CRITICA DEL
GIUDIZIO
-
Origine e struttura dell’opera
» nasce
dal dualismo lasciato aperto
1. Critica della ragion pura » visione della realtà in termini meccanicistici »
studia la conoscenza
»
la natura, vista dal punto di vista fenomenico, appare necessaria
»
determina il mondo fenomenico “conosciuto”
2. Critica della ragion pratica » visione della realtà in termini finalistici » studia
la morale
» determina il mondo noumenico e finalistico “postulato”
»
non significa che la prima critica rappresenta la tesi, la seconda l’antitesi e
la terza la sintesi
-
Il sentimento
»
in quest’ultima critica, Kant studia il sentimento, di cui fa una “terza
facoltà”
» è
la facoltà attraverso cui l’uomo fa esperienza della finalità del reale
»
rimane comunque solo un’esigenza umana, quindi privo di un valore conoscitivo o
teoretico
»
il sentimento permette nell’individuo l’incontro (non la conciliazione) tra i
due mondi
»
la conciliazione implicherebbe l’oggettività del mezzo che concilia, ma il
sentimento è soggettivo
-
Giudizi determinanti e giudizi riflettenti
»
determinanti = giudizi conoscitivi e scientifici studiati nella prima critica
» sono i giudizi che
determinano gli oggetti fenomenici mediante le forme a priori
»
riflettenti » si limitano a riflettere su di una natura già costituita mediante
i giudizi determinanti e ad
interpretarla attraverso
le nostre esigenze di finalità e di armonia
» questi giudizi
sentimentali sono messi in contrapposizione con i determinanti
»
mentre nei determinanti l’universale è già dato dalle forme a priori, nei
riflettenti l’universale (=
principio della finalità della natura) va
cercato partendo dai particolari
»
la Critica del giudizio è un’analisi sui giudizi riflettenti
»
giudizio = significato filosofico di “organo dei giudizi riflettenti”
» è una facoltà intermedia tra
intelletto e ragione, quindi tra conoscenza e morale
-
Giudizio estetico e giudizio teleologico
»
sono i due tipi fondamentali di giudizio riflettente
»
sono entrambi giudizi sentimentali puri (derivano a priori dalla nostra mente)
» si
distinguono per il diverso rimando al finalismo, il modo di formulare il
principio di finalità
»
estetico » verte sulla bellezza, si ha quando il principio di finalità riguarda
il rapporto di armonia che si
instaura tra il soggetto e
la rappresentazione dell’oggetto » finalità “soggettiva” o “formale”
» in questi giudizi noi viviamo
immediatamente o intuitivamente la finalità della natura
» es: di fronte a un bel
paesaggio, lo troviamo corrispondente alle nostre esigenze naturali
» la finalità esprime un venire
incontro dell’oggetto alle aspettative estetiche del soggetto, come
se la natura fosse bella
“apposta per noi”
»
teleologico » verte sui fini della natura, si ha quando il principio di
finalità riguarda un presunto ordine
finalistico interno
alla natura » finalità “oggettiva” o “reale”
»
in questi giudizi noi pensiamo concettualmente tale finalità mediante la
nozione di fine
»
es: riflettendo sullo scheletro, diciamo che esso ha la funzione di reggerne il
corpo
»
la finalità esprime un carattere proprio dell’oggetto
»
anche se è chiamato “oggettivo” esprime semplicemente un bisogno della mente di
rappresentare l’ordine delle cose in modo
finalistico
-
Le definizioni della bellezza
»
estetica = dottrina dell’arte e della bellezza
»
bello non è ciò che comunque piace, ma è ciò che piace nel giudizio estetico,
fa 4 definizioni di bellezza
1. secondo la qualità, il bello è l’oggetto
di un piacere “senza alcun interesse”
»
i giudizi estetici sono caratterizzati dall’essere contemplativi e disinteressati
»
non si curano dell’esistenza o del possesso degli oggetti, ma solo della loro
immagine
»
es: guardando un bel paesaggio non è bello perché lo possiedo
»
quando si vuole sapere se una cosa è bella, non ci si interessa della sua
esistenza
»
una cosa è bella perché è bella, non perché soddisfa interessi esterni di
ordine utilitaristico, morale..
