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giovedì 22 maggio 2014

DAVID HUME - filosofia

DAVID HUME

LA SCIENZA DELLA NATURA UMANA

-    Il suo progetto
» vuole costruire una scienza della natura umana su base sperimentale
» offrire un’analisi sistematica delle varie dimensioni che la costituiscono (ragione, sentimento, morale…)
» visto che la natura umana è la «capitale del regno del sapere», la sua ricerca è la più urgente e basilare
-    Tendenza empiristica e antimetafisica

Quando scorriamo i libri di una biblioteca, persuasi da questi principi, che cosa dobbiamo distruggere? Se ci viene alle mani qualche volume, per esempio, di teologia o di metafisica scolastica, domandiamoci: contiene qualche ragionamento astratto sulla quantità o sui numeri? No. Contene qualche ragionamento sperimentale su questioni di fatto e di esistenza? No. E allora gettiamolo nel fuoco perché non contiene che sofisticherie ed inganni.

-    L’esito scettico
» questa scelta empiristica lo condurrà ad un esito scettico
» lo porterà a scoprire che le pretese conoscitive della natura umana risultano fortemente limitate

IL PERCORSO DELLA CONOSCENZA

Impressioni e idee
-    Impressioni e idee
» la sua analisi della conoscenza umana è volta a sondare » la «porta e la forza dell’intelletto umano»
                                                                                            » la natura delle idee
                                                                                            » la natura del ragionamento
» divide le percezioni della mente in due classi per il grado di forza con cui colpiscono lo spirito
  1. impressioni » sono le percezioni che penetrano con maggior forza ed evidenza nella coscienza
                          » sono tutte le sono tutte le sensazioni nell’atto in cui le percepiamo
  1. idee o pensieri » sono le immagini illanguidite delle impressioni
» differenza » la stessa tra il dolore provato nel momento della ferita con il ricordo di esso
                    » l’idea non può mai raggiungere la forza e la vivacità dell’impressione (anche per un pazzo)
-    Ogni idea deriva da una corrispondente impressione
» non esistono idee o pensieri di cui non si sia avuta precedente impressione
» l’apparentemente illimitata libertà del pensiero umano trova qui il suo ostacolo invalicabile
» l’uomo può comporre le idee nei modi più fantastici, spingere il pensiero fino ai limiti dell’universo, ma
   non avrà mai in possesso altra realtà che quella delle sue impressioni
-    La negazione delle idee astratte
» Locke » l’unico oggetto della conoscenza umana è l’idea
              » riconosce la realtà dell’io, di Dio, delle cose
» Hume » riduce la realtà alla molteplicità delle idee attuali, delle impressioni sensibili e i rapporti tra esse
              » non esiste nulla al di là delle impressioni, delle idee e dei loro rapporti
» non esistono idee astratte cioè idee che non abbiano caratteri particolari
» esistono solamente idee particolari, assunte come segni di altre idee particolari a esse simili
-    La funzione dell’abitudine
» la capacità di un’idea di richiamare un gruppo di idee simili tra loro è spiegata dal principio dell’abitudine
» scopriamo una somiglianza tra idee (comunque mai identiche) » usiamo un unico nome per indicarle
» si crea un noi l’abitudine di considerare unite tra loro le idee designate da un unico nome
» quel nome risveglia in noi non una sola idea ma l’abitudine che abbiamo di considerarle assieme
» la funzione del segno concettuale che Locke considera puramente logica (desunta a sua volta da
   Ockham), diventa in Hume un fatto psicologico

Il principio di associazione
-    L’immaginazione
» è la facoltà di stabilire relazioni tra idee che opera liberamente ma non è completamente affidata al caso
» anche nei sogni più strampalati viene contenuta una connessione tra le diverse idee
-    I criteri del principio di associazione
» la connessione tra idee è garantita da una forza (con la stessa funzione della forza di gravità per la natura)
» questa forza è il principio di associazione, che trasporta la mente da un’ide all’altra
» tre criteri » la somiglianza (es: un ritratto fa pensare naturalmente alla persona reale)
                  » contiguità nel tempo e nello spazio (es: il ricordo di una stanza della casa fa pensare alle altre)
                  » la causalità (es: l’idea di una ferita fa pensare al dolore che ne deriva)
-    Le idee complesse
» l’associazione sta alla base delle idee complesse
» le più importanti idee complesse sono » spazio, tempo, causa-effetto, sostanza (corporea o spirituale)
» dimostra che non hanno consistenza e oggettività perché non corrispondenti ad alcuna impressione
» spazio e tempo » non sono impressioni in sé, ma maniere di sentire le impressioni, modi con cui le
                               impressioni si dispongono davanti al nostro spirito
                            » es: due note ci danno l’idea di tempo, ma esso non è una terza impressione

Le proposizioni
-    Proposizioni che concernono relazioni tra idee (proposizioni matematiche)
» si possono scoprire solo attraverso l’operazione del pensiero, indipendentemente dalla realtà
» sono proposizioni costruire sulla base del principio di no contraddizione
» es: dato un triangolo rettangolo, ne ricaviamo razionalmente il teorema di Pitagora
» queste proposizioni sono chiamate analitiche perché il predicato è già implicito nel soggetto, dal quale
   può venir ricavato razionalmente attraverso l’analisi
» queste proposizioni hanno in se stesse la loro validità, che consiste nella loro evidenza
-    Proposizioni che concernono dati di fatto
» sono fondate sull’esperienza, non sul principio di non contraddizione (il contrario di un fatto è possibile)
» la proposizione “il sole domani non sorgerà” è sullo stesso livello di validità di “il sole domani sorgerà”

