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domenica 6 gennaio 2013

ODISSEA - riassunto libro IV


RIASSUNTO
Non appena Telemaco, accompagnato dal figlio di Nestore, sbarca a Lacedemone (che è Sparta), li avvista il “possente Eteòneo, il solerte scudiero di Menelao glorioso”.quest’ultimo li accoglie secondo le regole dell’ospitalità greca: gli ospiti vengono lavati, unti di oli profumati e infine nutriti sino alla sazietà. Solo dopo questi gesti “rituali” Menelao inizia il suo discorso rimpiangendo le vittime della battaglia di Troia, i suoi compagni e amici che per salvarli avrebbe ceduto volentieri le sue ricchezze; ascoltando queste parole Telemaco si commuove, evidenziando ancora il rimando alla figura del padre, la cui prima immagine presentataci di lui è piangente e disperato sull’isola Ogigia. Il pianto ancora una volta non viene visto come segno di debolezza, di immaturità, bensì come segno di umanità, affetto, virtù. Intanto la bellissima Elena entra nella stanza ed è la prima a porre le consuete domande agli ospiti riguardo alla provenienza, ma durante la formulazione della domanda si accorge da sé del figlio di Odisseo, riconoscibile per molti tratti dell’aspetto. I primi ad esser identificati sono i piedi e le mani, gli arti con cui l’uomo opera; viene quindi innanzitutto evidenziata la somiglianza nella parte operativa del corpo, in seguito vengono elencati gli occhi, la testa, i capelli. A confermare l’ipotesi della donna è il figlio di Nestore, essendo Telemaco ancora commosso da prima; alla conferma Menelao elenca le cose che avrebbe voluto fare con Odisseo dopo il loro ritorno dalla guerra e suscita il pianto a tutti, unico privilegio su cui hanno potere i mortali. Ricominciano quindi il pasto, ed Elena, per calmare lo spirito degli uomini, versa un farmaco che rilassa ed impedisce di piangere, qualsiasi cosa accada o si senta. Segue quindi il racconto di un episodio di Odisseo che ne fa emergere l’astuzia e la fermezza d’animo: era stato l’unico a non cedere al tranello per cui Elena, ancora a Troia avrebbe chiamato per nome con urla strazianti gli Achei all’interno del cavallo, solo Ulisse ha riconosciuto l’inganno degli dei fermando i compagni a farsi scoprire. Con questi ricordi si conclude il discorso e gli eroi si coricano riposando in attesa del nuovo giorno. “Quando mattutina apparve Aurora dalle rosee dita,” Telemaco esprime finalmente il suo bisogno di avere notizie riguardo al padre, se questo è vivo o il suo corpo giace nel mare ondoso, accennando alla situazione di tensione e sdegno creatasi in patria a causa dei Proci. Allo sdegno riguardo all’amara notizia sulla prepotenza dei pretendenti, segue la narrazione con cui Menelao viene a sapere della sorte del fratello Agamennone e di molti eroi suoi compagni, tra cui anche Odisseo. Durante il viaggio di ritorno le sue navi, per assenza di vento, non possono più proseguire e si ritrova fermo a Faro, un’isola davanti all’Egitto. Sarebbero morti di fame lì, se Eidotea, figlia di Proteo (il “veridico vecchio del mare, immortale”), non si fosse commossa di loro e non fosse a loro apparsa recando un consiglio. Avrebbero dovuto preparare un agguato al vecchio, che era stato dotato da Posidone della conoscenza riguardo a molte cose. Seguendo le sue istruzioni Menelao e i tre suoi compagni più fidati aspettano il mezzogiorno per recarsi in una grotta profonda, dove in quell’ora della giornata le foche emergono dalle acque. Il vecchio le avrebbe prima contate e poi si sarebbe coricato con loro, momento in cui era più vulnerabile. Gli eroi quindi uccidono quattro foche e si nascondono nelle loro pelli finché, coricatosi il vecchio, lo acciuffano saldamente. Questo tenta di trasformarsi, come predetto dalla figlia, in tutti gli animali più spietati, finché, stanco di essere bloccato, cede ai suoi aggressori. Rivela loro quindi che per proseguire nel viaggio avrebbero dovuto tornare in Egitto, fare ecatombi perfette e imbarcarsi di nuovo verso la patria. A questo punto però la sete di conoscenza spinge Menelao a chiedere di cose non necessarie per la pratica ma all’animo pieno di domande: sono vivi i suoi parenti e i suoi amici? La risposta è terribile perché annuncia la scomparsa di molti compagni di guerra ma soprattutto dell’uccisione del fratello Agamennone in seguito ad un inganno; solo quando è “sazio di versare lacrime” viene a sapere anche della sorte di Odisseo. Egli è vivo, disperso in un qualche posto in mezzo al mare, trattenuto contro la sua volontà. Apprese queste parole, Menelao compie tutte le indicazioni fornitegli e ritorna in patria. All’offerta del re di Sparta di trattenersi per altri undici giorni Telemaco rifiuta, desideroso di ritornare in patria. Mentre il giovane riceve sfarzosi regali da Menelao, ad Itaca Noemone, che aveva procurato la nave per il viaggio, va a chiedere informazioni riguardo al ritorno di Telemaco da Pilo, essendo passato del tempo, a coloro che nulla ne sapevano: i Proci. Compresa la notizia subito si infuriano ed indignano del gesto sfrontato del giovane, e rispondono all’offesa progettando la sua morte con un attacco a sorpresa in mare. Alcuni servi li sentono, tra cui l’araldo Medonte che riferisce alla regina Penelope i malvagi piani. Allo stupore per il viaggio intrapreso dal figlio incolpa le serve di non averle riferito nulla. Se fosse venuta a sapere avrebbe fatto scegliere a figlio tra la partenza e la vita della madre, che si sarebbe suicidata in tal caso. A questa provocazione risponde subito Euriclea raccontandole del giuramento di silenzio fatto nei confronti del figlio e del suo aiuto nel preparargli i viveri necessari; infine la incita a non scoraggiarsi e a confidare negli dei pregando molto Atena, a favore del figlio. Dopo il bagno per purificarsi, Penelope si reca agli altari e prega intensamente per il figlio e il marito, come consigliato dalla serva fedele; la divinità risponde subito: Atena si mette nelle spoglie di Iftima, figlia di Icario, sorella dell’infelice donna e la visita durante il sonno, uno dei momenti in cui il rapporto tra dio-uomo diventa più accessibile, per la mentalità greca. Rassicurandola riguardo all’appoggio che il figlio ha dagli dei, all’equipaggio capace. Nel momento in cui Penelope riconosce in lei una divinità, le chiede subito anche del marito, ma Atena non rivelerà nulla su questo argomento, così esce improvvisamente dal suo sogno. Intanto i Proci preparano le navi e si imbarcano verso Same, isola dove aspettano pazienti l’arrivo di Telemaco per fargli un’imboscata.

3 commenti:

  1. figurone con poco sforzo, vietato copiare, serve solo come guida, l' Odissea va letta!!!

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  2. Bel riassunto da utilizzare come spunto per una rielaborazione scritta. Complimenti!!

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