SOCRATE
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Nasce
ad Atene nel 470/469 a.C. e morì nel 399 a.C.
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Fu condannato
a morte per empietà con l’avvelenamento
» accusato di corrompere i giovani e di
non credere agli dei della città (dietro queste accuse si
nascondono risentimenti personali e
manovre politiche)
» i suoi seguaci preparano una fuga, ma
lui la rifiuta: sarebbe stato male
» pur di non rinunciare alla sua anima
si fa uccidere,sarebbe stato peggio vivere con l’anima corrotta
» gli offrirono un accordo: salva la
vita a patto che non avrebbe più filosofato
» preferisce morire rispetto a
rinunciare alla filosofia, alla propria coscienza, a se stesso
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Non
fondò una scuola, ma tenne il suo insegnamento in luoghi pubblici
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Riesce
ad affascinare le masse e per questo si procura molti avversari e nemici
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non
partecipa alla vita politica ma ne indaga le basi
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Figlio
di uno scultore e una levatrice
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Spesso
dirà di esercitare lo stesso lavoro della madre, ovvero di far partorire la
verità dall’anima gravida degli uomini, in cui ci deve essere però già
un’apertura alla verità, un presupposto. Nello stesso modo, solo le donne
gravide possono partorire, non le sterili.
-
La
sua vita si può dividere in due fasi
1. frequentazione dei fisici (in
particolare di Archelao)
2. influssi della sofistica: sposta il
pensiero sull’uomo, sebbene polemizzi le loro tesi
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Non scrisse nulla
» non voleva insegnare una
dottrina, ma un metodo, quello di far partorire la verità
» la scrittura non è un mezzo adatto
a questo compito, accetta solo il dialogo tra uomini
» lo conosciamo attraverso gli scritti di
altri autori, soprattutto ne “le nuvole” di Aristofane
» la filosofia è un momento dialettico
di confronto delle mie idee con quelle degli altri
» la filosofia è un percorso che non si
può ingabbiare nella scrittura
» il dialogo porta ad un esame
dell’anima (spogliarsi dall’illusione di sapere per partorire la verità)
-
I
suoi discepoli hanno messo per iscritto i suoi insegnamenti e ci sono diverse
fonti, purtroppo spesso in contraddizione tra di loro.
» Aristofane » mette in rilievo il
Socrate della prima parte della sua vita
» Platone » idealizza Socrate e lo
fa portavoce anche delle proprie idee e convinzioni
» Senofonte » descrive Socrate riducendolo
e banalizzandolo
» impossibile che gli
Ateniesi abbiano potuto mettere a morte un uomo così
» Aristotele » parla
occasionalmente di Socrate (preso come scrittore più oggettivo)
-
Rivoluzione »
compie un’opera di rivoluzione nel pensiero dell’uomo che segna una rottura
rispetto a quella
precedente formando le basi della mentalità attuale
» dopo Socrate ad
Atene ha una svolta anche la letteratura
» si può chiamare una rivoluzione
spirituale
PENSIERO
- ricerca di una definizione
» che cos’è l’uomo? Che cos’è la natura?