L’analisi critica del principio di causalità
-    Relazione causa-effetto si basa sull’esperienza
» tutti i ragionamenti che si fondano su fatti si fondano sulla relazione causa-effetto
» es: perché sei sicuro di poter partecipare alla festa? Perché mi hanno invitato (adduce un altro fatto)
» tesi di Hume = la relazione tra causa ed effetto non può mai essere conosciuta a priori, cioè con un puro
                            ragionamento, ma solo per esperienza

Adamo, anche se le sue facoltà razionali siano supposte dal principio perfette, non avrebbe mai potuto inferire dalla fluidità e trasparenza dell’acqua che essa poteva soffocarlo, o dalla luce e dal calore del fuoco che esso poteva consumarlo. Nessun oggetto scopre mai, per mezzo delle qualità che appaiono ai sensi, le cause che lo producono o gli effetti che sorgeranno da esso; né può la nostra ragione, senza l’aiuto dell’esperienza, effettuare alcuna induzione che concerna realtà o fatti.                                                                             (Ricerca sull’intelletto umano)

-    La connessione causa-effetto è priva di qualsiasi necessità oggettiva
» connessione tra causa-effetto rimane arbitraria anche dopo essere stata scoperta per esperienza
» causa ed effetto sono due fatti interamente diversi, ciascuno non richiama necessariamente l’altro
» es: vediamo una palla da biliardo correre verso un’altra
       » spontaneamente nasce in noi il pensiero che la seconda palla sia messa in movimento
       » ma si possino concepire altre possibilità (che la prima palla si fermi prima, che torni indietro…) che
          non possono essere escluse, perché non sono contraddittorie in se stesse
       » l’esperienza ci dice che una sola di esse si verificherà
» l’esperienza illumina fatti che abbiamo già sperimentato in passato e non su casi futuri
» anche dopo che l’esperienza è stata fatta non posso prevedere che si ripeterà sempre nel futuro
» che il corso della natura possa cambiare, che i legami causali che l’esperienza ci ha testimoniato per il
   passato possano non verificarsi nel futuro, sono ipotesi non contraddittorie, quindi possibili
-    Da cause simili ci attendiamo effetti simili
» la continua testimonianza della maggior parte delle connessioni causali non diventa mai necessaria
» quello che impariamo dall’esperienza è che da cause simili ci aspettiamo effetti simili
» questa “attesa” non è giustificata dall’esperienza
» ma se il passato non è regola per il futuro, ogni esperienza diverrebbe inutile e incolclusiva
» ammette la possibilità che argomenti tratti dall’esperienza dimostrino la somiglianza tra passato e futuro
-    Un’aspettativa fondata sull’abitudine
» l’ammissione di questa possibilità però nega che il rapporto causa-effetto sia oggettivo e necessario
» l’uomo tuttavia lo crede necessario e fonda su di esso la sua vita intera
» la necessità del legame causa-effetto è soggettiva e va cercata in un principio della natura umana
» la ripetizione di un atto, nel tempo, produce la disposizione (cioè l’abitudine) a ripeterlo senza
   l’intervento del ragionamento » es: quando vedo il fuoco per abitudine mi aspetto il calore
» l’abitudine guida e sorregge tutta la vita quotidiana, dando la sicurezza che il corso della natura
   non muti, offrendoci la possibilità di regolarci per il futuro
» senza l’abitudine saremmo ignoranti su qualsiasi realtà di fatto, salvo quelle immediatamente presenti ai
   sensi » l’uomo non potrebbe impiegare i suoi poteri naturali per produrre un qualsiasi effetto
-    L’abitudine non spiega la necessità dei legami causali
» l’abitudine spiega però la congiunzione che noi stabiliamo tra i fatti, non la loro reale connessione
» spiega perché l’uomo crede alla necessità dei legami causali, ma non la giustifica filosoficamente
» l’abitudine, come l’istinto animale è una guida infallibile per la pratica della vita

-     

JOHN LOCKE - filosofia

JOHN LOCKE

L’EMPIRISMO INGLESE

-    Locke è il fondatore dell’empirismo inglese = corrente della filosofia moderna, a cavallo tra il Seicento e il Settecento, che si inscrive già nell’ambiente illuministico (di cui costituisce una caratteristica di fondo)
» concetto della filosofia come analisi del mondo umano nei suoi vari campi è proprio dell’Illuminismo
-    Matrici storiche » si innesta nella tradizione del pensiero inglese (da Guglielmo Ockham)
                             » rappresenta un punto d’incontro con il cartesianesimo (da cui desume concetti e
                                terminologia) e con la rivoluzione scientifica (da cui ricava l’appello all’esperienza)
-     Caratteristica principale dell’empirismo
» teoria della ragione come insieme di poteri limitati dall’esperienza
» esperienza intesa come » fonte e origine del processo conoscitivo » riconnessione alla tradizione anti-
                                            innatistica del mondo occidentale (a comincia re da Aristotele)
                                         » criterio di verità (certificazione delle tesi dell’intelletto) » carattere + originale
-    Tendenza critica e antifinalistica
» in antitesi al razionalismo, l’empirismo assume un atteggiamento limitativo nei confronti delle possibilità
   conoscitive dell’uomo » razionalismo: ragione è criterio di verità che giustifica l’esperienza (il contrario)
» segue un indirizzo anti-metafisico, perché esclude dalla filosofia quei problemi che non sono accessibili
   agli strumenti mentali di cui l’uomo dispone » questa tendenza è esplicita solo in Hume
                                                                           » Locke non taglia completamente i ponti con la metafisica

