Canti
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DESCRIZIONE
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1°
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Spiaggia del purgatorio
»
invocazione alle Muse; incontro con Catone; purificazione di Dante
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Incontri » il
custode del purgatorio, Catone Uticense
-
Canti » no
-
Similitudini » Dante
e Virgilio vagano sulla spiaggia solitaria, come due pellegrini che camminano
sulla strada che
avevano perduto, e non si sentono a casa finché non avranno
raggiunto la meta
(vv.118-120)
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2°
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Spiaggia del purgatorio
»
sbarco delle nuove anime traghettate da un angelo; gli spiriti chiedono a
Dante e Virgilio la strada;
stupore al riconoscimento che Dante è
vivo; Casella canta la canzone di Dante Amor che nella
mente mi ragiona; rimprovero di Catone e seguente affrettarsi delle
anime e dei due poeti
-
Incontri » l’amico
Casella, trovatore che musicava nella vita terrena le canzoni
degli amici poeti
-
Canti » primo
versetto del salmo 113, il salmo dell’esodo del popolo ebreo dalla schiavitù
(In exitu
Israel de Aegypto)
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3°
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Antipurgatorio
(spiriti pentiti all’ultima ora): gli scomunicati
»
Dante si accorge della propria ombra; ammonimento di Virgilio a non
pretendere di capire le
ragioni di ogni fenomeno perché la mente
umana è limitata; incontro con scomunicati e Manfredi
che gli chiede di dire a sua figlia che lo
ha incontrato nel purgatorio; racconto della sua morte
-
Incontri » Manfredi,
figlio dell’Imperatore Federico II
-
Canti » no
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4°
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Antipurgatorio
(spiriti pentitisi all’ultima ora): i pigri
»
comincia l’ascesa; sosta a riposare; coordinate astronomiche di Virgilio e
spiega che salendo il
purgatorio la fatica diminuisce; anime dei
pigri che hanno rimandato il pentimento fino all’ultimo;
Belacqua spiega che prima di accedere al
purgatorio essi devono trascorrere un numero di anni
pari alla propria vita, se non soccorsa da
preghiere; Virgilio incita a riprendere il cammino
-
Incontri » Belacqua,
un artigiano fiorentino
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Canti » no
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5°
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Antipurgatorio
(spiriti pentitisi all’ultima ora): morti di morte violenta
»
i pigri notano l’ombra di Dante; Virgilio lo ammonisce di indugiare sulle
loro esclamazioni; si
avvicina un gruppo di anime; Virgilio
spiega che Dante è vivo ed il viaggio è voluto da Dio;
rivelano di essere morti di morte
violenta; Dante non riconosce nessuno ma si offre di aiutarle;
Jacopo del Cassero ricorda la sua morte e
chiede di ricordarlo ad amici e parenti di Fano;
Buonconte da Montefeltro racconta la sua
morte nella battaglia di Campaldino su richiesta di
Dante; Pia dei Tolomei chiede di
ricordarsi di lei dopo che, tornato dal viaggio, si sarà riposato
-
Incontri » Jacopo
del Cassero, di una illustre famiglia guelfa di Fano
» Buonconte da
Montefeltro, figlio del conte Guido, condottiero ghibellino
incontrato da
Dante nel canto XXVII
dell’Inferno tra i consiglieri fraudolenti
» Pia dei Tolomei,
personaggio storicamente oscuro; fu uccisa dal marito
-
Canti » no
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6°
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Antipurgatorio
(spiriti pentitisi all’ultima ora): morti di morte violenta 2
»
i morti per atti violenti chiedono di pregare per loro a Dante; Dante chiede
a Virgilio perché
nell’Eneide aveva scritto che le preghiere
non possono mutare il volere divino, Virgilio spiega che lo
disse prima della venuta di Cristo e
rimanda a Beatrice il compito di rispondere; Virgilio chiede la
strada ad uno spirito (Sordello) appartato;
abbraccio tra i due concittadini mantovani; invettiva di
Dante contro l’Italia, lotte intestine
nelle città, negligenza dell’Imperatore, Firenze
-
Incontri » Sordello,
trovatore mantovano
-
Canti » no
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7°
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Antipurgatorio
(spiriti pentitisi all’ultima ora): i negligenti
»
Sordello si commuove quando Virgilio gli rivela il suo nome; gli chiede la
strada e Sordello si offre
di accompagnarli; cala la notte e il
trovatore propone di passare la notte con altre anime (nel
purgatorio non si può procedere di notte);
descrizione della valletta ed elenco di Sordello di alcuni re
e principi dolenti per l’inettitudine dei
loro discendenti
-
Incontri » no
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Canti » le anime
nella valletta dei principi cantano il Salve Regina, canto dell’esilio
e di sospiro della
patria dedicata a Maria,
recitata nell’ora di Compieta
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8°
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Antipurgatorio
(spiriti pentitisi all’ultima ora): i negligenti 2
»
il sole tramonta e le anime intonano la Compieta; due angeli verdi con spade
infuocate scendono dal
cielo; Sordello spiega che devono
difendere la valle dal serpente della tentazione; Nino Visconti
raccomanda Dante di dire alla figlia
Giovannadi pregare per lui; Dante ammira tre stelle luminose,
simbolo delle virtù teologali; un angelo
mette in fuga un serpente; Corrado Malaspina gli chiede se
ha notizie della sua patria; Dante
risponde che la Val di Magna è nota come terra pacifica per la
virtù della sua famiglia; Nino
predice il suo esilio: avrà presto diretta conferma di questa opinione
-
Incontri » Nino
Visconti (Ugolino Visconti), amico di Dante, pisano
» Corrado Malaspina,
nobile famiglia che regge la Val di Magna
-
Canti » inno
dell’ora della Compieta, Te lucis ante, per chiedere a Dio protezione
contro le tentazioni
notturne (le prime parole ne
sono il titolo «Prima della fine del giorno noi t’invochiamo…»)
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9°
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Alla porta del purgatorio
»
Dante si addormenta e sogna di essere trasportato da un’aquila fino al cielo del
fuoco; si sveglia:
sono davanti alla porta del purgatorio; Virgilio
racconta che Santa Lucia all’alba è scesa dal cielo e
lo ha trasportato lassù; l’angelo
guardiano li fa avanzare solo dopo aver menzionato Lucia; Dante
compie il rito del penitente e chiede
all’angelo di lasciarli entrare; con la spada l’angelo incide sulla
fronte di Dante sette P, simbolo dei
peccati, che laverà nel purgatorio (una ad ogni cornice); apre la
porta con le chiavi di San Pietro, una
dorata e una d’argento; l’angelo avverte che nella salita non si
potranno voltare indietro; odono il canto
del Te Deum.
