FENOMENOLOGIA DELLO SPIRITO
Fenomenologia = scienza di ciò che appare
»
dato che tutta la realtà è spirito, consiste nell’apparire dello spirito a se
stesso = progressiva presa di
coscienza dello spirito di essere tutta la
realtà cioè l’Assoluto in quanto identità di finito e infinito
Il
principio della risoluzione del finito
nell’infinito può essere visto da due punti
di vista diversi
1.
prospettiva
diacronica (quella della Fenomenologia
dello spirito)
» analisi storica della presa di coscienza da parte
dell’uomo, del viaggio dello spirito attraverso la
coscienza
umana per giungere a possedere se stesso e a concepirsi come Assoluto
2.
prospettiva
sincronica (quella dell’ Enciclopedia
delle scienze filosofiche in compendio)
» osservazione da parte del filosofo del fenomeno
quale appare in atto in quel preciso momento
» analizza la coesistenza dei tre momenti logici in un
unico momento temporale, come in una foto
Il
progressivo “conoscersi” dello spirito avviene attraverso una serie di “figure”:
»
figure = tappe ideali che hanno trovato ciascuna un’esemplificazione
tipica nel corso della storia e che
esprimono tutti i settori
dell’uomo (conoscenza, società, religione, politica…)
» sono momenti della storia
del pensiero in cui riconosco una progressiva presa di coscienza
»
per questo sono considerate anche i momenti della progressiva conquista
della verità da parte dell’uomo
»
il percorso delle fenomenologie è quello della “coscienza infelice” che non sa
di essere tutta la realtà
»
condivide l’idea tipicamente illuministica di un progresso
umano, ma in una prospettiva diversa: mentre
per Hegel il progresso è necessario, per gli
illuministi non avviene senza un’iniziativa dell’ “illuminato”
»
Hegel concepisce se stesso come massimo punto della realizzazione del viaggio
della coscienza, quindi
pensa che dopo di lui la filosofia non possa
più progredire (Benedetto Croce lo critica anche per questo)
La Fenomenologia si divide in due parti
1.
prima
parte = tre momenti della » coscienza (tesi) » prevale l’attenzione verso
l’oggetto
» autocoscienza (antitesi) » prevale l’attenzione verso i soggetto
» ragione (sintesi) » riconosce l’unità profonda tra oggetto e soggetto
2.
seconda
parte = tre sezioni » dello spirito
» della religione
» del sapere assoluto
LA COSCIENZA = rapporto che ho
con l’oggetto percepito come esterno, altro da sé
A
sua volta si articola in tre momenti:
1.
la certezza
sensibile (tesi)
= intuizione immediata dell’oggetto,
sapere immediato
» critica a tutte le forme di sapere immediato
» appare a prima vista come la forma di conoscenza
più certa e più ricca
» in realtà è la più povera, generica, astratta,
indeterminata » è l’opposto di quello che sembra!
» è indeterminata perché rende certi solamente di una
singola cosa presente qui e ora davanti a sé
» es: non mi imbatto nell’astuccio, ma in questo
astuccio
» può conoscere solo una cosa particolare, non le
cose in quanto tali, non può dare ragione dell’oggetto
» perché » non si può “pensare” o “dire” l’oggetto percepito
senza introdurre una mediazione, un non-
essere, un’antitesi (es: l’astuccio non
è un albero…), invece la certezza sensibile pretende di
mostrare semplicemente l’oggetto senza un’influenza soggettiva
»
la pretesa di massima concretezza passa nell’astrazione, diventando un nulla di
determinato
»
sfugge subito in un non essere, perché l’oggetto non è la cosa in sé
» quindi » non posso affermare solo l’oggetto, né
posso vederlo in sé senza opporlo a qualcosa
»
la certezza sensibile si confuta da sé perché nella sua immediatezza si profila
la dualità tra
cosa in sé e ciò che appare alla coscienza, nell’oggettività assoluta
passa alla soggettività
» è la debolezza della conoscenza di Hume,
valida solo per il presente e per quel determinato oggetto,
quindi
strettamente soggettiva e fragilissima, perché in un altro momento, in
un altro luogo, per un
altro
soggetto potrebbe sembrare un’altra cosa
2.
