TEATRO NEL V SECOLO
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E’ connesso al culto di Dionisio
»
durante le Grandi Dionisie (a primavera) venivano rappresentate delle tragedie
»
hanno luogo solo durante le feste religiose, che sono di diversi giorni e con
celebrazioni di vario genere:
tre giorni sono dedicati alla
rappresentazione teatrale
» le
feste dionisiache si tengono tra l’inizio dell’inverno e l’inizio della
primavera con frequenza mensile
1. Piccole Dionisie (o Dionisie Agresti) » dicembre-gennaio
» sono le feste meno importanti
» venivano rappresentate nuove tragedie o
repliche cosicché
anche la popolazione rurale poteva
conoscere le tragedie
2. Lenèe » gennaio-febbraio
» la specialità di questa
festa erano soprattutto i teatri comici
3. Antestèrie » febbraio-marzo
» hanno luogo solo gare
ditirambiche
4. Grandi Dionisie (o Dionisie Cittadine) » era la festa più importante,
duravano 5 giorni
» 3 giorni di questi erano dedicati ad agoni tragici
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Attori e maschere
»
gli attori recitano con maschere che identificano il loro personaggio
»
gli attori sono tutti di sesso maschile (nelle parti femminili si
travestono)
»
il teatro antico ha ferree limitazioni riguardo al numero di attori, o per
fare economia, o per non
disperdere l’attenzione del pubblico e
incanalare la concentrazione a carpire il messaggio insito
» Eschilo
introduce il dialogo, quindi il secondo attore (prima c’era un solo attore,
quindi solo monologhi)
» Sofocle
introduce dialoghi più complessi introducendo il terzo attore, poi
assunto anche da Eschilo
»
si ipotizza che Euripide abbia introdotto il quarto attore
» ci
possono essere dei “personaggi muti”, cioè che non partecipano al
dialogo e parlano solo dopo l’uscita
di tutti gli altri attori dalla scena (es: prologo
del Prometeo incatenato)
»
avveniva quasi sempre che un unico attore dovesse interpretare diversi
personaggi cambiandosi costume
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Aspetti tecnici
» qualche
mese prima delle celebrazioni veniva presentata all’arconte eponimo una tetralogia
(3 tragedie
ed 1 dramma satiresco, che è un mito
in chiave comica); il suo compito era di selezionare le migliori
» vengono
scelti tre autori, ciascuno ha il tempo di un giorno per presentare le
sue opere
»
gli autori gareggiano tra di loro, ed una giuria di cinque cittadini
estratti a sorte dal popolo sceglie il
primo, secondo e terzo posto (la vittoria è
di tutte e 4 le opere)
»
la vittoria dà molta fama e rimane nella storia perché rimane agli atti
»
Sofocle, Eschilo, Euripide è la scala (decrescente) dei più premiati
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Edificio teatrale
» a
partire dal V sec. La rappresentazione si svolgeva nel teatro di Dionisio,
sulle pendici dell’acropoli
» orchestra
= spazio circolare riservato al coro con l’altare di Dionisio in mezzo (ὀρχέομαι
«danzare»)
» scena
= luogo di recitaizone degli attori, costruita in legno, veniva montata e
smontata di volta in volta
» parodos/exodos
= due passaggi ai lati della scena che permettono agli attori di entrare/uscire
di scena
»
attorno all’orchestra, a ventaglio, sono disposti i seggi degli spettatori, a
semicerchio
»
solo dal IV secolo l’edificio teatrale si costruisce in muratura
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Scenografia
»
per la maggior parte era lasciata alla fantasia del pubblico
» con
Euripide vengono introdotte le macchine teatrali, tutte
costruite in legno
» μαχανή
“macchina” era la più semplice: una pedana appesa ad una gru di cui si serviva
per far scendere
dall’alto dei ed eroi (nelle scene in
cui una divinità scendeva sulla terra o c’era l’ “assunzione” di un eroe)
» ἐκκύκλημα
= carrello mobile che serviva per far “rotolare” fuori gli interni, per
far entrare o uscire di
scena gli oggetti o personaggi morti, adatta
per ambientazioni chiuse
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Organizzazione statale
» la
rappresentazione era organizzata dallo Stato, gli attori venivano pagati
con fondi pubblici
»
la scenografia, lo stipendio del coro, le maschere, il vestiario, le
attrezzature erano fornite da privati
cittadini facoltosi chiamati «coreghi»
che potevano essere volontari o nominati dall’arconte eponimo
» coregìa
= organizzazione di uno spettacolo teatrale
»
ad Atene non esisteva la tassazione diretta ma era consuetudine che i cittadini
più abbietti prendessero a
loro spese iniziative pubbliche ottenendo in
cambio prestigio (tasse dei servizi)
» liturgie
= tasse dei servizi in cui ci sono anche le coregìe
-
Parti della tragedia
» prologo
» è la parte introduttiva che ha la funzione di indicare il luogo in cui si
svolge l’azione, chi sono i
personaggi, affinché
il pubblico sia introdotto alla vicenda, informato quindi più attento
(aiuta
anche per la mancanza di
scenografia)
»
è presente nella maggior parte delle tragedie, ma è l’unica parte che può
anche non esserci
»
è l’unica parte in cui non è presente il coro, l’unica parte in cui il
personaggio si può esprimere
in libertà dal giudizio del coro,
quindi una parte molto importante; ogni cosa detta o ogni
azione non è svolta senza tener conto che il
coro ne è spettatore (è un grosso limite)
»
il coro può intervenire, giudicare, testimoniare (es: nelle congiure si deve
stare attenti)
» parodo
» parte in cui entra il coro cantando (il nome deriva dal sostantivo ὀδός
«strada»)
» episodio
» parte recitativa degli attori in dialetto attico e in metri
(soprattutto il trimetro giambico)
» è scritto in attico (il dialetto
parlato ad Atene) perché il pubblico doveva capire, anche se i
personaggi sono stranieri
o la scena è ambientata all’estero
» stasimo
» parte cantata dal coro in metri lirici ed in dialetto dorico.