-
Incontri » angelo
guardiano, seduto su un trono posto sul terzo gradino
-
Canti » Te
Deum, inno solenne di ringraziamento a Dio, usato nelle feste maggiori
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10°
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Prima cornice: i
superbi
»
dopo un tratto di cammino si fermano a riposare; descrizione degli esempi di
umiltà scolpiti da Dio
in bassorilievi nel marmo sulla parete:
sembrano vivi; il primo raffigura l’annunciazione; il secondo
il re David che danza davanti all’arca
santa dell’antico testamento, circondata dalla folla, con la
moglie che si vergogna di lui; il terzo l’imperatore
Traiano col suo esercito, che dialoga con una
vedova; si stanno avvicinando delle anime
sotto grandi massi a cui chiedere informazioni
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Incontri » no
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Canti » no
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11°
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Prima cornice: i
superbi 2
»
incontro con i superbi che cantano il Pater Noster; Virgilio chiede la
strada meno ripida; Omberto Aldobrandeschi risponde di andare a destra e
confessa la sua superbia in vita (arroganza gentilizia); Dante è riconosciuto
da Oderisi da Gubbio (orgoglio dell’artista) che denuncia la caducità della
gloria umana portando ad esempi Cimabue superato da Giotto e Guido
Guinizzelli superato da Guido Cavalcanti, un terzo poeta li supererà
entrambi; Oderisi presenta Provenzan Salvani, cui fu condonata l’attesa
nell’Antipurgatorio per un suo atto d’umiltà (presunzione del politico) » 3
tipi di superbia
-
Incontri » Omberto
Aldobrandeschi, signore toscano feudatario della Maremma
» Oderisi da Gubbio,
il più famoso miniatore al tempo di Dante, nato a Gubbio
» Provenzan Salvani,
grande signore ghibellino di Siena
-
Canti » Pater noster,
parafrasata per adattarla all’animo dei superbi (che sia lodato il nome di
Dio, non
il nostro, che sia fatta la
Tua volontà, non la nostra), con cui le anime pregano anche per i vivi
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12°
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Prima cornice: i
superbi 3
»
ora Virgilio invita Dante a proseguire da solo e osservare il pavimento;
descrizione dei bassorilievi
che illustrano esempi di superbia punita,
alternando biblici e mitologici, 13 in tutto, e raggruppabili
1.
ribelli
alla divinità, che vollero essere come Dio, non tollerando la subordinazione
»
Lucifero (precipitato a terra da Dio), Briareo e gli altri giganti (fulminati
dagli dei per aver
tentato la scalata dell’Olimpo), Nembròt
(perdita del linguaggio: innalzò la torre di Babele)
2.
vanagloriosi
che si sono fatti uguali o superiori a Dio (puniti da se stessi)
»
Niobe (impetrì per il dolore), Saul (suicida), Aracne (suicida), Roboamo (fuggì
umiliato)
3.
coloro
che furono portati dalla superbia ad una bramosia sfrenata di dominio e
possesso, causando mali per gli uomini da cui furono puniti
» Erifile (per avere la collana di
Venere mandò a morte il marito); Sennacherib, Ciro, Oloferne (tre
orgogliosi condottieri)
»
Virgilio distoglie Dante dall’osservare il pavimento: c’è un angelo che li
conduce ai gradini che
portano alla prossima cornice; batte l’ala
sulla fronte di dante cancellando una P
-
Incontri » angelo
guardiano della successiva cornice
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Canti » no
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13°
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Seconda cornice:
gli invidiosi
»
Virgilio prega il sole che gli indichi la strada; dopo un miglio, sentono
delle voci incorporee che
pronunciano esempi d’amore, due tratti dal
Vangelo e uno dai miti
1.
«non
hanno più vino», aiuto gratuito, non richiesto da Maria durante le nozze di
Cana
2.
«sono
io Oreste», frase con cui Pilade perde la sua vita per salvare quella
dell’amico
3.
