Il
genere del romanzo nell'antichità e sua ricezione
Nell'antichità
esisteva un genere romanzo come etichetta moderna, ma non esiste una teorizzazione antica del romanzo: nella coscienza degli
antichi non c'è genere romanzo. Tuttavia esistono testi più numerosi
redatti in greco che in latino che noi studiosi moderni etichettiamo come
romanzi.
Per quanto riguarda
i rappresentanti greci sono romanzi che
si collocano tutti in una tematica amorosa
che dal punto di vista cronologico hanno cronologia
dubbia ma il primo è il romanzo di Nino e Semiramide. Questi papiri risalgono al I sec
a.C mentre il grande blocco degli romanzi
è dal II sec d.C. in poi.
Il più breve è anche
più emblematico sono le storie di Senofonte di Efeso di Anzia e Abromine più
probabilmente collocate nel II sec a.C. Romanzo che contiene tutti gli elementi narrativi che si riscontrano in forma
più ampia in tutti gli altri rappresentanti di questo genere nel filone dei romanzi idealizzati/amorosi:
all'inizio amore colpo di fulmine, peripezie che li separa e alla fine un lieto
fine.
C'è un certo numero
di testi come Longo Sofista fino a Eliodoro IV sec dC.
Luciano
di Samosata e Apuleio:
Solo all'interno
della narrativa greca non rientra precisamente in questa categoria dei romanzi
idealizzati erotici un testo di Luciano di
Samosaca intitolato Onos,
"L'asino". In un greco semplice, 56 capitoli (Apuleio 12 libri).
Racconta la storia di un Lucio che subisce una metamorfosi in asino, poi vive
mille peripezie che terminano con un lieto fine mangiando petali di rosa e
tornando così alla forma umana.
Presenta consonanze molto precise con testo di Apuleio.
Addirittura ci sono passi come l'inizio del IX libro di Apuleio in cui il testo
eco di Luciano costituisce le basi per un'ipotesi di ricostruzione del testo
latino di Apuleio.
È quindi molto
probabile che Apuleio abbia letto l'Onos.
Ma ci sono
differenze notevoli: l'Onos è un testo molto più breve
di quello di Apuleio.
Il
filone dei romanzi di avventura:
Vi sono anche altri
frammenti di narrazioni di viaggio non solo erotico. Per quanto riguarda il
latino ci sono i testi di Petronio e Apuleio.
Del testo Satyricon di Petronio abbiamo frammenti, non conosciamo
l'ambiente letterario in cui si è sviluppato, anche perché ne è difficile una
datazione.
La storia di Apollonio re di Tiro: è un testo breve che
comprende in sé una quantità incredibile di topoi
romanzeschi per lo spazio in cui è.
Un altro dato che
rende difficile dimostrare l'esistenza di un genere romanzo antico e che non
esiste un termine per definire questi testi narrativi. Per esempio nell'ambito
latino troviamo che autori che parlino di questo genere o gli stessi autori che
hanno prodotto utilizzano in maniera incoerente tutti i termini che la scuola
di retorica usava per i testi narrativi in genere è per le sezioni di orazione:
argumentum (fittizio,
non vero, ma verosimile), fabula
(narrazione di fatti non veri ne verosimili), istoria ( narrazione di fatti verosimili è vero). È
un tipo di partizione che apparentemente salta. Ci si riferisce ad essi usando
in maniera incoerente tutti e tre questi termini in maniera casuale. Non c'è
quindi un termine unico che designi questo genere quindi perché ci ostiniamo a
parlare di romanzi? Cito due testi che sostengono che possono supportare
l'ipotesi che anche nella coscienza del lettore antico anche il romanzo fosse
recepito come genere. Esempi relativi al mondo latino:
- la Historia Augusta la vita di Clodio Albino (un usurpatore degli ultimi anni del II sec) paragrafo 12.
- Poi Macronio il commento al Somnium Scipionis I,2,8. Parrebbero testimoniare alla coscienza di autori antichi l'esistenza di un genere romanzo. Dice che passa il suo tempo occupato in "ninnananne da vecchiette" (ciò che le nonne raccontano ai bimbi sono cose infantili) Inter milesias punicas apulei, in mezzo alle Milesie puniche di Apuleio. Si parla in modo critico (sta polemizzando) di uno che passa il suo tempo con intrattenimenti da niente.