RAGIONE ED ESPERIENZA

-    I limiti della ragione
» la ragione non ha nessuno dei caratteri che Cartesio le aveva attribuito
» non è infallibile » le idee di cui dispone sono in numero limitato o sono poco chiare
                             » può accadere che non si lascino concatenare in forma di un ragionamento
                             » può essere tratta in inganno da falsi principi o dallo stesso linguaggio
» non può ricavare da sé idee e principi ma deve ricavarli dall’esperienza
» l’esperienza pone i limiti e le condizioni di azione della ragione
-    La ragione è comunque l’unica guida di cui l’uomo dispone per orientarsi nella vita
» l’opera di Locke è diretta a estendere il campo della sua azione a tutto ciò che interessa l’uomo
» opera Saggio sull’intelletto umano nasce dal bisogno di affrontare temi non strettamente filosofici
» quest’opera è un discorso tra amici: nella discussione si incontrano difficoltà e non si trova una soluzione
   ai dubbi » idea: è necessario esaminare le capacità proprie dell’uomo, quali oggetti può considerare
-    L’indirizzo critico
» nasce la prima indagine critica della filosofia moderna
» è la prima diretta a stabilire quali siano le effettive possibilità umane con il riconoscimento dei suoi limiti
-    L’esperienza come limite della ragione
» questi limiti sono propri dell’uomo perché sono propri della sua ragione
» è l’esperienza a fornire all’uomo il materiale usato dalla ragione, il sapere umano
» materiale = idee semplici, gli elementi di ogni sapere umano
» la ragione può combinare le idee semplici in idee complesse e ragionamenti
» in questa azione combinatrice deve comunque essere controllata dall’esperienza
» questo controllo impedisce all’uomo di incamminarsi in problemi che sono al di là delle sue capacità
» la ragione guidata consente all’uomo di intendere i fondamenti della morale, della politica e religione

LE IDEE SEMPLICI E LA PASSIVITA’ DELLA MENTE

-    L’origine delle idee
» l’oggetto della nostra conoscenza è l’idea (questo punto di partenza lo riprende da Cartesio)
» pensare = avere idee
» ma le idee derivano esclusivamente dall’esperienza (fondamentale limitazione rispetto a Cartesio)
» quindi le idee non sono frutto di un’attività creatrice dell’intelletto, ma sono passività di fronte alla realtà
» la realtà è » esterna (le cose naturali) » da cui derivano le idee di sensazione (es: colori, percezioni tattili..)
                   » interna (lo spirito dell’uomo) » da cui derivano le idee di riflessione (es: pensiero, dubbio…)
-    Critica dell’innatismo
» Locke è fedele al principio Cartesiano secondo cui avere un’idea significa percepirla, esserne cosciente
» le idee non ci sono quando non sono pensate (il concetto di idea dice che per esistere deve essere pensata)
» le idee innate dovrebbero esistere in tutti gli uomini in quantità e qualità uguale
» dovrebbero esistere così anche nei bambini, negli idioti, nei “selvaggi”, ma la realtà afferma l’opposto
» questi soggetti contraddittori mostrano la falsità della teoria dell’innatismo
» ci sono comunque dei principi innati che sono quelli logici di identità e di non contraddizione
-    Idee semplici e idee complesse
» Locke fornisce una classificazione delle idee dell’uomo, un inventario sistematico
» fa questo lavoro perché la conoscenza deriva dalle idee che derivano a loro volta dalla realtà
» l’esperienza ci fornisce solamente idee semplici
» le idee complesse sono prodotte dal nostro spirito mediante la concatenazione di varie idee semplici
» l’intelletto ha la capacità di riproporre e riunire le idee semplici in modi infinitamente diversi
» la conoscenza umana è la costruzione che risulta da questa capacità di combinazione
-    Limite ultimo dell’intelletto umano
» neppure l’intelletto più potente può inventare o creare un’idea semplice nuova o distruggerne qualcuna
» questo è il limite insuperabile, ignorarlo o negarlo significa abbandonarsi a sogni chimerici
» su questa base compila un elenco di idee semplici che derivano dalla sensazione
-    Qualità primarie e secondarie
» Locke distingue le sensazioni dalle qualità delle cose che le producono
» riprende la distinzione usata da Galileo a Cartesio tra qualità soggettive e oggettive
» qualità oggettive » le chiama «qualità originarie o primarie»
                               » definisce “reali” perché esistono a prescindere dal fatto che vengano o meno percepite
                               » es: estensione, figura, movimento…
» qualità soggettive » le chiama «qualità secondarie»
                                » sono quelle qualità che sussistono finché c’è un soggetto che le percepisce
                                » es: colori, suoni, gusti…

