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domenica 20 gennaio 2013

INFERNO - CANTI VII - analisi


CANTO VII

-          Si differenzia dagli altri cani perché non è monotematico, ma presenta quattro argomenti eterogenei » non era mai successo che in un unico canto si descrivessero due cerchi infernali
      » il canto si svolge in tre tempi con tre diversi tipi di linguaggio
      » in un solo canto si presenta una pluralità di stili attuabile sono in una commedia, secondo le regole
         della retorica classica (il linguaggio poetico riflette la complessità dell’animo umano)
      » spezza lo schema che faceva coincidere un canto con un ambiente e un determinato cerchio
      » previene la monotonia che poteva derivarne preannunciando alla fine di questo canto e anche del
         IX, l’ambiente e i rispettivi peccatori, facendo desiderare al lettore di saperne di più
      » in questo canto la cosa che accomuna tutti i peccatori è essere stati cechi di fronte alla realtà
1.      avarizia-prodigalità (gli avari sono soprattutto uomini di chiesa » rimando al periodo storico)
       » avari e prodighi sono coloro che, con modi opposti, hanno un rapporto con le cose materiali
          che esclude Dio, non hanno saputo esserne riconoscenti, non ne hanno riconosciuto il valore
       » sono quindi uomini ciechi, che si sono affannati tanto per scopi futili (così è la loro pena)
       » hanno usato il denaro in dismisura: gli avari”mal tengono”, i prodighi “mal danno”
       » pena = non venire riconosciuti da nessuno, essere come una massa informe
       » devono spingere per l’eternità enormi macigni, girando intorno ad un cerchio, si incontrano a
          due poli opposti, dove si rivolgono la parola (“perché tieni?” e “perché burli?” )
       » non hanno più un’identità: nella loro vita non sono stati riconoscenti dei doni di Dio, ora non
          possono venire riconosciuti, avanzano così grottescamente, come danzando la ridda
       » come agli ignavi, dedica loro poco spazio, perché non sono degni, e non incontra nessuno
       » obnubilazione dell’io = cancellazione dell’identità personale
       » vengono introdotti con l’immagine simbolica di Cariddi, turbine d’acqua presso lo stretto di
          Messina, di fronte a Scilla, causato dall’incontro dei due mari 8elemento mitologico)
       » Dante si sofferma soprattutto sugli avari perché sente che questo peccato è quello che sta
          portando alla rovina il mondo in cui vive (c’era una crisi della chiesa, corrotta dal denaro)
       » è una colpa che corrompe la convivenza civile dell’uomo, oltre che a corrompere se stesso
       » la personale amara esperienza politica e la situazione in cui vive lo porta a descrivere la lupa
          del I canto, che personifica l’avarizia, come ostacolo insormontabile (origine del male umano)
       » neanche tutto l’oro del mondo (“che sta sotto la luna”) non potrebbe farli fermare, questo
          significa che la pace, la lietezza del cuore non si compra (te la può dare solo Dio)
2.      fortuna
       » la sua figura di dea bendata, crudele proviene dalla letteratura classica, nata in ambito pagano
       » Dante opera una revisione cristiana su questa figura, secondo l’idea di provvidenza divina, un
          angelo inviato da Dio per ricordare all’uomo che le cose non sono sue ma per lui
       » il suo compito è di amministrare, far passare dall’uno all’altro i beni materiali per la nostra
          educazione, per farci capire che tutto ci è stato donato in grazia divina, dipende quindi da Dio
       » è una figura beata, non ode quindi gli insulti ingiusti e le disgrazie che le vengono attribuite
          dall’uomo che non vede nella privazione un disegno di Dio, che è cieco alle circostanze
       » non ascolta per indifferenza ma perché è cosciente di agire per il bene dell’uomo
       » la fortuna cura i beni materiali mentre la provvidenza cura il disegno di Dio sulla storia
3.      accidia
       » è la scelta di non mettersi in azione, è una debolezza affettiva, è il non voler rischiare (= vivere)
       » è rifiutarsi di farsi colpire dalla realtà, cioè da Dio e di conseguenza non vedere nulla
       » pena = nella vita ci si è rotolati nel malumore, ora ci si rotola nel fango
                   = nella vita non si è stati cechi di fronte alla realtà perché immersi nella tristezza che ha
                      oscurato tutto, nell’inferno non si vedrà nulla, perché sommersi nel fango
4.      iracondia
      » pena = nella vita hanno voluto fare del male alle persone, nell’inferno continueranno a cedere
                      all’impetuosità della rabbia pestandosi, graffiandosi e strappandosi i corpi tra loro
                  = la rabbia è così forte che non si accorgono di mangiarsi anche da soli, acceca l’uomo
-          Paesaggio nuovo = palude dello Stige che si trova nel quinto cerchio infernale
-          Lingua 1. Dante sperimenta un livello molto basso della lingua, aspro, duro (linguaggio realistico)
                   » le rime sono quasi tutte composte da consonanti doppie, dure, difficili a pronunciare,secche
                   » -eppe; -occia; -abbia; -acca; -iddi; -oppa (rime petrose usate solo in questo cerchio)
                   2. contrasta il primo perché deve descrivere un oggetto opposto, di origine pura, divina
                   » l’argomento della fortuna viene sviluppato con un linguaggio teologico (raro nell’inferno)
                   3. è quello medio utilizzato anche nel VI canto con l’aggiunta delle rime petrose
                   » delinea quindi un ritorno al livello “medio” e alla realtà del viaggio
-          Plutone » descritto come massimo avaro perché per la mitologia greca è il dio degli inferi, della terra,
                       la quale dà le ricchezze all’uomo (nel feudalesimo il ricco era il proprietario terriero)
                    » le sue parole aprono il canto dando una spinta dinamica e impressionante alla narrazione
                    » le sue parole sono in una lingua inventata da Dante, non hanno un significato particolare,
                       sono per lo più delle esclamazioni senza senso (Papè Satàn, papè Satàn aleppe!)
                    » anche il modo con cui pronuncia le parole è disumano (chioccia, richiama al verso della
                       gallina, è quindi un suono stridulo)
                    » denunciano fin dall’inizio la condizione disumana a cui il peccato fa abbassare l’uomo
                    » più ci si addentra nell’inferno, più l’uomo perde la sua umanità, assomigliando a Lucifero
                    

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