LIBRO II - CAPITOLO 1
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1. Poi che proemialmente
ragionando, me ministro, è lo mio pane ne lo precedente trattato con
sufficienza
preparato, lo tempo chiama
e domanda la mia nave uscir di porto; per che, dirizzato l’artimone de la
ragione
a l’òra del mio desiderio,
entro in pelago con isperanza di dolce cammino e di salutevole porto e
laudabile ne
la fine de la mia cena. Ma
però che più profittabile sia questo mio cibo, prima che vegna la prima
vivanda
voglio mostrare come
mangiare si dee1
.
2. Dico che, sì come nel
primo capitolo è narrato, questa sposizione conviene essere litterale e
allegorica. E a
ciò dare a intendere, si
vuol sapere che le scritture si possono intendere e deonsi esponere
massimamente per
quattro sensi2
.
3. L’uno si chiama litterale,
[e questo è quello che non si stende più oltre che la lettera de le parole
fittizie, sì
come sono le favole de li
poeti. L’altro si chiama allegorico,] e questo è quello che si nasconde
sotto ’l manto
di queste favole, ed è
una veritade ascosa sotto bella menzogna: sì come quando dice Ovidio che Orfeo facea
con la cetera mansuete le
fiere, e li arbori e le pietre a sé muovere; che vuol dire che lo savio uomo
con lo
strumento de la sua voce
fa[r]ia mansuescere e umiliare li crudeli cuori, e fa[r]ia muovere a la sua
volontade
coloro che non hanno vita
di scienza e d’arte: e coloro che non hanno vita ragionevole alcuna sono
quasi
come pietre3
.
4. E perché questo nascondimento
fosse trovato per li savi, nel penultimo trattato si mosterrà. Veramente li
teologi questo senso
prendono altrimenti che li poeti; ma però che mia intenzione è qui lo modo de
li poeti
seguitare, prendo lo senso
allegorico secondo che per li poeti è usato4
.
5. Lo terzo senso si chiama
morale, e questo è quello che li lettori deono intentamente
andare appostando per
le scritture, ad
utilitade di loro e di loro discenti:
sì come appostare si può ne lo Evangelio, quando Cristo
salio lo monte per transfigurarsi,
che de li dodici Apostoli menò seco li tre; in che moralmente si può
intendere che a le
secretissime cose noi dovemo avere poca compagnia5
.
6. Lo quarto senso si
chiama anagogico, cioè sovrasenso; e questo è quando
spiritualmente si spone una
scrittura, la quale
ancora [sia vera] eziandio nel senso litterale, per le cose significate
significa de le superne
cose de l’etternal
gloria sì, come vedere si può in
quello canto del Profeta che dice che, ne l’uscita del popolo
d’Israel d’Egitto, Giudea è
fatta santa e libera6
.
7. Ché avvegna essere vera
secondo la lettera sia manifesto, non meno è vero quello che spiritualmente
s’intende, cioè che ne
l’uscita de l’anima dal peccato, essa sia fatta santa e libera in sua
potestate.
8. E in dimostrar questo,
sempre lo litterale dee andare innanzi, sì come quello ne la cui sentenza li
altri sono
inchiusi, e sanza lo quale
sarebbe impossibile ed inrazionale intendere a li altri, e massimamente a lo
allegorico8
.
9. È impossibile, però
che in ciascuna cosa che ha dentro e di fuori, è impossibile venire al dentro
se prima
non si viene al di fuori: onde, con ciò sia cosa che ne le scritture [la
litterale sentenza] sia sempre lo di fuori,
impossibile è venire a
l’altre, massimamente a l’allegorica, sanza prima venire a la litterale9
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giovedì 21 marzo 2013
CONVIVIO - LIBRO II CAPITOLO 1 - Dante Alighieri
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