ELLENISMO
-
Contesto storico
»
la parola ellenismo fu introdotta per la prima volta nell’Ottocento
»
individua il periodo che va dalla morte di Alessandro Magno (323 a.C.) alla battaglia di Azio (31 a.C.)
»
l’impero di Alessandro Magno è avvertito come una pagina del tutto nuova per la
storia
»
il mutamento fu definitivo con l’avanzare della potenza romana nel II sec a.C.,
fini alla conclusione delle
guerre puniche (146 a.C.), che determina la
definitiva affermazione di Roma su Cartagine con la
distruzione di Corinto, che coincide con la
definitiva sottomissione della Grecia a Roma
-
I tre regni ellenistici
» alla
morte di Alessandro (323 a.C.), quando aveva solo 33 anni, i suoi successori (i
diadochi), che non
avevano un’autorevolezza pari, non riuscirono
a salvaguardare l’unità di un territorio così vasto
»
ci fu una dura contesa da parte dei suoi generali per il possesso di tutte le
terre, indebolendo così il potere
»
la politica di integrazione di Alessandro poi aveva suscitato molte proteste, e
presero l’inferiorità dei
successori come occasione per i loro
tentativi autonomistici
»
primi decenni del III sec si arriva ad una spartizione del territorio e alla
costituzione dei regni ellenistici
1. regno di Macedonia » dinastia degli Antigonidi
» la
dinastia di re prende il nome dal fondatore Antigono, uno dei generali
successori di Alessandro
» regno
intrinsecamente debole per i contrasti perenni tra Greci e Macedoni; le
divisioni interne fecero sì che quello macedone fu il primo dei regni ellenistici
a cadere sotto il dominio romano
2. regno d’Egitto » dinastia dei Tolomei
» aveva
il controllo delle coste africane fino ai confini dell’Asia
»
prende il nome dal fondatore Tolomeo, che, seguendo Alessandro, si presentò
come successore dei
faraoni, e attuarono un’intelligente
politica di rispetto e valorizzazione delle diverse etnie
»
fu tra tutti il regno ellenistico più stabile: rimase nelle mani dei Tolomei
fino all’evento della
potenza romana (ultima regnante fu Cleopatra
VII)
»
notevole fu l’apertura dei Tolomei verso i Greci, e la politica culturale
improntata al mecenatismo
3. regno di Siria » dinastia dei Seleucidi
»
la dinastia prende il nome dal fondatore capostipite Seleuco; i successivi re
della dinastia ebbero
nomi che si alternavano tra Seleuco e
Antioco (capitale = Antiochia)
»
si estendeva nei territori conquistati da Alessandro nelle regioni d’Asia (a
partire dall’Asia Minore)
» la
sua intrinseca debolezza consiste nella vasta estensione e nella conseguente
differenzazione dal
punto di vista etnico » i sovrani scelsero
di esercitare una politica di forte ellenizzazione
»
conseguenza dell’ ellenizzazione = resistenza di molte popolazioni locali
» l’elemento
greco appare come simbolo di odiosa dominazione
»
questa debolezza li rende prede facili delle popolazioni limitrofe: i Parti da
Oriente, la popolazione
celtica dei Galati, i Romani da Occidente »
in poco tempo ha perso tutti i territori orientali
4. regno di Pergamo » dinastia degli Attalidi
» dinastia
prende il nome dall’esponente più illustre Attalo I
»
si forma all’interno del regno dei Seleuci, in seguito a uno dei tanti moti
secessionistici
» fu
il regno più piccolo, dovette fronteggiare i vicini Seleucidi, Galati, Macedoni
»
per contrastare gli avversari: politica filo romana » gli consentì di
sopravvivere sino al 133 a.C.
