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domenica 29 aprile 2012

IL PONTE DI SAN LUIS REY


AUTORE
Thornton Wilder
ANNO DI PUBBLICAZIONE
1955
PERSONAGGI
·         FRATE GINEPRO:  frate dai capelli rossi, nativo dell’Italia settentrionale trasferitosi in Perù per convertire gli indiani. È stato testimone della caduta del ponte e, essendo convinto che la teologia fosse una tra le scienze esatte, inizia a investigare sulla vita delle cinque vittime del disastro con l’intento di svelare scientificamente il motivo della loro morte, il Disegno che il Signore voleva compiere sacrificando le cinque vite. Tutto il libro racchiude la sua indagine e le sue ricerche e ne è quindi il narratore.
·         DOŇA MARIA: è la duchessa di Montemayor, figlia di un negoziante di stoffe. La sua vita infelice poiché estremamente solitaria e sfibrata da un amore esagerato e non corrisposto verso la figlia. Fu una delle vittime della caduta del ponte.
·         DOŇA CLARA: figlia di doňa Maria, sposata con un nobile spagnolo, una donna fredda e celebrale che ha sempre rifiutato l’amore della madre, considerandolo soffocante e sconsiderato.
·         PEPITA: giovane orfana che, prima di vivere accanto a doňa Maria, risiedeva nel convento di Madre Maria d Pilar. Quando la badessa la condusse con se per educarla e trasmetterle l’arte dell’apprezzare le cose a cui essa attribuiva valore, la ragazza si affezionò molto alla vecchia. Morì con la caduta del ponte mentre lo stava attraversando con doňa Maria per andare a Lima.
·         VICENTE D’ABUIRRE:  genero di Doňa Maria, marito di Clara de Montemayor, uomo importante in Spagna erede del viceré, in buoni rapporti con Maria con la quale aveva una grande pazienza.
·         MADRE MARIA DE PILAR:  badessa del convento di Lima che accudì i gemelli Esteban e Manuel, abbandonati da piccini.
·         ESTEBAN: fratello gemello di Manuel, cresciuto in un convento. Ha vissuto tutta la sua vita col fratello, soffrendo enormemente alla sua morte prematura, tanto da volersi uccidere, finché non cadde insieme al ponte di San Luis Rey.
·         MANUEL: inseparabile fratello gemello di Esteban. Con lui visse l’infanzia e l’adolescenza, lavorò, rise, pianse, si innamorò come lui dell’affascinante attrice, la Perichole, finché un giorno si ferì al ginocchio urtando contro una punta di metallo. Passò le sue ultime notti in compagnia di Esteban e di incubi terribili stimolati dalla febbre poi morì lasciando il gemello da solo.
·         ALVARADO: capitano di una nave, ha passato la maggior parte della sua vita in mare tra peripezie ed avventure, commerciando tra le coste dell’Oceano Atlantico. Si narra che i suoi spostamenti siano dovuti alla ricerca della figlia morta la cui voce si presenta in luoghi che sono la meta dei suoi viaggi. In uno dei quali vuole coinvolgere Esteban, che, tormentato dal dolore per la perdita del fratello, accetta di partire da Lima, la città a cui era tanto affezionato.
·         ZIO PIO: figlio illegittimo di una buona casata di Castiglia, fuggito a dieci anni a Madrid, giovane sveglio, creativo e con tutti gli attributi dell’avventuriero. Dopo una svariatissima serie di lavori, viaggi, avventure, istruisce arduamente Micaela Villegas diventando il tutore e creatore dell’attrice più brava che sia mai esistita in quel periodo: Camila Perichole. Muore con la caduta del ponte dopo che la donna abbandonò il mondo dello spettacolo e lui.
·         MICAELA VILLEGAS: vero nome di Camila Perichole, l’attrice più abile, appassionante e commuovente di quei tempi. Lavorava già a dodici anni come cantante nei bar quando fu comprata dallo zio Pio che la allevò, istruì, plasmò e con molto lavoro la fece diventare famosa ma mai superba.
·         DON ANDRéS DE RIBERA: viceré del Perù da dieci anni in esilio dal quale aveva tratto solo solitudine e noia. Divenne amante della Prichole inserendola nel mondo dell’aristocrazia, delle buone maniere e facendola diventare sempre più insofferente del teatro, finché lo lasciò per diventare una gentildonna.
·         DON JAIME: figlio di Camila e Don Andrés dal quale aveva ereditato le convulsioni che lo fecero un bambino esile e malato. Un giorno decise partire e unirsi allo Zio Pio che gli avrebbe fatto da maestro a Lima per un anno. Partirono, ma attraversando il ponte, questo  li trascinò nel buio.
