CARATTERISTICHE DI ODISSEO
-
La prima caratterizzazione dell’eroe
proviene dal proemio, che lo delinea per la sua dote principale: l’intelligenza
spiccata, l’ingegno (“eroe multiforme”). La seconda cosa presentataci è il suo
dolore, la sua sofferenza mista alla tenacia di perseverare nel suo nostos,
il viaggio di ritorno. È quindi un uomo maturo, poiché la saggezza deriva dall’esperienza.
-
“La figlia di costui trattiene l’infelice,
che piange, e sempre l’incanta con tenere e maliose parole, perché si
dimentichi d’Itaca: ma Odisseo, che brama vedere almeno il fumo levarsi dalla
sua terra, vorrebbe morire.” Queste sono le parole con cui Atena descrive la
situazione di Ulisse presso l’isola Ogigia. Un eroe che piange? Potrebbe sembrare
un controsenso, dato che l’eroe deve essere un uomo forte, duro. Ma qui Omero
descrive l’eroe non come combattente, ma come uomo “in sé e per sé”, come
direbbe Platone. L’uomo è fatto anche di sentimenti, perché quindi non mostrare
liberamente la propria umanità? L’innovazione portata da Omero caratterizzerà
il pensiero occidentale, orientato a concepire l’uomo secondo questo concetto.
-
“In cuore era indignato che lo
straniero stesse sulla porta da tempo. Accostatosi, prese la destra, si fece
dare l’asta di bronzo e parlando le rivolse alate parole: - Salute, straniero! Da
noi sarai benvenuto: poi, consumato il pasto, dirai che cosa ti occorre-.” Questo
passo evidenzio molto l’ospitalità di Telemaco, caratteristica anche del padre.
L’indole dei due è sempre rivolta al rispetto, all’importanza dei gesti sacri. L’ospitalità
era infatti una consuetudine con aspetti religiosi: il padrone di casa era
obbligato ad accogliere, nutrire e dare un tetto al viandante, oltre che a
fargli le domande che ricorrono in ciascuna scena di questo genere (viene
sempre chiesta la provenienza, sia familiare che di patria). Questa caratteristica
rivela quindi un uomo attaccato alle tradizioni e ai valori buoni.
-
Nei versi 206-209 Atena, sotto le
sembianze di Mente, gli chiede se è veramente lui il figlio di Odisseo,
fingendo di riconoscerlo per una caratteristica esteriore: “gli somigli nel
capo e negli occhi belli”. Viene qui descritto anche il bel fisico di Ulisse, secondo
la regola di quel tempo: chi era buono interiormente rifletteva esteriormente un
bell’aspetto.
-
“Oh fossi stato figlio di un uomo
felice, che la vecchiaia accoglie tra i propri averi! Ora, di colui che fu il
più sfortunato tra gli uomini, di costui mi dicono figlio.” La risposta alla
domanda di Mente nasconde in sé un’altra caratteristica dell’eroe: il
disinteressamento per i beni terreni, destinati a corrompersi, pur di salvare
quelli affettivi. Lascia infatti la sua ricchezza per proteggere invece la
famiglia e la patria, verso cui è disposto a tutto (anche di viaggiare per vent’anni
in acque sconosciute). Preferisce quindi una vita vissuta all’altezza delle sue
aspettative, in cui compiacersi di aver compiuto qualcosa di buono per coloro
che ama, rispetto ad una vita tranquilla, agiata ma vuota.
-
“domattina andiamo e sediamo in
consiglio, tutti, perché voglio dirvi apertamente una cosa, d’andarvene via
dalla casa; preparatevi altri banchetti mangiando le vostre sostanze, d’una
casa passando in un’altra.” Con questa frase Telemaco conferma l’inizio del
percorso del suo cambiamento. Fa una scelta: quella di seguire, di fidarsi del
consiglio degli dei. L’obbedienza è infatti un elemento caratterizzante del
padre Ulisse, che sempre segue il volere degli dei senza obiezioni, come
succederà quando seguirà alla lettera le istruzioni di Hermes sull’isola di
Circe. Questo frame del discorso indica anche un altro aspetto: il sapersi
porre, l’autorità del figlio che rimanda a quella di Odisseo. È si un uomo che
prova sentimenti, che piange, ma non per questo viene meno la sua autorità, la
sua dignità di uomo (e in questo caso anche di re). Non si ha paura avendo
dalla propria parte gli dei.
Grazie
RispondiEliminaGrazie mille
RispondiElimina