L’ATTIVITA’ DELLA MENTE
-    L’attività dello spirito
» nel ricevere le idee semplici lo spirito è semplicemente passivo
» è attivo nel servirsi di tali idee come materiale di costruzione (riunire in vario modo le idee semplici)
» l’attività dello spirito può dar luogo a idee complesse ed idee generali
-    Idee complesse
» sono infinite di numero, ma si lasciano ricondurre a tre categorie
» modi » sono quelle idee non considerate sussistenti per sé ma solo come manifestazioni della sostanza
» sostanze » idee complesse considerate come sussistenti di per sé
                  » si ferma a considerare questo concetto in maniera particolare
                  » il nostro intelletto è portato inavvertitamente a considerare varie idee semplici costantemente
                     unite tra loro come un’unica idea semplice, mentre sono diverse singole idee semplici
                  » il nostro intelletto è quindi abituato a supporre un qualche substratum
                  » questa cosiddetta sostanza però ha un carattere arbitrario perché supera la testimonianza
                     dell’esperienza e quindi esce dalla possibilità di conoscenza dell’uomo
                 » vale sia per la sostanza corporea che spirituale (substrato ignoto delle operazioni dello spirito)
                 » Locke non nega l’esistenza della sostanza ma la possibilità per l’uomo di conoscerla
                 » sarà Berkeley a negare la sostanza materiale, Hume a negare anche quella spirituale
                 » il concetto di sostanza viene quindi escluso dall’indagine dell’empirismo
» relazioni » idee che scaturiscono dal mettere a confronto più idee istituendo tra esse un rapporto
                  » esistono perché l’intelletto non si limita a considerare le cose in maniera isolata
                  » quindi nascono le relazioni e i rispettivi nomi
                  » relazioni fondamentali: causa, effetto, identità, diversità
» l’identità della persona » l’identità di un uomo è nella sua coscienza che accompagna i pensieri
 » l’uomo non solo percepisce ma percepisce di percepire
 » questa coscienza permette che le percezioni costituiscano un unico io e
    rappresentino di conseguenza l’unità della persona
-    Idee generali
» non indicano alcuna realtà ma sono segni di un insieme di cose particolari
» i nomi generali sono segni di idee generali, che sono a loro volta segni di gruppi di cose particolari
» ciascun gruppo mette insieme cose particolari aventi una somiglianza
» es: parola “uomo” non indica un’essenza o una realtà universale ma è segno di tutti quegli esseri
   particolari con caratteristiche simili; la specie uomo è solo una parola adoperata nei discorsi al posto di
   un gruppo di cose particolari
-    L’arbitrarietà del linguaggio
» non è il primo ad affermare il carattere convenzionale del linguaggio (dottrina nominalistica di Ockham)
» filosofi precedenti » il nome è considerato un segno convenzionale al quale però corrisponde un concetto
                                     uguale per tutti (arbitrarietà del significante)
» Locke estremizza » l’idea generale è un segno di qualcosa a cui non corrisponde «nulla di essenziale»
                                » aggiunge all’arbitrarietà del significante anche quella del significato
» nega che la realtà effettiva si possa conoscere perché la natura non offre essenze ma similitudini
» i generi e le specie sono strumenti classificatori, non sono strutture dell’essere
» la dottrina della conoscenza si riduce alla semiotica (dottrina dei segni)

