CLASSI DI PAROLE (o anche parti del discorso o
categorie lessicali)
- Nome
- Verbo
- Aggettivo
- Pronome
- Articolo
- Preposizione
- Avverbio
- Congiunzione
- Interiezione
Classi di parole variabili = quelle che possono
assumere forme diverse (nome, verbo, aggettivo, pronome, articolo, preposizioni
articolate)
Classi di parole invariabili = quelle che non possono
assumere forme diverse (avverbio, congiunzione, interiezione)
Classi di parole aperte = quelle a cui si possono
sempre aggiungere nuovi membri (nome, verbo, aggettivo, avverbio)
Classi di parole chiuse = quelle a cui non si possono
aggiungere più nuovi membri (articoli, pronomi, preposizioni, congiunzioni)
NB: le interiezioni sono un caso particolare → possiamo considerarle una classe aperta se
accettiamo che possano essere formate con parole
appartenenti ad altre classi (es: "diavolo!" È un nome)
NB2: bisogna
domandarsi se questo elenco sia
adeguato solo per l'italiano oppure per tutte le lingue del mondo
→ es: l'artocolo manca in molte lingue
(latino, lingue slave se non con qualche eccezione nel bulgaro)
→ quindi l'inventario delle parti del
discorso non può essere lo stesso per tutte le lingue, ma alcune sono condivise
da tutte
Parti del discorso
universali = nome, verbo
Quali sono i criteri
in base ai quali si può dire che una determinata parola è un nome, un verbo
ecc?
- Criterio tradizionale di tipo semantico
Basandosi sul significato si dice che → i nomi designano entità oppure oggetti (ma
osserviamo: partenza,
descrizione, nascita…)
→ i verbi designano azioni o processi (ma
osserviamo: sapere,
conoscere, credere…)
- Criterio distribuzionale
Le
classi di parole sono definite in base alle altre classi di parole insieme alle
quali possono oppure non possono ricorrere
→ sappiamo che non tutte le combinazioni
sono grammaticali, infatti combinando le parole abbiamo tre casi
- Il caso in cui è possibile sia un ordine di parole sia il suo inverso (es: Mario mangia ; mangia Mario)
- Il caso in cui solo un ordine è possibile (es: la mela : mela la)
- Il caso in cui nessun ordine è possibile (es: Mario la ; la Mario ; Mario mela ; mela Mario)
→ si deduce che le parole sono classificate
in categorie che ne limitano la distribuizione libera all'interno della frase
Le sottocategorie
Un parlante sa che mare, ragazzo, carta, bene sono parole, e sa
anche che sono tutti sotto la categoria di nome, e che questi nomi hanno
proprietà diverse. Guarda queste frasi:
Il ragazzo scrive un
libro
*il gatto scrive un
libro
*il bene scrive un
libro
*il mare scrive un
libro
*la discordia scrive
un libro
Solo la prima è
grammaticale perché il soggetto del verbo scrivere
non solo deve essere un nome, ma deve essere un nome di persona, ovvero un nome
marcato con il tratto [+umano].
I tratti suddividono
la categoria "nome" in sottocategorie
Il tratto [±numerabile] divide i nomi in → nomi che si possono contare (ingl. countable con cui si usa many come in many pens)
→ nomi che non si possono contare (ingl. uncountable con cui si usa much come in much butter)
Anche i verbi possono essere categorizzati → transitivi/intransitivi
→ regolari/irregolari
→ che possono avere costruzione progressiva
(es: sto
arrivando)/verbi
"stativi" (es: *sto sapendo)
La
sottocategorizzazione è importante per sapere con quali suffissi si può
costruire una parola
|
ata
|
iera
|
eria
|
oso
|
atico
|
one
|
nza
|
tà
|
|
Gianni
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
giorno
|
+
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
giornata
|
thè
|
-
|
+
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
teiera
|
cavallo
|
-
|
-
|
+
|
-
|
-
|
-
|
-
|
-
|
cavalleria
|
crema
|
-
|
-
|
+
|
+
|
-
|
-
|
-
|
-
|
cremoso
|
luna
|
-
|
-
|
-
|
-
|
+
|
-
|
-
|
-
|
lunatico
|
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