«amate
da cui male aveste», parole di Gesù Cristo che esprimono il limite estremo
dell’amore
»
Virgilio spiega che è la cornice degli invidiosi: hanno ascoltato esempi
della virtù opposta; le
anime giungono in lontananza recitando le
litanie dei santi; descrizione: sono come ciechi
elemosinanti, con gli occhi cuciti; Dante
chiede se c’è qualche italiano, ma un’anima risponde che
l’unica loro patria è il cielo; poi la
senese Sapia racconta la gioia provata per la sconfitta dei suoi
concittadini nella battaglia del Colle, le
preghiere per lei di un suo amico; Dante spiega che è vivo e
che teme più di tutte la pena di superbia,
offre il suo aiuto; gli chiede di pregare per lei e parlare bene
di lei ai parenti; fa una battuta ironica
sulla vanità dei senesi
-
Incontri » Sapia,
gentildonna senese della famiglia dei Salvani, zia del
Provenzano incontrato tra i
superbi, di cui godette la morte nella battaglia del
Colle
-
Canti » litanie
dei santi, che iniziano invocando Maria, poi gli angeli, poi i santi
aggiungendo la
formula «ora pro nobis»; celebra la comunione dei
beni dello spirito tra tutti i celesti
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14°
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Seconda cornice:
gli invidiosi 2
»
Dante risponde a due anime che si interrogavano sulla sua identità di esser
nato lungo il fiume
toscano; l’allusione all’Arno provoca
un’invettiva politica contro i popoli toscani, poi predice che il
nipote dell’altro spirito (Fulcieri da
Calboli) porterà Firenze alla rovina; l’anima rivela essere Guido
del Duca, il suo compagno è Rinieri da
Calboli; prorompe poi in un’invettiva contro le famiglie
romagnole elencandole; Dante e Virgilio
proseguono quando li raggiunge una voce che riferisce
esempi di invidia punita, uno biblico
(Caino), uno mitologico (Aglauro)
-
Incontri » Guido
del Duca, gentiluomo romagnolo, della famiglia degli Onesti
»
Rinieri da Calboli, della potente famiglia guelfa di Forlì, i Paolucci
-
Canti » no
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15°
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Seconda cornice:
gli invidiosi 3
»
è l’ora del tramonto, un bagliore costringe Dante ad abbassare gli occhi: è
l’angelo guardiano, che indica loro la scala per la cornice successiva e
cancella una P dalla fronte di Dante; si sentono canti di esortazione alla
misericordia; Dante chiede come sia possibile che il paradiso sia un bene che
più si divide tra gli uomini più aumenta a differenza dei beni terreni
(suscitata da Guido del Duca); Virgilio: dal desiderio dei beni terrestri
nasce l’invidia, nell’aldilà l’amore si moltiplica, aumenta con i fruitori,
ma sarà Beatrice ad esaurire l’argomento; alla terza cornice Dante è preso da
un sonno estasiatico in cui ha tre visioni di esempi di mansuetudine, virtù
opposta all’ira
1.
mite
rimprovero di Maria quando ritrova Gesù nel tempio di Gerusalemme
2.
il
rifiuto di vendicarsi per l’offesa fatta alla figlia opposto da Pisistrato
alla moglie
3.
martirio
di santo Stefano che, lapidato, prega Dio di perdonare i suoi uccisori
»
continuano il loro percorso, e vengono avvolti lentamente da un fumo oscuro
-
Incontri » angelo
guardiano della successiva cornice
-
Canti » canti di
esortazione alla misericordia (Beati misericordes!, quinta delle
beatitudini di Matteo)
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16°
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Terza cornice:
gli iracondi
»
il buio fumo costringe Dante ad appoggiarsi a Virgilio per proseguire; voci
recitano l’«Agnello di
Dio» e Virgilio presenta gli iracondi; un’anima
apostrofa Dante, che non smette di camminare, e che
spiega di essere vivo ed in viaggio per
grazia divina; l’anima (Marco Lombardo), chiede di pregare
per lui ed indica la via; Dante gli chiede
qual è la causa del male che domina il mondo: risiede nella
libertà dell’uomo o nell’influsso degli
astri?; Marco: dal cielo proviene una prima inclinazione, ma
l’uomo, dotato di ragione e di libertà,
sceglie, perciò la responsabilità è dell’uomo; per correggere il
peccato è necessaria una legge ed
un’autorità che la faccia applicare, ma ora manca una guida, non
essendo separati i poteri temporali da
quelli spirituali, perché la Chiesa ha voluto anche quello
temporale; denuncia del disordine in
Lombardia; Marco si congeda perché ha scorto il bagliore
dell’angelo tra il fumo
-
Incontri » Marco
Lombardo, uomo di corte di cui sappiamo poco
-
Canti » Agnus
Dei, frase evangelica ed inizio di un inno da cui prende il titolo
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17°
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Tra la terza e la quarta cornice
»
Dante esce dalla terza cornice che il sole è prossimo al tramonto: gli
appaiono tre visioni che mostrano esempi di ira punita (ira di Progne, la
crocifissione di Aman, la sventurata fine della regina Amata). Poi si
risveglia dall’estasi, colpito dalla luce dell’angelo, che indica la scala
per salire alla quarta cornice; Dante cerca di scorgerne il volto, ma la luce
è troppo forte, mentre Virgilio lo esorta a salire prima che si faccia buio.
Si sente intonare da una voce il canto delle beatitudini; appaiono le prime
stelle e Dante sente la stanchezza del viaggio, così, in cima alla scala, si
fermano a riposare.
dante
chiede quale sia la pena purgata nel prossimo girone, e gli viene risposto
che è l’accidia, ovvero l’amore del bene esercitato con troppo scarso vigore.
Per spiegargli meglio, Virgilio espone la natura del peccato umano, che si
concretizza in due modalità: o perché l’amore viene diretto verso un oggetto
sbagliato, o perché è esercitato con eccessivo o con scarso vigore verso
oggetti buoni.
L’amore
rivolto al male genera i peccati di superbia, invidia e ira (come si è visto
nelle cornici inferiori); l’amore rivolto al bene, ma fiacco, genera
l’accidia, se è invece eccessivo genera il peccato che Dante vedrà nelle
cornici superiori, e che Virgilio non anticipa.