la percezione
(antitesi)
» passaggio da sapere immediato a sapere mediato
» esplicita la distinzione tra soggetto che percepisce
e oggetto percepito
» l’io percepisce l’esistenza di una cosa in sé
come base su cui si inseriscono determinate proprietà (es:
colore,
odore, peso, forma…) » gli oggetti non sono che insiemi di proprietà che l’io
unifica
» passo dalla certezza sensibile » l’oggetto non può
essere percepito come uno
» l’unità dell’oggetto è data dall’io che unifica (già per gli
empiristi)
»
così l’oggetto si risolve totalmente nel soggetto
» coscienza dell’oggetto = coscienza di sé come centro
unificatore dei dati dell’esperienza
3.
l’intelletto
(sintesi)
» nell’intelletto avviene la sintesi tra cosa in sé e
percezioni
» è capace di cogliere gli oggetti come fenomeni,
non in base a qualità sensibili che sembrano costituirli
» fenomeno = al prodotto delle leggi
dell’intelletto che agiscono sul soggetto
» come Kant: l’essenza vera dell’oggetto non
si può cogliere con l’intelletto
» poiché il fenomeno è soltanto nella coscienza, essa
ha risolto l’oggetto in se stessa
» si passa da coscienza a coscienza di sé (autocoscienza),
da oggetto a soggetto, dal finito ci si avvicina
alla
risoluzione nell’infinito
AUTOCOSCIENZA
»
è l’uscire dalla propria individualità perché il soggetto viene considerato
nel rapporto con gli altri
»
questa sezione si muove non più in un ambito puramente gnoseologico, ma
sociale, storico, religioso
SERVITU’
E SIGNORIA
Necessità di un reciproco riconoscimento tra le autocoscienze
»
io ho consapevolezza di me solo quando sono riconosciuto da un altro, quindi
l’autocoscienza postula
l’esistenza di altre autocoscienze che le
permettono di essere tale
»
l’uomo è autocoscienza solo se riesce a farsi riconoscere da un’altra
autocoscienza
»
si potrebbe pensare che questo reciproco riconoscimento sia attraverso l’amore,
come sostenne da giovane,
ma capisce che esso non insiste sul
carattere drammatico della separazione tra le autocoscienze
» l’io
si concepisce solo in relazione con un altro, è però un rapporto conflittuale,
di sfida per l’indipendenza
Conflitto tra le autocoscienze: il rapporto signore-servo
»
il riconoscimento passa attraverso un momento drammatico di lotta
e di sfida
»
nel conflitto, ogni autocoscienza deve essere pronta a tutto, anche a rischiare
la vita
»
il conflitto non arriverà mai alla morte delle autocoscienze, perché
necessariamente accade che una ceda
»
conclusione quando un’autocoscienza è disposta a rischiare la propria vita, e l’altra
cede, poi si instaura un
rapporto di subordinazione di una
autocoscienza all’altra in un rapporto di servo-signore
» signore
= chi, pur di affermare la propria autocoscienza, ha messo a rischio la propria
vita fino alla vittoria
» servo
= colui che, a un certo punto, ha preferito la perdita della propria
indipendenza per conservare la vita
L’inversione dialettica dei ruoli
»
la dinamica del rapporto servo-signore non si è conclusa
» progressivamente
il signore diviene servo del servo, e il servo diviene signore del signore
»
il signore inizialmente appariva indipendente, ma quando gode passivamente del
lavoro dei servi, finisce
per dipendere da loro » il padrone
indipendente finisce per essere dipendente dal lavoro dei suoi servi
»
il servo invece all’inizio sembrava dipendente, ma quando inizia a
padroneggiare e trasformare le cose da
cui il signore riceve sostentamento, finisce
per rendersi indipendente
Il
servo acquisisce una progressiva indipendenza
attraverso
1.