- Secondo passo di Macronio, siamo in un ambito cronologico entro fine IV sec dC con Macrobio siamo nei primi anni V sec dC. Macronio nel passo stabilisce una distinzione nell'uso delle fabulae nei testi filosofici e nei testi narrativi di intrattenimento. Sta difendendo l'utilizzo del modello che Cicerone ha usato nel De repubblica, cioè la Repubblica di Platone in cui è contenuto il mito di Er (che racconta del destino delle anime dopo la morte di felicità per i giusti e di infelicità per i malvagi). Macronio commenta il Somium, che è la sezione finale del De repubblica. Certi tipi di fabulae sono adatti ad insegnare. Ci sono invece altri tipi di fabulae che sono state escogitate e reperite solo per conquistare il piacere dell'ascoltatore (che è il contenuto del prologo delle Metamorfosi) queste fabulae sono blandite perché servono solo a solleticare le orecchie di chi ascolta. Sono associate alle commedie di Menandro, perché sono narrazioni inventate piene di peripezie di viandanti. Porta come esempio il Satyricon e le Metamorfosi Apuleio. Questo tipo di fabulae la filosofia le tiene ben lontane dal proprio sacrario. Ci testimonia un tripudio letteratura leggera, categoria in cui raggruppa insieme Apuleio e Petronio.
Nel V secolo quindi
vengono sentiti come imparentati, ci dimostra la legittimità di questa
operazione di etichettatura dei romanzi antichi.
Lettura dei romanzi come testi di
intrattenimento, ma questa è l'unica lettura praticata dai lettori antichi?
Difficile rispondere di sì perché i due testi sono in un contesto polemico, la
prima per far fare una brutta figura a Clodio Albino e l'altro per far
risaltare la filosofia , sono in un contesto
apologetico cioè in difesa dell'uso della fabula
in certi contesti filosofici. Non si può dire quindi che tutti i lettori
antichi applicassero questo tipo di lettura ai romanzi come produzione leggera,
per piacere personale. È legato anche il problema della fruizione e del
pubblico.
Pubblico
e fruizione del romanzo:
Vale soprattuto per
i romanzi greci che solitamente i romanzi
antichi vengono messi nella categoria
non della letteratura ma della paraletteratura,
letti tendenzialmente da un pubblico femminile,
quindi inferiore perché è un pubblico poco colto, perché non è filosofia. Sono
stati quindi soggetti ad una pesante svalutazione
che non corrisponde alla realtà.
Questa idea che il pubblico del romanzo fosse solo basso e
femminile, ristretto a queste categorie probabilmente non corrisponde alla realtà dei fatti, perché il tipo di trasmissione che questi detesti hanno
subito è quello della tradizione che hanno avuto testi fortunati dell'antichità
e non necessariamente paraletterari e questo è un dato. L'idea della
paraletteratura era un'idea moderna perché ci si è domandato chi poteva
apprezzare questo tipo di testi. Narrativa greca
è stata molto più vittima piuttosto che la narrativa latina, perché
effettivamente è qualitativamente inferiore.
Fatti che
smentiscono questa idea:
Questi testi hanno
avuto grande diffusione con frammenti
papiracei.
Forse leggevano anche uomini e colti perché abbiamo
notizie sparse di lettori, alcuni testi sembrano dare ragione di questa
interpretazione.
- Plutarco: un soldato porta con se negli intervalli della battaglia di Mileto le Fabule Milesie di Sisenna, tradotte in latino e ne è rimasto uno solo frammento. Clodio Albino si dava l'aria di essere colto.
- Nel commento di Serbio nelle Georgiche (se ha commentato le Georgiche è un uomo colto) dice di aver letto Antonio Diogene e Le meraviglie di là da Tule.
- Nella corrispondenza tra Frontone e Marco Aurelio raccomanda di leggere le Milesie di Sisenna ed erano persone di cultura elevata.
- Il manoscritto laurenziano delle Metamorfosi di Apuleio (che è quello principale) ha conservato la subscriptio (= nota in margine a un manoscritto) di un Sallustius, che dichiara di aver emendato il testo di Apuleio. L'attività di questo Sallustius si inquadra in un'attività di recupero ed emendazione, un'attività filologica fatta da alcuni intellettuali e aristocratici sia pagani sia cristiani alla fine del IV e inizio del V secolo a.C. dipende dal manoscritto di Sallustius ego Sallustius emendavi.
- Un esempio dal mondo greco: ci sono testimonianze da ogni dove. C'è un manoscritto della marciana di Venezia che contiene le Etiopiche di Eliodoro, uno dei testi più tardi e complessi rispetto ad Anzia e Abrotone. Al termine del romanzo nel manoscritto ci sono 5 fogli a firma di un certo Filippo che dà un'interpretazione allegorica in chiave cristiana delle vicende del romanzo. Probabilmente questa interpretazione del romanzo fu redatta nell'ambiente di Costantinopoli alla fine del IV e nell'arco del V secolo, quindi subito dopo che è uscito il manoscritto.
Ipotesi di prima è
probabilmente vera ma parziale, perché ci sono anche lettori colti e uomini li
rende oggetto di interpretazioni diverse come questo Filippo che lo interpreta
in modo cristiano. Sono testi che hanno avuto
una fortuna immensa nell'antichità, lo testimonia anche una aspetto che
può parere secondario ma che fa riflettere. La letteratura cristiana fin da
subito inizia a riprendere i modelli del romanzo. Questo significa che anche i
cristiani leggevano i romanzi pagani tutti quanti.
