-
ἀνόρουσε
» verbo che non presenta l’aumento dovrebbe essere ἠνόρουσε; “levarsi”
-
περικαλλέα
λίμνην » non è il mare, ma indica l’area paludosa che orla la costa del
Peloponneso
» è una
forma di epiteto del nome
» περι- è un
preverbio che ha la funzione di superlativo; “bellissima”
-
οὐρανόν
ἐς » anastrofe; è una forma di epiteto del nome che arriva fino alla cesura
femminile
-
ἀθανάτοισι
» in attico sarebbe ἀθανάτοις
» in Omero la forma del dativo plurale è
–οισι davanti a consonante, -οις davanti a vocale
» aggiunta di α-
iniziale per permettere l’intromissione della parola nella struttura metrica
» I legge di Schulze
-
θνητοῖσιν
βροτοῖσιν » valgono entrambi come “mortali”, letteralmente “uomini mortali”
»
radice θν- è la stessa di θνήσκω , “morire”
-
ζείδωρον
» (da ζειά “spelta” + δωρ “donare”) significa “frugifera”, che porta frutto,
fertile (terra)
-
οἱ
δὲ » anche se il testo non lo esplicita, subordinare con una temporale
“quand’essi”
-
Πύλον
» città fondata da Neleo, che ebbe dodici figli ed una figlia, tutti uccisi da
Eracle durante una
delle sue dodici fatiche
(che era quella di incendiare l’intera città), sopravvisse solo Nestore
» è una città cinta di solide
mura (ἐυτίμενον πτολίεθρον » forma di eolismo » inizia per πτ-)
» nell’antichità ne
esistevano due: una in Messenia e una in Trifilia
» inizialmente si sosteneva
il riferimento a quella della Messenia, che adora come dei
protettori Poseidone ed
Atena (dopo si descriveranno i sacrifici dei Pili a Poseidone); lì fu
ritrovato un palazzo che si
suppone fosse quello di Nestore, dove viene accolto Telemaco
» a conferma di questo sta il
futuro sacrificio di Telemaco verso Poseidone e la presenza di
Atena che lo affianca
durante il viaggio, sono elementi che danno indizi
» Strabone (storico del VIII
sec a.C.) sostiene che Omero si riferisse a quella in Trifilia,
poiché vicina alla paludepresso
il fiume Alfeo (conferma l’utilizzo del vocabolo λίμνην)
» a discapito di questa tesi
sta la lontananza della città dal mare (1 miglio)
» Massimo Vetta (studioso del
1900) sostiene il riferimento di Omero alla Pilo della Messenia
» dice che in seguito a
conquiste il palazzo presente in Messenia (reggia di Nestore) sia stato
distrutto, i Pili così si
sono spostati in Trifilia, fondando una città con lo stesso nome
-
ἷξον
» aoristo misto di ἵκω
-
τοί
» in attico è l’articolo οἱ, si riferisce ai Pili, tradurre con “essi”
-
ῥέζον
» “offrire sacrifici”, verbo a cui manca l’aumento, sebbene aoristo (ἐρρεζον)
» mentre Telemaco sbarca a
Pilo, gli abitanti stanno compiendo dei riti sacri in onore di
Poseidone, dio protettore della città, a cui
era abitudine offrire ecatombi di tori neri
» era costume fare delle
ecatombi in onore di Poseidone (sacrificavano da 500 a 1000 animali)
» neri perché richiamavano al
dio stesso: governante delle oscure profondità dell’oceano
(Poseidone inoltre prima di
essere dio del mare era dio della terra, dell’oltretomba)
» il colore scuro in antichità
veniva per questo associato agli occhi dei morenti, che venivano
descritti come offuscati,
come se stessero già contemplando l’oscurità degli inferi
-
ταύρος
παμμέναλας » apposizione di ἱερά