In realtà si usa per il coro un dialetto
convenzionale che si basa
sull’attico con elementi dorici che danno una parvenza esotica senza
togliere la possibilità di
capire. Vengono quindi aggiunte solo quelle caratteristiche sentite
come distintive del dorico
(es: prevalenza dell’uso di α al posto di η)
» in questo modo l’opera era
sentita come composita per la mescolanza di lingue e generi
» di solito episodio e stasimo
si alternano un certo numero di volte finché non si arriva all’esodo,
ma può succedere che
il coro intervenga direttamente durante un episodio
» esodo
» parte conclusiva in cui escono di scena attori e coro
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Coro
» il
ruolo del coro è vario tanto che non si può definire una formula
» rappresenta
un elemento di unità, è un personaggio collettivo (parlano spesso in prima
persona)
»
può esprimere la posizione del poeta o quella della mentalità comune, può
essere l’uomo di strada o un
osservatore neutrale o un ostacolo alla
vicenda, può giudicare in modo giusto o sbagliato
» l’importanza
del coro diminuisce nel tempo, perché si perde l’aderenza tra coro e trama
» il
numero dei componenti del coro è all’inizio 12, ma da Sofocle in
poi diventano 15
»
la costante in ogni tragedia è la funzione musicale del coro, che balla
e canta insieme
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Argomenti
» tutte
le storie sono di argomento mitologico (tratte soprattutto dal
ciclo troiano)
»
solamente una (i Persiani di Eschilo)
è di argomento storico;c’è da considerare che le guerre persiane
erano diventate per i Greci leggenda (come
le guerre puniche per i latini), quindi mitizzate » non ce ne
furono altre perché dopo nessun evento della
storia raggiunse lo stesso rilievo ideologico-letterario
» venivano
presi miti preesistenti, viene rielaborata una letteratura già prodotta e
interpretata oppure poteva
anche accadere che venivano inscenati miti
locali e popolari diffusi nel mondo greco
»
il mito veniva rielaborato per comunicare un pensiero nuovo
»
gli argomenti erano quindi sempre gli stessi, ed il pubblico conosceva già
la trama, anzi è il poeta stesso
ad eliminare ogni suspense informando
gli spettatori attraverso il prologo » si punta sul già noto
» il pubblico quindi non veniva agli spettacoli per
intrattenimento, ma per capire l’intento comunicativo
dell’autore in una determinata scelta del
mito e delle sue varianti (che
riguardano però aspetti marginali
del racconto, mentre la sua struttura
fondamentale rimane sempre uguale)
»
il fascino della rappresentazione tragica non sta quindi nelle novità e nella
sorpresa
» col
tempo gli argomenti si restrinsero anziché ampliarsi, perché i drammi si
concentrarono soprattutto
sulle vicende delle stirpi (segno che
ci si avvicina alla considerazione del singolo individuo)
»
la casa, una singola famiglia (οἶκος) diventa lo scenario privilegiato
dell’azione tragica
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Ruolo della rappresentazione teatrale
» tutti
gli ateniesi erano tenuti a partecipare alle rappresentazioni (esclusi gli
stranieri, gli schiavi, si discute
sulla presenza delle donne tra gli spettatori,
ma è certa la presenza di tutti i cittadini maschi)
» ai
più poveri veniva dato un rimborso equivalente ad un giorno lavorativo, per
permettere anche a loro la
partecipazione (al tempo saltare un giorno
di lavoro significava non avere i soldi per pagarsi il pasto)
»
ci si aspettava che il tragediografo
fosse maestro del popolo, cioè
che attraverso le sue scelte si educasse
la città, e di conseguenza il
pubblico doveva lasciarsi educare attraverso un’acuta attenzione e apertura
» i
poeti tragici hanno una grande responsabilità nei confronti della società,
infatti la dialettica
individuo/collettività è dovunque visibile
» ciò
che viene comunicato deve servire alla città in quel determinato periodo
storico, ci si aspetta una
risposta alle domande di quel determinato
contesto politico, culturale, sociale, storico