2. secondo la quantità, il bello è “ciò che
piace universalmente senza concetto”
»
il giudizio estetico si presenta con la pretesa di universalità
»
esige che il sentimento di piacere provocato da una cosa bella sia vero per
tutti, condiviso da tutti
senza che il bello sia sottomesso a qualche concetto
o esprima una qualche conoscenza
»
il giudizio estetico è quindi qualcosa di sentimentale e di extralogico, perché
le cose belle sono tali
perché vissute spontaneamente come belle
3. secondo la relazione, il bello è la
forma della finalità di un oggetto in quanto questa vi è percepita senza la
rappresentazione di uno scopo
»
la bellezza è percepita come “finalità senza scopo”
»
l’armonia degli oggetti belli non soggiace ad uno scopo determinato,
concettualmente descrivibile
4. secondo la modalità, il bello è ciò che,
senza concetto, è oggetto di un piacere necessario
»
il giudizio estetico è qualcosa su cui tutti devono essere d’accordo sebbene
non sia esprimibile
mediante concetti o regole logiche (nessuno
sa spiegare perché un fiore gli pare bello)
-
L’educazione alla bellezza
»
per il fatto che non è esprimibile attraverso principi razionali, l’educazione
alla bellezza non può
avvenire attraverso manuali tecnici, ma solo
nella ripetuta contemplazione di cose belle
In che senso
il giudizio estetico è universale
-
La condivisibilità della bellezza
» l’universalità
dei giudizi estetici non risiede solo nella possibilità di essere comunicata
»
per Kant nel giudizio estetico la bellezza è vissuta come qualcosa che deve
essere condivisa da tutti
In
tutti i giudizi coi quali dichiariamo una cosa bella, noi non permettiamo a
nessuno di essere di un altro parere, senza fondare tuttavia il nostro giudizio
su concetti, ma soltanto sul nostro sentimento.
Il
giudizio di gusto esige il consenso di tutti; e chi dichiara bella una cosa,
pretende che ognuno dia l’approvazione all’oggetto in questione e debba dichiararlo
bello allo stesso modo.
-
Distinzione tra piacevole e piacere estetico
»
piacevole = ciò che piace ai sensi nella sensazione
» origina i giudizi estetici
empirici » scaturiscono dalle attrattive delle cose sui sensi
» sono legati alle inclinazioni
individuali, personali » sono privi di universalità
» il giudizio estetico
risulta inquinato nella sua purezza, cioè soggettivo
»
piacere estetico = sentimento provocato dall’immagine o dalla forma della cosa
che diciamo bella
» è qualcosa di
puro, si concretizza dei giudizi estetici puri
» questi derivano
dalla contemplazione della sola forma di un oggetto
» solo giudizi di
questo tipo hanno pretesa di universalità, perché incondizionati
» accade
soprattutto davanti a certi fenomeni della natura (tramonto, cielo stellato…)
-
Bellezza libera e bellezza aderente
»
libera » viene appresa senza alcun concetto (es: una musica senza testo)
»
aderente » implica il riferimento a un determinato modello o concetto di
perfezione dell’oggetto definito
bello (es:una chiesa, una
statua…)
»
solo i giudizi che riguardano la bellezza libera sono giudizi estetici puri
perché gli altri sono complicati
da considerazioni intellettuali che possono
variare a seconda delle epoche e delle civiltà
»
in conclusione, i giudizi estetici puri risultano essere una fascia ristretta
di tutti i giudizi umani sul bello,
per questo non è paradossale la teoria di
Kant sulla loro universalità
Dimostrazione
dell’universalità del giudizio estetico
-
La deduzione dei giudizi estetici puri
» Kant
deve giustificare la pretesa di universalità dei giudizi estetici puri
»
risolve questo problema basandosi sulla teoria della comune struttura della
mente umana
»
il giudizio estetico nasce da un rapporto spontaneo dell’immaginazione con
l’intelletto, per cui
l’immagine della cosa appare adeguata alle
esigenze dell’intelletto, generando un senso di armonia
»
questo meccanismo risulta identico in tutti gli uomini
»
questo spiega l’universalità estetica e di un “senso comune” del bello
» questo
avviene solo mediante il sentimento e non mediante concetti
-
La rivoluzione copernicana estetica
» consiste
nell’aver fondato il giudizio estetico e la sua universalità sulla mente umana
»
il bello non è una proprietà oggettiva o ontologica delle cose (come affermava
la filosofia classica e la
dottrina medievale dei “trascendentali”) ma
il frutto di un incontro del nostro spirito con esse
»
il bello è qualcosa che nasce solo per la mente e solo in rapporto alla mente
» “se
le belle forme sono in natura, la bellezza è nell’uomo”, per cui affinché le
belle forme si traducono in
bellezza è necessaria la mediazione della
mente » la bellezza esiste solo in virtù del soggetto
»
l’armonia che costituisce la forma dell’oggetto, non è una qualità dell’oggetto
