TEMA IN CLASSE
La lettura per me
… e fu appunto il corso
normale degli studi che mi condusse al libro di un tal Cicerone… Quel suo libro
contiene un incitamento alla filosofia e s’intitola Ortensio. Quel libro, devo
ammetterlo, mutò il mio modo di sentire, mutò le preghiere stesse che rivolgevo
a te, mio Signore, suscitò in me nuove aspirazioni e nuovi desideri, svilì d’un
tratto ai miei occhi ogni vana speranza e mi fece bramare la sapienza immortale
con incredibile ardore di cuore. Così cominciavo ad alzarmi per tornare a te.
(Agostino, Confessioni)
Noi leggevamo un giorno per
diletto
Di Lancillotto come amor lo
strinse;
soli eravamo e sanza alcun
sospetto.
Per più fiate li occhi ci
sospinse
Quella lettura, e scolorocci
il viso;
ma solo un punto fu quel che
ci vinse.
Quando leggemmo il disiato
riso
Esser basciato da cotanto
amante,
questi, che mai da me non fia
diviso,
la bocca mi basciò tutto
tremante.
Galeotto fu ‘l libro e chi lo
scrisse:
quel giorno più non vi
leggemmo avante.
(Dante, Inferno)
Cosa suggeriscono questi due
testi sulla lettura? È un’azione neutra, diversiva rispetto alla scelte della
vita? E tu che rapporto hai col leggere? C’è stata nella tua esperienza una
lettura, l’incontro con un autore od un testo, che ti ha particolarmente
segnato? Hai sorpreso qualcosa di nuovo o di diverso sull’attività del leggere in
questo primo mese di lavoro insieme?
Cos’è la lettura? Perché è importante per un uomo leggere
storie di altri uomini? Qual è il valore dell’esperienza altrui per me?
Per rispondere a queste domande consideriamo le esperienze
che ci indicano due grandi autori per poi analizzarle.
Il primo esempio è quello di sant’Agostino, che, nelle sue “Confessioni”,
racconta l’importanza che ha avuto la lettura nella sua vita, tanto da cambiare
il suo modo di vedere, di percepire la realtà. Quel libro di Cicerone lo ha
fatto rialzare, lo ha reso speranzoso, desideroso di un bene per sé, lo ha
rimesso in cammino sulla strada della luce, della verità, di Dio. La vita di un
uomo è stata cambiata radicalmente grazie ad un libro scritto da un uomo secoli
prima.
Agostino quindi, tramite quel libro è entrato in contatto
con un’esperienza che lo ha fatto maturare; possiamo dire perciò che la lettura
è un cammino conoscitivo tramite l’incontro con un’esperienza.
Nello stesso tempo la lettura non ha sempre avuto esiti
positivi, come ci dimostrano i protagonisti del quinto canto della “Commedia”
di Dante.
Leggendo un libro su Lancillotto, Francesca e Paolo vengono
coinvolti così tanto nel racconto che, durante la descrizione di una scena
romantica, si lasciano travolgere dal turbine di emozioni che la lettura aveva
evocato, si lasciano avvincere dall’amore di cui hanno letto e desiderato per sé.
Com’è possibile che, nel primo esempio, l’esito della
lettura sia così positivo da salvare un uomo, mentre nel secondo così negativo
da condannare due innamorati all’inferno?
Per capire cosa sta dietro a questa apparente
contraddizione, si deve portare a processo il concetto di lettura, e, come un
accusato, lo si deve ritenere innocente fino a prova contraria. Con questo
punto di vista, si deduce quindi che forse i due giovani non erano davvero
innamorati, perché Dio non manda l’amore all’inferno; forse il loro sentimento,
che credevano bello e vero come quello rilegato nel libro, non era stato messo
a confronto con la realtà in cui vivevano. In questo modo il secondo esempio
diventa conferma più profonda del primo. Ciò permette di fare un’osservazione
più accurata sulla lettura: se non viene messa a confronto con l’identità del
lettore, con la sua esperienza, con la realtà in cui vive, le emozioni e le
speranze che le parole possono suscitare
sono un’utopia, un’illusione, perché fuori dal proprio contesto.
