BLAISE PASCAL
IL PROBLEMA DEL
SENSO DELLA VITA
-
La questione più decisiva per l’uomo è l’interrogativo sul senso
della vita
»
la domanda «chi sono io?» è la più vera ed importante per l’uomo
Non
so chi mi abbia messo al mondo, né che cosa sia il mondo, né cosa io stesso.
Sono un’ignoranza spaventosa di tutto. Non so che cosa siano il mio corpo, i
miei sensi, la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quel che dico,
che medita sopra di tutto e sopra se stessa, e non conosce sé meglio del resto.
Vedo quegli spaventosi spazi dell’universo che mi rinchiudono; e mi trovo
confinato in un angolo di questa immensa distesa, senza sapere perché sono
collocato qui piuttosto che altrove, né perché questo po’ di tempo che mi è
dato da vivere mi sia assegnato in questo momento piuttosto che in un altro di
tutta l’eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Da ogni
parte vedo soltanto infiniti, che mi assorbono come un atomo e come un’ombra
che dura un istante e scompare poi per sempre. Tutto quel che so è che debbo
presto morire; ma quel che ignoro di più è, appunto, questa stessa morte, che
non posso evitare. (Pensieri,
194)
»
da questo estratto si capisce come abbia grande senso del Mistero, infinito
rispetto alla piccolezza
dell’uomo, al limite del suo sapere di cui
ha profonda coscienza
- Reputa «mostruoso» che gli uomini, occupati
da mille faccende del vivere, possano rimanere indifferenti davanti
all’interrogativo sul senso della vita o non lo mettono al centro del loro
agire
- Lo studio dell’uomo, di Dio e dell’anima
è l’unico appropriato agli esseri umani
»
la conoscenza di tutto ciò che viene dopo è esercizio intellettuale, un’inutile
curiosità
- Questo interrogativo non ha possibilità
di essere risolto al di fuori della fede (impronta religiosa in Pascal)
-
Intenzioni di Pascal:
»
mettere a nudo l’inadeguatezza della scienza e della filosofia davanti agli
interrogativi esistenziali
»
far riflettere le persone sul mistero dell’uomo e del mondo
» far
prendere in considerazione il cristianesimo, esaltandolo perché dà risposte
adeguate e ragionevoli
- Il suo interlocutore è il «libero
pensatore» dei suoi tempi, il miscredente
IL DIVERTISSEMENT: i limiti della mentalità comune
- Divertissement = atteggiamento comune nei confronti dei problemi
esistenziali
»
traduzione: «distrazione» o «divertimento»
»
è il divertimento in quanto oblio e stordimento di sé nelle
molteplici occupazioni
quotidiane e nei diversi intrattenimenti che
il suo tempo offriva all’uomo
»
è la fuga da sé » ma da che cosa fugge l’uomo?
-
L’uomo fugge da due cose
1. dalla propria infelicità costitutiva
» rimanere
in riposo, senza passioni, è la cosa più insopportabile per l’uomo perché sente
più forte la
coscienza di non essere niente, sente il suo
vuoto interiore
»
affiora allora nell’uomo la disperazione e la noia (= mezzo per cui si rivelano
all’uomo la sua
insufficienza e la sua strutturale miseria)
» le occupazioni distraggono dalla propria autocoscienza
»
è per questo che il gioco, le conversazioni visibilmente false, la guerra, le
cariche sono così ricercate
Gli
uomini, non avendo potuto guarire la morte, la miseria, l’ignoranza, hanno
creduto meglio, per essere felici, di non pensarci (Pensieri, 168)
2. dai supremi interrogativi riguardo alla vita e alla morte
- L’uomo cerca nelle
distrazioni di cui si circonda non
la felicità ma il trambusto che ci distoglie
dal pensare alla nostra condizione » ricerchiamo non le cose ma la ricerca
delle cose
»
nessun uomo crede davvero che la moda, i giochi, le conversazioni (…) lo
possano compiere pienamente
» non
viviamo mai nel presente ma in attesa del futuro oppure in un melanconico
ricordo del passato
- L’uomo ricade in un circolo vizioso
»
il divertimento tenta illusoriamente di raggiungere un appagamento che non
genera però felicità
»
nello stesso tempo l’assenza della distrazione ci farebbe ricadere nella noia
»
la noia ci spinge a cercare un mezzo più solido e coinvolgente per uscirne
»
ma essendo il nuovo divertimento e intrattenimento una fuga da sé, è
momentanea, non duratura
- Come uscirne » L’uomo
non deve chiudere gli occhi ma accettare la sua condizione e ciò che essa
implica
L’uomo
è manifestamente nato per pensare; qui sta tutta la sua dignità e tutto il suo
