paragrafo
1, libro I:
Potrebbe
rappresentare il punto di partenza erroneo per quegli studiosi che sono
nettamente schierati sulla seconda linea interpretativa: l'attacco "Ed io" ci immerge subito in un contesto dialogico, perché è una
formula che sembra voler continuare un
discorso già iniziato, il tono ci introduce direttamente a un dialogo.
A te con questo sermone/discorso milesio intreccerò
racconti vari e accarezzerò le tue orecchie rendendole benevole con un grazioso
sussurro, se solamente tu non disprezzerai di guardarmi il papiro egizio
scritto dall'arguzia della canna nilotica, così che tu possa ammirare figure e
fortune di uomini convertite in forme diverse e con reciproco nesso, e
viceversa di nuovo ripristinate a se stesse/alla loro forma originaria. Inizio,
chi è ? Ascoltalo in breve.
- Conseram e permulcea: congiuntivi con valore ottativo → traduzione: "possa io intrecciare e accarezzare". Ma il senso di questo congiuntivo è più vicino alla resa italiana con un futuro. La traduzione "possa io" conferisce in italiano un tono aulico, mentre qui il tono è per certi aspetti colloquiale, né stridente anche la sintassi.
- Sermone milesio: sermo è la parola dialogata non è ciò che si scrive ma ciò che si dice ad un altro (pensa alle satire orazione).
- Notiamo la lingua: gioco sermone-conseram che è all'origine del nome sermo.
- Aegyptiam: è femminile perché il papiro è una pianta, e i nomi di pianta in latino sono femminili.
- Arguitia: vuol dire "sottigliezza" sia della punta dell'elemento scrittorio sia metaforicamente dell'espressione: è un termine ambiguo
- Nilotici: è un termine egizio (nel romanzo ci sono molti termini egizi) probabile te per ricordare già da subito la patria di Iside
- È una formula che allude alle trasformazioni che si verificheranno nel romanzo ma non solo alle variazioni delle figure, delle forme fisiche cioè in asino fisico. Ma anche alle peripezie ai cambiamenti dal pdv della sorte dei personaggi, come minimo le peripezie di Lucio. Subirà sia trasformazione fisica sia il cambiamento della fortuna
- Paucis: è un'espressione pertinente al registro colloquiale
- Quis ille?: è stato un elemento che a noi sembra un elemento facile da interpretare con la punteggiatura, ma nel manoscritto non c'erano segni di punteggiatura e ha dato filo da torcere, ma in linea con questo tono colloquiale qui si introduce un interlocutore altro che pone una domanda all'io narrante.
Quello che segue è
una presentazione dell'ego che ha
esordito: sottolinea come sia originario
della Grecia e come solo secondariamente è approdato allo studio della lingua
latina.
- Hymettos: monte di Atene, famoso per il suo miele, è flesso alla greca, di genere maschile ma qui trattato come femminile
- Ismaro efireo: Efire era antico nome della città di Corinto e anche qui trattato come femminile per il maschile
- Tenaro spartiatico: dove si pensava ci fossero le porte degl'inferi → Atene, Corinto, Sparta sono luoghi fondamentali della cultura e della tradizione letteraria oltre che della geografia
- Terre felici collocate, celebrate in eterno eternamente in libri ancora più fortunati, queste terre sono la mia antica stirpe mi hanno dato i natali. Meditai la lingua attica con i primi stipendi della giovinezza.
- Prosapia: un forte arcaismo. Non è solo stirpe ma indica appartenenza dal punto di vista culturale.
- Stipendia: lessico militare, significa "prestare servizio militare" → merere stipendia gioca su questa espressione e la riusa in un modo inerente e straniante
- Ogg di mereor è la lingua greca e stipendia ablativo strumentale. Disattende le aspettative del lettore.
Poi nella città lazia cioè di Roma da straniero degli
studi dei qui riti coltivai la lingua locale, con dolorosa fatica senza avere
nessun maestro
- Aerumnabili: aggettivo pesantissimo e solenne che sottolinea fatica indicibile
→
aerumna: termine elevato, è la fatica
del cuore.
Tutto questo è una premunizio contro obiezione che lettore romano
potrà fare allo stile al latino usato. Potrebbe essere un'occupatio.
- Desultor = un acrobata che saltavano da un cavallo all'altro con i cavalli in corsa
→
Apuleio gioca con la propria stessa abilità: chiama la propria abilità
stilistica a quello di un
Si
difende da obiezione non perché prende sul serio la propria incapacità ma per
sottolineare quel l'uso inusuale e straniante che farà della lingua latina.
Ed ecco in anticipo chiediamo scusa/venia se io,
parlatore rozzo, inciamperò in qualche cosa di lingua esotico e forense.
- Si definisce locutor e non scriptor: ambiguità tra scritto e parlato
- Rudior: ambiguità
- essere grezzo: i rudimenta sono gli insegnamenti che qualcuno coglie dalla situazione di essere rudis, grezzo → primo significato: scusatemi se il latino che parlo è grezzo
- ragliare dell'asino → secondo significato: primo accenno alla futura metamorfosi asinina
- Exotici ac forensis: ambiguità
- Ricorda a tutti la lingua del foro, del turpi untale e questo è nell'accezione più comune dell'aggettivo latino
- Ma potrebbe essere imparentato con avverbio foris "fuori"
Non
si può dire quale delle due tradizioni e giusta o sbagliata. Gioca
sull'ambiguità. Nella lingua straniera e del foro (che è dei romani). Oppure
divertimento linguistico per cui affianca due termini che sono sinonimi, perché
ex "fuori" esterno . Può essere anche snodo un parlante della lingua
straniera.
Frase intraducibile
non dal punto di vista sintattico ma qui ogni parola può voler dire tutto e il
contrario di tutto. L'ampiezza semantica di
ciascun termine rende impossibile una interpretazione univoca
Questa stessa variazione della voce corrisponde allo
stilo/stile della scienza/abilità acrobatica al quale ci siamo avvicinati/che
abbiamo scelto. Questa variazione della lingua/dello stile corrisponde allo
stile di funambolica attività che ho scelto che ho intrapreso.
- Strano accusativo diretto con un verbo come questo. Si avvicinano a costrutti della lingua colloquiale e varia per particolari e danno una veste inattesa. Un piccolo particolare che risveglia il lettore che pensa che la frase sia costruita in un cerco modo
Ommahime
dell'acrobata sintetizza da un lato la varietà dei contenuti da un altro la
abilità del registro stilistico. La complessità dei registri stilistici. Si
torna al tono colloquiale.
Iniziamo una storia/favola alla greca, lettore stai
attento e ti divertirai.
Ci sono diversi
indizi che il lettore sia instradato verso una lettura leggera.
- Sermone milesio: tradizione narrativa, sono storie con elementi di magia di intrattenimento
→
scritte da Aristide di Mileto e
poi tradotte da Sisenna nel I sec.
→
noi non abbiamo nulla di questi testi:
- Lepido
- Permulceam aures: non fa pensare che ciò che segua una catechesi
- Chiusura del capitolo: ti divertirai
- Riferimento alla fabula brentamica non indirizza verso una interpretazione ma può essere un'allusione all'esistenza di più modelli greci o almeno uno. Infatti la frase arriva dopo che ha detto che la sua formazione culturale e greca quindi un modello greco può essere. Il lettore è da subito introdotto in qualcosa che gli darà divertimento e null'altro, in una affabula zone.
Prefissi verbali
(es: pre) in Apuleio hanno sempre un senso pregnante, danno sempre sfumatura al
verbo.
Nessun commento:
Posta un commento