Zanzotto, La perfezione della neve (da La libertà, 1968)
Uno dei poeti che in
ambito novecentesco ha fatto della ricerca sperimentale uno studio "sul linguaggio, dentro il linguaggio,
contro il linguaggio" → è la sua caratteristica più radicale,
soprattutto da anni '60 in poi
La sua poesia muove
da una serie di presupposti di poetica
che mettono insieme:
- Riferimenti psicanalitici (in particolare le letture di Lachàn)
- Riflessione sul linguaggio → nell'ambito della linguistica post-strutturalista si vede nel linguaggio non tanto un mezzo di accesso alla realtà quanto una sorta di organismo autonomo che ci porta tanto più vicini alla realtà quanto più lo solleviamo dalla referenzialità immediata, interponendo barriere fra noi e le cose → il linguaggio rivela di più se ci lasciamo guidare da meccanismi associativi, una sorta di autonoma fibrillazione, sollecitazione di eventualità foniche associative del linguaggio perché così ci interpone barriere. Il linguaggio ci rivela di più quando ci lasciamo guidare da meccanismi associativi delle qualità foniche associativi dell'ingaggio che procede a illuminazioni di senso. Dinamica che si vede bene in questo testo che fin dal titolo sembrerebbe esibire una impostazione descrittiva.
- Situazione enunciativa:
In
prima istanza semplice, tradizionale: poesia
lirica con un io voce-personaggio
- Situazione rappresentata:
Oggetto
dichiarato fin dal titolo:
rappresentazione, contemplazione della neve
e della sua perfezione
→
la neve diventa emblema della natura
La
contrapposizione tra natura-cultura
e lingua-cose è uno dei temi di
lungo periodo della sua poesia
→
una delle raccolte successive si chiama Il
galateo in bosco, galateo è enorme convenzione di linguaggio
mentre il bosco e la realtà incontaminata
dal linguaggio, poi c'è tutto un tema ecologico nell'ultimo Zanzotto
Testo estremamente complesso, di difficilissima
decodifica, impossibile anzi!
→
sfida le logiche di funzionamento del linguaggio: se ci sforziamo di capire
testi riducendoli a razionalità
linguistica tradizionale siamo destinati a
fallire
→
tuttavia si capisce più o meno qual è il punto: c'è il tema della neve, è una
poesia che imbastisce una sorte di
fuga anche musicale e verbale su rapporto
io-neve
→
l'intero testo problematizza l'atto
comunicativo → tutta la parte finale (Pronto.
A chi parlo?) mette in
discussione lo statuto del testo
comunicativo, del testo letto, circolare →
se si rilegge titolo quasi alla fine del
testo poeta si dichiara pronto a fare il
testo appena letto (ring
composition)
L'io descrive la neve, la celebra → la voce si
trova nel luogo che descrive
→
il primo tratto che emerge di questo oggetto rappresentato è già un tratto
ambivalente ambiguo un po'
contraddittorio (quante perfezioni quante totalità) → perfezione e ancora più
totalità dovrebbero essere al
singolare (la totalità è una per
definizione)
→
accoppiamento di caratteristiche
opposte: molteplicità inesauribile che si associa a idea di perfezione e
paradossalmente di totalità → la neve è
un oggetto che è in sé una cosa, ma si compone di una pluralità di
elementi (fiocchi, cristalli) ciascuno
dei quali è in se una delle immagini più emblematiche della perfezione
per sua struttura simmetrica, radiale,
perfetta, è un'immagine di totalità e perfezione → fin da subito
accostamento vertiginoso fra perfezione
della neve come tutto composto da un'infinità di totalità perfette
Però
da questa immagine iniziale abbastanza precocemente il testo comincia a
slittare, si parte da immagine e abbiamo la percezione che testo proceda per la spinta di due forze:
- Forza logico-argomentativa: la voce vuole esprimere un concetto, ragionamento, riflessione, c'è una intenzionalità discorsiva
Si sviluppa per passaggi
logico-argomentativi: → c'è una logica che si sviluppa in modo invariato
in tutto il testo
- Versi 1-10: contemplazione → lo sguardo verso la natura e la neve si fa metafora di un percorso verso la perfezione C'è idea di confronto, di celebrazione della perfezione della neve e anche spinta di adeguamento ad un principio di perfezione, spinta eventuale impossibile da corrispondere pienamente infatti tutti i verbi che rimandano all'idea di adeguamento del soggetto sono espressi al condizionale
- Versi 11-30 → progressivamente la situaizone enunciativa sembra riconfigurarsi leggermente e riconfigurare leggermente anche la situazione rappresentativa: il tema è sempre celebrazione neve ma al pronome di prima persona, al linguaggio e baricentro della prima persona qui invece subentra una prima persona plurale (ci soffolce) → indizio che trova conferma più avanti dove sembrerebbe emergere un secondo personaggio accanto al soggetto
→
questa live virata da io a noi si accompagna all'emergere di una tematica in
cui si ribadisce posizione di
immersione del soggetto in un paesaggio in
un ambiente che sempre più si declina come una sorta di
abbraccio,
come una spinta erotica, di una libido → c'è una immersione che è anche
comunione fra
soggetto il tu e il paesaggio
- Versi 31-36: problematizzazione dell'atto verbale → mette a tema l'atto che ha condotto alla composizione del testo che stiamo leggendo
→
qui il linguaggio metaforico che usa è
quello della comunicazione telefonica che viene interrotta,
torsione rispetto alle dinamiche normali
del buon funzionamento della comunicazione
→
non "pronto, chi parla?" ma "pronto, a chi parlo?" → problematizzazione dello statuto della poesia
e
soprattutto di una poesia di questo tipo: a chi parlo, a chi
parla il linguaggio che parla in me?