LA CONOSCENZA E LE SUE FORME

-    La natura della conoscenza
» l’esperienza fornisce il materiale della conoscenza ma non è la conoscenza stessa
» la conoscenza non si riduce ad un possesso di idee ma consiste nella percezione di un accordo o di un       
   disaccordo tra le varie idee
-    Conoscenza intuitiva
» lo è quando l’accordo o il disaccordo di due idee è visto immediatamente senza l’intervento di altre idee
» es: si percepisce immediatamente che il bianco non è nero
» la conoscenza intuitiva è la più chiara e la più certa che l’uomo possa raggiungere
» è quindi il fondamento della certezza e dell’evidenza di ogni altra conoscenza
-    Conoscenza dimostrativa
» lo è quando l’accordo o il disaccordo tra due idee non è percepito immediatamente ma è reso evidente
   mediante la concatenazione di idee intermedie che chiama «prove»
» la conoscenza dimostrativa consiste in una catena di conoscenza intuitive: ogni passo di un ragionamento
   che dimostra il rapporto tra due idee che sembravano distanti consiste nel collegare queste due idee con
   idee intermedie che a loro volta siano in rapporto intuitivo
» la certezza della dimostrazione si fonda quindi anch’essa sull’intuizione
» è meno sicura » nasce la possibilità dell’errore quando le prove diventano numerose
-    Conoscenza delle cose esistenti al di fuori delle idee
» nasce un problema da questa impostazione: se la conoscenza si basa sulle idee e sui rapporti tra idee,
   come faccio a conoscere una realtà diversa dalle idee? La conoscenza non diventa, così, astratta?
» afferma quindi che la conoscenza è vera solo se c’è una conformità tra le idee e le cose reali
» come può essere se le cose reali sono conosciute solo attraverso le idee? Inizia l’argomentazione:
» ci sono tre ordini di realtà e ci sono tre modi di giungere alla certezza di queste tre realtà
  1. l’io » lo conosco attraverso l’intuizione
             » si avvale del processo cartesiano: io penso, dubito quindi intuisco la mia esistenza
  1. Dio » attraverso la dimostrazione
             » rielabora la prova causale della tradizione: il nulla non può produrre nulla; se qualcosa c’è vuol
                dire che è stato prodotto da qualcos’altro; non potendo risalire all’infinito, si deve ammettere
                un essere eterno che ha prodotto ogni cosa; questo essere potentissimo, intelligentissimo è Dio
  1. le cose » attraverso la sensazione attuale (l’uomo non ha altro mezzo per conoscerle)
» non c’è alcun rapporto necessario tra l’idea e la cosa cui si riferisce, l’idea potrebbe esserci
   anche senza la cosa (es: posso ritrarre un volto che non ho mai visto, che non esiste)
» ma il fatto che riceviamo dall’esterno l’idea ci fa conoscere che qualcosa esiste al di fuori
   di noi e produce in noi l’idea » nel momento in cui riceviamo una sensazione siamo certi
   dell’esistenza della cosa che la produce in quel momento
» questa certezza basta a garantire l’esistenza delle cose esterne
» non è ammissibile che i nostri sensi ci ingannino a tal punto: una fiducia nelle nostre
   facoltà è indispensabile (non possiamo conoscere queste facoltà se non usandole)
» questa certezza, pur non essendo assoluta, è sufficiente per tutti gli scopi umani
-    L’esistenza delle cose esterne può essere affermata con ragioni supplementari
1.      le idee vengono a mancarci quando ci manca l’organo di senso adeguato
» prova che le sensazioni sono prodotte da cause esterne che colpiscono i nostri sensi
2.      le idee sono prodotte senza che noi lo possiamo evitare
» vuol dire che non sono prodotte da noi ma da una causa esterna
3.      le idee sono prodotte in noi con piacere o con dolore
» quando sono ricordate non sono più accompagnate da piacere o dolore
» quindi solo l’oggetto esterno produce in noi piacere o dolore
4.      i sensi offrono testimonianza reciproca e rafforzano la certezza dell’esistenza della cosa
» queste ragioni valgono solo per l’istante in cui la sensazione è ricevuta
-    La conoscenza probabile
» quando l’oggetto non è più testimoniato dai sensi la certezza della sua esistenza sparisce
» la certezza viene sostituita da una probabilità
» è ragionevole supporre che le cose continuano ad esistere anche quando non ne ho percezione attuale e
   che esistano anche cose di cui non ho mai avuto una tale percezione (es: io non conosco tutti gli uomini)
» accanto al dominio della conoscenza certa limitata all’intuizione (l’io), alla dimostrazione (Dio) e alla
   sensazione (le cose) ammette il dominio della conoscenza probabile (molto + esteso)
» in questo dominio si afferma verità e falsità non per evidenza ma per conformità con l’esperienza passata
   o per testimonianza con gli altri uomini o per analogia
-    La fede
» la conoscenza certa e quella probabile costituiscono il dominio della ragione
» da questa si distingue la fede » fondata soltanto sulla rivelazione
» la ragione però rimane il criterio della fede, perché solo essa decide l’attendibilità della rivelazione
» quindi la fede non può negare o turbare la ragione
» la fede può condurre la ragione là dove non potrebbe arrivare da sola

LA POLITICA

-    Etica fondata sulla ragione
» sulla morale, Locke non ci ha lasciato scritti, ma ricaviamo informazioni dalle altre opere
» afferma il carattere razionale e dimostrativo dell’etica
» non si può proporre alcuna regola morale di cui non si sappia dar ragione
» la ragione delle regole deve essere l’utilità per la conservazione della società e per la felicità pubblica
» nella varietà delle regole si deve isolare e raccomandare quelle efficaci a questo scopo
-    Fondazione del liberalismo moderno
» opere: Lettera sulla tolleranza, i Due trattati sul governo, sulla Ragionevolezza del cristianesimo
» è uno dei primi che difende la libertà dei cittadini, la tolleranza religiosa, la libertà delle Chiese
-    I Due trattati sul governo
» confuta la tesi di Filmer (= il potere dei re deriva dal diritto ereditario di Adamo, conferito da Dio)
» Locke afferma l’esistenza di una legge di natura (la ragione) che ha per oggetto i rapporti tra gli uomini e
   che prescrive la reciprocità perfetta di tali rapporti
-    Differenze rispetto a Hobbes
» lo stato di natura è caratterizzato da una condizione di uguaglianza di tutti gli uomini (come per Hobbes)
» per Hobbes è un’uguaglianza di forza, per Locke è un’uguaglianza di diritti
» nello stato di natura ogni uomo è perfettamente libero, non sottoposto ad alcun potere
» diritto » tutti hanno l’identico diritto di disporre della propria vita, della propria libertà, dei propri beni
              » è naturale, pre-politico
» libertà » non è fare ciò che si vuole perché è regolata dalla legge di natura
              » è definita da una «legge di ragione» non perché indica come conseguire il vantaggio personale
                 ma in quanto rivela agli uomini (ugualmente dotati di ragione) limiti invalicabili
              » limiti = non si può violare la propria vita né la vita e i beni degli altri
-    Il diritto alla vita, alla libertà, alla proprietà
» il diritto naturale dell’uomo è limitato alla propria persona (alla propria vita, libertà, proprietà)
» questo diritto implica di essere giudici ed esecutori della legge di natura: davanti ad una violazione
   ognuno può e deve reagire in modo proporzionato alle offese risarcendo il danno con una giusta pena
» non è autorizzato l’utilizzo di una forza arbitraria, ma è concessa solo quella reazione che la ragione
   indica come proporzionata alla trasgressione
-    Lo Stato nasce per evitare la guerra
» lo stato di natura è una condizione di pacifica coesistenza
» può diventare uno stato di guerra quando una o più persone ricorrono alla forza per ottenere ciò che la
   norma naturale vieterebbe di ottenere (cioè controllo sulla vita, libertà, beni altrui)
» per evitare lo stato di guerra gli uomini si pongono in società e abbandonano lo stato di natura
» società non coincide con lo stato di natura come per Rosseau
-    Lo Stato garantisce i diritti naturali originari
» la costituzione di un potere civile non toglie i diritti di natura tranne quello di fare giudizio da sé
» la giustificazione del potere civile consiste nella sua efficacia a preservare e garantire questi diritti
» la libertà dell’uomo nella società è il non sottostare ad altro potere se non quello stabilito per consenso
» lo stato si origina dal consenso dei cittadini » il potere è un atto di garanzia di libertà degli stessi cittadini
-    Esclusione di un potere assoluto
» la legge di natura esclude il contratto che origina un potere assoluto o illimitato
» l’uomo (che non possiede alcun potere sulla propria vita) non può rendersi schiavo di un altro con un
   contratto e porsi sotto un potere che disponga della sua vita
» il consenso che genera lo Stato deve essere un atto di libertà dei singoli cittadini
» è necessario stipulare accordi non solo tra sovrani, ma tra sovrano e sudditi

