Nel quadro della
poesia italiana degli anni 60, di forte svolta, trasformazione, ritagliamo una
piccola enclave per mettere a fuoco alcune esperienze che si inquadrano
organicamente nel Gruppo '63, forse una
delle principali neoavanguardie italiane → testi caratterizzati da:
- Sperimentalismo anche linguistico molto più forte rispetto ai testi visti fino ad adesso
- Prospettiva di tutte le neoavanguardie: contestazione violenta del linguaggio, della tradizione poetica e delle forme della comunicazione e discorsività della società poetica italiana in cui sono immersi
Porta e Paglierani
fanno parte dell'Antologia I nuovissimi
(1961), costituisce primo nucleo di
formazione del gruppo 63, poi accanto leggeremo altri due poeti Zanzotto e
Rosselli che non si iscrivono all'interno dell'esperienza dell'avanguardia,
anzi Zanzotto assunse atteggiamento esplicitamente e dialogicamente critico
verso l'avanguardia, comunque testi ispirati a forte tensione sperimentale
Antonio Porta, La palpebra rovesciata (da I rapporti, 1965)
Testo incluso ne I rapporti → libro d'esordio di Antonio Porta,
suo primo e vero libro di poesia
Testo fortemente
eversivo per aspetto anche linguistico-testuale.
- Situazione enunciativa:
Assenza totale dell'io → scelta programmatica del Gruppo '63:
uno dei primi istituti che si prefiggono di contestare e superare è istituto
dell'io il soggetto, baricentro della scena lirica tradizionale
→
il suo intento è rifiutare, mettere in crisi la presenza la riconoscibilità di
un io personaggio, di un io voce,
centro essenziale della scena, è un testo
che non presenta da nessun punto di vista marche linguistiche, non
c'è l'io soggetto, non ci sono verbi
declinati alla prima persona
Il
rifiuto dell'io si accoppia ad un forte
interesse per dimensione oggettuale, esterna, materica, reale
→
tuttavia non si ricompone però in dimensione narrativa descrittiva
- Situazione rappresentata:
Tutte
le strofe sono irrelate tra di
loro e tuttavia sembrano seguire una logica di
progressione
→
I strofa: esperita su piano
dell'anatomia umana
→
II strofa: ha a che fare con
dominio vegetale-arborea, vegetale
→
III strofa: esperita sul mondo
animale
→
IV strofa: dominio
dell'inorganico
Prima strofa:
Di
cosa parla questa poesia? Già chiamarla poesia è uno sforzo, è molto lontana
dai paradigmi a cui siamo abituati per un testo poetico è difficile mettere a
fuoco contenuto
→
a tutti i livelli (struttura testuale, singole unità che compongono
assemblaggio) mira a mettere in atto
una
logica
di montaggio-assemblaggio più che una logica linearmente testuale, sintattica o
narrativa
Qual è l'oggetto di rappresentazione? → testo
caratterizzato da altissima presenza di sostantivi e di verbi, tutti provengono
da una sfera semantica omogenea: anatomia del
volto (naso, saliva, denti, guancia, labbro, mascella, zigomo occhio
orbita nervo gola, occhio…) → ma quindi descrive realisticamente un volto?
→
per la numerosità dei sostantivi si crea una tensione verso il reale materico,
però questi elementi non hanno
lo scopo di descrivere un'immagine di un
volto ma ci restituiscono un senso di
'matericità' sconvolta
→
lo sconvolgimento anatomico avviene soprattutto grazie ai verbi che sono o di moto o di
movimento o che
fanno riferimento a dissoluzione, scontro,
urto (sfalda, liquefa, mordono..), come
se elementi di
anatomia facciale attraversati da tensione a scontrarsi l'uno con
l'altro violentemente che porta a
dissoluzione del volto stesso, della
fisionomia
Non
c'è chiarezza né coerenza → anfibrogia
e ambiguità pervadono il testo
rendendo indecifrabile la struttura, non c'è logica riconoscibile della
sintassi come nella immagine complessiva
→
ad emergere è dimensione di grande violenza,
deformazione che agisce sul linguaggio
ma che sembra essere
la
cifra più profonda e costitutiva del reale: i rapporti fra le cose sono
all'insegna della tensione d'urto fra gli
elementi, sembra essere la cifra
semantica, il vero oggetto della
rappresentazione di tutte le sequenze
Seconda strofa:
Anche
la vita arborea sembra caratterizzata da movimento tensione violenta
→
la vitalità arborea si declina si esprime attraverso dinamiche tensive:
qualcosa viene rotto, deformato,
Ma
l'accenno finale (il tronco colpito
dalla scure) non appartiene più al mondo arboreo: ci agisce una dimensione di violenza umana
→ le sequenze che sono irrelate tra di
loro e tuttavia sembrano seguire
logica di progressione, prima esperita su piano dell'anatomia umana, poi
vegetale
Terza strofa:
Mondo animale nella sua
rappresentazione più elementare:
i bruchi, gli insetti
Anche
qui la vitalità dei bruchi è descritta all'insegna di una logica di
sfaldamento, di dissoluzione
L'esprimersi della vita si dà attraverso
dinamica di urto conflitto, sfaldamento, dissoluzione della materia
Quarta strofa:
L'ultimo
di questi blocchi testuali insiste su dominio
dell'inorganico
Immagine
non del tutto razionalizzabile ma sembra rimandare a immagine di un incidente stradale: molecole di
nafta, tela, i fili si torcono → immagine di strappo, di lacerazione, non è un
quadro rappresentativo tradizionale, non c'è descrizione della scena
dell'incidente
Al
di là della possibilità di decodificare significato del testo oggetto della
rappresentazione quello che conta
in un testo così è la messa in scena: la riproduzione
mimetica di una dinamica di tensione violenta che pervade tutti i livelli
dell'esistenza, umana, vegetale, animale, dominio inorganico, tutto il
reale è dominato da una logica esistenziale di violenza.
La
stessa scelta di numerare le strofe, se
possiamo chiamarle così, rimanda ad una logica
seriale → come se il testo fosse costruito attraverso applicazione di un medesimo procedimento
imitativo, interpretativo, mimetico a
sfere del reale diverse secondo un procedimento che può essere
virtualmente infinito
→
sono strofe ma non sono vere e proprie strofe, la logica che concerne quelle
delle strofe non è sequenziale
→
questi blocchi testuali stanno sullo stesso livello la prima viene dopo la
seconda
- Aspetto linguistico e stilistico:
Sintassi: non funziona più come organizzazione
logica del discorso, oltre che semanticamente non funziona sintatticamente, non
sta insieme
→
es: il naso è soggetto di alzandosi o complemento oggetto di sfalda?
- Metrica:
Metrica informale → sono versi mediamente più ampi dell'endecasillabo
→
i versi non rispettano neanche l'articolazione sintattica
→
sembrano corrispondono al tipo del verso
lungo antisintattico: possibilità di inquadramento che funziona
Ma
leggendo un po' di testi programmatici di Porta e l'introduzione di ciascun
autore che ha costituito l'antologia i
Nuovissimi, lui stesso chiarisce il suo modo di concepire metrica
→
concezione della metrica con base percussiva-accentuativa: versi costruiti su misure che
alternano o quattro
o cinque accenti principali → è una prova
del fondamento spesso nominalistico
della metrica contemporanea,
cioè riconosciamo in questo testo come
esempio di metrica accentuativa solo dopo aver letto la sua
presentazione, se non possedessimo questi
principi definitori altrimenti sarebbe difficile riconoscerne nel
testo → indicativo della logica di
incertezza oscillazione che caratterizza questo regime
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