pregio; e tutto il suo dovere sta nel pensare rettamente. Ora, l’ordine del
pensiero esige che si parti da sé. (Pensieri)
I LIMITI DEL
PENSIERO SCIENTIFICO
- La scienza presenta dei
limiti strutturali, sia in sé, sia
in relazione ai problemi dell’uomo. Limiti:
»
fa questa affermazione pur essendo lui stesso uno scienziato
1. primo limite: l’esperienza
» circoscrive
e frena i poteri della ragione, che deve fare i conti con il dato reale
»
la ragione non è mai assoluta (nel senso etimologico di “sciolta da legami”),
come pensava Cartesio
2. secondo limite: indimostrabilità dei
suoi principi primi (considerati come evidenze intuitive)
»
le nozioni che stanno alla base del ragionamento scientifico sfuggono dal
ragionamento (es: assiomi)
»
questo perché nel campo del sapere non si accetta una regressione dei concetti
all’infinito
»
ci si arresta a dei termini che ne presentano il limite, da cui parte la catena
deduttiva di ragionamenti
-
Il cuore
»
la scienza nel suo ambito è assoluta » respinge intrusione metafisica-teologica
e ogni principio di autorità
»
la ragione però è incapace nell’ambito dei problemi esistenziali, rimane muta
» alla
ragione scientifica oppone il «cuore», organo capace di captare gli aspetti
più profondi dell’esistenza
Il
cuore ha le sue ragioni, che la ragione non conosce. (Pensieri, 177)
- Lo spirito di geometria (espirit de géométrie)
» è
la ragione scientifica che ha per oggetto il mondo della natura o
gli enti astratti della matematica
»
il suo metodo è quello dimostrativo » è lo spirito che ragiona
intellettivamente
- Lo spirito di finezza (espirit de finesse)
»
ha per oggetto l’uomo, il mondo degli uomini e si fonda sul «cuore» e
sul sentimento
»
il suo metodo è intuitivo » le cose si sentono più che vedersi e
non si riesce a dimostrarle
»
questo spirito vede l’oggetto d’un sol colpo senza passare attraverso il
ragionamento discorsivo
»
un certo grado di spirito di finezza è necessario a fondare il ragionamento
geometrico (es: principi primi)
»
l’eloquenza, la morale, la filosofia sono fondate sullo spirito di finezza
- Conclusione: la scienza in relazione
ai destini ultimi dell’individuo risulta vana
»
la cosa più preziosa per l’uomo è la conoscenza dell’uomo stesso: bisogna conoscere se stessi
I LIMITI DELLA
FILOSOFIA
- La nobiltà della filosofia risiede nel
fatto che si pone i massimi problemi esistenziali e metafisici
»
tuttavia non è in grado di dare risposta adeguata ai problemi che si pone
- Non dimostra l’esistenza di un
Creatore
» es:
la pretesa dei metafisici di dimostrare l’esistenza di Dio a partire dalla
natura è falsa perché l’ordine
del creato e le sue meraviglie appaiono
opera di Dio solo agli occhi di chi già crede
» le
prove metafisiche dell’esistenza di Dio giungono ad una divinità astratta e
lontana essendo un puro
ente di ragione (lo chiama il «Dio dei
filosofi e degli scienziati»)
- La filosofia non
è capace di spiegare la condizione dell’uomo nel mondo
1.nell’ordine delle cose
»
centro dell’analisi esistenziale di Pascal: tesi della posizione mediana dell’uomo
nel mondo
» l’uomo
è compreso tra l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo, un misto
di essere e non essere
»
l’uomo è tra il tutto e il nulla: è nulla di fronte al tutto, tutto di fronte
al nulla
2.nell’ordine della conoscenza
» in
relazione al sapere, l’uomo conosce e non conosce nello stesso tempo
»
l’uomo si trova tra un’ignoranza assoluta e una conoscenza assoluta
»
pur avendo un desiderio illimitato di conoscere, l’uomo è nell’impossibilità di
cogliere il principio e la
fine delle cose » deve accontentarsi delle
sue capacità » non percepiamo nulla di estremo
3.nell’ordine pratico
» l’uomo
non fa che proporsi il bene e inseguire la felicità ma nello
stesso tempo non è capace di
effettuare davvero il bene e di ottenere la
felicità (Tutti gli uomini, nessuno escluso, cercano di essere
felici.[…]Quel che spinge alcuni ad andare
in guerra ed altri a non andarci è sempre questo desiderio)
» anche
se la «maschera» sociale tenta di convincersi che persegue il bene e il piacere,
“non occorre
un’anima molto elevata per comprendere che
quaggiù non ci sono soddisfazioni veraci e durature, che
tutti i nostri piaceri sono vani e i nostri
mali senza numero.”