La
produzione di Apuleio:
Ci sono giunti i Florida = sezioni di
conferenze pubbliche in cui mostra il proprio virtuosismo retorico e anche
opere di tipo filosofico.
Il De mundo virtuosità
linguistica il de Platone e il de ??? Che ci rimandano a filosofia platonica.
Le Metamorfosi è un testo incompleto ma ne possediamo molto. Si colloca
nell'ambito di una produzione di un intellettuale dagli interessi molto vari
(retorica e filosofia che nel II sec spesso contrastavano), che per lui sono
gli interessi prioritari. Sono un romanzo lungo
e complesso di 11 libri, scritti in un latino difficile ma bellissimo.
Erano conosciute anche con un altro titolo: Asinus aureus. Con questo
titolo lo cita Agostino nel De civitatibus dei,
in cui non fa polemica contro Apuleio, quindi intende aureus per "eccelso". Altri lo interpretano ccomedoni
colore del mantello dell'asino, perché l'asino è collegato con divinità egizia
Set che è divinità antagonista di Iside, uno dei protagonisti. Titolo ambiguo
come anche il significato stesso del romanzo
Modelli
letterari greci:
Aveva un modello
greco di sicuro, che era il suo modello primario.
Nel primo paragrafo si presenta come un greco anche per scusare apologeticamente i difetti del proprio latino.
Pseudo Luciano è una delle fonti.
Ma questione più
complicata perché abbiamo notizia dell'esistenza nella tradizione greca di un
plasma, di un romanzo intitolato Metamorfosi di Lucio di
Patre. La notizia ci viene data nel IX secolo da un opera del patriarca
Fozio che compila un'opera che è una raccolta sintetica di opere della
letteratura greca, in cui ci dà anche un riassunto. Fozio cita sia l'Onus sia queste Metamorfosi
di Patre. Raccontano la stessa vicenda, ma il testo lucianeo è più divertente e
leggero, mentre l'altro è più serio.
L'entrata in gioco
di questo terzo elemento fa sorgere ai nostri occhi un problema: se noi non
conosciamo queste Metamorfosi, e
nell'ipotesi che Apuleio le abbia conosciute, ciò mette in campo la possibilità
che qualche cosa che a noi pare apuleiano in realtà deriva da un modello greco.
Ma noi non abbiamo nessun frammento di queste Metamorfosi.
Moltissimo è frutto del ingegno di Apuleio, come la storia di Amore e Psiche,
ma c'è l'incognita di questo altro romanzo.
Struttura
delle Metamorfosi:
Il racconto è
condotto in forma omodiegetica: è
significativo notare le prime due parole del romanzo "ed io". In un
passo si definisce madaurensis, che è
l'agettivo riferito alla città da cui è venuto Apuleio: è una sorta di lapsus o
forse è voluto.
C'è una serie di peripezie iniziali, trasformazione per un errore di Lucio in asino, poi un'altra serie di peripezie e alla fine rreformatio e il ritorno alla
forma umana, che avviene nell'ambito di un rito
Isiaco nell'XI libro.
Gli
inserti metadiegetici:
Tutte le peripezie
di Lucio asino sono raccontate in prima persona,
ma nella componente del racconto principale ci sono una serie di inserti metadiegetici, cose che l'asino sente
succedere oppure sono altri personaggi che inseriscono racconti (i racconti nel
racconto). Se guardiamo questi inserti narrativi sembrerebbe di poter
ricostruire un disegno intenzionale
all'interno nell'opera anche se parlare di intenzionalità è pericoloso.
I racconti dei primi tre libri, in cui c'è molto la componente del macabro, anticipano gli effetti tragici
della curiosità e nella vita di Lucio protagonista.
Poi in posizione centrale (fine IV e metà VI libro)
viene raccontata la storia di Amore e Psiche,
che sente raccontare da una vecchia (è una fabula
anilis), che la racconta ad una ragazza prigioniera dei briganti. Amore
e Psiche è quindi a sua volta in un'altra vicenda (quella di Carite e
Trepolemo), una vicenda d'amore che si sviluppa secondo cliché romanzeschi che
si conclude nell'VIII libro in modo tragicissimo.
Un'altra serie di
novelle le troviamo nel IX e nel X libro: storie di adulteri e benefici con un crescendo di orrore, il tono si incupisce
procedendo, quasi si volessero esplorare tutte le possibilità verso il basso
dell'umanità
Il tutto si chiude
con la salus che arriva
per libera iniziativa della divinità che
è Iside. Macabro, magia, trasformazione,
epolemo poi prosegue vicenda dell'asino, vicenda dell'adulterio, salvezza
(IX-XI libro).
Le cose più
apuleiane sono Amore e Psiche e il libro finale.
Nessun commento:
Posta un commento