 maggio:
viene firmato il Patto d'Acciaio
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1939, 1 settembre:
ha inizio la seconda guerra mondiale. L'Italia proclama la propria non
belligeranza.
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1940, 10
giugno:l'Italia dichiara guerra alla Francia e alla Gran Bretagna
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1943, 24 luglio: Il
Gran Consiglio del Fascismo vota la mozione Grandi di sfiducia a Mussolini e il
Duce è invitato a rinunciare a tutte le sue cariche.
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1943, 25 luglio:
Mussolini viene arrestato e vengono conferiti i pieni poteri al maresciallo
Badoglio.
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1943, 3 settembre:
viene stipulato l'armistizio tra il governo Badoglio e gli Alleati.
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1943, 23 settembre:
Mussolini forma la Repubblica Sociale, con sede a Salò
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1945, 28 aprile:
dopo un sommario processo Benito Mussolini e Claretta Petacci vengono
condannati a morte e uccisi immediatamente. I loro corpi, appesi per i piedi in
piazzale Loreto, a Milano, furono oggetto di violenze per tutta la giornata del
29.
Il contesto storico
Il mondo era rimasto sbalordito
dal rapido successo tedesco e dall’altrettanto repentina sconfitta francese.
L’Italia, dal canto suo, decise proprio allora di entrare in guerra. Dopo la
firma del Patto d’Acciaio, il regime vedeva le iniziative bellicose di Hitler
con crescente preoccupazione: Mussolini sapeva di non poter evitare ancora una
volta il conflitto con la diplomazia, come accadde a Monaco, ed era conscio
dell’impreparazione militare dell’Italia che aveva depauperato armi risalenti
alla prima guerra mondiale e aerei superati tecnologicamente in Etiopia e
Spagna. Per questi motivi, il 26 agosto 1939, l’Italia dichiarò la “non
belligeranza”, condizione neutrale che mutò ben presto a causa dell’incalzare
delle vittorie tedesche e della consapevolezza che una neutralità mantenuta
sino alla fine della guerra avrebbe posto il Paese tra le potenze europee di
serie B. Dopo un colloquio con il Furher, il 19 marzo il Duce si decise
all’intervento delineando un piano di “guerra parallela” a quella tedesca per
avere un “pugno di morti da usare al tavolo delle trattative”. La decisione di
Mussolini era rinfrancata soprattutto dall’azione travolgente della Germania in
Francia che lo portò a considerare il conflitto una “guerra lampo” di rapida
risoluzione. Il 10 giugno 1940 il Duce pronunciò la Dichiarazione di guerra.
Analisi e tematiche del discorso
Durante una delle consuete
“adunate oceaniche”, il 10 giugno del 1940 Benito Mussolini pronunciò dal
balcone di Palazzo Venezia il discorso di entrata in guerra dell’Italia.
Con un’esposizione ricca di
pause per ottenere gli applausi e il consenso della folla nel consueto
atteggiamento di dialogo fra il capo del regime e le masse, il Duce si rivolge
ai combattenti dell’esercito, della marina e dell’aviazione parlando di
legioni, riferendosi in tal modo al mito di Roma Antica ispiratore di numerose
iniziative fasciste, agli italiani, ai sudditi dell’Impero africano proclamato
nel 1936 e agli albanesi sudditi dei Savoia dal 1939.
Successivamente, Mussolini
parla dei nemici del Paese contro cui l’Italia entrerà in conflitto, ovvero
quelle democrazie plutocratiche fondate sul denaro (Francia e Inghilterra) che
in ogni tempo hanno ostacolato il cammino dell’Italia e che cinque anni
addietro sanzionarono l’Italia a causa del suo espansionismo coloniale e la
cacciarono dalla Società delle Nazioni. Il capo del fascismo afferma inoltre
che scenderà in guerra a fianco della Germania poiché “quando si ha un amico si
marcia con lui sino in fondo” . L’Italia ha tentato di evitare la guerra
(Conferenza di Monaco) ma le forze democratiche europee non vollero accettare
una revisione del trattato di Versailles, che pose fine al primo conflitto
mondiale con condizioni pesantissime per la Germania, e che non vollero
accettare l’espansionismo tedesco in Austria, nei Sudeti e in Polonia. Il Duce
annuncia la lotta dei popoli della rivoluzione fascista giovani e fecondi
(Italia e Germania) contro quelli isteriliti volgenti al tramonto (democrazie
occidentali) e simbolo di un’ideologia democratica superata dai tempi.
Dopodiché il Duce annuncia di
voler affiancare all’espansionismo per terra realizzatosi negli anni
precedenti, quello marittimo, poiché un paese popolato e importante come
l’Italia non può rimanere imprigionato nel Mediterraneo senza avere sbocchi
sull’Atlantico, mostrando così l’idea di voler appropriarsi della britannica
Gibilterra. Di rilievo in queste dichiarazioni è il riferimento alla “Vittoria
mutilata” che, a differenza dei vincitori dell’Intesa, non portò all’Italia
benefici strategici e territoriali.
La parte conclusiva del
discorso è un richiamo al valore del popolo italiano che, seguendo l’esempio
degli antichi romani, risponderà “presente” a un nuovo appuntamento con la
storia e la cui unica parola d’ordine è la vittoria (mito della potenza bellica
romana) per assicurare al mondo pace e giustizia sotto la propria egemonia.
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