Ma poiché deve pur avere un qualche termine al
partorire,
Cessò, come una moglie sfinita dal periodo della
vecchiaia.
Infatti il tempo muta la natura del mondo intero,
---
E nessuna cosa rimane uguale a se stessa; tutto
cambia
La natura tutto fa cambiare, e costringe a
trasformarsi.
Infatti anche un'altra cosa nella vecchiaia marcisce
e debole rimane inerte,
E a sua volta ne spunta fuori un altro ed esce dalle
tenebre/indifferenza/ignoranza/oblio?
Così dunque il tempo muta la natura del mondo intero
E la terra passa da uno stato ad un altro / un altro
stato prende la terra da uno precedente
Tanto che non può più dare ciò che ha potuto, ma può
ciò che prima non diede.
E allora la terra tentò di creare anche molti mostri
Di nascita straordinaria nell'aspetto e nelle membra,
L'androgeno, a metà fra i sessi e non avendone
alcuno, lontano da entrambi
Alcuni privi di piedi, e a loro volta senza mani,
Ed ancora muti senza la bocca, e ne apparirono cechi
senza sguardo
Altri legati per tutto il corpo dall'aderire delle
membra,
Al punto che non possono far nulla, né muovere un
passo
Né evitare i pericoli, né prendere ciò che fosse
necessario.
Generava altri mostri e creature di questo genere,
Inutilmente, dal momento che la natura ne stroncò lo
sviluppo,
Né possono cogliere il fiore bramato del tempo,
Né procurarsi cibo, né unirsi nell'atto d'amore.
Infatti vediamo che molte cose devono concorrere
negli esseri creati
Affinché possano generare la stirpe riproducendosi:
Innanzitutto che ci sia il cibo, poi che ci siano i
canati per cui,
Rilassate le membra, possano far fluire i semi
genitali per l'organismo;
E che la femmina, affinché si possa congiungere coi
maschi, abbia
Ciò con cui scambiarsi fra entrambi piaceri
reciproci.
E allora fu inevitabile che molte stirpi animali si
estinguessero,
Senza poter propagare la prole riproducendosi.
Infatti qualunque razza tu vedi godere dell'aure di
vita
Fin dall'inizio del mondo o l'astuzia o il valore
bellico/la forza o infine l'agilità
Hanno protetto questa stirpe, salvandola.
E molte si affidarono alla nostra tutela
E vi rimangono consegnando se stesse alla nostra
utilità.
All'inizio il valore bellico/la forza protesse la
truce famiglia dei leoni
E la stirpe selvaggia, l'astuzia le volpi e la
velocità i cervi.
Ma il cuore dal sonno leggero dei cani di indole
fedele
E ogni stirpe che è stata partorita dal seme di una
bestia da tiro/da soma,
Come le greggi che portano lama e le stirpi dalle
corna di bue,
Tutte, o Memmio, si sono affidate alla tutela degli
uomini.
Infatti ardentemente fuggono le belve e inseguono la
pace
E l'abbondante parte di cibo senza una propria fatica
Che diamo loro come premio per la loro utilità.
Ma quelli a cui la natura non diede nulla di ciò, né
che
Avessero essi stessi la possibilità per vivere da sé,
né che dessero
A noi una qualche utilità per la quale avremmo
lasciato che la loro stirpe
Pascesse sotto la nostra protezione e fosse tutelata
Si capisce che questi finivano preda e bottino degli
altri,
Tutti impigliati nei loro lacci fatali,
Finché la natura non distrusse la razza.