-
Incontri » angelo
guardiano della cornice successiva
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Canti » canto
delle beatitudini («Beati / pacifici, che son sanz’ira mala!»)
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18°
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Quarta cornice:
accidiosi
»
Dante ha ancora dei dubbi riguardo al discorso di Virgilio, soprattutto sulla
natura dell’amore, e gli chiede un chiarimento. Il maestro spiega come la
disposizione ad amare sia innata nell’uomo, ma non ogni amore è di per sé
positivo, perché la sua bontà dipende dall’oggetto che si ama e dalla
modalità d’amare. Ma Dante ha un altro dubbio: se l’amore è insito nell’uomo
e suscitato da fattori esterni ad esso, allora lo stesso amore è indipendente
dalla volontà umana, quindi dalla responsabilità di ciascuno. Virgilio non
vuole chiudere la questione con un discorso, soprattutto per un argomento
così complesso, tanto che la ragione umana da sola non può esaurirlo; per
questo non risponde, ma ricorda a Dante che l’uomo ha sempre la libertà di
scegliere se rifiutare o accettare l’amore che gli oggetti esterni suscitano
in lui; gli consiglia quindi di conservare la domanda fino all’incontro con
Beatrice.
Sorge
la luna, e Dante si addormenta, quando è risvegliato da un avvicinarsi di
anime (gli accidiosi) che corrono in schiera: i primi due gridano esempi di
sollecitudine.
Virgilio
chiede loro la strada, e uno spirito li invita a seguirli nella corsa; è
l’abate di San Zeno a Verona. Le due ultime anime gridano esempi di accidia
punita, e la fila si esaurisce.
Dante,
tornata la calma, si assopisce di nuovo e sogna.
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Incontri » abate
di san Zeno
-
Canti » no
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19°
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Dalla quarta alla quinta cornice: avari e prodighi (1)
»
All’alba, Dante sogna una donna balbuziente, guercia, storpia, orribile; ma
con lo sgurdo di Dante essa diventa lentamente bella, attraente, la sua voce
melodiosa, ed intona un canto che affascina Dante. Improvvisamente appare una
santa che invita Virgilio a reagire, ed egli le strappa le vesti e ne scopre
il ventre putrido, mostrando a Dante la sua vera natura da sirena.
Dante
si risveglia ai richiami del maestro, e riprendono la via, salendo la scala
che l’angelo guardiano mostra loro, verso la quinta cornice. Dante rivela a
Virgilio che continua a rimuginare su sogno appena fatto, e il maestro gli
spiega che quella è l’allegoria dei beni terreni, punita nei tre gironi
seguenti: che ora non ci pensi più.
Le
anime di questa cornice sono schiacciate a terra con la faccia in giù;
indicano loro la strada, ma Dante si ferma a chiedere ad una la sua identità
e quale sia il loro peccato. L’anima si rivela quella di papa Adriano V, che
fu avido dei beni terreni. Dante gli si inginocchia di fronte, ma l’anima lo
rimprovera e lo fa rialzare, ricordandogli che nella vita eterna non esistono
gerarchie, ma si è tutti servi di Dio.
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Incontri » anima
di papa Adriano V
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Canti » no
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20°
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Quinta cornice: avari
e prodighi (2)
»
I due pellegrini riprendono il cammino, stringendosi alla parete della
cornice per non calpestare le anime purganti che piangono mentre uno proclama
esempi di povertà e liberalità.
Dante
si avvicina allo spirito da cui provengono le invocazioni, chiedendogli chi
sia e perché solo lui invochi. Esso risponde di essere l’origine della
dinastia che ha provocato la piaga di questo peccato nella cristianità e nel
mondo: Ugo Capeto, capostipite dei re di Francia. Gli racconta come dalle sue
umili origini diventò poi un re potente. Si lamenta dell’avidità dei suoi
successori, ricordando particolarmente Carlo I d’Angiò, che fece morire
Corradino di Svevia e uccise san Tommaso. Poi Carlo di Valois, che avrebbe
preso Firenze con l’inganno; e ancora Carlo II d’Angiò, che vendette sua
figlia. Profetizza lo scontro con il papato e l’affronto che Filippo il Bello
avrebbe arrecato a Bonifacio VIII in Anagni (il famoso schiaffo). Invoca
quindi la giusta vendetta di Dio davanti a questi peccati.
Rivela
poi a Dante che mentre di giorno invoca esempi buoni, di notte pronuncia
esempi di avidità punita. Chiarisce poi che tutte le anime partecipano alle
invocazioni, ma a voce più o meno bassa, per cui non era lui solo a
pronunciarle.
Quindi
Dante e Virgilio procedono, ma all’improvviso un terremoto scuote la montagna,
e si sente risuonare potente il Gloria; quando termina il canto, cessano
anche le scosse. Riprendono quindi il viaggio, anche se Dante arde ancora dal
desiderio di sapere la ragione di quell’avvenimento, ma non osa chiedere
spiegazioni.