-
ἐνοσίχθονι
» epiteto formulare di Poseidone, “scuotiterra”
-
κυανοχαίτῃ
» eppiteto formulare di Nettuno, “dalle chiome cerulee”, perché è dio delle
profondità
-
ἐννέα
» anafora che ripete l’aggettivo numerale “nove”
» c’erano novi sedi con 500
uomini, per ogni sede immolavano nove tori (4500 persone)
» nove era il numero di città
su cui Nestore aveva il comando
-
ἕδραι
» il dittongo αι- si abbrevia, come succede ai dittonghi/vocale lunga seguiti
da vocale breve
-
ἥατο
» in attico è ἥντο, imperfetto di ἧμαι, con desinenza ionica –ατο
-
πάσαντο
» aoristo senza la presenza dell’aumento (ἐπάσαντο)
-
ἐπὶ…καῖον
» è una tmesi (τμῆσις) omerica per cui un verbo composto viene spezzato
mettendo
-
νηός
» in attico c’è la metatesi quantitativa (declinazione attica) » νεώς
-
ἐίσης
» in attico sarebbe ἰσης (l’eolico allunga la prima vocale)
-
στείλαν
» enjambement insieme ad ἀείραντες che si riferiscono al verso prima
» è un verbo aoristo che
non presenta l’aumento (ἔστειλαν)
-
τήν
» in attico sarebbe ἀυτήν (si riferisce alla nave)
-
ἒβαν
» in attico sarebbe ἒβησαν, è un aoristo radicale con desinenza –ν (al posto d
quella ionica ed
attica della terza plurale
–σαν)
-
ἐκ…βαῖν’(ε)
» tmesi per far emergere il nome del protagonista Telemaco (in realtà è ἐκβαίνω)
-
ἂρα
» particella che indica un’azione ripetuta (è come se dicesse che è abituale
scendere dalla nave)
» appartiene al linguaggio
formulare con azioni normali che si ripetono (non si traduce)
-
τόν
» è al posto di ἀυτόν
-
προτέρη
» “per prima”, aggettivo predicativo riferito ad Atena-Mentore
» tutte le parti declinabili nel
genere che si riferiscono a Mentore sono al femminile
-
γλαυκῶπις
» è un epiteto totemistico, “dagli occhi di civetta”, “dagli occhi azzurri”,
“glaucopide”
» Atena ha questo
epiteto dalla credenza che, essendo la dea della saggezza, sulla spalla
tenesse una civetta,
che personificava la sapienza di cui la dea era rappresentativa
-
χρὴ
ἒτ » per sinizesi (= fusione di due vocali nella lettura metrica) due sillabe
misurano una lunga
-
τοὒνεκα
» è τοῦ (neutro) + ἒνεκα, è prolettico rispetto a ciò cui si riferisce »
fenomeno della crasi
-
ἐπέπλως
» forma di aoristo raddoppiato di ἐπιπλώω (in attico ἐπιπλέω)
-
ὂφρα
» congiunzione con valore finale, “per chiedere del padre”
-
πύθηαι
» in attico è πύθῃ
-
πατρός
» è un’esclamazione, che evidenzia il termine spostandolo all’inizio del verso
(epesegesi)
-
κύθε
» aoristo forte e senza aumento
» “dove ricopre la terra”, cioè
“dove è morto, dove è seppellito”
-
ἰπποδάμοιο
» genitivo singolare eolico con terminazione –ιο (in attico –ου)
» epiteto di Nestore,
“dominatore di cavalli”, riferito spesso ai guerrieri
-
εἲδομεν
» congiuntivo esortativo di οἷδα con vocale breve ο al posto di ω (congiuntivo
indipendente)
-
λίσσεσθαι
» infinito con valore di imperativo
-
μιν
» in attico è αὐτός
-
εἲπε
» non c’è lo iato con νημερτέα ( da ἀμαρτανω = dire il vero, essere sincero) perché
è preceduto
da digamma (ϝείπε)
-
ἐρέει
» in attico si contrae in ἐρεῖ (da λέγω) sottintende “a te”, “ti”
-
πεπνυμένος
» participio perfetto di πνέω, “ispirato” letteralmente, qui “saggio”
-
τήν