» i
criteri per la scelta del vincitore è sulla base d chi è stato più maestro del
popolo, infatti nelle Rane,
commedia di Aristofane, si legge: «quello
che è maestro per i bimbi è il poeta tragico per gli adulti»
»
Gorgia, non ateniese, non riuscì a comprendere il significato del teatro: «chi
riusciva ad ingannare era
più giusto di chi non ingannava e chi si
faceva ingannare più saggio di chi non si faceva ingannare»
» al
contrario dell’eroe epico, che finalizza ogni azione a sé e al suo gènos,
l’eroe tragico ha la coscienza di
un patrimonio di valori morali che
trascendono l’interesse del singolo
»
il teatro consolida e trasmette alle nuove generazioni il senso di identità
e di appartenenza
»
che il teatro è finzione non significa che porti un significato negativo
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Tempo, luogo, azione
» unità
di luogo » la scena, l’ambientazione rimane sempre uguale
» unità
di tempo » la vicenda si svolge in un tempo reale, quindi
comprende una giornata
» non accade quasi
mai che si lasci passare mesi o anni nella narrazione
» è in stretta
correlazione con l’unità di luogo (se viene infranta una, anche l’altra)
» unità
di azione » è il legame tra tutto ciò che avviene, si ha quando
non c’è nulla togliendo la quale
l’opera non
verrebbe a meno di una parte importante, quando non c’è nulla di inutile
» vale per tutti i
generi (es: i poemi sono costruiti secondo questo criterio)
»
non è detto che vengano sempre rispettate (es: Orestea di Eschilo si svolge in
luoghi diversi)
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La catarsi
» Aristotele
vive nel IV sec: il periodo della grande tragedia è finito (Euripide muore alla
fine del V sec)
» tenta
di spiegare l’uso e l’utilità delle tragedie in modo coerente alla sua
etica, basata su un ideale di
equilibrio, di moralità perfetta in
quanto non intaccata da sentimenti, che tendono all’estremo
»
lo spettatore, vedendo in scena vicende che suscitano in lui pietà o paura
di cui sono oggetti gli attori, nel
provare questi sentimenti, se ne libera.
Le passioni vengono provate per interposta persona
»
la tragedia è possibilità di sfogare le passioni per purificarsene
» riduzione del significato del teatro
«La tragedia è dunque
imitazione di un’azione seria e compiuta, avente grandezza, in un linguaggio
adorno in modo specificamente diverso per ciascuna delle parti, di persone che
agiscono e non per mezzo di narrazione, la quale per mezzo della compassione e
della paura finisce con l’effettuare la purificazione delle cosiddette
passioni. Chiamo “linguaggio adorno quello che ha ritmo e armonia, e con “in
modo specificamente diverso” intendo che alcune parti sono elaborate solo
metricamente e altre anche con il canto. Poiché poi compiono l’imitazione
agendo, soprattutto un aspetto della tragedia dovrebbe essere necessariamente
l’apparato di spettacolo: poi la creazione musicale e l’elaborazione
letteraria, infatti in questo modo compiono l’imitaizione. Chiamo “elaborazione
letteraria” la stessa composizione in metrica, “creazione musicale” ciò che ha
manifesta tutta l’efficacia. La tragedia poi è manifestazione del compimen-
to di un’azione e vi sono
personaggi che agiscono, i quali inevitabilmente hanno certe caratteristiche in
base al carattere ed al pensiero (attraverso questi diciamo anche le azioni
sono di un certo tipo e da esse consegue che tutti abbiano o no successo);
imitazione dell’azione è la storia: infatti chiamo “storia” l’insieme dei
fatti; chiamo “caratteri” quelli per cui diciamo che i personaggi sono di un
certo tipo; chiamo “pensiero” ciò in cui parlando rivelano qualcosa o
manifestano un’opinione. Necessariamente dunque le parti di tutta la tragedia
sono sei, in base a cui la tragedia è di un certo tipo: sono la storia, i
caratteri, l’elaborazione letteraria, il pensiero, lo spettacolo e la creazione
musicale.» (Aristotele, Poetica
1449-50)
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