» il cittadino conserva il diritto di difendersi contro gli usurpatori della libertà

martedì 20 maggio 2014

GOTTFRIED WILHELM LEIBNIZ - filosofia

GOTTFRIED WILHELM LEIBNIZ

L’ORDINE CONTINGENTE DEL MONDO

-    Pensiero che domina tutta la sua riflessione: esiste un ordine non geometricamente determinato e quindi necessario ma spontaneamente organizzato e quindi libero (riconciliare l’ordine di Spinoza con la libertà)
» il punto di partenza di Leibniz è ricercare questo ordine in tutti i campi dello scibile
-    Differenza con Spinoza
» per Spinoza c’è un solo ordine univoco e necessario, che è Dio
» per Leibniz c’è un ordine contingente, frutto di una scelta (presenta Dio come colui che ha scelto, tra i
   vari ordini possibili dell’universo, il migliore cioè il più perfetto, essendo Dio stesso perfetto)
» Leibniz include la possibilità di una scelta (divina e umana)
-    Spirito di conciliazione
» questo ordine sta alla base della ricerca di un’arte combinatoria che possa conciliare
1.      meccanicismo e finalismo
2.      materialismo e spiritualismo
3.      scienza e metafisica
4.      filosofia moderna (influenzata da rivoluzione scientifica) e ontologia degli antichi (fino a scolastica)
» vuole trovare un ordine universale fondato sulla libertà e sul rispetto della pluralità
» ciò spiega la linea della sua proposta politica, basata sulla pace, e la sua volontà di riconciliare le Chiese
-    Distinzione tra piano filosofico-metafisico e piano scientifico
» piano filosofico-metafisico » spiega la realtà nel suo insieme e nei suoi aspetti sostanziali e finalistici
                                               » è quello perseguito dalla filosofia scolastica
» piano scientifico » spiega la natura nei suoi aspetti fenomenici di tipo matematico e meccanicistico
                              » gli deriva dalla rivoluzione scientifica
» si vede qui il tentativo di mediazione o di sintesi tra l’antico e il nuovo

