PARTE 2
1. Rileggi
il capitolo 4 “La parete del mondo” e scrivi le tappe di conoscenza di Zanna
Bianca e porta un tuo commento personale.
2. A
volte l’autore interviene direttamente con considerazioni e commenti personali
e con anticipazioni su avvenimenti futuri.
Sottolineali nel testo e ricopiali
sul quaderno.
Riferisciti ai capitoli 3 e 4.
3. Immagina
l’ambiente che il lupacchiotto vede oltre la parete di luce ( breve descrizione
).
1. – Zanna
Bianca sviluppa il senso della paura verso l’apertura misteriosa della grotta.
- Zanna Bianca conosce una forza misteriosa,
la forza della curiosità verso l’ignoto, che pur essendo terribile perché
sconosciuto, è nello stesso tempo affascinante.
- Zanna Bianca vince la paura e esce allo
scoperto di un’altra manifestazione dell’ignoto terribilmente pauroso.
- Zanna Bianca riceve l’impulso della
crescita che vince la paura, e questo impulso deriva dalla curiosità.
- La curiosità spinge Zanna Bianca a
osservare il mondo che gli sta attorno-
- Zanna Bianca incontra il primo ostacolo
della sua esperienza: cade da un dirupo e tra il dolore e la sorpresa la parte
paurosa dell’ignoto lo invade
- Zanna Bianca trovandosi in un luogo nuovo,
prova ancora un’immensa curiosità.
- Zanna Bianca inizia ad esplorare un bosco e
prova molta curiosità con quello che scopre, ma prova anche terrore e un senso
di pericolo verso le cose animate, ossia gli animali della foresta.
- Nella sua esplorazione incontra uno
scoiattolo, un picchio, una pernice con i suoi pulcini, un falco e la donnola
con il suo piccolo.
- In queste esperienze impara a camminare, a
classificare le cose inanimate che, secondo lui, non sono pericolose come
quelle animate; impara a lottare e a cibarsi da solo e prova il piacere di
gustare il sangue.
- Cadendo nel corso d’acqua impara che le
cose inanimate non sempre sono quello che sembrano e non sempre sono prive di
pericolo.
- Quando il lupacchiotto viene salvato dalla
mamma, prova una manifestazione d’affetto mai provata prima, quando era
“abituato” a volerle bene.
COMMENTO PERSONALE:
Come l’uomo, Zanna
Bianca come primo passo d’apprendimento sviluppa un senso di paura verso
l’ignoto, verso qualcosa che non conosce, ma durante la sua crescita
disubbidisce alla madre per un desiderio più grande: la curiosità di conoscere,
per questo va a scoprire il mondo.
Quando Zanna Bianca
prova paura, la prova verso l’ignoto, che è proprio uno dei principali elementi
della paura.
Nel cuore di zanna
Bianca c’è un contrasto tra la prepotenza della vita che lo spinge verso ciò
che teme, ma, nello stesso tempo, ciò che lo affascina; questa guerra, però, la
vince la curiosità e l’impulso della vita, perché, come l’uomo, pur provando
paura non può vivere senza conoscere.
Come nell’esperienza
dell’uomo, Zanna Bianca incontra degli ostacoli, che pur essendo negativi, lo
fanno crescere e gli fanno conoscere sempre di più.
Nonostante Zanna Bianca
viene paragonato all’uomo che cresce e che impara, c’è una grande differenza
tra i due ed è che Zanna Bianca si limita ad accettare le cose che accadono
senza domandarsi il perché, mentre l’uomo si domanda il perché delle cose e in
questo modo conosce sempre di più.
2. COMMENTI AUTORE CAP 3.
Pag. 154
- “La luce
li attirava come se fossero piante; la chimica della vita che li componeva
richiedeva la luce come una necessità dell’esistenza; e i loro corpicini
informi come fantocci si muovevano ciecamente e chimicamente, come i viticci
della vite, verso la luce”.
-
“Questi erano atti consapevoli ed erano il
risultato delle sue prime esperienze nel mondo”.
Pag. 155
-
“Senza
ragionarci troppo, lui accettava la sparizione del padre contro la parete
luminosa come una sua caratteristica, come accettava il latte e la carne
masticata come caratteristiche della madre”.
Pag. 156
-
“Aveva un proprio metodo di accettare le cose
senza domandarsene il perché e questo era il suo modo di classificare le sue
impressioni. Non si domandava mai quale potesse essere la ragione del perché
una cosa avveniva, si limitava ad accettare che avvenisse”.
-
“La logica e la fisica non facevano parte della
sua formazione mentale”.
-
“I cuccioli non facevano che dormire, il che era
presagio che la vita che pulsava in essi stava vacillando e forse si stava
spegnendo”. (in questo commento l’autore anticipa ciò che avviene, ma creando
sempre un velo di mistero perché il lettore non sa se avverrà o no).
Pag. 157
-
“E’ vero che una mezza dozzina di lupi avrebbero
potuto mettere in fuga su di un albero una lince soffiante e con il pelo irto,
ma quando un lupo incontrava una lince da solo era un’altra cosa, specialmente
quando la lince era attesa da una nidiata di gattini affamati. Ma la legge
della giungla è quella che è, e lo stesso è per la maternità, sempre
ferocemente protettiva sia nella foresta che altrove. Comunque sarebbe anche
venuto il momento in cui la lupa, per amore del suo cuccioletto grigio, si
sarebbe inoltrata anche lungo il braccio sinistro del corso d’acqua, nella tana
tra le rocce e avrebbe anche sfidato la collera della lince”. (in questo
intervento, l’autore ci precede come sarebbe andata a finire la lince se fosse
accaduto qualcos’altro e ci parla di com’è fatta la legge della giungla e il
comportamento delle mamme in generale; infine ci anticipa che la lupa andrà a
sfidare la lince per salvare il suo cucciolo).