» 133
» re Attalo III, muore senza avere eredi maschi, lascia in eredità il suo regno
a Roma
»
non era una potenza politica e militare
notevole, ma florido economicamente
»
politica ragguardevole di spessore » la fa diventare uno dei centri culturali
più importanti
-
l’impero di Alessandro
»
premessa: non sappiamo molto di questo personaggio fondamentale per la storia
perché le biografie che
abbiamo di lui sono molto tarde (la prima è
del I sec d.C.), non abbiamo cronache del tempo
»
aveva creato un impero di ampiezza sconfinata, il più grande che la storia
avesse conosciuto, che
abbracciava tutto il mondo allora
conosciuto
»
aveva sostituito alla realtà locale della polis una struttura politica unitaria,
aveva un progetto di
integrazione culturale e di fusione popolare (diede infatti ordine ai suoi generali di sposare
principesse
locali e prende lui stesso in sposa una
principessa africana)
»
questa fusione non avviene indolore » i Greci si sentono diversi e anche
superiori
»
per ottenere ciò che voleva, cioè l’impero più vasto della storia fino a quel
momento che potesse durare
nel tempo, elaborò un progetto diretto verso
la creazione di un’unione più profonda che quella politica
»
Alessandro, dovunque andasse, fondava una piccola città di nome Alessandria
(fattore di unione)
» molto
interessante è la sua scelta religiosa » quando conquista l’Egitto (che
allora era sotto il dominio
della monarchia persiana), si presenta come liberatore
e valorizzatore delle tradizioni e del passato
egiziano proponendosi come discendente
del faraone, e quindi come figlio di dio » nel santuario del dio
Ammone si fa proclamare ufficialmente dio »
cosa impensabile per i Greci
»
gli Egiziani guardano a lui come liberatore della dominazione persiana,
che si era imposta come
dominazione economica, senza imporre loro la
propria religione
»
dal suo progetto di integrazione culturale e politica nasce l’ellenismo:
quell’epoca caratterizzata dalla
contaminazione, dal cosmopolitismo e dalla
conseguente individualizzazione
- Possiamo dividere
l’ellenismo in due epoche
1. dal 323 al 146 a.C. » momento in cui Roma conquista la Grecia
» luoghi
fondamentali = capitali dei regni ellenistici
»
ma dal III secolo la potenza romana inizia ad entrare in diretta relazione con
i regni ellenistici
»
le guerre illiriche portano Roma nella penisola balcanica
»
durante le guerre macedoniche Roma si presenta come paladina dell’autonomia dei
Greci
»
ne 146 a.C. » Corinto e lega achea
cercano di opporsi all’avanzata della potenza romana » sconfitte
»
“la Grecia, una volta conquistata, conquistò il suo feroce vincitore e
introdusse le arti nel Lazio
agreste” » Orazio, epistola II » diffusione
della cultura ellenistica a Roma trasportando opere e colti
2. dal 146 al 31 a.C. il luogo di attrazione diventa Roma
»
c’è una decadenza delle capitali ellenistiche, poi era stato conquistato il
potere politico
»
questa seconda parte di ellenismo non ha molti spunti creativi (a parte
Polibio), non c’è creatività in
ambito greco, ma c’è solo uno sviluppo
del passato e l’insegnamento ai romani da parte dei dotti
» questo
vuoto di un secolo è stata la condizione perché si sviluppasse la
letteratura latina
-
mecenatismo romano: i circoli
»
gli studiosi si spostano a Roma, dove diventano maestri dei romani
di filosofia, poesia e retorica
»
ci sono grandi famiglie che ospitano i circoli, e fanno mecenatismo
(come i Scipioni e i Messalla)
»
gli Scipioni sono la prima e la più grande famiglia di mecenati che ospita un
circolo nelle sue residenze
»
caratteristico dell’ellenismo è il rapporto tra intellettuale e il potere
» arte al servizio del potere
»
le famiglie romane svolgono lo stesso rullo che in precedenza svolgevano i re
greci
» Roma
è una repubblica: non c’è il re e non è lo Stato che si incarica di questo
compito
»
c’era poi una forte opposizioni da parte delle istituzioni romane (portavoce è
Catone)
-
passaggio da cittadino a suddito
»
il cittadino greco, abituato a concepire se stesso come parte di una comunità