-
L’uomo è un desiderio frustrato
» vive
in uno scarto incolmabile tra aspirazione e realtà, tra volere e non
potere
Desideriamo
la verità, e non troviamo in noi se non incertezza. Cerchiamo la felicità e non
troviamo se non miseria e morte. Siamo incapaci di non aspirare alla verità e
alla felicità, e siamo incapaci di certezza e di felicità. (Pensieri, 437)
-
Miseria e grandezza sono l’essenza dell’uomo
»
nell’uomo c’è una spinta verso la verità assoluta, una nostalgia del bene
totale, quindi esiste una
vocazione naturale verso uno stato superiore
in essenza e valore
» la
coscienza della propria miseria è già un segno di grandezza (es: una
pianta non si riconosce misera)
»
la facoltà di pensiero dà grandezza all’uomo (es: una pianta non pensa)
» questa
misteriosa compresenza di miseria e grandezza fa dell’uomo un «mostro
incomprensibile»
-
L’errore della filosofia
» è di aver oscillato tra celebrazione
della grandezza dell’uomo (es: dogmatici) e puntualizzazione della
sua miseria (es: scettici) » è pericoloso
evidenziare solamente un aspetto e trascurare l’altro
- La ragione filosofica fallisce anche nell’etica (principi pratici,
morali e politici)
»
nella storia della filosofia non si è riusciti ad elaborare un’etica
immutabile ed universale
» su
tutto ciò che tenta di stabilire qual è il bene regna da sempre molta
confusione
» posizioni
dei filosofi precedenti: il bene sta nella virtù, nel piacere, nella ragione,
nella natura, nella vita
attiva, nella contemplazione, nell’atarassica
rinuncia a cercarlo ecc… » etica sembra un dubbio insolubile
» i
principi universali di comportamento sono frutto di » convenzione
»
abitudine
»
interesse
»
forza
»
arbitrio
»
in questo ragionamento Pascal trae ispirazione dal pensiero scettico e dai
libertini del XVII secolo
» differenza:
per loro il relativismo è un’arma filosofica, per Pascal è uno strumento
per dimostrare che la
ragione non è in grado di fondare solide
norme comportamentali (dalla convinzione di questo nasce il rel.)