(stessa problematica dei sofisti, ma più approfondita)
» la natura
dell’uomo è la sua anima = l’uomo è la sua anima
» anima = sede dell’identità
pensante, ed eticamente operante, della coscienza intellettuale e morale
» è ciò che
contraddistingue l’uomo da qualsiasi altro essere
» è “l’io consapevole” » dà
il via alla tradizione morale ed intellettuale
» capisce che i naturalisti, nella
ricerca della physis hanno detto tutto e il contrario di tutto
» questo perché i naturalisti si sono
posti dei problemi insolubili per l’uomo
» Socrate indaga su che cosa sia
l’essenza dell’uomo
- curare
se stessi significa curare la propria anima, non il proprio corpo
» il compito supremo dell’educatore, e
quindi del filosofo, è quello di insegnare agli uomini
come curare la propria anima,
come partorire la verità (verità è in noi, è quindi soggettiva)
» Socrate, come si legge nell’Apologia,
ritiene di aver ricevuto questo compito da un dio
» distinzione netta tra corpo e anima
deriva dall’influenza radicata dei misteri Orfici
» l’uomo si avvale del proprio corpo
come di uno strumento, il soggetto è l’uomo, l’anima
» che cos’è l’uomo? » ciò che si serve
del corpo, non il suo corpo, ovvero l’anima (ψυχή)
» il corpo è solo il braccio
operativo dell’anima
- la
virtù dell’uomo è la scienza, la conoscenza, il vizio è l’ignoranza
» l’aretè
(ἀρητή), la virtù, è ciò che rende una cosa buona e perfetta in ciò che è
» è ciò che perfeziona ciascuna cosa
facendola essere ciò che deve essere
» quell’attività che rende perfetta
l’anima, la cosa più importante, è la scienza
» quindi i valori veri non sono legati
alle cose esteriori (ricchezza…) né al corpo (bellezza…)
» la cura del corpo ha valore se in
relazione alla coscienza
» cancella tutti i valori
tradizionali, per instaurarne un unico, gli altri ne sono derivati
» la conoscenza è quando la virtù prevale
sulla vita umana (quindi anche sulle azioni)
» non esiste più una pluralità di virtù,
ce n’è una che è fondata sulle abitudini
» sottopone la vita umana e i suoi valori
al dominio della ragione (come i naturalisti avevano
sottoposto la realtà, il cosmo al
dominio dell’intelligenza suprema)
» la virtù stessa è già un premio,
già un fine, vale la pena quindi essere virtuosi
» il fine non arriverà dopo la
morte, ma è sperimentabile già sulla terra, nell’aldilà ci sarà
solo il premio per la condotta seguita
sulla terra
- nessuno
pecca volontariamente e chi fa il male lo fa per ignoranza del bene
» questo ragionamento, collegato al punto
3, è chiamato “intellettualismo socratico”
» il peccato viene ridotto a un difetto
di conoscenza, a fare un errore pensando che si faccia
il proprio bene, a un errore di
ignoranza
» non è possibile conoscere il bene e non
farlo, l’uomo, per sua natura, ricerca sempre il
bene, e quando fa il male non
lo fa in quanto male, perché si aspetta di ricavarne un bene
» non si deve temere ciò che fa male
al corpo, ma ciò che fa male all’anima (ignoranza)
- l’orizzonte
dell’uomo è la felicità
» la felicità
non è soddisfare i piaceri estetici, ma quelli interiori
» la conoscenza, che non è un contenuto,
ma un modo di fare, porta alla felicità
» il problema di Socrate è l’eudaimonia,
cioè la felicità attraverso l’etica (=comportamento)
» la felicità
è quando l’anima corrisponde pienamente alla sua
natura razionale
» in Aristotele leggiamo la definizione
di uomo come animale razionale
» in greco si chiama eudaimonia =
avere un demone buono che garantisce la buona sorte
» nel tempo questo concetto viene
interiorizzato già dai presocratici
» la felicità non viene dalle cose
esterne né dal corpo, ma dall’anima
» l’anima è
felice quando è se stessa, quando è virtuosa
» la felicità è già sulla terra qualunque
siano le circostanze nella vita e dopo di essa
» l’uomo virtuoso non può
patire nulla, non in vita perché nessuno può danneggiargli
l’anima, solo le cose
esteriori, non dopo la morte perché se c’è un aldilà verrà premiato
della condotta sulla terra, se non c’è diventa un essere nel nulla
» l’uomo è il
vero artefice della propria felicità o infelicità