paura della morte
» lo schiavo è tale perché nel conflitto ha “tremato”
davanti alla possibilità della morte e si è arreso
» ma proprio per questa paura della perdita assoluta
della propria essenza, egli avverte la consapevolezza
di essere
distinto, indipendente dal mondo di certezze naturali che prima gli
parevano fisse, scontate
» attraverso l’angoscia della morte l’individuo
acquista autocoscienza, capisce che la sua esistenza non è
scontata
e non si vede più identificato con quel mondo naturale con cui prima si
concepiva unito
2.
servizio
» nel servizio la coscienza si autodisciplina e
impara a dominare i propri impulsi naturali
» si concepisce come individualità indipendente
3.
lavoro
» il servo impara il dominio di sé perché
trattiene il proprio appetito rimandando il momento
dell’appagamento, dell’uso dell’oggetto che sta producendo
» es: preparando da mangiare al padrone modella il
cibo, ma non lo consuma, rimanda l’appetito
» in questa operazione egli imprime una forma alle
cose, costruisce un’opera che ha una sua autonomia
» per questo l’opera rappresenta un riflesso
della raggiunta autonomia del servo rispetto agli oggetti
» formando e coltivando le cose il servo forma e
coltiva se stesso, e imprime nell’essere quella forma che
è quella
dell’autocoscienza » trova se stesso nella propria opera
» il lavoro dà coscienza perché l’uomo si
concepisce solo in azione » non è schiavitù, ma realizzazione
» così si intuisce come essere indipendente
Letture marxiste
» Marx
reinterpreta questa teoria in chiave sociale, mentre per Hegel
era una conversione della coscienza
»
per Marx questo processo è visto come rivoluzione sociale, per Hegel come presa
di coscienza
STOICISMO
E SCETTICISMO
L’indipendenza raggiunta
dall’io rispetto alle cose, la frattura tra soggetto e oggetto ha una sua concretizzazione
nella storia del pensiero filosofico, cioè nella storia della coscienza
umana: lo stoicismo
» stoicismo
predica l’autosufficienza del saggio da ciò che lo circonda
»
non nega la realtà esteriore, ma se ne rende indipendente: frattura
uomo-realtà
» l’autonomia
dalla realtà qui affermata è però una libertà interiore falsa, astratta,
perché quei
condizionamenti esteriori permangono
Lo
scetticismo passa ad esplicitare la
negazione della realtà che lo stoicismo afferma implicitamente
»
si passa dal distacco alla negazione del mondo esterno, alla negazione
della realtà e della possibilità
di arrivare a conoscere la verità »
atteggiamento di sfiducia nei confronti della capacità della ragione
»
sospende l’assenso su tutto ciò che è comunemente ritenuto vero e reale
» indipendenza
come negazione della realtà diventa qui consapevole » passo in avanti della
coscienza
» lo
scetticismo è per sé (consapevolmente) ciò che lo stoicismo è in sé (inconsapevolmente)
come lo
stoicismo è per sé ciò che la servitù
è in sé
Lo
scetticismo dà luogo ad una condizione
contraddittoria insostenibile
» questo
esasperato atteggiamento negativo verso la realtà nega l’esistenza di una
verità
»
Hegel usa contro lo scetticismo la stessa argomentazione di sant’Agostino:
già la frase “non esiste nessuna
verità” si propone come verità, giungendo
così ad un’insostenibile contraddizione, ad un paradosso
LA
COSCIENZA INFELICE
La
contraddizione implicita nello scetticismo diventa esplicita nella coscienza infelice
» la
coscienza passa nella figura della “coscienza infelice” perché turbata dalla
contraddizione tra la
negazione della verità in generale e
l’affermazione di una verità particolare
» essa
assume la forma di una separazione radicale tra uomo e Dio, tra coscienza
e verità
NB:
lo scetticismo a cui si riferisce è anche quello religioso di Pascal per cui
“tutto è vanità”
Lo scettico che non crede in nulla e
che nichilisticamente nega consistenza a questa vita è in realtà
intimamente religioso, perché sulla
nullità della creatura si basa l’infinità di Dio » si raggiunge quindi
una coscienza religiosa
»
questa opposizione tra uomo e Dio, tra finito e infinito, che
corrisponde alla “collocazione” della verità, del
senso della vita in un “oltre” produce nella
coscienza una lacerazione che genera infelicità
»
la religione è un momento del progredire della consapevolezza, che però non è
ancora matura
L’ebraismo
»
questa lacerazione che culmina nella coscienza religiosa è il cominciamento e
le fondamenta dell’ebraismo
»
a questa verità collocata in un “oltre” si dà il nome di Dio, un
Dio lontano, inaccessibile, signore
»
l’Assoluto, la realtà vera è sentita come lontana e assume le sembianze di un Dio
trascendente, padrone
assoluto della vita e della morte, di un signore
inaccessibile, da cui l’uomo dipende totalmente
»
la coscienza infelice ebraica è la traduzione in chiave religiosa del
rapporto servo-signore
Si
passa al cristianesimo medievale quando Dio
assume il volto di un uomo e diventa raggiungibile
» Dio
non è più un padrone e giudice lontano, ma fa parte della realtà accessibile
all’uomo
» la
pretesa di cogliere l’Assoluto in una presenza reale e particolare è fallimentare
perché
1.
