TESTO LATINO
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TRADUZIONE
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III. 7. Et quoniam semper
appetentes gloriae praeter ceteras gentis atque avidi laudis fuistis, delenda
est vobis illa macula [Mithridatico] bello superiore concepta, quae penitus
iam insedit ac nimis inveteravit in populi Romani nomine,--quod is, qui uno
die, tota in Asia, tot in civitatibus, uno nuntio atque una significatione
[litterarum] civis Romanos necandos trucidandosque denotavit, non modo adhuc
poenam nullam suo dignam scelere suscepit, sed ab illo tempore annum iam tertium
et vicesimum regnat, et ita regnat, ut se non Ponti neque Cappadociae
latebris occultare velit, sed emergere ex patrio regno atque in vestris
vectigalibus, hoc est, in Asiae luce versari. 8. Etenim adhuc ita nostri cum
illo rege contenderunt imperatores, ut ab illo insignia victoriae, non
victoriam reportarent. Triumphavit L. Sulla, triumphavit L. Murena de
Mithridate, duo fortissimi viri et summi imperatores; sed ita triumpharunt,
ut ille pulsus superatusque regnaret. Verum tamen illis imperatoribus laus
est tribuenda quod egerunt, venia danda quod reliquerunt, propterea quod ab
eo bello Sullam in Italiam res publica, Murenam Sulla revocavit.
[9] Mithridates autem
omne reliquum tempus non ad oblivionem veteris belli, sed ad comparationem
novi contulit: qui [postea] cum maximas aedificasset ornassetque classis
exercitusque permagnos quibuscumque ex gentibus potuisset comparasset, et se
Bosporanis finitimis suis bellum inferre similaret, usque in Hispaniam
legatos ac litteras misit ad eos duces quibuscum tum bellum gerebamus, ut,
cum duobus in locis disiunctissimis maximeque diversis uno consilio a binis
hostium copiis bellum terra marique gereretur, vos ancipiti contentione
districti de imperio dimicaretis.
[10] Sed tamen alterius partis periculum, Sertorianae atque Hispaniensis, quae multo plus firmamenti ac roboris habebat, Cn. Pompei divino consilio ac singulari virtute depulsum est; in altera parte ita res a L. Lucullo summo viro est administrata, ut initia illa rerum gestarum magna atque praeclara non felicitati eius, sed virtuti, haec autem extrema, quae nuper acciderunt, non culpae, sed fortunae tribuenda esse videantur. Sed de Lucullo dicam alio loco, et ita dicam, Quirites, ut neque vera laus ei detracta oratione mea neque falsa adficta esse videatur:
[11] de vestri imperi
dignitate atque gloria--quoniam is est exorsus orationis meae-- videte quem
vobis animum suscipiendum putetis. Maiores nostri saepe mercatoribus aut
naviculariis nostris iniuriosius tractatis bella gesserunt: vos, tot milibus civium
Romanorum uno nuntio atque uno tempore necatis, quo tandem animo esse
debetis? Legati quod erant appellati superbius, Corinthum patres vestri
totius Graeciae lumen exstinctum esse voluerunt: vos eum regem inultum esse
patiemini, qui legatum populi Romani consularem vinculis ac verberibus atque
omni supplicio excruciatum necavit? Illi libertatem imminutam civium
Romanorum non tulerunt: vos ereptam vitam neglegetis? ius legationis verbo
violatum illi persecuti sunt: vos legatum omni supplicio interfectum
relinquetis?
[12] Videte ne, ut
illis pulcherrimum fuit tantam vobis imperi gloriam tradere, sic vobis
turpissimum sit, id quod accepistis tueri et conservare non posse.
