LA PENTECOSTE (1822)
Inni sacri
» è un grande progetto che però lascia inconcluso:
voleva scriverne 12, uno per ciascuna festività dell’anno liturgico » li ha
interrotti perché riteneva la forma della tragedia più appropriata e utile al
suo scopo
» ne scrive solo cinque, con alcuni frammenti di altre
(Ognissanti, su cui ritornerà ma lascerà inconclusa)
1. Resurrezione
2. Il nome di Maria
3. Natale del 1813
4. La passione
5. La pentecoste (ultimo degli inni sacri
che prefigura già le tragedie)
» sintassi » semplice e
chiara per poter essere letta da tutti
» no latinismi, no periodo
architettonico
Struttura
» annunciazione della festa
» narrazione del fatto storico
» riflessione sul significato che la festa ha per lui
e per il popolo cristiano
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TESTO
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PARAFRASI
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ANALISI
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Madre de’ Santi, immagine
Della città superna, Del sangue incorruttibile Conservatrice eterna; Tu che, da tanti secoli, Soffri, combatti e preghi, Che le tue tende spieghi Dall’uno all’altro mar; Campo di quei che sperano; Chiesa del Dio vivente,
Dov’eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente, Quando il tuo Re, dai perfidi Tratto a morir sul colle, Imporporò le zolle Del suo sublime altar? E allor che dalle tenebre La diva spoglia uscita, Mise il potente anelito Della seconda vita; E quando, in man recandosi Il prezzo del perdono, Da questa polve al trono Del Genitor salì; Compagna del suo gemito, Conscia de’ suoi misteri, Tu, della sua vittoria Figlia immortal, dov’eri? In tuo terror sol vigile, Sol nell’obblio secura, Stavi in riposte mura, Fino a quel sacro dì, Quando su te lo Spirito Rinnovator discese, E l’inconsunta fiaccola Nella tua destra accese; Quando, segnal de’ popoli, Ti collocò sul monte, E ne’ tuoi labbri il fonte Della parola aprì. Come la luce rapida Piove di cosa in cosa, E i color vari suscita Dovunque si riposa; Tal risonò moltiplice La voce dello Spiro: L’Arabo, il Parto, il Siro In suo sermon l’udì.
Adorator degl’idoli,
Sparso per ogni lido, Volgi lo sguardo a Solima, Odi quel santo grido: Stanca del vile ossequio, La terra a LUI ritorni: E voi che aprite i giorni Di più felice età, Spose, che desta il subito Balzar del pondo ascoso; Voi già vicine a sciogliere Il grembo doloroso; Alla bugiarda pronuba Non sollevate il canto: Cresce serbato al Santo Quel che nel sen vi sta. Perché, baciando i pargoli, La schiava ancor sospira? E il sen che nutre i liberi Invidïando mira? Non sa che al regno i miseri Seco il Signor solleva? Che a tutti i figli d’Eva Nel suo dolor pensò? Nova franchigia annunziano I cieli, e genti nove; Nove conquiste, e gloria Vinta in più belle prove; Nova, ai terrori immobile E alle lusinghe infide, Pace, che il mondo irride, Ma che rapir non può.
O Spirto! supplichevoli
A’ tuoi solenni altari; Soli per selve inospite; Vaghi in deserti mari; Dall’Ande algenti al Libano, D’Erina all’irta Haiti, Sparsi per tutti i liti, Uni per Te di cor, Noi T’imploriam! Placabile Spirto, discendi ancora, A’ tuoi cultor propizio, Propizio a chi T’ignora; Scendi e ricrea; rianima I cor nel dubbio estinti; E sia divina ai vinti Mercede il vincitor. Discendi Amor; negli animi L’ire superbe attuta: Dona i pensier che il memore Ultimo dì non muta; I doni tuoi benefica Nutra la tua virtude; Siccome il sol che schiude Dal pigro germe il fior; Che lento poi sull’umili Erbe morrà non colto, Né sorgerà coi fulgidi Color del lembo sciolto, Se fuso a lui nell’etere Non tornerà quel mite Lume, dator di vite, E infaticato altor.