stesso, ma è l’armonia
vissuta interiormente dal soggetto contemplante,
che la “proietta” nell’oggetto
»
la bellezza non è quindi un “favore” che la natura fa a noi, bensì un “favore”
che noi facciamo ad essa
»
se la bellezza risiedesse negli oggetti, nell’esperienza, essa perderebbe la
propria universalità e non
sarebbe più qualcosa di libero perché
verrebbe imposta dalla natura
»
l’eteronomia estetica distruggerebbe l’universalità e la libertà del giudizio
estetico
-
Contro l’estetica empiristica e razionalistica
1. contro gli empiristi » avevano
ricondotto l’apprensione del bello ai soli sensi
» Kant:
distingue piacevole da piacere estetico e rivendica l’universalità
dell’esperienza estetica
»
per Kant infatti i giudizi estetici sono a priori
2. contro i razionalisti » consideravano la
bellezza come una conoscenza “confusa” della perfezione
»
Kant: l’esperienza estetica è fondata sul sentimento e sulla spontaneità
»
non ogni piacere che un’immagine può provocare in noi ha una valenza estetica
» è
estetico solo quel piacere slegato da attrattive fisiche, da interessi pratici,
da valutazioni morali e
conoscitive (= disinteressato), comunicabile
a tutti e non dipendente dai mutevoli stati d’animo
L’analisi
del sublime
-
Il sublime di Edmund Burke (filosofo irlandese)
»
oppone il sublime al bello (riconducibile alla misura, all’ordine, all’armonia)
»
il sublime è collegato alla dismisura, alla sproporzione, a tutto ciò che può destare
idee di dolore e di
pericolo, è un sentimento di “dilettoso
orrore” prodotto da qualcosa di smisurato e incommensurabile
»
l’uomo, nella sua piccolezza, prova il sublime di fronte a ciò che non può
controllare, ma che può
contemplare senza correre pericolo (es:
cascate del Niagara, una tempesta da riva)
»
Kant fa propria questa concezione e distingue in due tipi di sublime
-
Il sublime matematico
»
nasce in presenza di qualcosa di smisuratamente grande (montagne, l’universo…)
»
da un lato proviamo dispiacere perché l’immaginazione umana non riesce ad
abbracciare le grandezze
»
dall’altro priviamo piacere perché la nostra ragione è portata ad elevarsi
all’idea dell’infinito
»
il dispiacere dell’immaginazione (senso iniziale della nostra piccolezza
fisica) si converte nel piacere
della ragione (finale consapevolezza della
nostra grandezza spirituale)
» entità
smisurate (ma pur sempre finite) svegliano in noi l’idea di infinito (superiore
a qualsiasi realtà)
»
il cambiamento avviene nel momento in cui l’uomo prende coscienza del fatto che
il vero sublime non
risiede nella natura quanto nell’uomo stesso
-
Il sublime dinamico
»
nasce in presenza di poderose forze naturali (es: tempesta, tornado, cascate
del Niagara)
»
presupposto: esse devono essere contemplate al riparo da ogni pericolo,
altrimenti il sentimento sarebbe
di terrore e di paura per la perdita della
nostra vita
»
inizialmente avvertiamo la nostra piccolezza materiale e impotenza nei
confronti della natura
»
poi un sentimento di piacere per la nostra grandezza spirituale, portatrice
della legge morale
-
La sublimità della legge morale
» l’esperienza
del sublime estetico ci rende consapevoli della sublimità della nostra natura
di soggetti
» il
giudizio sul sublime non riguarda gli oggetti sensibili ma la loro
corrispondenza alle esigenze della
morale (come il bello riguarda la
corrispondenza degli oggetti alle necessità di armonia)
»
per questo il sublime per eccellenza è la legge morale
»
davanti alla forza della legge morale, della ragione che ordina il dovere,
l’uomo non può non provare un
sentimento di rispetto che lo induce a
sottomettersi ad essa, piegandosi al dovere
»
sulla base di questo rispetto l’uomo può vincere dentro di sé i condizionamenti
naturali a cui fuori di sé è
costretto a sottostarvi » in questo consiste
l’autonomia dell’uomo nei confronti della natura
-
La dialettica del sublime
»
entrambe le forme del sublime (matematico e dinamico) presuppongono una
levatura d’animo
» questo
sentimento è percepito però solamente da certi individui di una certa cultura
»
in essi si avvia il processo dialettico per cui il dispiacere si tramuta in
piacere, l’impotenza in potenza
»
solo in alcuni individui di una certa sensibilità si attua il capovolgimento
dell’esperienza
-
Il sublime e il bello: le differenze
» mentre
il bello (= corrispondenza tra l’immagine e la mente) ci procura serenità di
fronte all’armonia, il
sublime (= contrasto tra immaginazione
sensibile e ragione) provoca “fremito e commozione”
»
sono accomunati dal presupporre come condizione e fondamento il soggetto (o la
mente)
»
il soggetto o la mente dell’uomo si configura come trascendentale dell’esperienza
estetica
» bellezza