- Aspetto linguistico e stilistico:
- Forza linguistica
Intenzionalità
discorsiva si affianca in modo conflittuale all'intenzionalità autonoma del
linguaggio
→
il testo per un verso procede con la logica della voce, per un altro verso
sembra procedere autonomamente
per gemmazione
spontanea, le parole si
richiamano per analogie foniche, meccanismo associativo che sembra
sfuggire alle mani alla voce
→
nessuna istanza prevale sull'altra quindi i due elementi si richiamano, corrono
insieme
Accompagna il testo con una serie di note →
commenta e spiega alcune parole più ambigue e strane
→
astrazioni → rimanda all'operazione
descrittiva dell'io che guarda la neve e astrae una serie di considerazioni
→
rimanda ad astrificazioni → stella
immagine di perfezione ha struttura analoga a quella del fiocco di neve
→
immagine astri rimanda alla parola
latina sidera
→
assideramento: rimanda alle idee della
medicina medievale che sconfinano con la magia rispetto all'influsso
negativo che le stelle possono avere sulla
psicologia, sul soggetto; in questo caso inteso in chiave positiva non
negativa, non affezione maligna
→
tutti questi versi sembrano costituirsi
soprattutto per analogie foniche o etimologiche ma allo stesso tempo
sviluppano, articolano, approfondiscono o
fanno prendere pieghe impreviste a un nodo riflessivo-concettuale
da cui il testo era partito.
Seconda sezione (vv. 11-): il processo di scomposizione del linguaggio
diventa meccanismo autonomo
→
autoproduzione e gemmazione dei significanti
→
dinamica più evidente giungendo a scomposizione di metà parola (es: lib. e (id-vid)
→
destrutturazione sintattica, semantica
e delle funzioni lessicali
In una nota osserva che lib. potrebbe
essere (anche nota ha forma dubitativa, che è molto significativa) un a
abbreviazione di "libido" (anticipata dalla parola eros) che poi si trasforma, come se poeta
stesse per pronunciare parola "libido" ma poi ferma, si riformula si
trasforma in parola libertà
→
rimanda a immagine dell'eros, spinta vitale verso natura, il paesaggio, l'altro
→
si crea un sistema di analogie e di opposizioni perché qualunque tipo di
relazione di per sé è un laccio, tutte le
spinte erotiche amorose non solo intesa in
chiave sessuale ma proprio idea di rapporto con l'altro
→
libertà nel laccio/nell'abbraccio: un elemento che in apparenza
lega, relazione con in apparenza lega e limita
libertà del soggetto in altro verso
l'accentua la potenzia → ammette possibilità di libertà nel laccio
In una nota spiega che (id-vid) sono due
declinazioni possibili di "vedere" e "vivere", hanno radice
comune, ma potrebbero rimandare a idea di oggettualità, la parte più
incosciente dell'esserci soggettivo ed esterno all'io
→
una nota così ci dimostra che il funzionamento di questa testualità è
inattingibile per un lettore esterno, quasi
inattingibile per lo stesso autore che si
sforza di interpretare logiche associative di cui è stato vittima, preda: è
un tipo di associazione che procede con
logica allusiva, noi dobbiamo condividere esperienza di abbandono al
linguaggio che lo ha portato a produrre un
testo così → sperimentare il testo più
che pretendere di capirlo
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