COMMENTI
AUTORE CAP 4.
Pag. 157
-
“La paura! Questo retaggio della foresta a cui
nessun essere può sottrarsi in cambio di nulla al mondo”.
Pag. 158
-
“Il cucciolo sapeva soltanto che il rumore di
quell’annusare era strano, qualcosa che lui non poteva ancora classificare e
quindi ignoto e terribile. L’ignoto era proprio uno dei principali elementi
della paura”.
Pag. 159
-
“Però la crescita è vita, e la vita è un invito
alla luce. Non era possibile fermare in lui la prepotente marea della vita che
lo sommergeva ad ogni boccone di carne che ingoiava, a ogni respiro che
gonfiava i suoi polmoni. E piano piano la paura e l’ubbidienza si dissolsero
mentre cresceva l’impulso della vita”.
-
“La paura lo spingeva a strisciare indietro, ma
la prepotenza della vita lo spingeva avanti.
Pag. 160
-
“Anche piccolo e spaventato com’era osava
sfidare e minacciare l’immenso e vasto mondo.
Pag. 161
-
“Il suo piccolo cervello imperfetto aveva già
classificato inconsciamente tante cosette. Vi erano cose vive e cose non vive;
bisognava stare attenti alle cose vive. Le cose non vive rimanevano sempre allo
stesso posto, mentre le cose vive si muovevano e non si poteva mai prevedere
quello che avrebbero potuto fare. Rappresentavano l’imprevedibile e quindi
doveva sempre stare in guardia”.
Pag. 165
-
“Ne concluse che le cose non sempre erano quello
che sembravano. La sua paura dell’ignoto gli si era rivelata come una
diffidenza ereditaria, che era stata ora rafforzata dall’esperienza diretta. Da
allora in poi, avrebbe sempre diffidato delle apparenze; avrebbe dovuto
imparare la realtà di una cosa prima di potersene fidare”.
3. DESCRIZIONE
Strisciò verso l’apertura
della grotta e quando aprì gli occhi, vide un mondo totalmente diverso da
quello della sua tana.
Era notte e soffiava un
vento gelido, il lupacchiotto rabbrividì al tocco di quell’aria pungente che
gli faceva rizzare il pelo.
Ringhiò ripetutamente
contro quel nemico invincibile, ma la curiosità sopraffasse il desiderio del
calore.
Iniziò a camminare
goffamente e vide dietro di sé la grotta e sulle sue spalle il peso enorme di
una montagna spruzzata di neve.
Tornò a camminare e
volse lo sguardo verso il cammino che stava percorrendo, ma si fermò
bruscamente: tra le foglie degli alberi, che formavano una vera e propria
schiera, s’intravedevano luci fioche e confuse.
Stette ad ammirarle per
parecchio tempo e non sapeva se continuare, o tornare alla calda grotta.
Nel cuore del
lupacchiotto si stava svolgendo una brusca battaglia tra la voce della paura e
l’impulso della crescita che si dibattevano furiosamente, e il cucciolo stesso
era confuso da tanta indecisione.
Fece un passo avanti,
poi ne fece un altro finchè diventò una corsa frenetica e disperata verso tanto
fascino d’ignoto.
La schiera d’alberi si
avvicinava sempre di più ai suoi occhi e diventava sempre più imponente e più
alta; il cucciolo, dopo un tremito, sgusciò tra i tronchi degli alberi che
delimitavano l’inizio dell’ignoto. D’improvviso si trovò allo scoperto dal
rumore dei clacson, dalle risa grasse e continue provenienti dai bar vicini e
dalla loro musica stordante mescolata con la musica classica proveniente da un
imponente teatro che affacciava sulla strada, altrettanto percossa dai rumori
delle macchine che correvano come in una gara nelle corsie strette e ondulate
da curve vertiginose.
Quando una macchina strombazzò
furiosamente dietro un'altra, il lupacchiotto non poté trattenere un balzo
dallo spavento, che lo fece retrocedere nascondendosi tra il sottobosco;
pensava che fosse un animale, così aspettò per almeno una dozzina di minuti tra
le foglie di un cespuglio ai piedi del confine d’alberi.
Quando si accorse che
non lo aspettava nessuno si mosse cautamente verso gli stessi rumori di prima.
Era in città.
Davanti a lui si trovava
una vera e propria strada di città, tante luci di svariati colori come quelle
che l’avevano spinto ad andare fino lì percorrevano i lati della via fino a
sparire in una curva abbondante.
Dopo che i suoi occhi
misero a fuoco quelle miriadi di luci che erano tante al pari delle stelle,
notò che ogni tanto un’ombra passava furtiva davanti a quella piccola stella
terrena ed il cuccioletto fu invaso dal desiderio di andare a vedere di che
cosa si trattava, e ancora l’impulso della crescita e l’esigenza della vita si
fecero avanti nel suo cuore, mettendosi al primo posto.
S’incamminò verso i lati
della strada e vide un uomo, a quel punto, essendo stato molto stupito e
desideroso di conoscere, il suo istinto gli fece compiere un’azione che non ripeté
lungo tutta la sua vita: gli si avvicinò ringhiando.
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