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Soggetto: è insolito il soggetto di un fatto di cronaca contemporaneo
(naufragio di una spedizione polare; la nave si chiamava Speranza). Qual
è allora la differenza con la Zattera della Medusa di Gericault che pure
mostrava un fatto di cronaca? Mentre l’artista francese aveva posto al centro
della sua opera il fatto di cronaca, che esso stesso esprimeva il cuore del suo
messaggio, in quest’opera di Friedrich la storia ha solo un ruolo marginale, è
un pretesto. Questo è evidente dal fatto che la nave stessa non è
immediatamente riconoscibile tra l’ammasso di ghiaccio che la seppellisce. Più
che una denuncia alla società il quadro è una metafora, interpretazione
suggerita dallo stesso titolo: Il naufragio della Speranza che avrebbe
potuto scrivere anche con la s minuscola.
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Rapporto tra uomo e natura: in questo quadro è la natura a
prevalere nettamente sulla presenza umana, che pure c’è, compare brevemente da
sotto le macerie di ghiaccio, una distesa senza fine di ghiaccio.
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Colore e disegno: anche in quest’opera Friedrich gioca
sull’alternanza tra il disegno definito del ghiaccio dai contorni nettamente
tagliati, e il cielo liquido e indefinito. Cielo e terra sono però accomunati
dalle stesse tonalità di colorazione: azzurro su azzurro, colore che domina
tutta la tela.
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Impostazione della scena: l’artista dispone le lastre di
ghiaccio secondo una costruzione che fa prevalere le linee diagonali, tutte
dirette verso la stessa direzione, rivolte verso l’alto. Si possono notare
anche dei frammenti di ghiaccio posizionati sulla fascia inferiore del dipinto,
che assomigliano a frecce che indicano il cielo nel suo squarcio più luminoso e
chiaro. È interessante notare questo riferimento al cielo in una scena di morte.
Forse l’artista vuole dirci che l’uomo non può andare oltre certi limiti e che
non può raggiungere la meta infinita? Forse che invece anche dopo la morte
tenderà al cielo infinitamente azzurro oltrepassando così la sua natura finita
e corruttibile?
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