Versi 826-835: subentra il motivo della vecchiaia della terra, prima vista come una giovane
fanciulla dotata di forza, di energia, di calore. Passato questo periodo donna
arrivata alla menopausa come una donna umana, fiaccata, sfinita dal passare del
tempo → la terra non riesce più a
produrre queste creature che si devono riprodurre in maniera diversa
→
è ancora madre, ma una madre vecchia che non riesce più a produrre se non
qualche vermiciattolo
→
anche la storia dell'uomo è legata a questa seconda fase dello sviluppo del
mondo
→
vv.1158 II libro: immagine pessimistica della terra che ormai non produce più,
e attribuisce questa sterilità
della terra al culto degli dei
Versi 828-29: considerazione
filosofica sul cambiamento della natura del tempo → uno stato segue l'altro, tutto
cambia: motivo eracliteo del panta rei (omnia migrant) che Eraclito aveva fatto proprio
- Omnia (vv.829-31): ripetizione a casi diversi → sottolinea che proprio tutto è soggetto alla legge del mutamento
- Vertere (vv.831): uso intransitivo del verbo già attestato in Lucrezio
- Natura: al centro del verso → la natura spinge il tempo e porta tutto a cambiare
→
Orazio nell'Arts poetica lo dice a
proposito del linguaggio → disputa tra umanisti e neologisti a proposito di
accettare i neologismi all'interno della poesia; allontana le critiche sterili
dei grammatici ammuffiti, perché per lui la lingua è un organismo vivo →
propone di accogliere parole nuove con moderazione (è il poeta del modus)
- <E> (vv.833): nella tradizione manoscritta è caduta la preposizione e
Lachman suppone succrescit, mentre i
codici oblongus e quadratus hanno crescit,
ma metricamente non funzionerebbe così → i primi editori proponevano concrescit ma
non ha alcun significato
- Tòtius (vv.834): nella poesia augustea si trova tòtius con i breve
- Lucrezio ama ripetersi:
→
versi 828 e 834 sono quasi dentici
→
versi 829 e 835 sono molto simili
Al
proposito del mutare del valore dei metalli rame e oro succedit qualcosa che da
sotto cresce e scalza quello che c'era prima. Lo propone cautamente perché non
si trova prima in Latino ma poi è stato accolto universalmente. Idea della
successione di cose che prima erano modeste poi sono importanti piaceva a
lucreziano.
- Verso 836: gusto pleonastico; ferre sottinteso → più che idea dell'invecchiamento della terra del II libro c'è l'idea di una diversità di produzione: prima la terra produceva spontaneamente, a un certo punto non è più in grado di produrlo, quindi le stesse cose vengono prodotte in altro modo: con l'accoppiamento tra di loro
Verso 837: subentra motivo
empedocleo della generazione dei monstra legato ad una sorta di esperimento della natura: la
natura procede per tentativi, non produce subito esseri perfetti
→
questi monstra non possono riprodursi,
quindi la loro stirpe si estingue
→
motivo legato alla storiografia romana → Livio e Tacito: i portenta sono esseri mostruosi collegati a
presagi
con valore vaticinatorio, con funzione
profetica
→
anche in Orazio c'è questa concezione naturalistica per cui la natura procede a
tentoni ed esperimenti
→
in Lucrezio questi monstra sono errori
di natura, che vengono poi scartati, non
c'è niente che rimanda alla
volontà
degli dei, non c'è nulla di profetico ma sono difetti di natura
- Pedum, manuum (vv.840): genitivi di privazione → "vedovi delle mani" = privi di mani
→
in Empedocle si parla di piedi, di mani e di occhi che venivano generati da
soli e che si venivano ad incollare
qualche volta in un processo felice
qualche volta infelice
→
proprio nella parte del suo libro in cui risente più del modello empedocleo
utilizza moltissimi composti () → ripresa non solo dei contenuti ma anche della
forma stilistica e linguistica
- Frammento B 61 di Lucrezio: molte creature con duplice fronte e duplice petto, razze bovine che avevano la faccia di uomo e stirpi di uomo con teste di toro, poi gli androgeni stirpi che hanno sia sesso femminile sia maschile. Incollarsi delle varie membra a casaccio senza un disegno divino. Così anche organi genitali maschili e femminili mescolati insieme. Frammento che ci deriva da Plutarco.
- androgynem (vv.839): mutamento di declinazione, si trova molto spesso soprattutto per i termini greci
→
per i nomi greci c'è una certa libertà soprattutto nella lingua popolare,
soprattutto nei liberti come vediamo nella cena Trimalchionis
→
gli androgeni hanno i genitali in forma embrionale: nessuno dei due è
pienamente sviluppato quindi ce li hanno entrambi ma è come non ne avessero
nessuno
- Vv. 843 ut postposto
- Nequiquam (vv. 846): inutilmente non avevano una loro funzione in contrasto con principio aristotelico per cui la natura non fa nulla a caso (μάτην) ogni cosa ha una sua funzione è un suo fine ultimo. Qui la natura procedette anche con questi mostri che si andarono ad estinguere ma erano inutili non c'è una concezione teleologica provvidenziale per cui la natura ha preparato con questi mostri . Quelli che si sono riusciti a riprodurre sono sopravvissute gli altri si sono estinti, non ha nessuna ricaduta in una prospettiva futura, non c'è stata nessuna finalità divina. È una parola importante nequiquam impiega anche molto spazio.