RIASSUNTO
Questo libro è la raccolta minuziosa delle vite di cinque uomini, le cinque persone che il 20 luglio 1714 il ponte più importante del Perù, quello di San Luis Rey che si trovava sulla strada tra Lima e Cuzco, precipitò nell’angusto torrente sottostante, causando la loro morte. Perché proprio Doňa Maria, Pepita, Esteban, Zio Pio, Don Jaime sono morti per la caduta di un ponte che resisteva fin dai tempi degli Incas che l’hanno costruito? Quale Disegno del Signore è nascosto dietro a questa tragedia? Sono queste le domande a cui frate Ginepro, un francescano missionario dall’Italia settentrionale, cerca di dare risposta indagando sulle loro vite, passioni, desideri, ruoli nella società, sperando così di rivelare in modo inequivocabile e scientifico al mondo il volere del Signore e in tal modo vuole convincere tutto il mondo alla fede dandogli prove irrevocabili. Quando il libro cadde sotto gli occhi di alcuni giudici fu dichiarato eretico, venne dato l’ordine di bruciarlo insieme al suo autore, che morì tra le fiamme.
Così si presenta il libro di frate Ginepro dentro al libro di Wilder, la prima vita presentata è quella della Marquesa de Montemayor, figlia di un negoziante di stoffe, visse una vita infelice: un’infanzia solitaria a causa della sua bruttezza e la sua balbuzie che la madre non smetteva mai di prendere in giro con sarcasmo. Rimase nubile lottando contro i pregiudizi di quel tempo finchè la madre non la obbligò a sposarsi a ventisei anni con un nobile spagnolo sprezzante e rovinato. Visse da sola finché non le nacque una bambina a cui si aggrappò con idolatrico amore, ma Clara era fredda come il padre e non accolse mai lo smisurato amore della madre poiché doňa Maria amava sua figlia non per la figlia stessa ma per sé, questo amore la portò alla follia. Partì di casa sposando un importante nobile spagnolo, la Marquesa cercò di mantenere il rapporto scrivendole lettere con l’intenzione di attirare la sua attenzione, in questo modo scrisse dei testi letterali di una bellezza estrema e costituendo un patrimonio culturale per l’arte. Dopo continui rifiuti e l’avvicinarsi della vecchiaia, sente il bisogno di trasferire tutto quello che ha scoperto, tutta l’esperienza della vita nel palazzo, voleva dare alle donne del Perù una dignità che andasse oltre i loro due principali problemi esistenziali: l’essere affascinante e trovare un uomo che le mantenesse. Vuole educare pepita a questo. Così a dodici anni, l’orfanella diventa la dama di compagnia di doňa Maria, la sua giovinezza fu impregnata dalla solitudine e dalla sofferenza poiché, non avendo compagne coetanee, si attaccò a doňa Maria che non sempre si interessava della sua esistenza. Pepita mandò una lettera alla Marquesa con l’intenzione di ritornare in convento, poi cambiò idea e questa fece generare nella vecchia il desiderio di scrivere la prima lettera coraggiosa, non forzata, generosa, liberale alla figlia. Il giorno dopo, partendo per Lima, attraversarono per l’ultima volta il ponte di san Luis Rey. La terza vittima della catastrofe è Esteban, fratello gemello di Manuel, con il quale condivise tutta la sua vita, felicità, lavoro, tristezza e anche l’amore che entrambi provavano per Camila Perichole, la quale chiedeva loro di scrivere delle lettere per lei, dato che erano stati istruiti nel convento di Madre Maria de Pilar fino all’adolescenza. Fu proprio Camila ad infrangere quel legame stretto, di telepatia, di simbiosi che si era formato tra i due, ma non poté cancellare quel bisogno immenso che l’uno nutriva per l’altro. Un giorno Manuel, urtando contro una punta di metallo, si ferì il ginocchio che, infettandosi lo portò alla morte dopo notti in compagnia del fratello e di spaventosi incubi. Prima di morire i due fratelli si riconciliarono con la promessa di entrambi che il loro amore per l’attrice era definitivamente finito. Perso il fratello per Esteban era andato perso anche il significato della vita, si fece passare per Manuel nel disperato tentativo di farlo rivivere in quel modo. Incontra il capitano Alvarado, uno dei più esperti capitani di navi commerciali, che gli propone di venire in un viaggio con lui. Esteban accetta a malincuore, poiché era affezionato a Lima, ma ha un cedimento e tenta il suicidio prontamente fermato dal capitano. Il giorno successivo partono insieme ma attraversando il ponte