politica a lui familiare si
trova in breve inserito in una realtà
esponenzialmente più vasta di cui sfuggono i contorni
»
l’uomo ellenistico non vive più in una democrazia, ma in una monarchia
»
implica che non si sente più un polites » viene persa la caratteristica
fondamentale dell’uomo del V sec
»
la sua appartenenza non è più alla città, non si sente parte di niente
» esiti
opposti ma complementari » individualismo
»
cosmopolitismo
»
due categorie apparentemente antitetiche diventano due poli della medesima
realtà
- Nascita dell’individuo: concepirsi solo di fronte al mondo
» l’uomo
si sente importante non più in quanto appartiene ad un nucleo, ma trova
un valore in se stesso
» che
cosa sono se non sono un cittadino ateniese? Un essere umano, sono un “io”
e non mi sento legato
ad altre appartenenze se non all’umanità
intera, formata dall’insieme di singoli individui, di singoli “io”
- Cosmopolitismo: l’individuo diventa cittadino del mondo
» dalla
contaminazione del mondo greco da parte di diverse civiltà ne consegue la perdita
di un’identità
specifica e l’acquisto di un’identità
più ampia con il mondo » nasce l’idea dell’appartenenza al mondo
»
quando verrà trasferita a Roma attraverso Terenzio, viene chiamato con il
termine romano humanitas
» humanitas
= l’essere un uomo, è l’appartenenza all’insieme degli uomini
» indica sia l’insieme
degli uomini sia l’idea per cui essendo uomo, ho un legame con tutti
» Teocrito: “Homo
sum: nihil umani a me alienum puto” frase simbolo dell’humanitas
romana
»
da una parte il sentirsi appartenente ad una realtà annienta l’io? Il rischio è
quello di discriminare tutto il
resto. D’altra parte il cosmopolitismo
rischia di essere più teorico che pratico, cioè la concezione molto
vaga di essere tutti fratelli e amici per
poi lasciare la persona sostanzialmente sola
-
L’autarchia
»
in seguito alla nascita dell’individualismo, c’è la sua estremizzazione,
che è l’autarchia
» in
questo contesto nasce nelle teorie filosofiche ellenistiche il nuovo
concetto di autarchia, cioè
autosufficienza, il “bastarsi da
sé” (da ἀρκέω = bastare), presente nell’epicureismo (perché per soddis-
fare
i bisogni naturali e necessari l’uomo non ha bisogno di altro) e soprattutto
nello stoicismo
(conseguenza dell’apatia e dell’atarassia,
perché i legami comportano preoccupazioni e passioni)
» è
il punto massimo dell’affermazione dell’individuo, ma è un’utopia
impossibile
»
permette di vivere ovunque senza sentirsi legato a nulla
»
atarassia epicurea e apatia stoica: non avere nessun tipo di turbamento, di
passione, di inquietudine,
neanche sentimenti positivi, è, per dirlo
con un termine negativo, la totale indifferenza
» felicità
» fondata sul non avere bisogno di niente, sul bastare a se stessi,
sull’assenza di eccessi
» è espressa attraverso una “ricetta”
di vita da seguire per essere felici
-
La Tuche = la casualità
» è
il semplice accadimento, il meccanico avvenire delle cose, non c’è
nessuna divinità dietro la Tuche
» è
l’assenza di un disegno divino che guidi la storia, che la sorregga e la
indirizzi, è l’opposto del
concetto di finalità, è il meccanicismo
fenomenico » ciò che succede, succede e basta
» contraddizione
» ad un certo punto viene essa stessa divinizzata: abbiamo ritrovato statue
della dea
Tuche e spesso viene divinizzata anche nelle
opere letterarie
»
c’è comunque il bisogno di pensare che la fortuna si muova con un criterio, di
credere che ci sia un dio
» l’Edipo
di Sofocle si dice “figlio della Tuche”, ma questo concetto di causalità viene
criticato, perché si
scopre che tutto in realtà era già stato
previsto dagli dei tramite l’oracolo di Apollo, tutto è voluto
»
in Euripide inizia a farsi strada l’idea di Tuche
»
però non tutti condividono il concetto di Tuche, come gli stoici,
che hanno un’idea molto vaga della
divinità, i quali affermano l’esistenza di
una provvidenza (πρόνοια), secondo cui ciò che avviene, è per
un disegno positivo » questa corrente però non
è quella della mentalità dominante
- Perché Roma si oppone alla diffusione della cultura ellenistica a Roma