- Vv.848: cacofonia di generi → res ultima sillaba della parola uguale alla prima della sillaba successiva era ritenuto da evitare in prosa e in poesia, ma erano diffusi nella poesia arcaica, che ora Lucrezio cerca di riprodurre anche per lo stesso soggetto poetico: la più antica delle fasi di sviluppo dell'uomo
- La riproduzione degli esseri viventi l'aveva già trattata nel IV libro, ma qui il discorso vale per tutti gli animali, non solo uomo e donna
- Vv.849: verso ipermetro = ha una sillaba in più perché ultima sillaba si lega alla prima sillaba del verso successivo: -re si fonde in sinalefe con ut del verso successivo
- Rebus (vv.849) = "in questi esseri viventi". Nelle cose create.
- C'è una variatio: ut esplicativo introduce tutte le premesse necessarie alla riproduzione:
- In primo luogo che ci siano i cibi necessari alla produzione dello sperma
- Che ci siano i canali attraverso cui passa il seme → si sottintende ut sint
→
Lucrezio non usa membra per indicare il
genitale maschile, ma nervus
→ remissis membris: indica l'allentarsi del
corpo nell'eccitazione sessuale
→ manare indica il fluire del seme: si pensava
che il seme si producesse in tutto il corpo non solo negli
organi, indica non l'uscita del seme ma il
passaggio del seme da tutto il corpo all'organo genitale
- In entrambi si deve riprodurre il piacere che porta all'accoppiamento → idea della scuola medica ippocratica: non si può avere la riproduzione se anche la femmina non arrivasse al piacere
- Propagando (vv.856): spondeo; allitterazione con procudere
- Vides vesci vitalibus (vv.857): allitterazione
- Ineunte aevo (vv.859): non è per Lucrezio tempo di pace universale come troviamo anche per esempio nell'ebraismo, non è identificato con l'età dell'oro → accoglie elementi dell'età dell'oro di un clima temperato e della produzione abbondante di ciò che adesso si ottiene con fatica ma mantiene la lotta per sopravvivenza degli animali e difficoltà di procurarsi il cibo → lo vedremo nel quadro dell'uomo primitivo che si trova esposto al rischio dei predatori come i leoni e il quadro della morte feroce dell'uomo primitivo sbranato
- Levisomna ; lagnigeraeque (vv.864 e 866): composti empedoclei/enniani
→
"dal sonno leggero" è un apax legomenon:
si trova solo qui in tutta la letteratura latina
Versi 864-870: motivo degli animali domestici → motivo dell'utilità degli
animali, che sopravvivono perché
servono all'uomo, che è una specie dominante e quindi li protegge dagli
altri animali.
→ si nota un certo anacronismo: l'inizio della pastorizia
è un fatto molto successivo mentre qui si parla della
preistoria remota! L'utilizzo dei cani
pecore e mandrie avrebbe dovuto essere collocato all'interno dello
sviluppo della civiltà umana
→ parla soprattutto
di pecore perché nella coscienza linguistica dell'età di Lucrezio pecus e pecunia
sono legati,
infatti dal possesso del bestiame deriva
il possesso di denaro → Roma ai suoi albori era abitata da pastori
- Pectore corda (vv.864): pleonasmo
- Bucera (vv.866): è composto greco → di solito Lucrezio evita di mettere più composti nello stesso verso ma qui sta imitando Empedocle; apax legomenon: questa è la prima occorrenza di questo grecismo composto riferito alle mandrie di bovini, poi verrà usato di nuovo
- Memmi (vv.867): compare il nome del destinatario del poema a libro inoltrato
→
si è supposto che qui Lucrezio si sia tenuto al modello di Empedocle che invoca
il suo destinatario (Pausania)
nella Cosmogonia
circa allo stesso punto in cui si parla della formazione di esseri viventi in
seguito alla forza
dell'amore → è una pura supposizione
- Pabula parta (vv.869): allitterazione pa- indica il nutrimento, l'abbondanza degli alimenti
→
è una sorta di patto tra uomini e animali, rimanda all'età dell'oro in cui
domina l'armonia tra gli esseri vienti
→
come al verso 14 del I libro, quando si parla della felicità degli animali da
pascolo che, spinti dall'impulso di
riproduzione, saltano felici per i campi
→
Epicuro definiva giustizia un patto tra
uomini → la giustizia nasce dal
concetto di utilità, dal non voler subire danno non volerne farne.
