CANTO VII
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Si
differenzia dagli altri cani perché non è monotematico, ma
presenta quattro argomenti eterogenei » non era mai successo che
in un unico canto si descrivessero due cerchi infernali
» il canto si svolge in tre tempi
con tre diversi tipi di linguaggio
» in un solo canto si presenta una
pluralità di stili attuabile sono in una commedia, secondo le regole
della retorica classica (il linguaggio
poetico riflette la complessità dell’animo umano)
» spezza lo schema che faceva coincidere
un canto con un ambiente e un determinato cerchio
» previene la monotonia che poteva
derivarne preannunciando alla fine di questo canto e anche del
IX, l’ambiente e i rispettivi
peccatori, facendo desiderare al lettore di saperne di più
» in questo canto la cosa che accomuna
tutti i peccatori è essere stati cechi di fronte alla realtà
1. avarizia-prodigalità (gli avari sono soprattutto uomini di chiesa »
rimando al periodo storico)
» avari e prodighi sono coloro che, con
modi opposti, hanno un rapporto con le cose materiali
che esclude Dio, non hanno
saputo esserne riconoscenti, non ne hanno riconosciuto il valore
» sono quindi uomini ciechi, che si sono
affannati tanto per scopi futili (così è la loro pena)
» hanno usato il denaro in dismisura:
gli avari”mal tengono”, i prodighi “mal danno”
» pena = non venire
riconosciuti da nessuno, essere come una massa informe
» devono spingere per l’eternità enormi
macigni, girando intorno ad un cerchio, si incontrano a
due poli opposti, dove si rivolgono
la parola (“perché tieni?” e “perché burli?” )
» non hanno più un’identità:
nella loro vita non sono stati riconoscenti dei doni di Dio, ora non
possono venire riconosciuti, avanzano
così grottescamente, come danzando la ridda
» come agli ignavi, dedica loro poco spazio,
perché non sono degni, e non incontra nessuno
» obnubilazione dell’io =
cancellazione dell’identità personale
» vengono introdotti con l’immagine
simbolica di Cariddi, turbine d’acqua presso lo stretto di
Messina, di fronte a Scilla, causato
dall’incontro dei due mari 8elemento mitologico)
» Dante si sofferma soprattutto sugli
avari perché sente che questo peccato è quello che sta
portando alla rovina il mondo in cui
vive (c’era una crisi della chiesa, corrotta dal denaro)
» è una colpa che corrompe la
convivenza civile dell’uomo, oltre che a corrompere se stesso
» la personale amara esperienza politica
e la situazione in cui vive lo porta a descrivere la lupa
del I canto, che personifica
l’avarizia, come ostacolo insormontabile (origine del male umano)
» neanche tutto l’oro del mondo (“che
sta sotto la luna”) non potrebbe farli fermare, questo
significa che la pace, la lietezza
del cuore non si compra (te la può dare solo Dio)
2.
fortuna
» la sua figura di dea bendata, crudele
proviene dalla letteratura classica, nata in ambito pagano
» Dante opera una revisione cristiana su
questa figura, secondo l’idea di provvidenza divina, un
angelo inviato da Dio per
ricordare all’uomo che le cose non sono sue ma per lui
» il suo compito è di amministrare,
far passare dall’uno all’altro i beni materiali per la nostra
educazione, per farci capire
che tutto ci è stato donato in grazia divina, dipende quindi da Dio
» è una figura beata, non ode
quindi gli insulti ingiusti e le disgrazie che le vengono attribuite
dall’uomo che non vede nella
privazione un disegno di Dio, che è cieco alle circostanze
» non ascolta per indifferenza ma perché
è cosciente di agire per il bene dell’uomo
» la fortuna cura i beni materiali
mentre la provvidenza cura il disegno di Dio sulla storia
3.
accidia
» è la scelta di non mettersi in
azione, è una debolezza affettiva, è il non voler rischiare (= vivere)
» è rifiutarsi di farsi colpire
dalla realtà, cioè da Dio e di conseguenza non vedere nulla
» pena = nella vita ci si
è rotolati nel malumore, ora ci si rotola nel fango
= nella vita non si è stati cechi di fronte
alla realtà perché immersi nella tristezza che ha
oscurato
tutto, nell’inferno non si vedrà nulla, perché sommersi nel fango
4.
iracondia
» pena
= nella vita hanno voluto fare del male alle persone, nell’inferno continueranno
a cedere
all’impetuosità
della rabbia pestandosi, graffiandosi e strappandosi i corpi tra loro
= la rabbia è così forte che non si accorgono
di mangiarsi anche da soli, acceca l’uomo
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Paesaggio nuovo = palude
dello Stige che si trova nel quinto cerchio infernale
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Lingua 1.
Dante sperimenta un livello molto basso della lingua, aspro, duro
(linguaggio realistico)
» le rime sono quasi tutte
composte da consonanti doppie, dure, difficili a pronunciare,secche
» -eppe; -occia; -abbia; -acca; -iddi; -oppa
(rime petrose usate solo in questo cerchio)
2. contrasta il primo perché deve descrivere un oggetto
opposto, di origine pura, divina
» l’argomento della fortuna
viene sviluppato con un linguaggio teologico (raro nell’inferno)
3. è quello medio utilizzato anche nel VI
canto con l’aggiunta delle rime petrose
» delinea quindi un ritorno
al livello “medio” e alla realtà del viaggio
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Plutone » descritto
come massimo avaro perché per la mitologia greca è il dio degli
inferi, della terra,
la quale dà le ricchezze
all’uomo (nel feudalesimo il ricco era il proprietario terriero)
» le sue parole aprono il
canto dando una spinta dinamica e impressionante alla narrazione
» le sue parole sono in una
lingua inventata da Dante, non hanno un significato particolare,
sono per lo più delle
esclamazioni senza senso (Papè Satàn, papè Satàn aleppe!)
» anche il modo con cui
pronuncia le parole è disumano (chioccia, richiama al verso della
gallina, è quindi un
suono stridulo)
» denunciano fin
dall’inizio la condizione disumana a cui il peccato fa abbassare l’uomo
» più ci si addentra
nell’inferno, più l’uomo perde la sua umanità, assomigliando a Lucifero
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