Correva l’anno del 1628 e per le stradicciole di un paesello
nei pressi di Lecco, un grande borgo che sorgeva sulla costa del lago di Como,
passeggiava il curato don Abbondio recitando i soliti salmi serali. Durante il tragitto
però fece un incontro inaspettato e terribile: ad aspettarlo alla voltata della
strada c’erano due bravi. Questi erano dei malviventi al servizio dei più
ricchi e potenti per i quali eseguivano i compiti più scomodi e i lavori
sporchi in cambio di soldi. Una specie diffusa in Lombardia fin dal 1583, data
della pubblicazione del primo bando contro di loro, primo di una lunga serie di
documenti stipulati da illustri signorotti pieni di titoli ma incapaci di farsi
rispettare.
Constatando che non poteva fuggire dall’incontro, fu
costretto ad affrontarli scosso dalla preoccupazione di capire a quale
personaggio importante poteva aver recato offesa. Questi era il ricco don
Rodrigo, contrario al prossimo matrimonio tra Renzo Tramaglino e Lucia
Mondella, unione che il curato non doveva celebrare se teneva alla vita. Don
Abbondio si sottomise subito alla minaccia dei malviventi, essendo un uomo
codardo e disposto a tutto pur di sfuggire dai guai, soprattutto quelli
derivanti da chi era più forte di lui, quali don Rodrigo. Scosso e turbato,
tornò a casa, tra mille pensieri, dove lo accolse Perpetua, serva affezionata e
fedele, la cui grande curiosità spinse don Abbondio a sfogare le tensioni della
giornata e la preoccupazione del futuro incontro con lo sposo sicuramente
furioso e desideroso di spiegazioni, nel momento in cui il curato gli avrebbe
annunciato la disdetta del matrimonio, convinto di risolvere da sé la
situazione nonostante il ragionevole ma troppo coraggioso consiglio di Perpetua
di rivolgersi all’autorità del vescovo; così dopo aver fatto giurare il silenzio
alla serva pettegola, cercò rifugio dai problemi nel sonno.
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