Senatori, Quiriti, ave.
La notte è scesa sulla nostra repubblica e nel buio piccoli
occhi rapaci spiano le nostre mosse dai loro malvagi covi, tramano
scelleratezze. Sono nemici,traditori, assassini, cospiratori, serpi che
aspettano il momento opportuno per affondare il loro dente velenoso nel nostro
fianco e straziare le nostre carni.
Catilina è alle porte e sta radunando schiere di aguzzini
che vogliono insieme a lui distruggere, radere al suolo in un attimo ciò che
noi abbiamo costruito faticosamente in tutti questi anni, minacciano i nostri
focolari domestici, i nostri figli e i figli dei nostri figli, le nostre donne
verranno violate, persino le vergini vestali, senza pudore e senza timore degli
dei celesti.
Io sono qui, oggi, o senatori, in questo giorno di elezioni,
per nominare e per proteggere allo stesso tempo Lucio Murena, mio successore,
uomo retto, onesto e virtuoso eletto per il volere del popolo, che non si è
macchiato di alcuna corruzione ed estorsione e di broglio elettorale. È
un’accusa infondata; io stesso ho emanato una legge per sanare Roma dal male
del broglio e se esso ci fosse stato, non sarei certo qui a difendere Murena.
È forse reato – e qui mi rivolgo a te, o Catone, esempio di
somma virtù – andare incontro ai cittadini, invitarli a cena, dare al popolo
occasioni di svago, dare il pane e i giochi del circo, il piacere?
No. Ma Catone mi incalza con durezza: egli pensa che non sia
onesto conquistarsi il favore del popolo con l’esca del cibo o corrompere coi
divertimenti. Catone predica una vita semplice, frugale, senza piaceri, ma
ricordatevi il destino di Sparta e di Creta: maestri di quel regime di vita
semplice non seppero difendere meglio dei romani, che alternano ore di fatica a
ore di svago.
Roma ha bisogno di un console forte per fronteggiare la
minaccia incombente di Catilina, Roma ha bisogno di un uomo che possa
risollevare lo stato dalla crisi in cui sta rovinosamente versando, Roma ha
bisogno di Lucio Murena.
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