Gesù Cristo, di fronte alla coscienza dell’uomo, continua
ad essere qualcosa di diverso, di separato
2.
Gesù
Cristo è morto, quindi è relegato ad un preciso e irripetibile
momento storico » per i posteri risulta comunque lontano e inarrivabile
» nega il
ruolo dello Spirito Santo e della Chiesa nel rendere presente l’avvenimento
cristiano
» infatti
l’esito delle crociate è stato quello di scoprire un sepolcro vuoto
»
con il cristianesimo la coscienza continua ad essere infelice perché
permane la separazione Dio-uomo
Manifestazioni di questa infelicità sono:
1.
la devozione
» pensiero a sfondo sentimentale e religioso
che non si è ancora elevato al concetto, e quindi alla
coscienza
speculativa dell’unità tra finito e infinito » si avverte come tutta
la realtà è un dono di Dio
2.
il fare e l’operare
» è il momento in cui la coscienza, rinunciando a un
contatto immediato e mistico con Dio, si esprime
nell’appetito,
nel desiderio (rivolto al mondo e non più a Dio) e nel lavoro da
cui trae il proprio
godimento »
si riferisce alla frase benedettina ora et labora
» la coscienza cristiana avverte il frutto del
proprio lavoro come un dono di Dio
» concetto cristiano del lavoro = tutto è opera di
Dio, l’uomo non fa nulla di suo
» addirittura si avvertono anche le proprie forze
e le proprie capacità come dono di Dio, date affinché
si realizzino
i suoi disegni
» così la coscienza cristiana si umilia e
riconosce che alla fine ad agire è sempre e solo Dio
3.
la mortificazione di sé
(es: digiuno, autoflagellazione)
» questo processo viene esasperato nella completa
negazione dell’io a favore di Dio
» con ascetismo e pratiche di umiliazione della carne si
arriva ad un io tanto misero quanto infelice
Passaggio alla ragione
»
attraverso questi tre momenti (devozione, lavoro e mortificazione) il
cristianesimo giunge alla ragione, che
pone fine alla scissione uomo-Dio
»
il punto più basso raggiunto dal singolo passa dialetticamente nel punto più
alto quando la coscienza, nel
suo vano sforzo di unificarsi con Dio di
riconciliare la frattura, scopre di essere essa stessa Dio
»
mortificazione di sé = umiliazione più totale della coscienza che cerca di
riconciliarsi con Dio, ma in
questa capisce che lo sforzo è inutile
perché è lei stessa Dio
»
questo passaggio storicamente avviene nel Rinascimento nell’età moderna
RAGIONE
L’uomo
smette di concepirsi dipendente da Dio ma si concepisce al centro dell’universo
»
come soggetto assoluto l’autocoscienza diventa ragione e assume in sé ogni
realtà
»
mentre prima la realtà del mondo le appariva estranea e opposta a sé, ora sa
che nulla è diverso da sé
Ragione = consapevolezza che realtà ragione coincidono, certezza
di essere ogni realtà
»
l’uomo ha a questo punto bisogno di giustificare questa sua certezza di
essere Dio, affinché sia verità
»
se non ho questa consapevolezza non posso fare filosofia, perché la filosofia
stessa nasce come strumento
chiarificatore e giustificatore di
questa ragione, è inizio del processo propedeutico
»
il compito del filosofo è solo quello di arrivare a giustificare la realtà,
spiegarla concettualmente
»
la filosofia non determina la realtà ma è un percorso drammatico di
presa di coscienza; e una volta che si
