FICHTE (1762-1814)
LA DOTTRINA DELLA
SCIENZA
» ha lo scopo di dedurre
necessariamente dall’Io l’intero mondo del sapere (materia e forma)
» problema in cui si scontra
= natura dell’io
L’infinitizzazione
dell’io
Kant » riconosce l’io penso
come principio supremo della conoscenza, come un’entità gnoseologica
» l’io penso è principio formale della
realtà, non materiale, perché la materia esiste indipendentemente
» la conoscenza è intesa come una
sintesi di materia e di forma
» materia = la molteplicità caotica,
mutevole delle impressioni sensibili che provengono
dall’esperienza »
costituisce l’elemento empiristico a priori
» forma = insieme delle modalità fisse
attraverso cui la mente umana ordina le impressioni
» è un’attività spontanea ma limitata
dall’intuizione sensibile, perché presuppone l’esistenza di altro da
sé, quindi l’io è un principio
finito, perché è un principio formale che dipende da una materia già data
Fichte » l’io è il principio
non solo formale ma anche materiale della conoscenza
» quindi l’io non è limitato da
nulla se si abolisce il concetto-limite di cosa in sé, se non si considera la
realtà come un dato già
esistente, la cui esistenza non dipende dal mio io che la percepisce
» l’io è quindi infinito, è
un’assoluta attività, spontaneità e libertà
I principi
della Dottrina della scienza
Cambio di prospettiva nei
confronti della filosofia:
» la filosofia non è più
semplice ricerca del sapere
» la filosofia diventa un
sapere assoluto e perfetto, perché diventa conoscenza e consapevolezza di quel
principio che fonda ogni conoscenza e ogni
realtà, cioè diventa conoscenza dell’io = autocoscienza
» la filosofia diventa
scienza dell’autocoscienza perché noi possiamo dire che qualcosa esiste solo
rapportandolo alla nostra coscienza » per
questo dice che ogni cosa è un essere-per-noi
» la coscienza è quindi il
fondamento dell’essere (tutto ciò che esiste esiste solo in rapporto con la
coscienza)
e l’autocoscienza è il fondamento della
coscienza = autocoscienza → coscienza → conoscenza → essere
» quindi l’autocoscienza è il
fondamento del sapere, perché è fondamento della coscienza
Dalla deduzione
trascendentale kantiana alla deduzione assoluta di Fichte
»
deduzione trascendentale = ragionamento con cui Kant dimostra la soggettività e
insieme universalità (e
quindi l’oggettività) delle categorie e
risponde al perché e come le categorie, essendo forme soggettive
della mente, pretendono di valere anche per
gli oggetti, per una natura che non è creata dall’intelletto
»
Kant risolve questi quesiti nel principio dell’io penso
»
quella fichtiana è una deduzione assoluta, o metafisica che fa derivare dall’Io
sia il soggetto sia l’oggetto
del conoscere come principio assoluto
indipendente dalla realtà
i tre principi sono
1. l’io pone se stesso » tesi
» come libera attività
autocreatrice e infinita
» come condizione
incondizionata di se stesso e della realtà
» come principio
primo del sapere, della conoscenza
» il
principio d’identità (A=A) era stato da sempre riconosciuto come principio
primo della conoscenza,
invece Fichte afferma come ad esso preesiste
un altro principio, cioè l’esistenza dell’Io
»
affinché A sia formalmente uguale a se stesso, prima deve esistere A »
esistenza che veniva assunta
ipoteticamente e che Fichte giustifica da un
Io che pone A
»
l’esistenza di A dipende da un Io che la pone, perché senza l’identità dell’Io
(Io = Io) l’identità logica
(A = A) non è giustificata
»
per questo l’Io è principio primo e universale del sapere
»
che l’Io pone se stesso significa che si pone come esistente, cioè che è
autocreazione
»
autocreazione = intuizione intellettuale che l’io ha di se stesso
2. l’io pone un non-io » antitesi
»
l’Io non solo pone se stesso, ma oppone anche a se stesso qualcosa d’altro da
sé
»
non-io = qualcosa che non è l’io = oggetto, mondo, natura
»
il non-io è opposto dall’Io e quindi è nell’Io perché rientra comunque
nell’unità dell’Io infinito
»
questo fatto deve accadere affinché sia possibile la conoscenza perché l’Io per
cogliersi ha bisogno di
qualcosa da opporre a sé per distinguere se
stesso
»
ripropone il rapporto soggetto-oggetto in termini di necessità: che senso
avrebbe un soggetto se non
esistesse un oggetto, un’attività senza un
ostacolo, un positivo senza un negativo?