» Roma
non è un regno, ma una repubblica, per cui c’è bisogno che l’uomo romano si senta parte della
vita politica » un suddito è impossibilitato in questo (proprio da
questo ha potuto generarsi l’ellenismo)
» questa
cultura ellenistica è vista come pericolosa dalle istituzioni romane perché impedisce
l’identificazione con il civis romanus
» si teme la disgregazione dell’unità politica
»
finisce l’idea tradizionale di μοῖρα, che è la parte di universo che tocca a
ciascuno, ripartita da un dio
secondo giustizia (non secondo un bene) » μοῖρα,
τύχη, πρόνοια sono tre concetti ben distinti
» pericolo
per i romani = corruzione della mentalità » vengono a contatto con una pluralità di idee
diverse e contrastanti tra loro, ma
principalmente con l’ambiente ellenistico
-
Greci e βάρβαροι
» i
Greci si trovano a condividere l’appartenenza alla medesima comunità politica
con popolazioni che
consideravano altre da sé, i βάρβαροι,
i “non Greci” » nascono città cosmopolite come Alessandria
»
Alessandria: massima capitale dell’impero, il centro culturale più attivo
»
integrazione tra i popoli non avviene sempre con i medesimi esiti
»
fenomeno di adeguamento e integrazione reciproca tra elemento greco e non greco
»
diffusione della letteratura e della lingua greca
- La lingua ufficiale: la
κοινή διάλεκτος (“lingua comune”)
»
Alessandro si pone il problema di quale possa essere la lingua veicolare per
tutto il suo impero » il greco
» la
lingua ufficiale dell’impero di Alessandro fu una forma particolare di greco,
non corrispondente a
nessuno dei dialetti locali di età arcaica e
classica (anche se formata su una base essenzialmente attica)
»
perché il dialetto attico? In virtù della preminenza politica e culturale
di Atene nel corso del V-IV sec,
infatti l’attico aveva assunto da tempo il
ruolo di lingua ufficiale nei paesi della lega delio-attica
» la
κοινή διάλεκτος è una specie di attico semplificato (es: si perde l’uso del
duale)
»
in realtà ci sono più κοιναί διάλεκτοι: c’è una lingua comune per la
letteratura, per il linguaggio parlato e
per la burocrazia e la politica » poi
sopravvisse a lungo l’uso dei dialetti locali
»
es: Pilato fa scrivere l’incisione sulla croce di Gesù Cristo in aramaico,
latino e greco » pur essendo
provincia romana usa il greco perché è la
lingua comune, per cui tutti avrebbero potuto capire
-
I centri di cultura
» Atene
» non cessa di essere un importante centro culturale, soprattutto diventa la base
per la filosofia
ellenistica (Accademia
platonica, Peripato continuano ad essere attivi + nuove scuole filosofiche
come quella stoica e il Giardino
epicureo ) » è una tendenza andare a formarsi ad Atene, è trendy
» resta più come luogo storico che
come sede di un reale potere politico
» Alessandria
» vera capitale della cultura ellenistica (IV-III-II sec) fondata da
Alessandro, fiorisce sotto i
Tolomei (anch’essi si
ripropongono come faraoni)
» diventa simbolo del
cosmopolitismo: crocevia di popoli diversi
» biblioteca
diventa spazio di raccolta e di conservazione dei testi antichi ma anche luogo
di
incontro, polo di
attrazione degli intellettuali e uomini di cultura
» altri
luoghi di attrazione = Pergamo, Antiochia, Rodi, Cirene, Cartagine, Roma
(esordisce dal III sec)
-
Caratteristiche della commedia nuova
1. semplificazione metrica » si utilizza solamente il trimetro giambico
» in contrapposizione,
Aristofane aveva una metrica ricchissima
2. semplificazione scenografica (spesso è Atene)
»
l’ambientazione rimane comunque sempre solo relegata agli esterni (vale
per tragedia e commedia)
3. il linguaggio abbandona ogni licenziosità
» già nella mèse
»
abbandono dei tratti scurrili della commedia Antica (es: Aristofane)
4. temi connessi con la rappresentazione della vita umana
negli aspetti sociali e individuali
» totale
eliminazione di temi di attualità » una delle differenze principali
rispetto alla commedia antica » non si giudica più l’attualità sui temi più
scottanti della vita della polis » non esiste più la polis!