e sublime “piacciono per se stessi” » presuppongono un giudizio riflettente,
non determinante
-
Il bello nell’arte
»
fin’ora Kant aveva parlato del bello in natura, che distingue dal bello
artistico
»
risponde alla stessa definizione di bellezza
» la
natura è bella quando ha l’apparenza dell’arte (= quando assume una forma
bella) e l’arte è bella
quando ha l’apparenza della spontaneità
della natura
» arte
è suddivisa in » arte meccanica
» arte estetica = ha per scopo immediato
il sentimento di piacere e si divide in
» arte piacevole: ha per scopo
l’intrattenere, o il rallegrare
» arte bella » rappresentazione che ha il
suo scopo in se stessa
» dà un piacere disinteressato » è la vera arte
-
Il genio
»
la spontaneità dell’arte bella proviene dal “genio” = è il dono naturale, la
disposizione innata dell’animo,
il tramite con cui la natura interviene
sull’arte » apre la strada alla celebrazione romantica del genio
»
il genio ha determinate caratteristiche
1. originalità e creatività
2. capacità di produrre opere esemplari (=
che fungono da modello per gli altri)
3. impossibilità di mostrare
scientificamente come compie la sua produzione
4. è inimitabile
5. esiste solo nel settore delle arti belle
(la scienza fornisce degli ingegni, non dei geni)
Newton
avrebbe potuto, no solo a se stesso, ma ad ogni altro, render visibili ed
additare precisamente all’imitazione tutti i suoi passi, dai primi elementi
della geometria fino alle grandi e profonde scoperte;ma nessun Omero o Wieland
potrebbero mostrare come si siano prodotte e combinate nella sua testa le sue
idee, ricche di fantasia e dense di pensiero, perché non lo sa egli stesso, e
non può quindi insegnarlo ad altri.
[…]
l’abilità dell’artista non è comunicabile, ma vuole essere dato ad ognuno
direttamente dalla mano della natura, e muore con lui, finché la natura, un
giorno, non dia il dono ad un altro.
Il giudizio
teleologico
-
La tendenza a pensare finalisticamente
»
secondo Kant l’unica visione scientifica del mondo è quella meccanicistica,
basata sulla categoria di
causa-effetto e sui giudizi determinanti
»
tuttavia deve constatare che nella nostra mente si sviluppa una tendenza
irresistibile a pensare
finalisticamente = a scorgere nella natura
l’esistenza di cause finali, sia estrinseche sia intrinseche
»
di fronte all’ordine generale della natura presentato dal meccanicismo, non
possiamo fare a meno di
concepire una causa suprema (Dio) che
“agisce con intenzione”
»
l’uomo ha bisogno di credere che la natura sia organizzata in modo tale da
rendere possibile la libertà e la
moralità, e sia creata per l’uomo, poiché
senza di esso “la creazione sarebbe un semplice deserto”
-
Il carattere non teoretico del giudizio teleologico
»
ma in filosofia non è lecito trasformare i bisogni in realtà
»
ribadisce quindi che il giudizio teleologico è privo di valori teoretici o
dimostrativi, perché la sua base (=
la finalità) non è un dato verificabile ma
solo un nostro modo di vedere il reale
»
pur sapendo ciò, l’uomo non può fare a meno di avere un rimando teleologico,
perché il meccanicismo
non è in grado di offrire una spiegazione
soddisfacente e totale dei fenomeni naturali
»
“non c’è nessuna ragione umana che possa sperare di comprendere secondo cause
meccaniche la
produzione sia pure di un filetto d’erba”
»
il giudizio teleologico non può pretendere di valere scientificamente anche se
può essere principio
euristico per la ricerca di leggi
particolari della natura, di fronte a cui il meccanicismo risulta impotente
» è
opportuno considerare il finalismo come un promemoria critico, che ricorda i
limiti della visione
meccanicistica e l’intrascendibilità
dell’orizzonte fenomenico e scientifico
-
Kant e il romanticismo
»
partendo da Kant i romantici pretenderanno di fare irruzione nel mondo del
noumero trasformando i
postulati della morale e le esigenze del
sentimento in altrettante realtà
-
La Metodologia del Giudizio teleologico
» determina
l’uso del giudizio teleologico nei confronti della fede razionale espressa
nella seconda critica
»
la teleologia come scienza non appartiene né alla teologia né alle scienze
della natura, ma alla critica
»
la teleologia non è una dottrina positiva, ma è una scienza dei limiti
»
consente di riconoscere nell’uomo lo scopo della creazione in quanto essere
morale
»
la teleologia dimostra che per l’uomo la realizzazione degli scopi che egli si
propone come soggetto
morale non è impossibile, perché quegli
scopi sono gli stessi della natura in cui vive
»
quindi la teleologia rende possibile una prova morale dell’esistenza di Dio
»
la moralità è possibile anche senza la fede, ma la fede garantisce la
possibilità di una sua realizzazione
nel mondo
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