»
novità assoluta = l’oggetto è contenuto nel soggetto
3. l’Io oppone (nell’Io) all’io divisibile
un non-io divisibile » sintesi
»
l’io ponendo il non-io si trova limitato da esso
»
ma » il non-io è limitato a sua volta dall’Io
»
con questo terzo principio perveniamo alla situazione concreta del mondo:
abbiamo una molteplicità di
io finiti che hanno una corrispondente
molteplicità di non-io associati, a loro volta finiti
»
Fichte utilizza il termine “divisibile” per dire “finito” e “molteplice”
»
sia l’io divisibile sia il non-io divisibile sono contenuti nell’Io
indivisibile
Capisaldi dell’intera
dottrina di Fichte
1. esistenza di un Io infinito come libera
attività creatrice e autocreatrice
2. esistenza di un io finito limitato da un
non-io = l’uomo come intelligenza o ragione
3. esistenza di un non-io = è l’oggetto, la
natura che si oppone all’io finito ma è compreso nell’Io infinito
Conseguenza » questi principi
fondano la spiegazione della realtà alla luce dell’Io = deduzione idealistica
» nuova metafisica dello
spirito e del soggetto in contrapposizione alla metafisica
trascendentale o
dell’oggetto (quella della scolastica)
Precisazioni
1. i tre principi non vanno interpretati in
ordine cronologico bensì logico
»
non intende che prima esiste l’Io, poi che esso pone un non-io finito e infine
l’io finito
»
dice semplicemente che esiste un io che per essere tale deve presupporre un
non-io, trovandosi così ad
esistere concretamente sottoforma di io
finito
»
tutto questo ragionamento è per dire che la natura non è una realtà autonoma
che precede lo spirito, ma
esiste soltanto come momento dialettico
dell’Io, quindi esiste per l’Io e nell’Io insieme
2. l’Io è finito e infinito nello stesso
tempo
»
l’Io è finito in quanto è delimitato dal non-io
»
l’Io è infinito in quanto il non-io esiste solo come polo dialettico dell’Io,
cioè per l’Io e nell’Io
3. l’Io infinito è l’insieme degli io
finiti
»
come l’umanità è l’insieme di ciascun uomo
» differenza
= l’Io infinito (o “assoluto” o “puro”) è eterno, mentre gli io finiti non durano
nel tempo
4. l’Io infinito è la meta ideale dell’io
finito
» ciascun
io finito è infinito in quanto tende ad esserlo
»
l’infinito non è una “sostanza”, un’ “essenza” già data, ma un dovere, una
missione
» se
l’Io infinito è un Io libero di limiti, l’uomo è uno sforzo infinito verso la
libertà, una lotta
inesauribile contro il limite, quindi contro
la natura esterna (le cose) e interna (istinti irrazionali)
»
il compito dell’uomo è l’umanizzazione del mondo = processo per cui si prende
coscienza che la
natura è prodotta dall’io e per l’io, cioè secondo
gli scopi umani, per risponde alle esigenze dell’io
»
l’uomo ha una dipendenza naturale dall’infinito, è desiderio di infinito, fatto
da e per l’infinito
»
conseguenza » dare origine ad una natura plasmata secondo i nostri scopi
» dare origine ad una
società di esseri liberi e razionali
NB: che cosa permette
l’oggettività della realtà, se essa è prodotta dall’io? Non è vero che l’uomo
produce
consapevolmente la realtà, perché essa
è prodotta dall’Io infinito
5. la missione dell’io finito resta
impossibile da realizzare
»
perché » se l’io finito riuscisse a superare tutti gli ostacoli, l’Io infinito
cesserebbe di esistere
» l’uomo sarà sempre a contatto
con un non-io
» l’Io infinito, per essere tale,
deve presupporre un non-io
»
dal movimento della vita si passerebbe ad un concetto statico di perfezione,
tipico della filosofia
classica, mentre quello affermato da Fichte
è un concetto dinamico di perfezione
»
perfezione = sforzo incessante di auto perfezionamento
»
scopo della vita = perfezionarsi = lottare contro il non-io per tornare in
armonia con l’Io
»
in questo consiste lo sforzo romantico, titanico, che non ha esito, ma che
costituisce l’uomo
NB: Fichte non arriva a
riflettere sulla libertà dell’uomo. Per la concezione dialettica, la libertà
non esiste
perché tutto è determinato. La
concezione di libertà assume un nuovo significato, che esclude il libero
arbitrio, ma viene affermata come
autodeterminazione
La filosofia di Fichte ha
successo perché esprimeva l’aspirazione generale dell’epoca
» mentre la filosofia di Kant
era una filosofia del finito, e quindi più adatta all’Illuminismo
» la filosofia di Fichte si
presentava come filosofia dell’infinito
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