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domenica 13 aprile 2014

SOFOCLE - Trachinie

TRACHINIE

-    Data di rappresentazione » la datazione è controversa: la più discussa in Sofocle. La scena patetica in cui Deianira, che sta per compiere il suicidio, dà l’addio alla casa è considerata simile a quella della tragedia di Euripide Ancesti (438 a.C.). Chi imita chi? In questi casi si osserva quale situazione sia meno credibile, perché l’imitazione può essere sfalsata rispetto al contesto, potendo prevalere il desiderio di imitare rispetto alla coerenza della situazione. Sia Ancesti che Deianira si prolungano in un lungo monologo, ma la prima non sa quando morirà, mentre la sposa di Eracle pronuncia un discorso troppo lungo per una che, nella sua particolare situazione, deve affrettarsi a compiere il suicidio prima che, per l’arrivo dei familiari, gli venga impedito l’atto. Inoltre, mentre il rimpianto di Ancesti verso la casa che l’ha accolta da sposa è comprensibile, quello di Deianira nei confronti di una casa ospite è meno coerente. Si può dedurre quindi che le Trachinie di Sofocle sono successive all’Ancesti di Euripide (cioè databili dopo il 438 a.C.)
Inoltre, se si crede alla suddivisione temporale delle tragedie basandosi sui “periodi stilistici”, essendo una tragedia a dittico, le Trachinie si collocherebbero nel nucleo più antico, dopo l’Antigone.
-    Ambientazione » Trachis (città della Tessaglia)
-    Personaggi » Deianira (moglie di Eracle)
» Eracle
» Illo (figlio di Deianira ed Eracle)
» Iole
-    Numero di attori » tre
-    Coro » trachinie (abitanti di Trachis)
-    Tragedia » a dittico (ad un certo punto della tragedia il personaggio principale scompare e ne interviene un
                      altro, spesso accompagnato da una nuova tematica » la tragedia è quindi divisibile in due parti)
-    Trama » nel prologo Deianira racconta gli antefatti della sua storia (infatti il mito di Eracle è complesso e il pubblico doveva capire). Introduce anche una questione cara a Sofocle: la bellezza che sempre l’ha caratterizzata viene descritta dalla donna come una sfortuna, perché l’ha resa sempre attraente per pretendenti pericolosi, come il dio del fiume Alcheo (per la mitologia greco-latina le acque sono animate oppure si trovano dèi che sono personificazioni di corsi d’acqua). Eracle però sconfisse il mostro in un duello, sposando poi la donna che aveva salvato. La gioia del matrimonio viene compromessa nel momento in cui, durante il viaggio di nozze, attraversarono un fiume, scortati dal suo guardiano-traghettatore, il centauro Nesso. Nel trasporto di Deianira, infatti, il centauro approfitta della ragazza. Eracle, offeso, trafigge con una freccia Nesso che, prima di morire, mentre l’eroe non stava guardando, suggerisce a Deianira di raccogliere il suo sangue in una boccetta, facendole credere che fosse un filtro d’amore, da usare quando la passione dell’eroe si fosse assopita o diretta altrove. L’unica precauzione è di non esporre il liquido alla luce del sole. Lei, scioccamente, segue il consiglio e conserva la boccetta. Le nozze sono molto feconde, ed ora Deianira è una donna di mezz’età, rifugiatasi a Trachis in attesa del ritorno del marito, che vede raramente. Così, mentre lei accudisce i figli da sola, Eracle è sempre in viaggio a compiere grandi imprese. Ora Eracle è assente da quindici mesi, a conquistare la città di Ecalia. La donna ha una profezia: se Eracle fosse tornato entro un certo tempo, le sue fatiche sarebbero finite, e lei spera di vivere una vecchiaia in serenità con lui. Impaziente dell’attesa, invia il figlio maggiore Illo alla ricerca del padre. Lui, irritato, rivendica l’autonomia delle sue iniziative dalla