Raboni,
Figure nel parco (da Le case della Vetra, 1965)
Ha andamento tono
molto diversi
- Situazione enunciativa:
Poesia lirica: l'io parla in prima persona
Osservatore miope → l'occhio è l'organo
percettivo deputato alla visione della realtà, da sempre cantato dai poeti in
modo simbolico; qui la qualità maggiore del poeta (soprattutto moderno) che è
colui che sa vedere, è fallata. È un soggetto che in quanto titolare di uno
sguardo sul mondo si presenta danneggiato non nella pienezza delle sue facoltà
delle sue funzioni
- Situazione rappresentata:
Testo
un po' anomalo → gioca su due livelli:
- Dimensione realistica di partenza
→
attacco apparentemente realistico: deittico questi
viali, descrive in prima persona dove si trova
- Dimensione allucinatoria, visionaria
→
lo slittamento avviene in modo progressivo
Luogo: grazie al titolo e alcuni elementi di descrizione spaziale lo
identifichiamo come parco ma
→
l'osservatore non lo nomina mai in modo chiaro
Chi sono le figure: il soggetto dà accenni descrittivi del luogo
in cui si trova, e sembra tormentato da timori e angoscia rispetto a presenze
di vario genere inquietanti che emergono di sorpresa in modi ambigui
→
questa serie di immagini di figure evocate nel titolo non identificate bene si
manifestano cogliendo di
sorpresa il soggetto nascondendosi e poi
presentandosi all'improvviso
→
descrizione delle figure: prima
descritte secondo un paradigma realistico un po' paranoico forse, ma realistico
(cauti,
silenziosi, la cravatta annodata con cura),
poi improvvisamente rispetto a queste immagini realistiche
ci sono attributi che sviano nell'ambito
dell'illusione, immaginario, accoppiano elementi umani ed animaleschi
(le corna
piene di muschio, a coda bassa) → opponendoli ai comuni passanti dice che loro non sono comuni
→
ha più a che fare con l'incubo
che una visione in senso proprio.
Cosa succede: il testo si costruisce come una
serie di immagini giustapposte
quasi per montaggio in una
sequenza che evoca vicenda senza
raccontarla in modo organico
→
al centro vicenda ci sono due personaggi e un luogo che li lega, questa serie
di figure e personaggi che il
soggetto vede sbucare ruotano attorno ad
uno stagno che è epicentro della
scena: intorno allo stagno sta la
figura maschile, l'immagine stagno chiude
le strofe I, II, IV → dinamica di ricorrenza
che sigilla tutti gli
elementi figurativi che il poeta ha
→
Povera strega: capiamo
che non sono parole della voce ma di una personaggio che la voce sta
riportando,
sono parole altrui → discorso diretto ma non incorniciato da segni
diacritici che ci permettono di distinguere
dominio di pertinenza della voce e quella
dei personaggi, dà confusione → immagine del personaggio
maschile presentato anzitutto con
trascrizione di una sua battuta
→
c'è questo personaggio maschile che sta sulla panchina compie una serie di
gesti muove una serie di oggetti,
sembra l'immagine di un barbone, un senza
tetto che vive portandosi oggetti inutili, compie oggetti meccanici
e ripetitivi → immagine di soggettività
disturbata e inquietante
Secondo personaggio: la figura maschile
introduce un personaggio femminile,
centro della IV strofa
→
personaggio analogo al primo dal pdv della fisionomia e del comportamento: compie gesti inspiegabili
→
evento che li lega = un incidente, forse violento (il personaggio femminile
rotola nello stagno)
→
la dinamica di interazione dei
personaggi non è chiarita né approfondita: in che misura il maschio è
colpevole
dell'atto? → nella strofa finale è
chiamato assassino
Ma
il senso che emerge non è tanto una storia una vicenda compiuta, chiarita nei
nessi sintattici, ma un'atmosfera caratterizzata
da elementi inquietanti per il soggetto
→
angoscia di un delitto che sta per
compiersi o che si è compiuto
Il
finale accentua tasso di visionarieta anche da parte della voce, testo che
parte da situazione realistica e sempre più si carica di eventi visionari
allucinatori, individui ambigui accomunati da estraneità rispetto a logiche che
guidano società cioè guadagno e profitto. Caratterizzati da violenza conflitto.
- Metrica:
Metrica
e discorso spiccatamente informali
→
si rintraccia qualche misura
tradizionale (primo verso settenario, secondo endecasillabo)
→
altri versi sono però irriconoscibili
→
davanti a versi così contare le sillabe è un controsenso, non è questa misura
che li definisce e tuttavia non è
semplice risalire a principio che esibisce
tratto di forte in formalità
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