Andando al museo
della scienza e della tecnica ho scoperto che Leonardo da Vinci merita tutta la
fama che ha.
Di lui mi ha
stupita come, guardando semplicemente la realtà, prendeva da essa gli elementi
necessari per costruire macchine che avrebbero cambiato la vita dell’uomo; per
esempio la prima costruzione vista, la macchina da volo, è basata tutta sulla
struttura delle ali di un’anatra: misurandole e calcolando il peso dell’uomo che
sarebbe salito sulla macchina (circa 68 kg , visto che per farla funzionare ci voleva
una certa forza muscolare) e l’apertura delle ali di quest’ultima (12 metri ciascuna) è
riuscito a creare il mezzo con cui l’uomo sarebbe stato capace di volare.
Questa macchina,
però, è probabile che non abbia mai funzionato perché oltre ad essere costruita
con materiali non adatti (legno d’ulivo, tela di lino inamidato, corde e fili
di ferro), non avendo ancora scoperto la plastica, c’è anche un altro problema
fisico: l’uomo seduto sul sellino del marchingegno non avrebbe mai dovuto
smettere di sbattere le ali con forza e regolarità costanti, che è praticamente
impossibile.
Un ‘altra cosa
che mi è piaciuta di Leonardo è che, dopo aver costruito una macchina,
sperimenta che quella funzioni correttamente; infatti il secondo oggetto che
abbiamo visto serviva per dimostrare se macchina da volo funzionasse o meno.
Rappresentava solo un’ala con attaccata una cassetta di legno che pesava 34 kg:
esattamente la metà dei chili che poteva sopportare la macchina, quindi se
un’ala di 12 metri
sorregge una cassetta di 34 kg ,
due ali da 24 metri
in tutto sorreggeranno un uomo di 68
kg , ma, come detto prima, bisognerebbe continuare a
sbattere le ali e alcuni nostri compagni lo hanno dimostrato sbattendo l’ala
per un minuto ed uscendo esausti; anche se un fallimento questa macchina non è
stata inutile poiché gli studiosi si ispireranno ad essa per costruire il
deltaplano.
Il terzo
marchingegno visto fu la vite aerea: macchina costruita anch’essa per il volo e
grazie al frutto dell’osservazione della realtà e della conservazione e
riutilizzazione dell’esperienza personale. Leonardo costruì la vite aerea
grazie al ricordo della trottola che da ragazzo gli avevano regalato la quale,
attraverso un movimento rotatorio continuo, si librava in aria facendo piccoli
saltelli; si basò su questo giocattolo per costruire il secondo tentativo di
permettere all’uomo di volare costruendo una “trottola” a misura d’uomo,
formata da un’asta di legno verticale che faceva da perno posata su una
piattaforma girevole a forma di un cerchio con raggio di 25 metri , da una corda
attorcigliata attorno al perno che, tirandola e lasciandola lo faceva girare
insieme ad un telo a forma di spirale attaccato all’asta di legno che
permetteva la librazione in aria; sfortunatamente anche questo esperimento è
andato fallito per lo stesso motivo fisico del primo, e pure questo l’abbiamo
dimostrato noi alunni.
Nel laboratorio
abbiamo fatto anche un esperimento con le carrucole. Ce n’erano tre: una fissa,
che era la più veloce a tirare su ma grazie all’uso di molta forza, una doppia
e una tripla con cui ci mettevi più tempo per tirarla su ma nello stesso tempo
meno forza.
La quarta
macchina vista fu la gru girevole (360°). All’estremità della gru era appeso un
peso e, sedendosi sul sedile, si gira una manovella decidendo se usare una
corda più spessa impiegando così meno tempo ma più forza oppure una più sottile
impiegando più tempo ma meno forza per sollevare un peso al termine delle due
corde.
La quinta
macchina che ci ha mostrato la guida si chiama coclea e serviva per trasportare
l’acqua attraverso un tubo che partiva da un recipiente contenente l’acqua
poggiato a terra e poi si arrotolava attorno ad un’asta e la scaricava in un
recipiente superiore grazie alla forza che si crea girando una manovella e
sfidando quella di gravità. Leonardo aveva appunto osservato che, smettendo di
girare la manovella, l’acqua ridiscendeva il tubo e si rimischiava nel
recipiente in basso: si accorge che c’è una forza indipendente dall’uomo che
lui chiama “forza relativa”, ma che sarà scoperta e dimostrata solo più tardi
sotto il nome di “forza di gravità”.
Il ponte
autoportante fu la sesta macchina vista dalla nostra classe, la cui
caratteristica era che si poteva costruire in breve tempo e senza materiali
fuorché il solo legno. Leonardo, essendo architetto e costruttore insieme e
studiando le forze di pressione, ha realizzato il ponte perfetto che si regge
da solo con la sola scomodità che per costruirlo ci si sarebbe dovuti tuffare
nel fiume da oltrepassare.
Fu la sua
attitudine allo studio dell’anatomia (per costruire macchine all’uomo doveva
conoscerlo), dell’acqua, delle forze, dei materiali e di molti altri campi che
mi colpì maggiormente di quest’uomo perché anch’io desidero possedere la
cultura e applicarla come faceva lui, e nella galleria al piano superiore del
museo, questa passione per lo studio risalta maggiormente.
La macchina che
mi ha colpita di più è stata la prima: la macchina da volo perché mi è piaciuto
soprattutto il modo in cui è stata progettata, cioè il metodo di osservare le
cose che ci circondano. Grazie a questa macchina ho capito che tante delle cose
che abbiamo e sappiamo oggi sono dovute alla mente di una persona geniale:
Leonardo da Vinci.
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