» è in realtà αὐτήν riferito ad Atena, retto da ηὒδα
-
πεπνύμενος
» prima era stato usato in riferimento a Nestore, ora per Telemaco ad
evidenziare la
sua maturità tanto da paragonarlo ad un
grande eroe, anziano ed esperto
» verso 21 è formulare: “rispose allora
giudiziosamente Telemaco”
-
ἀντίον
» avverbio, “di rimando”
-
verso
22 » interrogativa diretta aperta dall’anafora di πῶς, “come, in che modo”
-
προσπτύξωμαι
» è un congiuntivo dubitativo inserito in un0interrogativa diretta introdotta
da πῶς
» esprime la
poca esperienza di Telemaco, che non sa neanche come salutare, come
comportarsi
davanti ad un adulto di tale importanza, gloria
-
τι »
accusativo avverbiale, “affatto”
-
πεπείρημαι
» letteralmente “mi sono esercitato”, quindi significa “essere esperti
-
πυκινοῖσιν
» letteralemente “dense, fitte”, qui prende il significato di “sagge, accorte”
-
αἰδὼς
» posizionato all’inizio del verso per conferire enfasi
» con l’utilizzo di questo termine Omero ci suggerisce che la mentalità
greca conferiva alla
figura dell’uomo anziano estremo rispetto
e autorità, che derivano dall’esperienza
» qui emerge la posizione di
Telemaco: chi sono io per rivolgere la parola ad un eroe come lui?
» Atena però lo richiama al
suo compito, che va oltre a qualsiasi considerazione umana,
perché è stato voluto da un
dio, ed è stato voluto proprio da Telemaco
APPROFONDIMENTO
Società della colpa e della
vergogna
» in greco la colpa si dice αἰδὼς,
il suo opposto è l’onore, τιμή.
» è un insieme di valori
fondamentali collettivamente stabiliti e riconosciuti da tutti
» il valore fondamentale che
viene messo a tema è quello derivante dal valore, dalla bravura in battaglia
» più sei valoroso, forte,
abile nel combattimento, più onore e stima, autorevolezza, riconoscenza
otterrai
» colui che si sottrae da
questi valori viene chiamato ἄτιμος, “disonorato”, e viene allontanato dalla
comunità
» a colui che è più valoroso
viene associata anche una bellezza esteriore, perché per la mentalità greca i
due
aspetti (interiore ed esteriore) dell’uomo
andavano combaciando (καλοσκαγαθός = bello e buono)
» l’uomo deve quindi
adoperarsi per accrescere le sue abilità guerriere, avendo come scopo di accrescere
anche se stesso. Coloro che non ci riescono
sono ritenuti di poco conto, ma coloro che si rifiutano di
adoperarsi e non accettano questa mentalità addirittura
sono ritenuti indegni di essere uomini
» la vergogna è relativa alla
comunità, la colpa invece è un rimorso interiore e individuale sebbene derivi
da
una situazione esteriore (i greci non
distinguono i due termini, racchiudendoli in un unico concetto)
» l’uomo vero, a cui bisogna
tendere (l’eroe) è sempre in rapporto con la collettività, che riconosce ciò
che
sei, la quale determina l’uomo stesso
attraverso il parere comune (anche se non è sempre veritiero)
» per i greci un uomo era ciò
per cui veniva riconosciuto dalla collettività
-
σῇσι
» desinenza eolica del dativo plurale della prima declinazione (in attico σαῖς)
-
αὖτε
» particella che indica che il dialogo tra i due continua, tradurre con “e
disse di rimando”
-
ἂλλα
» anafora che sottolinea la decisa avversione della dea nei confronti della
