Davanti alla stazione Saint-Lazare rivedo lo strano tipo dal
collo lungo e dal cappello floscio che avevo notato due ore prima, al
ristorante “L’Escargot”.Appena entrata aveva iniziato a fissarmi intensamente,
come per fotografarsi una mia immagine mentale. Mi chiesi chi fosse e iniziai a
fissarlo anch’io. Una strana sensazione mi invase: l’avevo già visto? Perché mi
guardava? Era affidabile? Dovevo preoccuparmi?
Mangiai il mio pranzo inquieta e consapevole che quell
' uomo, chiunque fosse mi stava guardando. ogni volta che
alzavo la testa i suoi occhi scuri e intensi mi squadravano, indagatori.
cosa fare? la mia mente continuava a lavorare febbrilmente per
trovare una soluzione: avvisare il proprietario del ristorante? urlare?
scappare? eppure c'era qualcosa in qell'uomo dal collo lungo con il cappello
che gli ricadeva floscio sulla capigliatura folta e arruffata. mentre cercavo
di capire guardai l'orologio: erano le 2 e il treno che dovevo prendere alla
stazione di saint- lazare partiva alle 3.30, non c'era tempo per niente. pagai
il conto e uscii dal ristorante con il cuore a mille: anche lui si era alzato.
iniziai a camminare svelta per una strada affollata: lì non poteva agire di
sicuro, troppa gente. non mi voltai indietro, mai anche se la senzazione era
troppo forte. l'unica mia speranza era sapere che ad ogni passo mi avvicinazo
sempre di più alla mia salvezza: la stazione.
accellerai il passo, con il sudore freddo che mi colava giù
dalla schiena inesorabilmente scossa dai brividi. a quel punto la tentazione mi
vinse: mi girai. era a una decina di passi distante da me... mi fissava e mi
seguiva con una calma agghiacciante. non ho mai amato il mercato, il rumore, la
folla; ma in quel momento era l'unico mio conforto.
sbucai in una via ampia dove le macchine sfrecciavano a tutta
velocità e, poco distante da me un autobus stava per chiudere le porte per
ripartire verso il suo infinito giro. mi buttai appena in tempo, ma ora che ero
entrata non si chiudevano più... il mio cuore batteva sempre più forte quando
accadde. un uomo salì con un balzo sull'autobus... quell'uomo. mi alzai in
fretta e mi spostai dall'altra parte dell'autobus. lui non si mosse ma il suo
sguardo nemmeno. i pensieri mi si affollavano: era un uomo ben piazzato, se
fosse avvenuto uno scontro corpo a corpo non ce l'avrei fatta... come
sfuggirgli? non riuscivo a seminarlo! ma che cos'è questa strana sensazione?
d'improvviso i miei pensieri furono bruscamente interrotti da un suono:
"saint-lazare". era la voce registrata che annunciava la mia
salvezza. mi piombai sulla strada. erano le 3.00, in mezz'ora sarei riuscita ad
arrivaree alla piattaforma in tempo. correvo. mi voltai. anche lui. avevo
voglia di piangere, di urlare, ma la mia gola era serrata daalla morsa del
panico.
entrai nella stazione, in fondo ai corridoi svoltai a destra a
sinistra quando mi ritrovai nel luogo in cui dovevo aspettare il treno. sono le
3.30,sul cartello c'è scritto che a causa di un imprevisto al motore sarebbe
stato disponibile solo tra due ore. sedetti su una poltrona, sconfitta. non
potevo fare più niente se non aspettare o il treno o lui.
le due ore passarono, lente. quando rivedo l'uomo dal collo
lungo e dal cappello floscio che corre verso il mio posto
<< ciao Miriam, sono Jean: il tuo vecchio compagno di
classe alle medie, non mi riconosci? è tutto il giorno che cerco di ricordarmi
chi sei, ma solo uscito dall'autobus mi è venuto in msente. mi dispiace di
averti seguita, ma non ti ho preuccupata, vero?>> ecco che la strana
sensazione che provavo assume significato.
<< Io, preuccupata? figurati! oh, è arrivato il mio
treno. felice di averti rincontrato!>> il mio cuore che un attimo prima
mi martellava nel petto, ora si quietò di colpo, rilassato e, per la prima
volta in questa assurda giornata, tranquillo.
<< anch'io ho un biglietto per questo treno, sarà bello
passare un viaggio con te>>
da quel giorno ho imparato a non giudicare subito una
situazione o una persona, altrimenti ti ritrovi a correre come una matta per
tutta Parigi.
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