Il
crepuscolarismo
- Filone che all'inizio del secolo inizia a staccarsi dalla poesia tardo-decadente incarnata da Pascoli
- Termine coniato dal critico Giuseppe Antonio Borghese (1910) → appare sul quotidiano La Stampa in una recensione ai nuovi poeti Moretti e Martini
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metafora del crepuscolo:
spegnimento dove predominano toni smorzati e il sentimento della malinconia
→
indica un atteggiamento spirituale,
un campo dell'immaginario poetico più che un preciso gruppo di autori
- Non è un gruppo coeso ma un movimento diramato in varie regioni d'Italia, le maggiori varianti sono
- Piemontese
- Emiliano-romagnola
- Romana
- Poetica: consapevolezza della lateralità e marginalità della poesia nella società borghese capitalistica
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conseguenza: non il tentativo estremo di riscatto attraverso l'autoesaltazione
(d'Annunzio), ma l'accettazione
della banalità
quotidiana ora con ironia ora con malinconia → la poesia delle piccole
cose
→
la quotidianità era stata descritto già prima dalla poesia realistica della
tarda Scapigliatura e da Pascoli, ma i
crepuscolari a differenza loro non
investono di valori simbolici gli oggetti quotidiani
→
difesa di un microcosmo volutamente al di sotto di quanto richiederebbe
l'attiva società primonovecentesca
- Linguaggio adatto: ordinario, senza punte eccessive, voluto abbassamento dell'aulico fatto scontrare con il prosaico con effetti ironici (Guido Gozzano)
- Tema dell'inettitudine: incapacità di vivere grandiosamente → basilare per la costruzione dell'io crepuscolare
→
ai loro occhi d'Annunzio è sommo
esempio di falsità morale e artistica
- Poeti principali
- Sergio Corazzini (1886-1907)
Morto
giovanissimo di tubercolosi
Piccolo libro inutile (1906): prevale il
sentimento doloroso dell'impossibilità di fare poesia; rivendicazione di una
sincerità che porta al rifiuto degli artifici retorici
Metrica semplificata: strofe di
endecasillabi o settenari, sonetti, componimenti a schema libero
Uso linguistico-stilistico medio:
privo di punte o preziosismi
- Corrado Govoni (1884-1965) e Marino Moretti (1885-1979)
Poeti
di area emiliano-romagnola
Scelta del catalogo: prevale
l'elencazione monotona di oggetti e di situazioni prive di rilevanza
Moretti,
Poesie scritte col lapis (1910):
predomina invece la sottolineatura del vuoto esistenziale, per cui la poesia ha
la funzione di dire il "niente da
dire" ormai rimasto ai poeti
- Guido Gozzano (1883-1916)
Poeta
dell'area piemontese
Ripropone temi già visti in chiave ironica
→ demistifica così il sublime simbolistico-decadente (d'Annunzio)
Rifiuta
di atteggiarsi a "gabrieldannunziano", è invece "un coso a due
gambe / detto guidogozzano"
→
abbassamento del nome proprio a nome comune → posizione opposta del sublime
"io" dannunziano
→
si trasforma a "coso": metamorfosi dell'inetto-clown-buffone
→
nello stesso tempo mette in ridicolo la falsità delle posizioni superomistiche
allora in voga
Poetica antisublime (o sublime dal
basso)
Stile e metrica corrosiva: riprende i
versi tradizionali trattandoli però con voluta libertà
Tema dell'eros: del tutto evitato o
bloccato sul nascere (per viltà dell'io-poeta in Invernale)
o solo ipotizzato in rapporto a donne irraggiungibili (Cocotte e L'amica di Nonna
Speranza) o ridotto ad avventura prosaica con modeste servette (Signorina Felicita e Elogio degli amori ancillari)
Tentazione all'annullamento nichilistico:
impedisce ogni azione, non porta al suicidio solo in virtù di un distacco
ironico o un fatalismo ("E vive. Un giorno è nato. Un giorno morirà."
Totò Merumeni)
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