»
non c’è un’eliminazione del giudizio, dell’intento pedagogico, ma esso viene
generalizzato,
diventando un giudizio morale, sulla vita, valido
per tutti gli uomini » ecco perché i latini prendono
spunto da questo teatro, perché è esportabile
anche a Roma (es: Persiani di Eschilo non è
esportabile né riadattabile, perché rimane
legata a quel fatto, se invece parlo dell’amore è per tutti)
»
tratta di soggetti universali, riflessioni etiche generali, prospettive
di convivenza positiva fra i popoli,
imprevedibilità del destino, solidarietà
umana, amicizia, amore, vizi e virtù
» rarissimi
riferimenti a fatti storici o ad attacchi a personaggi in vista
» rinuncia
ai temi mitologici (quando assunti, solo con intenti parodici)
5. personaggi: le classi sociali rappresentate sono
generalmente quelle medio-basse
»
per questo la commedia nuova viene definita “commedia borghese”
» i
personaggi sono gente comune
»
alcuni diventano personaggi fissi, stereotipati, dei “tipi
umani”, addirittura delle maschere
(es: l’innamorato giovane, il
servo astuto, il soldato, la prostituta…)
6. radicale cambiamento della componente
corale
»
il coro, che già nella mèse aveva assunto un ruolo assolutamente marginale,
rimane lo stesso anche
nella nèa » nei copioni si legge
semplicemente «χοροῦ» “del coro”, una parte non scritta
» il
coro si riduce ad un intermezzo musicale improvvisato di danze, un
intervallo spettacolare di
intrattenimento che interrompe la
vicenda per far riposare lo spettatore
» non
centra con la rappresentazione, è una parte aggiuntiva, non ha un valore
per lo svolgimento
»
si capisce quindi perché le commedie latine che nascono da queste
dell’ellenismo, non hanno il coro,
e spesso non hanno neanche questa
interruzione (es: Plauto)
»
l’intermezzo è utile anche per avere più libertà nei confronti dell’unità di
tempo e di luogo: infatti il
pubblico può pensare che durante la pausa la
vicenda si andata avanti, mentre senza pause tutto
quello che viene rappresentato è tutto
quello che succede
7. differenza nello scopo: diverso anche il pubblico romano
rispetto a quello greco
»
molto più villano: si distrae, parla, commenta, fischia ciò che non gli
piace, se ne va se si annoia
»
va a teatro per intrattenimento, non per essere educato rispetto a
qualcosa inerente alla vita pubblica
»
il teatro è svago, distrazione dalla vita quotidiana (per questo non
vengono trattati temi di attualità)
»
le rappresentazioni non avvengono nel contesto di feste religiose,
non hanno un valore politico
»
avendo come scopo l’intrattenimento, il pubblico richiede e si aspetta di
più dal regista: pretende di
non essere annoiato, di venire stupito » si
deve interessare il pubblico in ogni momento
»
valore educativo del teatro cessa con la polis » il compito del poeta non è
più di educare
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