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III.7. E poiché voi siete
sempre stati desiderosi di gloria al di là delle altre popolazioni e siete
stati avidi di lode, voi dovete cancellare quella macchia generata dalla
precedente guerra mitridatica, che ormai è penetrata a fondo e si è radicata
nel nome del popolo romano, poiché colui che in un giorno ha fatto uccidere e
trucidare tutti i cittadini romani in tutta l’Asia e in tutte le popolazioni,
con un solo annuncio e un solo comando, non solo fin’ora non ha subito
nessuna pena degna del suo delitto, ma da quel momento regna ormai da
ventitré anni, e regna così da non volersi nascondere nell’ombra del Ponto e
della Cappadocia, ma da voler espandersi dal regno del padre e da voler
prendere parte alle vostre rendite tributarie, cioè davanti a tutta l’Asia.
Infatti finora i nostri
comandanti hanno compattuto con quel re così da riportare da lui solo
parvenze di vittoria, non una vittoria. Ha trinfato Lucio Silla, ha trionfato
Lucio Murena su Mitridate, duo uomini fortissimi e grandi comandanti; ma
trionfarono così che quello ha regnato sebbene respinto e sconfitto. Tuttavia
si deve attribuire gloria a quei comandanti per quello che hanno fatto, si
deve essere indulgenti per quello a cui hanno rinunciato, inoltre perché lo
Stato ha richiamato Silla in Italia da quella guerra, Silla ha richiamato
Murena.
[9] Tuttavia Mitridate
impiegò tutto il tempo rimanente non per dimenticare la precedente guerra, ma
per prepararne una nuova: e questo, dopo che ebbe edificato ed equipaggiato
numerosissime flotte ed ebbe preparato grandissimi eserciti da tutti i popoli
che gli era stato possibile, e dopo che ebbe finito di portare la guerra ai
Bosforani, suoi vicini, mandò ambasciatori e lettere fino in Spagna a quei
comandanti con i quali allora conducevamo una guerra, affinché, poiché la
guerra era portata avanti con un solo comando da due eserciti di nemici, per
mare e per terra, in due luoghi il più possibile distanti e diversi, voi,
stretti su due fronti, rischiaste di perdere il potere.
[10] Ma tuttavia il
pericolo di una delle due parti, quella sertoriana e spagnola, che aveva una
maggior quantità di soccorsi e forze, fu scongiurata con il divino consiglio
e il singolare valore di Gneo Pompeo; dall’altra parte la situazione fu
amministrata da Lucio Lucullo così che quegli inizi delle gesta grandi e
famose sembra siano da attribuire non alla sua sorte, ma alla sua virtù,
mentre quelle parti finali, che sono accadute poco fa, non ad una sua colpa,
ma alla sfortuna. Ma di Lucullo parlerò in un altro momento, e parlerò così
che, o Quiriti, non sembri che gli sia stata tolta una giusta lode né che gli
siano attribuite delle falsità a causa della mia orazione:
[11] considerate quale
atteggiamento ritenete di dover assumere riguardo alla dignità e alla gloria
del vostro potere – poiché questo è l’inizio della mia orazione-. I nostri
antenati hanno spesso condotto una guerre a favore dei mercanti e dei nostri
armatori trattati con troppa arroganza: voi, dal momento che sono state
uccise tante migliaia di cittadini romani con un solo annuncio e in un solo
momento, quale atteggiamento dovreste assumere? Poiché gli ambasciatori erano
stati apostrofati con troppa audacia, i vostri padri vollero che Corinto,
luce di tutta la Grecia, fosse rasa al suolo: voi sopportate che non sia
punito questo re che ha ucciso un ex console ambasciatore dei romani dopo
averlo torturato con catene, frustate e ogni supplizio? Quelli non
sopportarono che fosse sminuita la libertà dei cittadini romani: voi
trascurate una vita strappata via? Quelli perseguitarono il diritto
dell’ambasciatore violato con una parola: voi abbandonate un ambasciatore
colpito da ogni supplizio?
[12] Considerate che, come
per quelli fu bellissimo consegnare a voi la gloria del potere, così non vi
sia disonorevole non poter proteggere e conservare quello che avete ricevuto.
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giovedì 2 maggio 2013
Et quoniam semper appetentes gloriae - Cicerone - testo e traduzione
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