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Incontri » Ugo
Capeto
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Canti » Gloria
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21°
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Quinta cornice: avari
e prodighi (3)
»
dopo il terremoto, Dante e Virgilio. All’improvviso, arriva alle spalle
un’anima che li saluta calorosamente. Virgilio spiega il motivo del viaggio
di Dante e, avendo colto la curiosità dell’allievo, chiede spiegazioni del
terremoto. Lo spirito spiega che la montagna del purgatorio è immune dai
fenomeni atmosferici, quindi il terremoto è originato da cause
soprannaturali, si verifica infatti ogni volta che un’anima purgante,
compiuta la sua purificazione, si sente pronta per il suo ingresso in
paradiso. Virgilio vuole quindi sapere l’identità del suo interlocutore: è
Stazio, poeta latino, autore della Tebaide e dell’Achilleide,
che rivela la sua ammirazione profonda per Virgilio, che è stato per lui
modello di vita con la sua Eneide. Virgilio fa intendere quindi a
Dante di tacere la sua identità, ma lascia trapelare un sorrisetto che fa
insospettire lo spirito; alla sua domanda diretta, Virgilio lascia che Dante riveli
chi sia. Stazio si inchina a baciare i piedi del poeta che fu per lui guida e
salvezza.
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Incontri » Stazio
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Canti » no
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22°
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Tra la quinta e la sesta cornice
»
I tre oltrepassano l’angelo d’ingresso della sesta cornice; nella salita
Virgilio chiede a Stazio come ha potuto, lui così saggio, macchiarsi della
colpa di avarizia. Stazio chiarisce che Virgilio è caduto in un equivoco: la
sua colpa è stata in realtà quella opposta, la prodigalità, dalla quale si
allontanò in tempo proprio grazie alla lettura di un passo virgiliano, che lo
indusse a pentirsi. Quindi la stessa cornice accoglie peccatori di colpe
opposte. Virgilio allora gli chiede come mai si convertì al cristianesimo,
dato che dalle sue opere non risulta la fede cristiana. Lo spirito risponde
che è stata la lettura di Virgilio ad indirizzarlo, come prima verso
la poesia. La lettura della IV ecloga lo aveva avvicinato ai primi
predicatori cristiani fino ad arrivare al battesimo, pur mantenendo nascosta
la sua conversione. Chiede quindi a Virgilio se sa in quale luogo
dell’Inferno si trovino i poeti latini.
Virgilio
risponde che, insieme ad Omero, sono nel Limbo, dove sono accolti anche molti
personaggi delle sue opere. Camminando, si trovano la strada sbarrata da un
albero da frutto, bagnato da una sorgente limpida che sgorga dalla roccia del
monte. Dalle fronde dell’albero esce una voce che proclama esempi di
temperanza nel mangiare e nel bere.
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Incontri » i
pellegrini continuano il cammino con Stazio fino al canto 33°
-
Canti » no
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23°
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Sesta cornice:
golosi (1)
»
Virgilio riprende Dante che si era soffermato presso l’albero da cui
proveniva la voce. Proseguendo, si sentono lamenti misti al canto di un
salmo; sono le anime della sesta cornice, che passano di fianco a loro; Dante
è colpito dalla loro magrezza. Improvvisamente un’anima riconosce Dante: è il
suo amico Forese, e gli chiede come mai si trova qui, e chi siano i suoi
accompagnatori. Prima di rispondere, Dante vuole sapere il motivo della loro
magrezza. Allora lui risponde che l’odore dei frutti sugli alberi e l’acqua
della sorgente suscitano in loro la fame e la sete nelle anime, che non
possono soddisfare questo istinto. Questo le purifica dal loro peccato di
gola che caratterizzò la loro vita. dante allora è curioso di sapere perché
l’amico si trovi già in questa cornice quando sono passati solo cinque anni
dalla sua morte; Forese racconta che è già lì grazie a sua moglie Nella, che prega
per la sua salvezza, e lo ricorda e continua ad amarlo anche dopo la morte.
Lei è diversa dalle donne fiorentine, tra le peggiori peccatrici; preannuncia
poi che Firenze sarà punita per la sua immoralità.
Adesso
tocca a Dante: gli spiega le ragioni del suo viaggio, lui che è ancora vivo.
La sua misera condizione, provocata anche dall’amicizia con Forese (ricorda
le loro tenzoni poetiche), mosse a commozione santi del Paradiso: Virgilio lo
condurrà fino alla cima del monte, per poi lasciarlo alla guida di Beatrice.
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Incontri » Forese
Donati, un poeta amico di Dante; i due duellarono in versi con
diverse tenzoni
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Canti » salmo “Labia
mea, Domine”
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24°
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Sesta cornice:
golosi (2)
»
Mentre cammina, Dante continua il discorso con Forese, e gli chiede della
sorte della sorella Piccarda, e di indicargli altri spiriti illustri. Forese
racconta che Piccarda è in Paradiso, poi addita le anime del poeta Bonagiunta
da Lucca, papa Martino IV e altri. Dante è curioso del primo presentatogli;
lo spirito gli accenna di avvicinarsi e gli predice che sarò accolto esule
nella sua città (Lucca) e gli chiede se lui sia quel poeta che inventò un
nuovo stile poetico, riconoscendo i limiti della tradizione poetica
precedente.La folla delle anime li oltrepassa velocemente, ma Forese si
trattiiene ancora un po’ con l’amico, chiedendogli quando lo rivedrà; Dante
dice che non sa quando morirà, ma che desidera avvenga presto perché la sua
città è preda della depravazione morale. Forese predice la fine di Corso
Donati, uno dei responsabili della decadenza di Firenze; quindi si congeda
rincorrendo gli altri spiriti.Dante, rimasto con Virgilio e Stazio, scorge
una folla di anime che geme sotto un albero da cui proviene una voce che
invita a passare oltre, proclamando esempi di golosità punita.
Quindi
proseguono finché non incontrano un angelo infuocato, che indica loro la
strada per salire alla cornice superiore; Dante, abbagliato dal fulgore della
figura, segue la voce dei maestri mentre l’angelo, sfiorandogli la fronte con
un’ala, proclama la beatitudine della cornice.