In questo modo l’uomo si costruisce un mondo parallelo e
suo, impregnato di una nostalgia che percepisce dolce, sicura, ma che è senza
speranza, proprio perché fuori dalla realtà, dalla vita: unici specchi di Dio,
e quindi della verità e speranza.
Queste affermazioni possono essere confermate anche da una
mia esperienza personale. Alle medie ero un “mangia-libri”, una ragazza che
passava i suoi pomeriggi o leggendo o fantasticando su quello che aveva letto. Mi
immedesimavo completamente con ogni personaggio desiderando di vivere, come
lui, un’avventura incredibile, un amore appassionato, una vita in un’altra
epoca; insomma, tutto tranne quello che avevo davanti, in cui non trovavo
niente di emozionante.
Divenni sempre più solitaria e malinconica di qualcosa che
sapevo già non mi sarebbe mai stata concessa, e per questo mi arrabbiavo con
tutto. Vivevo nel mio desiderio di non essere ciò che ero e in questa
malinconia che diventava tristezza, e la tristezza un vuoto: avevo perso ormai
il senso di tutto.
Ma ci fu una svolta quando la professoressa di italiano
delle medie, in terza, diede da leggere un libro che cambiò profondamente il
mio modo di leggere, e, di conseguenza, di vivere il reale.
Il salto di qualità fu altissimo: da infinite serie di
fantasy a “Il diario di Anna Frank”.
Quella ragazza non aveva nulla, neanche un libro, eppure era
felice e pensava a cose cui io non avevo mai rivolto l’attenzione. Io avevo
librerie intere ma la mia mente era vuota. Lei doveva nascondersi per non
venire uccisa dai nazisti nei campi di concentramento con la sua famiglia, però
aveva un concetto di amore, di vita che percepivo puro, semplice, chiaro, vero.
Io invece vivevo a Cesano Boscone in una villetta, ma senza giudizi sulla
realtà, solo con tanta voglia di non esistere.
Ma qualcosa cambiò. Iniziai ad imitare Anna Frank; avevo
sempre cercato di imitare i protagonisti ma solo con lei ho reagito veramente,
ha fatto qualcosa di materiale: iniziai a scrivere un diario, che proseguo tutt’ora.
I suoi desideri sono diventati miei, i suoi pensieri si
sviluppano nella mia mente e poi sulla carta del mio diario color azzurro
cielo. La realtà mi si mostrò come positiva anche per me, come lo era stato per
Anna Frank.
Questa, quindi, è la dimostrazione di quanto un libro possa
cambiare l’uomo, di quanto può influenzarlo nel modo in cui affronta la realtà
e le decisioni, il giudizio sulla vita. Inoltre con questa mia esperienza ho
capito quanto cambia la vita dell’uomo a seconda dell’approccio che assume
davanti ad essa, che comprende la lettura e tutto il resto. Se si considera ciò
che si vive, si legge, si fa come risposta al desiderio del mio cuore, inesorabilmente
lo riduco con la conseguenza di una sensazione di abbandono, tristezza e
agonia; se invece si considera la vita, la realtà come rimando, come specchio
che riflette la risposta alle esigenze umane verso il cielo, verso Dio, allora
il senso dell’uomo e di tutto ciò che lo circonda si fa chiaro e si vive tutto
come testimonianza di bene, che bisogna poi paragonare a sé.
Questo è il lavoro che voglio intraprendere quest’anno e che
ho già iniziato con la lettura specialmente di Dante. Voglio lavorare non tanto
per diventare più “colta”, per sapere più cose, perché quelle non mi basteranno
mai, ma per verificare anche in un libro se il mio approccio con la realtà è
vero o meno.
La mia vita passa anche attraverso un foglio di carta, una
cosa quasi senza spessore materiale.
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