Noi
T’imploriam! Ne’ languidi
Pensier dell’infelice Scendi piacevol alito, Aura consolatrice: Scendi bufera ai tumidi Pensier del violento: Vi spira uno sgomento Che insegni la pietà. Per Te sollevi il povero Al ciel, ch’è suo, le ciglia, Volga i lamenti in giubilo, Pensando a Cui somiglia: Cui fu donato in copia, Doni con volto amico, Con quel tacer pudico, Che accetto il don ti fa. Spira de’ nostri bamboli Nell’ineffabil riso; Spargi la casta porpora Alle donzelle in viso; Manda alle ascose vergini Le pure gioie ascose; Consacra delle spose Il verecondo amor. Tempra de’ baldi giovani Il confidente ingegno; Reggi il viril proposito Ad infallibil segno; Adorna le canizie Di liete voglie sante; Brilla nel guardo errante Di chi sperando muor. |
Madre dei santi, immagine
della città celeste, custode eterna del sangue incorruttibile; Tu che soffri,
combatti e preghi da tanti secoli, che dispieghi le tende da un mare
all’altro;
Terreno fertile di quelli
che sperano; Chiesa del Dio vivente, dov’eri? Quale angolo della terra di
ospitava mentre nascevi, quando Cristo, trascinato dai malvagi a morire sul
monte, insanguinò la terra del suo altare sublime?
E quando la salma divina,
uscita dal sepolcro, emise il potente respiro della vita resuscitata; e
quando, portando sulle palme il prezzo del perdono, ascese da questa polvere
al trono del Padre;
Compagna del suo dolore,
consapevole dei suoi
misteri, tu, figlia immortale della sua vittoria, dov’eri? Vigile solo perché impaurita, sicura solo nell’oblio, stavi tra mura sicure,
fino a quel giorno sacro,
quando discese su di te lo
Spirito che fa tutto nuovo, e accese la fiaccola non consumabile nella tua
mano destra; quando ti collocò su un monte come faro dei popoli, e fece
sgorgare la fonte della parola dalle tue labbra.
Come la luce si diffonde
velocemente su ogni cosa, e dovunque si posa ne esalta i colori; nello stesso
modo risuonò la voce dello Spirito in ogni lingua: l’arabo, il parto e il
siriano ascoltarono la sua parola.
Adoratore dei falsi dèi presente
in ogni terra, volgi lo sguardo a Gerusalemme, ascolta quel santo grido: la
terra, stanca della schiavitù, ritorni a Dio: e voi, spose, che date inizio a
un’epoca più felice,
voi che siete svegliate dall’improvviso
muoversi del bambino nascosto; voi già prossime al doloroso parto; non
pregate la falsa dea propiziatrice del parto: ciò che cresce nel vostro
grembo è riservato a Dio.
Perché la serva sospira
ancora mentre bacia i bambini? E guarda invidiosa la madre che nutre i figli
liberi? Non sa che il Signore eleva con sé al suo regno i miseri? Che pensò a
tutti gli uomini nel suo dolore?
I cieli annunciano una
nuova libertà, nuovi popoli; Nuove conquiste e una gloria conquistata in
prove più belle; una nuova pace, resistente alle paure e alla tentazione, una
pace che il mondo può deridere ma non rubare.
O Santo Spirito! Ti preghiamo
supplichevoli ai tuoi solenni altari; siamo soli in boschi inospitali; persi
in mari deserti; dalle gelide Ande al Libano, dall’Irlanda alla rocciosa
Haiti, sparsi ovunque ma uniti nell’animo per te.
Noi ti imploriamo!
Misericordioso Spirito, discendi ancora, benevolo a chi ti prega, benevolo a
chi ti ignora; discendi e rigenera; rianima i cuori spenti nel dubbio; e il
vincitore sia la divina grazia verso i vinti.
Discendi, o Amore; attutisci
negli animi la rabbia superba: dona pensieri che il giorno della morte uno
non debba rinnegare; la tua benefica virtù alimenti i tuoi doni; così come fa
il sole che fa aprire il fiore dal germe pigro;
che poi, non colto, morirà
lentamente sull’erba umile , e non solleverà i colori accesi della corolla schiusa
se non si fonderà con quella tiepida luce diffusa nell’aria, datrice di vita
e nutrice instancabile.
Noi ti imploriamo! Scendi,
o alito piacevole, nei languidi pensieri dell’infeli-
ce, brezza consolante:
scendi come bufera, sui pensieri superbi del violento: ispira in essi un’inquietudine
che li educa alla pietà.
Attraverso di te il povero
alzi gli occhi al cielo, trasformi il dolore in gioia pensando a Colui al
quale assomiglia: colui a cui fu donato in abbondanza, doni con fratersità,
con quel silenzio pudico, che rende il dono gradito.