madre, rispondendo che ci aveva già pensato lui. Ma ormai Eracle sta tornando ed è ormai alle porte: dopo quindici mesi sta tornando vittorioso dalla conquista della città Ecalia, con un grosso bottino. Tra le schiave-concubine, in particolare una dall’aria regale colpisce Deianira, che si intristisce comparando la bellezza della sua età alla sé. Comincia qui il tormento della donna; lei non prova odio verso Iole e non biasima l’amore naturale di Eracle, ma compatisce la sorte della schiava, e nello stesso tempo desidera riconquistare il marito. Deianira si ricorda quindi del filtro d’amore che conservava dall’uccisione di Nesso, e confida al coro la vicenda che aveva tenuto segreta, giudicando scioccamente che fosse giunto il tempo di usarlo. Sceglie quindi una bella veste e la unge con il sangue trasparente del centauro con un batuffolo di lana, quindi rimanda dal marito il messo che ne aveva annunciato l’arrivo con la tunica nuova, come dono per il ritorno. Dopo del tempo, però, si accorge del suo errore: il batuffolo di lana usato per spalmare la veste viene corrosa dai raggi del sole; il filtro in realtà è un veleno, infatti la veste, una volta indossata da Eracle, aderisce al suo corpo, corrodendolo. La terribile intuizione di Deianira viene confermata (da chi?) e dall’arrivo del figlio, infuriato, che la accusa di aver attentato alla vita del padre, promettendo di vendicarlo. Poi, attanagliata dalla paura e dal rimorso di aver provocato dolore al marito e di aver perso la fiducia del figlio, si uccide (come accade sempre nel teatro greco, non in scena, ma viene raccontato). Eracle, credendo che si fosse vendicata per l’amore verso Iole, la maledice. Ma quando il figlio lo informa delle vere intenzioni per cui gli aveva donato la veste, l’eroe capisce che si era compiuto un antico oracolo, secondo cui esso sarebbe stato ucciso da un morto (Nesso). L’eroe chiede dunque al figlio due cose: di portarlo primo in cima al monte Eta e ucciderlo e, prima di morire, di prendere in moglie Iole. Prima di commettere il patricidio, Illo pronuncia un lungo monologo al coro, chiedendo comprensione nei confronti del gesto che compirà: la colpa è degli dei, che si fanno chiamare padri, ma non si prendono cura dell’uomo (si ricorda che Zeus è padre di Eracle)
-    Osservazioni
» Deianira è il contrario dell’eroina: di mezz’età, bellezza sfiorita, ingenua, tradita dal marito verso cui
   però non prova rancore » è la vittima di una colpa che non ha commesso
» non c’è una colpa, solo questioni caratteriali: il suicidio di Deianira è causata dalla reazione istintiva del
   figlio » è un dramma senza responsabili, senza senso » tragedia molto negativa (tutto è retto dal caso)
» l’oracolo che prometteva a Deianira la fine di tutti i suoi mali, qualora Ercole fosse tornato in tempo, era
   corretto letteralmente (perché al suo ritorno lei è morta, quindi ha smesso di soffrire) ma ingannevole
» non c’è una possibilità per l’uomo di essere libero e felice perché è in balia del nulla
» alla fine della tragedia il coro dice a Iole: «entra in casa, non hai colpa. E tutto questo è Zeus»
» due sono le posizioni descritte da Sofocle davanti a questi avvenimenti
1.      gli dei hanno la colpa perché non sono intervenuti quando avrebbero dovuto
2.      gli dei hanno voluto che tutto ciò accadesse » idea di onnipotenza inscrutabile degli dei
» ci sono due varianti della morte di Eracle
1.      viene ucciso sul monte Eta dal figlio Illo

2.      viene ucciso sul monte Eta dal figlio Illo e poi Zeus interviene trasformandolo in un dio e offrendogli una sposa divina come premio per le fatiche compiute sulla terra (Sofocle sceglie di non farne cenno)

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