raggiunge la consapevolezza, essa va
mantenuta costantemente
» questa
coscienza dell’unione tra ragione e realtà deve maturare in tre passaggi
LA
RAGIONE OSSERVATIVA (tesi)
La
certezza della coscienza di essere ogni realtà deve
essere giustificata per diventare verità
»
il primo tentativo di giustificazione è un “inquieto cercare”
Fase
della rivoluzione scientifica, del naturalismo, dell’empirismo
»
presupposto: la ragione può cogliere ogni realtà » non più Dio, ma la
ragione domina la realtà
»
all’inizio si rivolge al mondo della natura come se fosse altro da sé
(la struttura razionale)
»
penetra il mondo con la ragione e ne riconosce un ordine razionale come
presupposto, già dato
» la
coscienza crede di cercare l’essenza della realtà in una struttura razionale
mentre non cerca che se stessa
»
in realtà è la stessa ragione dell’uomo, non si è ancora fatto della ragione
l’oggetto della ricerca
»
processo: osservazione della natura » ricerca della legge » esperimento » si
trasferisce nel dominio del
mondo organico » ambito della conoscenza »
psicologia
»
la ragione, pur cercando apparentemente altre cose, cerca in realtà
se stessa
Sperimenta
alla fine la propria crisi e si riconosce
ancora come qualcosa di distinto dal mondo
» capisce
il limite della sua posizione, si accorge di ridurre lo spirito a qualcosa
di naturale esterno all’uomo
» limite
di questa posizione = non rende ragione dei sentimenti e dello spirito
»
es: frenologia = scienza che pretende di conoscere il carattere di una persona
dalla forma del cranio
» per Hegel è una
riduzione della complessità della realtà
LA
RAGIONE ATTIVA (antitesi)
Capisce
che l’ordine razionale nella natura non è un presupposto, ma è prodotto da
uno sforzo individuale
»
il passaggio avviene nel momento in cui si
acquista la coscienza che l’unità di io e mondo non
è qualcosa
di dato, ma qualcosa
che deve venir realizzato » l’individuo
produce sé e la natura ed è fautore dell’unità
»
ma finché questo progetto assume la forma di uno sforzo individuale è
destinato a fallire
Manifestazione del fallimento attraverso tre figure:
1.
il piacere e la necessità
» l’individuo, deluso dalla scienza e dalla
ricerca naturalistica, si getta nella vita inseguendo il godimento
» la coscienza dell’unità tra io e mondo si attua
quindi nel desiderio di godersi la vita e la natura
» ma nella ricerca del piacere l’autocoscienza incontra
la necessità del destino e viene travolta da esso
» cercando di afferrare la vita, quello che si ritrova
tra le mani è in realtà la morte, malattia, dolore
» questo tentativo fallito evidenzia il limite e la finitudine
dell’individuo
2.
la legge del cuore e il delirio della presunzione
» l’autocoscienza allora si ribella, cerca di
opporsi al corso ostile del mondo chiamando in causa la
“legge del
cuore” » allude al filone sentimentalistico da Rosseau al Romanticismo
» l’individuo cerca di identificare e abbattere
i responsabili dei mali del mondo
» poi entra in conflitto con altri presunti
portatori del progetto di miglioramento del mondo » tutti hanno
questo
delirio di presunzione, ci sono altre autocoscienze che portano altri progetti
» si scade quindi in un fanatismo di parte
3.
