LA CONOSCENZA
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Anamnesi » è la conoscenza
delle Idee attraverso il ricordo dell’anima umana
» è possibile ricordare perché
dopo la morte del corpo le anime contemplano le idee
» questo fenomeno rende
possibile la conoscenza, ne è la radice
» la conoscenza è
già nell’anima che, essendo immortale, ha visto e conosciuto tutta la
realtà (anche
l’Iperuranio), deve solo far riemergere la verità che possiede da sempre
» gli eristi
avevano chiuso il problema affermando che la conoscenza non fosse possibile
» Socrate
pensava la conoscenza come un accordo interpersonale attraverso il dialogo
» Platone è il primo
a impostare il processo di conoscenza in forma specifica e definita
» noi possiamo riconoscere le cose della
realtà perché abbiamo visto l’idea che
corrisponde a quella
cosa e ce ne ricordiamo, non si conosce ciò che non si è mai visto
» nell’anima abbiamo
un’introduzione originaria del vero
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Menone » dà un
esempio che nello stesso tempo fa da prova a questa sua concezione
» fa interrogare da
Socrate uno schiavo, che, pur non istruito, risolve una questione
geometrica sul teorema
di Pitagora rispondendo a delle domande (riprende la maieutica)
» ha tratto la soluzione
da se stesso poiché non gli era stata suggerita da nessuno, ossia se
n’è ricordato, quindi
vuol dire che la verità è intrinseca dell’uomo
» qui Platone rivela un
influsso orfico-pitagorico e anche socratico
» per poter far sorgere la
verità dall’anima, la verità deve essere prima nel’anima
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Fedone » con i sensi
constatiamo le caratteristiche delle cose (maggiore, minore, quadrato,
cerchio)
» la realtà però non è mai
così precisa, esatta come suggerisce la nostra immagine mentale
» significa che le nozioni
che abbiamo in mente derivano non dal sensibile, ma dalle idee
» fra i dati dell’esperienza
e le nozioni mentali c’è un dislivello
» i sensi ci danno
solo conoscenza imperfetta, la nostra mente invece trova in se stessa
le
corrispondenti conoscenze
perfette, le ricorda, ma non le produce
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Gradi della conoscenza
(concezione racchiusa nello scritto “Repubblica”)
» la conoscenza è proporzionale
all’essere, il non essere non è conoscibile (non si conosce
ciò che
non esiste » infatti Platone non
afferma il non essere, come Parmenide)
» ciò che è massimamente essere
(Iperuranio) è perfettamente conoscibile, il mondo sensibile è un
misto tra essere e non essere
(perché soggetto al divenire) , quindi non è totalmente conoscibile
» la conoscenza del sensibile
è intermedia fra scienza ed ignoranza, si chiama “opinione” (δόξα)
» l’opinione può essere anche verace, ma
resta sempre labile, perché non ha in sé una garanzia
» per renderla stabile bisognerebbe
legarla con il ragionamento “causale”, cioè esplicitare la causa,
che è ciò che fa si che le cose siano
quello che sono
» i gradi della conoscenza sono
visualizzabili con una linea divisa in due parti diseguali, quella più
piccola è il mondo intellegibile, in
quanto di un unico modello si possono fare infinite copie, per
questo il mondo sensibile occupa la parte
più grande sulla linea della conoscenza
» il sensibile è δόξα
(dòxa) “opinione”, mentre l’Iperuranio è ἐπιστήμη
(epistème), “scienza”
- εἰκασία (eikasìa), la mera “immaginazione”: nel
gradino più basso ci sono le immagini sensibili, la copia della copia
delle idee, la parte più lontana dal mondo intellegibile, dall’idea di
Bene
- πίστις (pìstis), la “credenza”: qui ci sono
tutti i contenuti della vita reale, tutti gli aspetti sensibili
- διάνοια (diànoia), la “conoscenza mediana”: qui
sono contenuti tutti gli enti geometrici e i concetti matematici che hanno
- νοέσις (noèsis), l’ “intellezione”: qui sono
contenute tutte le altre idee, al vertice c’è il Bene
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Di
solito gli uomini normali si fermano ai primi due gradini della
conoscenza
» i matematici arrivano solo fino alla diànoia
» i filosofi sono coloro che si spingono
fino alla noèsis
» ciascuno ha il suo cammino,
predestinato. Tutti sono nati per arrivare a quel punto dell’essere
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la conoscenza è assoluta » viene cancellata la concezione di relativismo instaurata dai sofisti
» la conoscenza deriva da qualcosa
che è esterno all’uomo, quindi il criterio non è l’uomo stesso,
è
dato dal ricordo di qualcosa di oggettivo (= idee). È un percorso che va
dal particolare all’astratto
» per conoscere però c’è bisogno di un lavoro
con se stessi con cui far riemergere il ricordo
» da qui il concetto che la realtà
è spiegabile con qualcosa al di fuori di essa, per cui le cose della
realtà sono rimando a qualcosa al di
fuori di essa, più grande, più stabile, più vero
» la natura, l’anima stessa dell’uomo
riconosce che è fatta per qualcosa di più grande, di più vero di
quello che c’è nella realtà sensibile,
ma è costretto a vivere in essa (paradosso dell’uomo)
» essendo l’anima immortale,
continua ad incarnarsi (visione ciclica della vita gli deriva dalla cultura
precedente, dalla mentalità comune), conosce
quindi tutte le cose della realtà e dell’intellegibile
perché
continua a vederle; il lavoro che l’uomo deve fare individualmente è
ricordarsele
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