- con l’osservazione dell’ordine nella realtà deduce la prova dell’esistenza di Dio
» Dio non si vede, ma se ne percepisce
la presenza con l’intelligenza
» è il primo a dare la prova
dell’esistenza di Dio
» per lui Dio ha dotato l’uomo di
un’intelligenza simile alla sua, che permette di percepirLo
- la
libertà è il dominio della razionalità sull’animalità
» nuovo concetto dell’eroe: uomo
che è capace di dominare il suo istinto ed è
dominato dalla
ragione (è l’uomo cosciente,
non più quello che combatte bene, o l’uomo bellissimo)
» l’eroe è colui che riesce a vincere i
nemici interiori dell’anima, non esteriori
» il sapiente
è colui che cerca di aver bisogno del numero inferiore di cose
» la libertà diventa un’autarchia,
un’autonomia, sciogliere l’anima dal corpo
- il daimònion socratico
» è una “voce
divina” che vieta, si fa sentire l’attimo prima di compiere il male
» non ordina mai, ma vieta ciò che va
contro l’uomo
» ha un aspetto religioso, è come Dio che
ti parla (accusato di creare altri dei)
» ha un aspetto psicologo, che coincide
con la coscienza, con il cuore
» ha una spetto caratteriale, legato alla
persona
» è come un istinto divino che ti
trattiene quando sei sul punto di fare il male
» non centra con l’ambito delle verità
filosofiche perché essi traggono la loro validità dal
logos, non da una rivelazione
divina
- metodo dialettico socratico
» insegna tramite il dialogo a dare ragione delle proprie convinzioni
» il dialogo diventa occasione per esaminare
la propria anima
» il fine è quello di rendere conto della
propria vita, di rendersi coscienti, di rendersi virtuosi
- so
di non sapere
» i sofisti si ponevano davanti
all’ascoltatore come coloro che soli sanno tutto
» Socrate invece ammette
di non sapere, e proprio questi lo rende più sapiente di altri
» compie una rottura con » il sapere dei
naturalisti (si rivela vano perché irraggiungibile)
» il sapere dei sofisti (era solo superbia ed esercizio della retorica)
» il sapere dei
politici e dei cultori (inconsistente ed acritico)
» distinzione tra sapere umano e
sapere divino (irraggiungibile dall’uomo, ne sono esempio i
naturalisti che erano arrivati a dire
tutto e il contrario di tutto su qualcosa di irraggiungibile)
» l’unico veramente sapiente è Dio, la
sapienza dell’uomo non è nulla in confronto
» l’uomo si avvicina a Dio solo
attraverso un percorso di conoscenza
» non crede negli dei della tradizione,
li defisicizza (= toglie loro la dimensione fisica)
- ironia
socratica
» l’ironia è la caratteristica peculiare della dialettica socratica,
significa “dissimulazione”
» è il gioco
scherzoso degli stratagemmi con cui si costringe a dar conto di se stesso
» è uno scherzo in funzione di uno scopo
serio: aprire l’interlocutore alla ricerca di qualcosa
» fingeva di accogliere come propri i
pensieri e i metodi dell’interlocutore, ingrandendoli e
lusingandolo per attirare la sua
attenzione e per rendere ancora più traumatico e quindi
efficace la confutazione nella
contraddizione di se stessi
- la
confutazione (èlenchos)
»
confutare è smontare le certezze false di qualcuno
per aprire il desiderio di conoscenza
» è costituita dall’ironia e la dissolvenza
(= capacità di passare da un problema all’altro
senza farlo notare, facendo spostare l’attenzione
su qualcosa di più utile e logico)
» solo ammettendo di non sapere si è
aperti ad una ricerca del sapere
» solo avvertendo un vuoto, una mancanza,
si è aperti ad una conoscenza, idonei alla verità
» per ricercare certezze si deve sapere
di non averle, altrimenti si è fermi su delle falsità
» produce quindi un effetto di
purificazione dall’ignoranza, dalle false certezza
- la
maieutica
»
è l’arte del far partorire la verità dall’anima
gravida degli uomini
» l’anima può giungere alla verità solo
se ne è gravida (lo è attraverso il sapere di non sapere)
» è la ricerca di una definizione
accordata da entrambi i dialoganti
» non c’è una verità assoluta, ma
una possibile tramite un accordo tra persone
» anche lui è gravido perché ammette di
non essere in grado di comunicare un sapere
determinato da definiti contenuti
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