poca stima che
Telemaco ha di se stesso (lo
rassicura e sprona nello stesso tempo)
-
δαίμων
» il suo significato principale è quello di “spiritello, demone”, ma qui è “nume,
entità divina”
» questo “nume” in realtà è
Atena, ma non specifica nulla
» qui Atena rimane molto vaga accennando a
Telemaco che è protetto da un dio
-
οὐ
γὰρ…τραφέμεν » la ripetizione della negazione conferisce forza all’espressione
(οὐ colloquiale)
» anche perché
altrimenti significherebbe che anche Odisseo debba essere nato a
dispetto
degli dei, contro di loro; lo convince con la pura razionalità
-
τραφέμεν
» infinito aoristo forte di τρέφω con significato intransitivo
-
Ὥς »
“così”
-
θεοῖο
» uscita ionica del genitivo singolare al posto di θεοῦ; θεός è sia maschile
che femminile
-
ἂγυρις
» è la forma eolica dell’attico ἀγορά
-
υἱάσι
» dativo plurale di υἱός formato dal tema υι- con –ασι preso dalle eccezioni
come πατράσι
-
κρέα
» ha α breve
-
ὡς »
introduce una temporale
-
ξείνους
» vocabolo omerico, in attico è ξένος, “straniero, ospite”
-
έταῖροι
» sono i compagni d’arme, che erano come una seconda famiglia per la mentalità
greca
» qui infatti Nestore è si
affiancato dai figli, ma circondato dai compagni
-
ἑδριάασθαι
» in ionico ἑδριᾶσθαι; fenomeno della distractio (διέκτασις), un espediente
meccanico
per cui si fa
tornare il ritmo metrico alterato dalle contrazioni (attuato dai copisti attici
antichi) » si
scrive davanti alla vocale contratta quella breve corrispondente
-
ἂνωγον
» imperfetto da un verbo ἀνωγω costrito
sul sostantivo ἂνωγα
-
Νεστορίδης
» patronimico tiferito a Pisistrato, “figlio di Nestore”
-
Πεισίστρατος
» era il figlio più giovane di Nestore (aveva circa la stessa età di telemaco)
» accostamento tra
i due giovani, che si riconoscono compagni e coetanei
» nasce subito tra
di loro una complicità legata direttamente all’età simile
» gli studiosi
antichi pensano che sia stata un’aggiunta successiva fatta come
propaganda a Pisistrato
(tiranno ad Atene nel 561-560 a.C.)
» a conferma di
questa tesi sta che non lo si ritrova più come figlio di Nestore, né in
uno dei due
poemi omerici, né in qualsiasi altra composizione poetica o non
» viene però
accostato in altre opere a Telemaco come segno di amicizia perfetta
-
ἐν »
anastrofe di κώεσιν che è legato a ἐν, c’è inoltre un enjambement si “su morbide
pelli di pecora”
-
ἕλε
» in attico è εἶλε (da ἐ-σε-λε)
-
ἁλίῃσι
» termine traducibile con “mare”, ma la cui radice deriva da ἀλς, ἀλός, “sale”
» Omero ogni volta che indica
il mare ne dà una connotazione particolare differente
-
δῶκε
» aoristo mancante dell’aumento (dovrebbe essere ἒδωκε)
-
ἒχευα
» in attico è ἒχεα, aoristo debole con caduta di σ originario intervocalico
-
χρυσείῳ
» è un enjambement riferito a ἐν
-
κούρην
» termine omerico, ionico, in dorico è κώρα, in attico è κόρη
-
αἰγιόχοιο
» “egioco”, epiteto di Zeus, che viene caratterizzato dal suo scudo, l’egida,
ricoperto con la
pelle della capra
Amaltea che secondo il mito aveva nutrito con il suo latte Zeus da
bambino, una volta
che la madre lo aveva nascosto sulla Terra per nasconderlo da Crono
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