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Incontri » fine
dell’incontro con Forese, incontro con Bonagiunta
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Canti » no
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25°
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Settima cornice:
lussuriosi
»
Salgono in fila indiana per il passaggio stretto, fino alla settima cornice.
Dante è incerto se porre una domanda che lo accora, ma Virgilio lo esorta.
Chiede allora come le anime, che non hanno bisogno di cibo, possano
dimagrire. Virgilio porta ad esempio un episodio dell’Eneide (Meleagro)
e un’esperienza comune, poi lascia la parola a Stazio, perché la spiegazione
sia esauriente. Il poeta latino parte dal spiegare la teoria della generazione
dell’uomo di Aristotele per cui l’unione tra il sangue maschile e femminile
generi il feto. La fede cristiana incrementa questa spiegazione: è poi lo
spirito divino a conferire al feto la capacità di parola e di ragione. Alla
morte, l’anima giunge nell’aldilà e lo stesso potere che dette forma
all’embrione riproduce nell’area circostante una forma corporea simile al
corpo che racchiudeva quella stessa anima nella vita sulla terra. Attraverso
questa ombra corporea gli spiriti possono provare tutte le sensazioni e i
sentimenti umani. Poi, i tre viaggiatori entrano nella settima cornice,
avvolta da una grande fiamma; sono quindi costretti a viaggiare sul margine
esterno. Attraverso il fuco passano le anime dei lussuriosi, che alternano al
canto di un inno la proclamazione di esempi di castità.
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Incontri » no
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Canti » inno Summae
Deus clementiae
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26°
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Settima cornice:
lussuriosi (2)
»
Dante avanza, e i raggi del sole al tramonto proietta la sua ombra sulle
fiamme che occupano la cornice, e le anime che se ne accorgono ne rimangono
meravigliate e chiedono il motivo a Dante, che però è distratto da un nuovo
evento. Era, infatti, comparsa un’altra schiera di anime, i sodomiti: essi
corrono incontro a uno del primo gruppo con cui scambia un casto bacio, e poi
si dividono declamando esempi di lussuria punita, poi riprendono il proprio
cammino. Riprendendo l’attenzione,
Dante spiega che è ancora vivo e racconta il motivo del suo viaggio, poi
domanda chi siano queste due schiere di peccatori. Lo stesso spirito che
l’aveva interpellato spiega che su quella cornice si purifica il peccato di
lussuria: da una parte gli omosessuali, dall’altra gli eterosessuali che
seguirono l’istinto senza il freno della ragione. Si presenta come Guido
Guinizzelli, il poeta che fu per Dante il modello delle rime amorose, e anche
il suo migliore amico, verso cui Dante si mostra rispettoso. Lo spirito gli
indica allora l’anima di un altro poeta che considera di gran lunga maggiore
di lui (il trovatore Arnault Daniel), che superò tutti i suoi contemporanei,
sebbene molti sostengono che gli sia superiore Giraut de Bornelh, ma senza
ragione. Il fatto è comparabile con ciò che avvenne con Guittone, prima che
venisse smascherato da altri poeti. Gli chiede infine di pregare per lui in
paradiso, poi si allontana. Dante interpella quindi Arnault, che risponde
nella lingua provenzale presentandosi nel nome e nel suo peccato e chiedendo
anch’egli una preghiera di intercessione; poi scompare anche lui.
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Incontri » Guido
Gunizzelli e Arnault Daniel
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Canti » no
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27°
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Arrivo sulla cima del purgatorio
»
E’ il tramonto quando i tre viaggiatori incontrano l’angelo guardiano, che li
avverte della sfida che devono affrontare per giungere in cima al monte:
passare attraverso le fiamme. Dante muore dalla paura, ma Virgilio cerca di
rassicurarlo invitandolo a fidarsi di lui e ricordandogli altri momenti
difficili del loro viaggio in cui con il suo aiuto, ha affrontato difficoltà
che gli sembravano invalicabili; ma Dante è pietrificato dal terrore. Allora
Virgilio gli ricorda che al di là delle fiamme c’è Beatrice ad aspettarlo,
nominando così l’unica persona per cui Dante potesse affrontare la paura. La
guida entra dunque nel fuoco, seguito da Dante ancora incerto e da Stazio;
durante il percorso Virgilio continua a confortarlo parlando di Beatrice,
mentre un canto guida il loro cammino. Usciti dalle fiamme, in prossimità della
scala, sentono una voce incoraggiarli a salire prima che cali la notte, ma
l’oscurità cala tanto presto che i viaggiatori si coricano sui primi gradini.
Dante si addormenta contemplando le stelle e in sogno gli appare una giovane
donna in un giardino pieno di fiori, si presenta come Lia, parla della
sorella Rachele: racconta che mentre lei è appagata dall’azione, la sorella
lo è dalla contemplazione. All’alba i tre riprendono la scalata, e Dante
quasi corre sui gradini, spinto dal desiderio di vedere Beatrice. Arrivati
all’ultimo gradino, Virgilio riconosce che ora ha completato il suo compito e
non c’è più bisogno della sua guida, e i due amici si danno un commuovente
addio. Da solo, Dante aspetta Beatrice nel giardino dell’Eden, può seguire da
sé il proprio desiderio perché ora la sua volontà è sanata, e può quindi
essere padrone di se stesso.
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Incontri » in
sogno Dante incontra Lia, sorella di Rachele
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Canti » beatitudine
Beati mundo corde!