LA META-FILOSOFIA E
LA RAGIONEVOLEZZA DEL CRISTIANESIMO
-
Una filosofia dei limiti della filosofia
» l’unica
vera filosofia è quella consapevole dei limiti della ragione
» Il
passo supremo della ragione sta nel riconoscere che c’è un’infinità di cose che
la sorpassano (Pensieri)
-
Il cristianesimo risolve i nodi insoluti dalla ragione
»
se si fermasse a questa critica sarebbe ancora tutto nella filosofia
»
invece la meta-filosofia funge da cerniera tra ragione e religione, è al
servizio della fede perché rende
coscienti della propria condizione, il che stimola
a cercare le risposte altrove: nel cristianesimo
-
Tra tutte le religioni l’unica vera è quella cristiana
»
una religione è vera quando spiega la natura dell’uomo, che è misto di grandezza
e miseria
» solo
il cristianesimo dà, con la dottrina biblica del peccato originale, una risposta
al problema umano
» che
in uno stesso soggetto ci siano due opposti (finito ed infinito) o è una
tragica assurdità oppure è il
segno che l’uomo non è come dovrebbe
essere, privo di qualcosa che un tempo deve aver avuto
» esempio
del sovrano decaduto: l’uomo è come un re mandato in esilio, durante il
quale conserva il
ricordo degli antichi splendori, prova una
tormentosa nostalgia della dignità regale, consone a sé
» Se
l’uomo non fosse mai stato corrotto, godrebbe della verità e della felicità. E se
fosse sempre stato
corrotto, non avrebbe nessuna idea né della
verità né della felicità. […]siamo egualmente incapaci di
ignorare in
modo assoluto e di conoscere con assoluta certezza. (Pensieri,
434)
» l’uomo,
nato per l’infinito, cerca vanamente nel finito la soddisfazione del proprio
desiderio di felicità
» l’uomo
dimentica che il vuoto abissale in lui è colmabile solo da Dio
-
La ragionevolezza del cristianesimo
» il
cristianesimo non è “razionale” in quanto non è fondato sull’intelletto
» è
“ragionevole” in quanto è conforme alla ragione
»
pur essendo una fede, è così aderente alla ragione che spiega ciò a cui la
ragione non chiarisce
» fede
e ragione si compensano: la fede non è una fuga nell’irrazionale
LA “SCOMMESSA” SU
DIO
- L’uomo deve scegliere necessariamente tra il
vivere come se Dio non ci fosse e come se Dio ci fosse
» non
può sottrarsi a questa scelta, perché anche il non prendere posizione è già una
scelta negativa
-
Chi scommette su Dio, se vince, guadagna tutto, se perde, non perde
niente
»
sarebbe sciocco chi esiterebbe davanti a questa offerta, eppure l’uomo dubita
»
in caso di perdita l’uomo perderà solo beni finiti (i piaceri mondani)
»
in caso di vincita guadagnerà il bene infinito della beatitudine eterna
» è
una scommessa conveniente perché quando la vincita è infinita è
infinitamente superiore alla posta
- Nonostante ciò, Pascal riconosce che non
si può credere a comando
»
per convincersi bisogna lavorare diminuendo le passioni che ostacolano la fede
»
bisogna entrare nei “meccanismi” della fede, far tutto come se si credesse
» bisogna impegnarsi nella fede con tutto il nostro essere,
far tacere i dubbi, entrare nell’abitudine
»
bisogna impegnarsi anche nell’esteriorità delle abitudini, nei riti (es:
andare a messa, genuflessione…)
perché fanno parte integrante dell’uomo, che
non è solo ragione
»
non ci si può impegnare nella fede con la sola ragione
DALLA RAGIONE ALLA
FEDE: IL “CUORE” E DIO
- Che il cristianesimo
sia conforme alla ragione non vuol dire che
1.
sia completamente giustificato dalla ragione
» Non
intendo sottomettiate a me la vostra fede senza religione, e non
pretendo di assoggettarvi con
tirannia. E neppure intendo rendervi ragione
di ogni cosa. (Pensieri,
430)
»
solo l’accettazione del mistero del peccato originale rende comprensibile la
dualità nell’uomo
» Nulla offende maggiormente la nostra ragione come
dire che il peccato del primo uomo ha reso consapevoli coloro che, essendo
lontanissimi da tale origine, sembrano incapaci di avervi parte. Una tale
trasmissione ci sembra non solo impossibile, ma anche sommamente ingiusta:
perché c’è nulla di più contrario alle norme della nostra miserabile giustizia
come il dannare per l’eternità un bambino ancora incapace di volontà, per un
peccato al quale sembrerebbe non aver avuto parte, essendo stato commesso seimila
anni prima che nascesse? […] eppure, senza questo mistero, […] noi siamo
incomprensibili a noi stessi. (Pensieri,
434)
» conseguenza: tra fede e ragione non c’è
solo un passaggio, ma una rottura
» questo perché la logica della fede è
meta-razionale, oltrepassa la logica della ragione
» l’organo autentico della fede è il cuore
» non è qualcosa di puramente emotivo o sentimentale
» il cuore va ben oltre la ragione, infatti fa dire credo,
non conosco
2.
si fondi sulla ragione
» La
fede è un dono di Dio. Non crediate che è un dono del ragionamento. (Pensieri, 279)
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