la virtù e il corso del mondo
» ai fanatismi di parte l’individuo contrappone
allora la virtù = un agire in grado di procedere oltre
l’immediatezza
del sentimento e delle inclinazioni soggettive » nasce la terza figura
» nasce
dall’esigenza di elevare la virtù oltre tutti i particolarismi, quindi
universale
» ma nasce un contrasto tra la virtù (= bene
astrattamente vagheggiato dall’individuo) e la realtà concreta
» la virtù ne esce sconfitta, perché la virtù andando
oltre il sentimento va oltre al mondo concreto
» es di questa sconfitta = Robespierre » nel
fallimento della Rivoluzione francese espresso dal Terrore
vede
l’effetto dell’Illuminismo e del suo voler modellare il mondo in nome di ideali
astratti
» critica fondata se si considera che per Hegel realtà
e ragione, essere e dover essere coincidono
» errore che hanno fatto = pensare che la
ragione dia lezione alla realtà » come abbiamo visto per Hegel
il compito
della filosofia è quello di giustificare la realtà, non di determinarla
» non dà un giudizio morale ma filosofico sul periodo
del Terrore » è stato un momento comunque
necessario
per la progressiva
L’INDIVIDUALITA’
IN SE’ E PER SE’ (sintesi)
In
questa sezione Hegel mostra come l’individualità, pur potendo raggiungere la
propria realizzazione rimane, in quanto tale, astratta e inadeguata » cammino
verso universalità sempre maggiore
»
qui la ragione raggiunge la sua realizzazione nell’individualità » si
ritorna al singolo » ma rimane astratta
Manifestazione del fallimento
di questa posizione attraverso tre figure:
1.
il
regno animale dello spirito
» agli sforzi della virtù di
universalizzare subentra l’onesta dedizione ai propri compiti particolari
(quelli
familiari, la
propria professione…) » l’uomo lascia da parte la virtù e si fa i propri comodi
serenamente
» la vita dello spirito viene totalmente risolta nei
propri compiti o affari » nome “animale” è per questo
» alla base di questo “regno animale” vi è però un inganno:
l’individuo tende a spacciare la propria opera
come “la cosa
stessa”, come il dovere morale stesso, mentre l’opera esprime
solo il proprio interesse
» l’uomo nasconde sotto il nome di “azione morale”
quelli che sono i propri interessi
» i marxisti vedranno in questa figura la
traduzione filosofica della mentalità borghese » per loro infatti
la
sovrastruttura morale è determinata da quella economica degli interessi
2.
la ragione legislatrice
» l’autocoscienza avverte l’inganno » cerca
in se stessa delle leggi universali
» tali leggi che valgono per tutti si rivelano relative
per la loro origine individuale
» es: la massima “tutti devono dire la verità” non
tiene conto però che il concetto di verità è soggettivo
» quindi l’universale necessario che si voleva
esprimere nella massima diventa completa accidentalità
3.
la ragione esaminatrice delle leggi
» l’accorgersi di questa contraddizione spinge
l’autocoscienza a farsi ragione esaminatrice delle leggi
» la ragione umana cerca delle leggi assolutamente
valide
» ma nel momento in cui sottomette le leggi al proprio
esame, la ragione è costretta a porsi al di sopra
delle
leggi » quindi ne riduce l’intrinseca validità e incondizionatezza
Dall’individuo allo spirito come “sostanza etica”
» con
le figure Hegel mostra che se ci si pone dal punto di vista dell’individuo,
si è inevitabilmente
condannati a non raggiungere mai
l’universalità
» l’universalità
si raggiunge solo nella fase dello “spirito” » primo momento della seconda
parte della
Fenomenologia » nell’Enciclopedia
lo chiamerà “spirito oggettivo” e “eticità”
»
spirito oggettivo, eticità = ragione realizzata concretamente nelle istituzioni
storico-politiche di un popolo e
soprattutto dello Stato » le leggi morali
sono astratte senza uno Stato che ne determina il contenuto
»
la ragione “reale” non è quella dell’individuo ma dello spirito o dello Stato »
per Hegel sono sostanza
» Stato
= realizzazione dello spirito » inteso non solo come istituzione ma come
contesto storico-sociale
» l’individuo
risulta fondato dalla realtà storico-sociale e non viceversa
Seconda
parte della Fenomenologia
»
ha tre sezioni che anticipano il contenuto della filosofia dello spirito
»
Hegel eliminerà questa parte che è contenuta nell’Enciclopedia
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