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28°
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Nella foresta del paradiso terrestre
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Dante si avvia verso la foresta, da cui spira un’aria dolce che smuove le
fronte degli alberi, su cui gli uccelli cantano. Camminando nella selva,
ammira la bellezza degli alberi e del ruscello dall’acqua purissima che
accompagna il suo cammino. Al di là di esso, scorge una donna che, da sola,
canta e coglie fiori: è Matelda. Dante le chiede di avvicinarsi per poter
intendere le parole del suo canto; lei, come danzando, giunge al
fiumiciattolo e alza gli occhi verso Dante, che è colpito dalla luminosità
del suo volto e dal suo sorriso. Lei invita i tre poeti a non stupirsi del
suo sorriso, perché ella vive nel mondo bellissimo che Dio ha raccolto tutte
le meraviglie della creazione; chiede poi a Dante se non abbia altre domande,
perché il suo compito è quello di sciogliere i suoi dubbi. Dante chiede
allora perché ci siano vento e acqua, fenomeni tipici del mondo terreno, in
quel posto; Matelda spiega che quello è il paradiso terrestre, creato da Dio
come dimora per l’uomo prima che scegliesse il peccato; esso sorge sulla cima
di un monte per evitare i turbamenti atmosferici, dunque il vento è provocato
da un’altra causa, cioè dal movimento rotante dei cieli. L’aria, sfiorando
gli alberi, rimane impregnata della loro virtù generativa, consentendo così
la riproduzione di ogni pianta. Per quanto riguarda l’acqua, essa proviene da
una fonte che dipende direttamente dalla volontà divina, da cui si diramano
due fiumi: quello ai loro piedi, il Lete, che tocca la memoria del peccato, e
l’Euonoè, che rende la memoria del bene compiuto. Infine rivela che quel
luogo coincide con ciò che gli antichi chiamarono “età dell’oro”; a questa
scoperta, Dante scorge nascere un sorriso sulla bocca dei due poeti latini.
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Incontri » Matelda
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Canti » canto di
Matelda
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29°
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Paradiso terrestre
»
Matelda si incammina cantando lungo il fiume Lete, e Dante la segue
sull’altra riva, finché non lo ferma: improvvisamente, un fascio di luce
intensa illumina la foresta, e si ode un dolce suono, che si delinea poi come
un canto, e nel sottobosco l’aria si fa rossa come fuoco. L’autore prorompe
quindi in un’invocazione alle Muse, che lo aiutino a descrivere uno
spettacolo così grandioso come quello che seguirà. Dante vede scorgere da
lontano quello che gli sembrano sette alberi che, avvicinandosi si rivelano
invece sette candelabri, con fiamme luminosissime; chiede a Virgilio
spiegazioni, ma anche la sua guida è senza parole. Matelda richiama quindi la
loro attenzione verso la processione che va delineandosi dietro i candelabri.
Le sette fiammelle lasciano nel cielo la scia dei colori dell’iride; poi
seguono ventiquattro vegliardi vestiti di bianco e incoronati di gigli, che
cantano un salmo; poi quattro animali con le piume delle ali ricoperte di
occhi (erano stati descritti da Ezechiele e da san Giovanni nell’Apocalisse).
In mezzo ai quattro animali avanza un carro, trainato da un grifone; alla
destra del carro danzano tre donne: una rossa, una verde, una bianca; alla
sua sinistra altre quattro vestite di porpora. A chiudere la processione c’è
un gruppo di vecchi vestiti di bianco incoronati di fiori vermigli: prima una
coppia, poi una fila da quattro, poi un ultimo che avanza da solo, come
addormentato. Il carro giunge vicino a Dante, e si ferma quando sente il
rombo di un tuono.
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Incontri » processione:
7 candelabri
»
24 vegliardi
»
4 animali dell’apocalisse
»
al centro di essi un carro trainato da un grifone
»
3 donne alla destra del carro (rossa, verde, bianca)
»
4 donne alla sinistra del carro (vestite di porpora)
»
2 + 4 + 1 vecchi
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Canti » Matelda
canta il salmo 31: Beati quorum tecta sunt peccata!
»
si sente sempre più distinto il canto Osanna
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30°
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Paradiso terrestre
»
La processione si ferma e i ventiquattro vegliardi si volgono verso il carro;
uno di loro canta e improvvisamente appare una moltitudine di angeli che,
cantando a loro volta, cospargono tutto lo spazio di fiori. Tra i petali,
Dante vede comparire un donna velata di bianco, nello stesso modo in cui
all’alba si scorge il sole offuscato dai vapori mattutini: indossa un manto
verde e un vestito rosso come il fuoco. Dante sente dentro di sé la potenza
del suo antico amore, e rimane colpito da quella forza che ugualmente l’aveva
trafitto da appena fanciullo. Disorientato, si volge a cercare Virgilio, ma
non lo trova: silenziosamente se n’era andato, e Dante piange per questa
perdita, nonostante fosse nel paradiso terrestre. La donna chiama Dante per
nome, e lo esorta a non piangere più, perché presto avrà un motivo ben più
grave per farlo; Dante si volta a guardarla, e vede sul volto della sua
Beatrice uno sguardo severo. La donna si rivela e gli chiede come abbia
osato, lui peccatore, salire il sacro monte. Dante abbassa gli occhi dalla
vergogna, mentre gli angeli intonano canti di compassione per lui che,
sentendoli, scoppia ancora in lacrime. Beatrice spiega quindi agli angeli come
Dante avesse ricevuto una grazia straordinaria e grandi doti dalla natura
che, finché lei fu in vita, lo mantennero sulla retta via; quando morì invece
si lasciò abbindolare dai beni terreni, perdendo così se stesso. Per questo
scese agli inferi, e nel Limbo pregò Virgilio di assumersi il compito di
fargli da guida per l’Inferno ed il purgatorio.
