RIASSUNTO
Non appena Telemaco, accompagnato dal figlio di Nestore,
sbarca a Lacedemone (che è Sparta), li avvista il “possente Eteòneo, il solerte
scudiero di Menelao glorioso”.quest’ultimo li accoglie secondo le regole
dell’ospitalità greca: gli ospiti vengono lavati, unti di oli profumati e
infine nutriti sino alla sazietà. Solo dopo questi gesti “rituali” Menelao
inizia il suo discorso rimpiangendo le vittime della battaglia di Troia, i suoi
compagni e amici che per salvarli avrebbe ceduto volentieri le sue ricchezze;
ascoltando queste parole Telemaco si commuove, evidenziando ancora il rimando
alla figura del padre, la cui prima immagine presentataci di lui è piangente e
disperato sull’isola Ogigia. Il pianto ancora una volta non viene visto come
segno di debolezza, di immaturità, bensì come segno di umanità, affetto, virtù.
Intanto la bellissima Elena entra nella stanza ed è la prima a porre le
consuete domande agli ospiti riguardo alla provenienza, ma durante la
formulazione della domanda si accorge da sé del figlio di Odisseo,
riconoscibile per molti tratti dell’aspetto. I primi ad esser identificati sono
i piedi e le mani, gli arti con cui l’uomo opera; viene quindi innanzitutto
evidenziata la somiglianza nella parte operativa del corpo, in seguito vengono
elencati gli occhi, la testa, i capelli. A confermare l’ipotesi della donna è
il figlio di Nestore, essendo Telemaco ancora commosso da prima; alla conferma
Menelao elenca le cose che avrebbe voluto fare con Odisseo dopo il loro ritorno
dalla guerra e suscita il pianto a tutti, unico privilegio su cui hanno potere
i mortali. Ricominciano quindi il pasto, ed Elena, per calmare lo spirito degli
uomini, versa un farmaco che rilassa ed impedisce di piangere, qualsiasi cosa
accada o si senta. Segue quindi il racconto di un episodio di Odisseo che ne fa
emergere l’astuzia e la fermezza d’animo: era stato l’unico a non cedere al
tranello per cui Elena, ancora a Troia avrebbe chiamato per nome con urla
strazianti gli Achei all’interno del cavallo, solo Ulisse ha riconosciuto
l’inganno degli dei fermando i compagni a farsi scoprire. Con questi ricordi si
conclude il discorso e gli eroi si coricano riposando in attesa del nuovo
giorno. “Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita,” Telemaco esprime
finalmente il suo bisogno di avere notizie riguardo al padre, se questo è vivo
o il suo corpo giace nel mare ondoso, accennando alla situazione di tensione e
sdegno creatasi in patria a causa dei Proci. Allo sdegno riguardo all’amara
notizia sulla prepotenza dei pretendenti, segue la narrazione con cui Menelao
viene a sapere della sorte del fratello Agamennone e di molti eroi suoi
compagni, tra cui anche Odisseo. Durante il viaggio di ritorno le sue navi, per
assenza di vento, non possono più proseguire e si ritrova fermo a Faro,
un’isola davanti all’Egitto. Sarebbero morti di fame lì, se Eidotea, figlia di
Proteo (il “veridico vecchio del mare, immortale”), non si fosse commossa di
loro e non fosse a loro apparsa recando un consiglio. Avrebbero dovuto preparare
un agguato al vecchio, che era stato dotato da Posidone della conoscenza
riguardo a molte cose. Seguendo le sue istruzioni Menelao e i tre suoi compagni
più fidati aspettano il mezzogiorno per recarsi in una grotta profonda, dove in
quell’ora della giornata le foche emergono dalle acque. Il vecchio le avrebbe
prima contate e poi si sarebbe coricato con loro, momento in cui era più
vulnerabile. Gli eroi quindi uccidono quattro foche e si nascondono nelle loro
pelli finché, coricatosi il vecchio, lo acciuffano saldamente. Questo tenta di
trasformarsi, come predetto dalla figlia, in tutti gli animali più spietati,
finché, stanco di essere bloccato, cede ai suoi aggressori. Rivela loro quindi
che per proseguire nel viaggio avrebbero dovuto tornare in Egitto, fare
ecatombi perfette e imbarcarsi di nuovo verso la patria. A questo punto però la
sete di conoscenza spinge Menelao a chiedere di cose non necessarie per la
pratica ma all’animo pieno di domande: sono vivi i suoi parenti e i suoi amici?
La risposta è terribile perché annuncia la scomparsa di molti compagni di
guerra ma soprattutto dell’uccisione del fratello Agamennone in seguito ad un
inganno; solo quando è “sazio di versare lacrime” viene a sapere anche della
sorte di Odisseo. Egli è vivo, disperso in un qualche posto in mezzo al mare,
trattenuto contro la sua volontà. Apprese queste parole, Menelao compie tutte
le indicazioni fornitegli e ritorna in patria. All’offerta del re di Sparta di
trattenersi per altri undici giorni Telemaco rifiuta, desideroso di ritornare
in patria. Mentre il giovane riceve sfarzosi regali da Menelao, ad Itaca
Noemone, che aveva procurato la nave per il viaggio, va a chiedere informazioni
riguardo al ritorno di Telemaco da Pilo, essendo passato del tempo, a coloro
che nulla ne sapevano: i Proci. Compresa la notizia subito si infuriano ed
indignano del gesto sfrontato del giovane, e rispondono all’offesa progettando
la sua morte con un attacco a sorpresa in mare. Alcuni servi li sentono, tra
cui l’araldo Medonte che riferisce alla regina Penelope i malvagi piani. Allo stupore
per il viaggio intrapreso dal figlio incolpa le serve di non averle riferito
nulla. Se fosse venuta a sapere avrebbe fatto scegliere a figlio tra la
partenza e la vita della madre, che si sarebbe suicidata in tal caso. A questa
provocazione risponde subito Euriclea raccontandole del giuramento di silenzio
fatto nei confronti del figlio e del suo aiuto nel preparargli i viveri
necessari; infine la incita a non scoraggiarsi e a confidare negli dei pregando
molto Atena, a favore del figlio. Dopo il bagno per purificarsi, Penelope si
reca agli altari e prega intensamente per il figlio e il marito, come
consigliato dalla serva fedele; la divinità risponde subito: Atena si mette
nelle spoglie di Iftima, figlia di Icario, sorella dell’infelice donna e la visita
durante il sonno, uno dei momenti in cui il rapporto tra dio-uomo diventa più
accessibile, per la mentalità greca. Rassicurandola riguardo all’appoggio che il
figlio ha dagli dei, all’equipaggio capace. Nel momento in cui Penelope riconosce
in lei una divinità, le chiede subito anche del marito, ma Atena non rivelerà nulla
su questo argomento, così esce improvvisamente dal suo sogno. Intanto i Proci
preparano le navi e si imbarcano verso Same, isola dove aspettano pazienti l’arrivo
di Telemaco per fargli un’imboscata.
figurone con poco sforzo, vietato copiare, serve solo come guida, l' Odissea va letta!!!
RispondiEliminacome no...
EliminaBel riassunto da utilizzare come spunto per una rielaborazione scritta. Complimenti!!
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