questo mette fine alla vita del povero Esteban. La quarta vittima è lo Zio Pio, figlio illegittimo di una buona casata di Castiglia, fuggito a dieci anni a Madrid, giovane, sveglio, creativo e con tutti gli attributi dell’avventuriero. Dopo una svariatissima serie di lavori, viaggi, avventure, istruisce arduamente Micaela Villegas, una dodicenne che guadagnava cantando nei bar, la compra e diventa il suo tutore creando così l’attrice più brava, appassionante e commuovente che sia mai esistita in quel periodo: Camila Perichole. La ragazza non smette mai di lavorare arduamente senza mai diventare superba e sprezzante, finché non si innamorò di don Andrés, il viceré del Perù in esilio da dieci anni, dal quale viene inserita nel mondo dell’aristocrazie, delle buone maniere, affinando così la sua capacità di attrice, ma nello stesso tempo facendo crescere sempre di più un senso di insofferenza per il mondo della spettacolo e dall’altra parte un desiderio appassionante di trovare la felicità diventando una gentildonna. A trent’anni lasciò il teatro e lo Zio Pio e generò un figlio con Don Andrés dal quale ereditò una malattia e forti convulsioni, così il piccolo don Jaime crebbe esile e  abbandonato ai domestici ma con il desiderio di imparare, desiderio soddisfatto dalla proposta di Zio Pio di portarlo a Lima per un anno ed educarlo, visto che la madre, ora ammalata di vaiolo e convinta che senza bellezza non avrebbe più potuto avere un rapporto umano, non lo considerava. Il piccolo colse l’occasione, ma durante il viaggio il ponte si prese lui e il suo futuro maestro.
Frate Ginepro infine non ha completamente fallito nel suo tentativo, infatti grazie alla testimonianza di queste esperienze noi possiamo capire che non sono importanti le testimonianze in sé, ricordare chi fossero queste persone, ma il fatto che tutte le accomuna: un amore infinito che deve essere vissuto non come chiusura al resto ma come significato del mondo, come sopravvivenza, come se fosse il ponte tra il mondo dei morti e quello dei vivi.
SCENE-SVOLTA
·         (pag 128-131) MICAELA IN CONVENTO: Micaela Villegas capisce che se la sua vita era stata così difficile e dura non era un caso: la sua malattia, quella del figlio e poi la perdita di Jaime; nello stesso momento si sente esclusa, sola, inutile. Disperata si presenta a madre Maria De Pilar alla quale confida tutte le sue paure, la sua disperazione che l’aveva accompagnata fin dall’infanzia e che ora trovava riposo nell’abbraccio della badessa. Si trasferisce in convento convinta che ora serviva a qualcosa.
·         (pag 131-134) DOŇA CLARA IN CONVENTO: la figlia della Marquesa de Montemayor va da Madre Maria de Pilar e le fa leggere l’ultima lettera di doňa Maria, facendo cambiare idea alla badessa sulla vecchia folle, forse ora la fredda Condesa d’Abuirre riconosceva la grandezza di sua madre e  guardava sotto una luce diversa il suo infinito amore.
Secondo me sono solo questi due i passaggi che hanno dato una svolta nella storia del libro perché sono questi i cambiamenti che la caduta del ponte ha provocato, e quindi ciò che è cambiato dallo stato iniziale delle cose racchiuso nelle esperienze di ciascuno.
DOMANDE
Non ho capito come il capitano Alvarado sia riuscito a sfuggire alla morte, se sia caduto e poi sopravvissuto o meno, visto che lui stava accompagnando Esteban. Come mai il ragazzo è morto mentre lui no?
PASSAGGI CHE HANNO COLPITO
Questo libro non mi ha entusiasmata particolarmente, poiché preferisco libri avventurosi e pieni di suspense, ma il passaggio finale mi ha colpita molto. Al termine del libro il narratore ci fa intravedere il Disegno che è sfuggito a frate Ginepro, ovvero ci rivela come sono cambiate le vite delle persone che erano legate alle vittime, ci fa capire che frate Ginepro stava cercando il significato della tragedia nel posto sbagliato, ovvero nel passato, nel fatto in sé, mentre la svolta conseguita da un cambiamento sta nel presente, sta nel cambiamento delle persone di fronte a quel fatto accaduto, sta in qualcosa al di fuori del fatto stesso. Mi hanno colpita anche i versi finali, quando spiega che l’importante non è la memoria di questi personaggi ma il fatto che tutti e cinque sono testimonianza dell’amore umano che apre alla vita, il ponte tra il mondo e il significato.


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