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Incontri » Beatrice
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Canti » canto del
vegliardo: Vieni, sponsa, de Libano
» canti degli angeli: Benedictus
qui venit! e anche Manibus, date lilia plenis!
» canto degli angeli mossi a
compassione da Dante: In te, Domine, speravi
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31°
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Paradiso terrestre
»
Beatrice intima a Dante di confessare le sue colpe, ma egli, confuso e
smarrito, non riesce a parlare, neanche dopo un secondo invito. È la donna a
sbattergli in faccia tutti i suoi peccati, e Dante non può che dire un
flebile “sì” di ammissione delle sue colpevolezze, per poi prorompere in un
gran pianto. Beatrice vuole sapere le ragioni del suo traviamento, e lui
confessa che dopo la sua morte ha ceduto a desideri terreni, e non più
divini. La donna, con un tono più compassionevole e dolce, spiega a Dante la
natura del suo errore: quando morì e venne a meno la sua bellezza, non
avrebbe dovuto lasciarsi attrarre da bellezze minori ed effimere; vedendo
Dante con la testa bassa, vergognoso e pentito, lo esorta ad alzare lo
sguardo, e lui la guarda con fatica. Interrompendo gli angeli la pioggia di
fiori, Dante la può vedere in tutta la sua bellezza, e per l’intensità del
rimorso Dante sviene. Ritornato in sé, Matelda lo fa immergere nel Lete, con
la testa sott’acqua per farlo bere. Viene poi affidato alle quattro donne
danzanti, che lo conducono cantando davanti al grifone e lo invitano a
guardare Beatrice negli occhi, in cu scorge il riflesso del grifone. Le altre
tre donne invece invitano Beatrice ad alzare il velo e a mostrarsi in tutto
il suo splendore. Dante auctor si trova incapace di descrivere la sua
bellezza divina.
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Incontri » ancora
Beatrice
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Canti » no
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32°
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Paradiso terrestre
»
Dopo aver contemplato Beatrice, Dante è invitato a seguire la processione,
che si era avviata verso la foresta. Arrivano ad un altissimo albero spoglio,
l’albero della scienza del bene e del male, inaridito per colpa di Adamo. Il
carro si ferma, Beatrice scende dal carro che viene legato dal grifone
all’albero. Al contatto, la pianta si ricopre di fiori color porpora, mentre
un canto accompagna l’avvenimento. Dante, inebriato, si addormenta, finché un
bagliore e una voce che lo chiama lo ridestano; è Matelda, ancora accanto a
lui. Il grifone e i personaggi della processione risalgono al cielo, invece
Beatrice rimane accanto al carro, circondata dalle sette virtù, e preannuncia
a Dante che sarà con lei per sempre in paradiso. Improvvisamente un’aquila
piomba sull’albero, dilaniandolo e percuote violentemente il carro, in cui vi
si introduce anche una volpe, che viene scacciata da Beatrice; l’aquila torna
sul carro a deporvi le penne, e infine un drago emerge da terreno, squarcia
con la coda il carro e ritraendola ne porta via un pezzo. Così manomesso, il
carro si ricopre tutto con le penne dell’aquila, ed emette sette teste
cornute; sopra quello che rimane del carro appare una puttana che amoreggia
con un gigante, che la frusta per uno sguardo rivolto a Dante. Infuriato, il
gigante scioglie il carro dall’albero, conducendolo nella foresta, dove
scompare.
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Incontri » aquila,
volpe, drago, puttana, gigante
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Canti » mentre
l’albero fiorisce si sente un canto che non viene specificato, ma è talmente
dolce che
Dante non riesce fisicamente
a sopportare la melodia, e cade in uno stato tra il sonno e l’estasi
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33°
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Paradiso terrestre
»
Beatrice, rattristata dalla scomparsa del carro, ascolta i salmi delle sette
virtù, poi invita Dante e Stazio a seguirla insieme a Matelda. Intanto fa
avvicinare Dante, rassicurandolo e invitandolo a farle domande; ma Dante si
vergogna, e Beatrice, notandolo, lo esorta a vincere il timore. Intuendo poi
le perplessità di Dante, spiega il significato degli avvenimenti accaduti
poco prima, e preannuncia l’intervento della giustizia divina, personificata
in un imperatore, che ucciderà il gigante e la puttana: lui avrà il compito
di dire a tutti gli uomini ciò che ha visto e sentito. Spiega poi che l’albero
che hanno appena lasciato è quello della conoscenza, il cui frutto fece
peccare Adamo ed Eva; e anche se Dante non capisce tutte le spiegazioni date,
è bene che le ascolti, affinché gli rimanga impressa almeno una traccia per
poterla riferire in terra. Inoltre, questa sua incapacità a comprendere è
dovuta al fatto che in vita si è abbandonate alle credenze di fuorvianti
filosofie, ma Dante non se ne ricorda perché, bevendo l’acqua del fiume Lete,
anche la sua memoria si è lavata dal ricordo del peccato. Giungono quindi
davanti ad una fonte da cui sgorgano insieme due fiumi, come fanno il Tigri e
l’Eufrate, e Dante chiede il nome di quelle acque, ma Matelda ricorda di
avergli già spiegato la natura di quei fiumi. Poi, su invito di Beatrice, conduce
Dante e Stazio sulla sponda dell’Eunoè, facendogli bere quell’acqua; Dante si
sente purificato ed è pronto per andare in paradiso.
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Incontri » no
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Canti » salmo 78
che apre il canto: Deus, venerunt gentes
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domenica 14 settembre 2014
PURGATORIO - Divina Commedia - riassunto di tutti i canti
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