VERITA’ DI RAGIONE E VERITA’ DI FATTO

-    Opera di Leibniz è diretta a giustificare la possibilità di un ordine contingente
» dimostra che “ordine” non significa “necessità”
» la necessità è solo nel mondo della logica non nel mondo della realtà » ordine reale non è mai necessario
» distingue due tipi di verità corrispondenti a due piani della realtà, uno logico e uno reale
-    Verità di ragione
» sono necessarie
» delineano il mondo della pura possibilità, molto più vasto ed esteso di quello della realtà
» non riguardano la realtà: non dicono nulla circa la realtà esistente di fatto
» non presuppone una corrispondenza col reale (es: leggi matematiche)
» sono identiche (nel senso che il loro predicato non fa che ripetere ciò che è già contenuto nel soggetto)
» sono fondate sui principi di identità (ogni cosa è ciò che è) e di non contraddizione (una proposizione è
   vera o falsa, quindi non può essere vera e falsa o né vera né falsa contemporaneamente)
» non possono derivare dall’esperienza quindi sono innate (no innatismo platinico perché non sono presenti
   in me come oscure percezioni che l’esperienza rende attuali, ma sono chiare da sempre)
-    La critica a Locke
» Leibniz si oppone alla critica dell’innatismo di Locke
» afferma che le idee innate non sono totalmente consapevoli, ma confuse e oscure
» sono piccole percezioni, possibilità o tendenze che l’esperienza renderà attuali, chiare, distinte
-    Verità di fatto
» sono contingenti » concernono la realtà effettiva
» delimitano il dominio ristretto della realtà nel campo molto più esteso del possibile (non posso scostarmi
   dal dato d’esperienza su cui si fondano le verità di fatto) » è un sottoinsieme delle verità di ragione
» non sono fondate sui principi d’identità e di non contraddizione (il loro contrario è possibile)
» sono fondate sul principio di ragion sufficiente » nulla si verifica senza una ragion sufficiente, senza che
   sia possibile dare una ragione che basti a spiegare perché è così e no altrimenti
» la ragion sufficiente non è una causa necessitante ma un principio di ordine e concatenazione delle cose
» il predicato non è uguale al soggetto, che però deve contenere la ragione sufficiente del suo predicato
-    I mondi possibili e la scelta divina
» Dio ha scelto un ordine che includa la scelta libera
» la ragion sufficiente che spiega perché solo questo mondo è reale è che esso è il migliore di tutti i mondi
   possibili » quindi Dio nella sua perfezione non poteva che fare questa scelta (sceglie per inclinazione)
» non implica necessità assoluta ma l’atto della volontà di Dio: ha liberamente scelto secondo la sua natura
» la ragion sufficiente inclina senza necessitare
-    Causa finale
» il principio di ragion sufficiente implica la causa finale » si stacca da Cartesio e da Spinoza
                                                                                            » si riallaccia alla scolastica
   » se Dio ha creato questo mondo xk è il migliore significa che ha agito secondo un fine (vera causa della
      sua scelta), cioè Dio ha creato il mondo per in fine » in Dio necessità ed inclinazione coincidono

LA SOSTANZA INDIVIDUALE (concetto centrale della sua metafisica » riprende termine nella scolastica)

-    Sostanza individuale = soggetto reale, esistente
» la natura di una sostanza individuale è di avere una nozione così compiuta da essere sufficiente a far
   comprendere e dedurre tutti i predicati del soggetto (es: Alessandro Magno)
-    Conoscenza umana e divina
» l’uomo non ha mai la nozione compiuta di una sostanza individuale
» l’uomo deve desumere dall’esperienza o dalla storia gli attributi di una sostanza individuale
» Dio ha una conoscenza perfetta, è in grado di individuare nella nozione di una sostanza la ragion
   sufficiente di tutti i suoi predicati » conoscenza immediata, conosce tutto a priori
» Dio conosce il destino di tutte le sostanze individuali » non vuol dire che la s. individuale sia necessitata
» ciascuno segue l’inclinazione della propria natura in modo inevitabile
» la natura di ciascuna sostanza risponde all’ordine generale dell’universo voluto da Dio
» libertà è ridotta all’inclinazione verso qualcosa che corrisponde alla natura e all’ordine generale
» tutti gli attributi di una sostanza individuale sono deducibili in modo infallibile dalla sua nozione
» finisce per modellare le verità di ragione su quelle di fatto

FISICA E METAFISICA

-    Principio della continuità
» è il principio per cui «la natura non fa mai salti»
» es: per passare dal piccolo al grande bisogna passare attraverso infiniti gradi intermedi
» di conseguenza rifiuta l’atomismo: il processo di divisione della materia non può fermarsi ad elementi
   indivisibili, come sarebbero gli atomi, ma deve procedere all’infinito
-    La forza come elemento originario del mondo fisico
» si accorge che il principio cartesiano dell’immutabilità della quantità di movimento era falso
» bisogna sostituirlo con il principio della conservazione della forza (o azione motrice)
» ciò che rimane costante nei corpi non è una quantità di movimento ma una quantità di azione motrice (è
   l’odierna energia cinetica = massa x velocità^2)
» il movimento consiste nella semplice traslazione nello spazio » non può produrre effetti
» il movimento non è reale di per sé, come lo spazio ed il tempo » li considera enti di ragione con cui
   esprimiamo i rapporti di coesistenza e successione delle cose, non costituiscono la realtà, solo la forza
» movimento, spazio, tempo sono modalità con cui le cose appaiono alla mia mente
» la forza è la vera realtà dei corpi, ciò che si conserva non è il movimento ma la quantità di azione motrice
-    La forza come principio metafisico fonda le leggi della fisica
» il concetto di forza gli serve per oltrepassare il meccanicismo
» accetta il meccanicismo cartesiano come una spiegazione provvisoria: ammette che tutto nella natura di
   possa spiegare con le nozioni di figura e movimento, ma le fa discendere da qualcosa di superiore
» la forza è il superiore principio metafisico che fonda le leggi della fisica
» ripresa della scolastica: esiste un’essenza e sostanza che però viene legata ad una questione scientifica
                                       » l’essenza non è più in termini aristotelici ma matematici
» forza passiva » resistenza che il corpo oppone alla penetrazione del movimento (da qui nasce la materia)
» forza attiva » è la vera e propria forza, è tendenza all’azione
                      » intesa come una perfezione avente in sé il principio del proprio agire (entelechìa aristotelica)
-    La forza come elemento di natura soprannaturale
» risolve la realtà fisica in una realtà incorporea (la forza passiva, che sarebbe la massa, non è corporea)
» l’elemento costitutivo della natura è quindi di natura spirituale
» viene negato il dualismo cartesiano tra res extensa e res cogitans » non esistono né estensione né materia
» tutto è spirito e vita perché tutto è forza