Mostrati nell’indescrivibile
riso dei nostri bambini; Spargi il rossore casto sul viso delle ragazze;
manda alle suore le pure
gioie interiori; consacra il sacro amore delle spose.
Modera l’indole troppo
sicura dei giovani baldanzosi; sorreggi il proposito degli uomini verso una
meta magnifica; gratifica la vecchiaia di desideri lieti e santi; brilla
nello sguardo vagante di chi muore sperando.
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- madre de’ santi =
Chiesa
- città superna: richiamo,
oltre che ai testi biblici, anche ad Agostino
- la Chiesa è il luogo in
cui si rinnova
il sacrificio di Cristo
- combatti, spiegare le
tende » usa un lessico militare riferito alla Chiesa militante » allude alla missione evangelizzatrice della Chiesa dispiegata sul mondo intero
- verso 8: è uguale nel 5
maggio
- Dio vivente:
richiama san Paolo
- chiede Manzoni: Chiesa,
dov’eri
quando Cristo moriva?
- croce = il primo altare
- questa strofa contiene la
narrazione
in sintesi della resurrezione ed
ascensione in cielo di Cristo
- dov’era la Chiesa mentre
capitava
tutto questo?
- la Chiesa è figlia della
vittoria di
Cristo sulla morte
- la Chiesa si sentiva
sicura solo nella
dimenticanza della sua missione,
cioè stando rinchiusa al sicuro
- quel sacro dì =
pentecoste
- idea di Chiesa come faro
dell’umanità per l’umanità
- brano fitto di risonanze
bibliche, in
particolare la parabola delle vergini
sagge nel Vangelo di Matteo,
oppure, sempre in Matteo «Voi
siete la luce del mondo […]»
- similitudine: come la
luce si diffonde ovunque e non illumina appena, ma rende ogni cosa se stessa, così lo Spirito Santo si diffuse ovunque e in ogni lingua
- mostrando grande
attenzione verso
la figura femminile, parla della
gravidanza
- bugiarda perché pagana
pronuba
significa «che favorisce il parto»; è
un riferimento alla dea Giunone
Lucina » Manzoni le avverte che non
sarà lei a salvare il loro bambino
- Cristo porta un criterio
nuovo nel
giudizio delle cose: eleva quelli che
sono più miseri di tutti
- è un uso frequente in
Manzoni
quello di indicare l’intero mondo
attraverso i suoi elementi geografici
- a’ tuoi cultor
propizio, propizio a chi
ti ignora: chiasmo
- Sono
numerosissime le figure
retoriche di ripetizione, in particolare
quelle sottolineate
- Invocazione affinché lo
Spirito
Santo susciti pensieri virtuosi che
consentano all’uomo di affrontare
serenamente il giudizio divino alla
morte
- benefica virtude:
anastrofe
- umili erbe:
sintagma tratto dai testi
sacri, dove l’erba è simbolo della
semplicità e della modestia, perché si
lascia pestare senza opporre
resistenza
- similitudine: la vita
dell’uomo è
come un fiore; nel seme c’è già tutto
ma ha bisogno della luce del sole (lo
Spirito Santo) per germogliare, che
ci fa essere ciò che siamo
- altor(e): dal
latino alo, “nutrire”
- piacevol alito/aura
consolatrice:
sinonimi in chiasmo agg/sostantivo
- Donato, doni, don:
figura
etimologica triplice
- La strofa è costruita in
maniera simmetrica: c’è tutta la vita dell’uomo, dalla nascita alla morte,
guidata dallo Spirito Santo
- ascose vergini:
perifrasi per suore
- canizie: metonimia
per vecchiaia
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- Metro » 18 strofe di otto settenari con
alternanza di versi sdruccioli e versi piani
» lo schema delle rime è ABCBDEEF,
con i versi non rimati sdruccioli
» le strofe sono unite a due a
due dalla rima F tronca
- Pentecoste = festa cristiana che celebra
la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli (50 giorni dopo la
Pasqua) » coincide con
l’inizio della loro missione, e quindi con la nascita della Chiesa
» diffusione della parola
di Cristo nel mondo » in realtà è una poesia sulla Chiesa
- Il testo ha avuto una lunga gestazione »
ha accompagnato tutta la riflessione sulla sua vita
»
passano dieci anni tra il progetto e la stampa
»
inizia la scrittura nel 1839 tra continui arresti e riprese, il testo
definitivo è del 1855
- È accaduto nella storia e continua ad
accadere per ogni esistenza
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