Epicuro diceva che poteva essere solo tra esseri razionali, non era estendibile
agli animali, che per lui sono solo oggetto di sfruttamento → invece Lucrezio
lo vede da un altro punto di vista: la natura non protegge tutti come nell'età
dell'oro, ma c'è un patto basato sull'utilità che riprende da Epicuro
Sviluppo del concetto dell'età dell'oro
→ appare per la
prima volta in Omero non in
riferimento all'età dell'oro ma all'Elisio: luogo Fortunato ai confini del
mondo in cui gli eroi figli degli dei passano a diventare dei, nel IV vv
563-569 descrizione della pianura elisia, che diventeranno i campi elisi
virgiliana dove non c'è mai ghiaccio, gli zefiri delicati soffiano dell'oceano
creando un clima piacevole per l'uomo. Clima eternamente dolce come se
soffiasse sempre lo zefiro riferito non all'età dell'oro ma luogo beato
→ la vera età dell'oro si trova per la prima volta
in Platone, nel dialogo Politico
(dal cap 269 in avanti): parla dei periodi ciclici della terra e propone l'età
dell'oro in una prospettiva cosmogonica ciclica. Il politico come pastore di
uomini. Un cliché legato a Crono è
quello in cui il dio si prende incarico dei destini del mondo e sovrintende
agli uomini dando a loro tutto quello che serve, nell'età di Zeus il mondo gira
all'opposto. Gli uomini nascono con i capelli bianchi vecchi e il tempo procede
a ritroso finché i neonati spariscono nel nulla non c'è tormento della morte
non c'è problema della morte ne della riproduzione perché ci pensa la terra a
riprodurre gli uomini. Nel tempo di Crono ci sono i daimones come dei pastori
che proteggono l'uomo è pensano alla loro incolumità e per la prima volta parla
di clima temperato nel 272 a. Gli uomini erano nudi e dormivano sulla terra
nuda. Le stagioni erano mescolate in modo da non essere penose, armonia
metereologica, motivo della pace degli animali, si vive tutti in una sorta di
armonia universale. Zeus si disinteressa dell'universo che rimane abbandonato a
se stesso, il tempo si rovescia e l'uomo non ha più i beni di sostentamento
quindi deve procurarsi il cibo, non ha più i daimones che abbiano cura degli
esseri divini, alcuni dei si impietosiscono e intervengono a favore degli
uomini come Prometeo. Tutto è alla rovescia.
→ è sviluppato
innanzitutto da Esiodo: c'è il
motivo dell'abbondanza del bene ma non motivo della pace tra gli animali;
poi l'uomo si è infiacchito e allora Zeus
gli toglie tutti i beni per il suo bene, una strategia per fare fuoriuscire gli
uomini da questo stato di torpore e sopore
→ questo motivo viene variato da Virgilio in maniera molto originale
→ viene poi ripreso
nella commedia arcaica: il paese
della cuccagna
→ poi in età latina
ha un grosso successo nella IV ecloga poi nelle Georgiche col motivo della pace fra animali
→ poi VI libro Eneide
→ Orazio nel XVI epodo parla dell'età
dell'oro: proietta nell'Isola dei beati tutte le caratteristiche dell'età
dell'oro,
presentandola però come un'isola
irraggiungibile
- Verso 870: verso prosaico con cesura femminile (dopo utilitatis) → è molto rara nella poesia Latina perché ritenuta prosaica a prescindere da altre pause nel contesto del verso; invece Lucrezio la utilizza frequentemente ma è uno dei pochi che lo fa
Versi 871-877: principio
di selezione delle specie e viene ribadito il principio dell'utilità
Tutte le altre
stirpi che non hanno avuto o l'aggressività, o l'intelligenza, o l'astuzia o
non hanno avuto la tutela degli uomini si sono istinti. Ma non fa nessun
esempio concreto
- Eorum (vv.873): iperbato con genus
- Praesidio (vv.874): è un termine prosastico, indica la protezione militare
- Indupedita (vv.876): composto con indu-, preposizione arcaica
- Fatalibus (vv. 876): dal concetto della composizione atomica dell'anima sembra che il fato di ogni organismo sia già scritto nel suo DNA → erano animali nati male, nati per estinguersi subito
→
similmente dal verso 254 del II libro parla delle leggi di natura a cui gli
esseri viventi non si possono sottrarre.
La natura che crea la natura che distrugge, la
natura non è né benigna ne matrigna
- Saecla e tutela continuano a ricorrere → lo stile di Lucrezio è di continuare a battere sugli stessi concetti
- Potissit (vv. 881): forma arcaica per possit
- Impiger (vv.883): tmesi
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