L’UNIVERSO MONADISTICO

-    A cosa gli serve introdurre la monade?
» questo concetto gli permette di estendere al mondo fisico il proprio concetto di ordine contingente
» con questo concetto unifica quindi mondo fisico e mondo spirituale
-    Caratteristiche della monade
» monade = è un atomo spirituale, una sostanza semplice, senza parti, priva di estensione, indivisibile
                » è un punto di forza in cui convergono forze diverse
1.      ogni monade è diversa dall’altra » non esistono due esseri perfettamente uguali
       » principio dell’«identità degli indiscernibili», se ci fossero due cose uguali sarebbero della stessa
          sostanza » c’è sempre una differenza interiore, sostanziale, qualitativa
       » due cubi uguali esistono solo in matematica, come verità di ragione, non nella realtà
2.      le monadi non possono influenzarsi a vicenda
» ogni monade è un mondo chiuso in se stesso (stanza priva di finestre = no comunicazione)
» ciascuna monade ha presente le altre monadi in maniera ideale, come rappresentazione
» ogni monade è uno «specchio vivente dell’universo» da un particolare e specifico punto di vista
» la monade è un centro attivo di rappresentazioni
3.      la monade è costituita a somiglianza della nostra anima
» due attività fondamentali » percezione: attività rappresentativa
                                            » appetizione: il tendere da una percezione all’altra
» l’appercezione è una percezione cosciente di sé (percepire con la consapevolezza di percepire)
» solo le monadi più elevateanime») hanno capacità di appercezione
» la nostra anima ha delle piccole percezioni di cui non abbiamo coscienza
» afferma che il filosofo riconosce che l’anima pensa sempre » si oppone a Cartesio e Locke che
   identificano il pensare con la coscienza di pensare (Leibniz distingue)
4.      i gradi di perfezione delle monadi sono determinati dai gradi delle loro percezioni
» Dio » è la «monade delle monade» perché ha appercezione massima e totale
          » rappresenta il mondo da tutti i punti di vista
» monadi create » sono finite per natura
                          » rappresentano il mondo solo da un particolare e determinato punto di vista
                          » non rappresentano la totalità dell’universo con lo stesso grado di chiarezza
                          » le percezioni delle monadi create sono sempre confuse
» monadi pure/semplici = monadi create che possiedono soltanto percezioni confuse
» anime degli animali » costituite da monadi fornite di memoria
                                    » va contro Cartesio affermando che gli animali non hanno anima
» spiriti umani » costituiti da monadi forniti di ragione
-    La materia
» anche la materia è costituita da monadi » la materia è un aggregato di sostanze spirituali (non è corporea)
» è infinitamente divisibile, scomponibile in infiniti elementi ultimi (le monadi) che non hanno corporeità
» quindi la natura della materia è spirituale, formata da «punti metafisici»
-    Materia prima e materia seconda
» la materia prima è la potenza passiva, la forza d’inerzia o di resistenza
» la materia seconda è la materia intesa come aggregato di monadi
» materia prima e materia seconda sono due facce della stessa medaglia, insieme costituiscono la monade
» nelle monadi superiori (anime umane) la potenza passiva è l’insieme delle percezioni confuse, che
   costituisce ciò che vi è di imperfetto nelle monadi spirituali create
-    Azione e passione nella monade
» consideriamo azione ciò che avviene alla sostanza spontaneamente, e dalla sua stessa natura
» quindi da un punto di vista metafisico ogni sostanza non fa che agire poiché tutto dopo la creazione le
   proviene da sé e non subisce l’azione di alcuna altra sostanza
» consideriamo ora azione un esercizio di perfezione, e la passione è il contrario
» quindi non vi è azione se non quando la percezione acquista consapevolezza, diviene distinta
» c’è passione quando la percezione diviene più confusa » esse indicano la nostra imperfezione
» le percezioni confuse nelle monadi spirituali corrispondono all’impenetrabilità nelle monadi corporee
» la perfezione, la forza consiste nei nostri pensieri distinti
-    Anima e corpo
» il corpo umano e animale è materia seconda, aggregato di monadi
» questo aggregato è tenuto insieme e dominato da una monade superiore, l’anima (monade dominante)
» tra corpo e anima non c’è diversità sostanziale o metafisica (solo nei gradi di chiarezza delle percezioni)
» tuttavia ammette che seguono leggi indipendenti » i corpi agiscono tra loro secondo leggi meccaniche
                                                                                  » le anime agiscono secondo le leggi della finalità
» non si può spiegare l’azione dell’anima sul corpo o viceversa, quindi l’anima e il corpo seguono leggi
   separate, senza che le leggi di una turbino quelle dell’altra » problema: come si spiega il loro rapporto?
-    Il problema dell’accordo reciproco delle monadi (problema visto più in generale)
» tutte le monadi sono perfettamente chiuse in se stesse senza la possibilità di comunicare tra di loro
» sono legate tra di loro nel fatto che ognuna costituisce un “aspetto” particolare del mondo, cioè hanno
   una rappresentazione più o meno chiara di tutte le altre monadi (che infatti costituiscono l’universo)
» es: sono tante vedute di una stessa città, si accordano ad esprimere la veduta globale dell’universo
» solo Dio abbraccia la visione completa, globale di tutto l’universo
» ciascuna monade rappresenta dell’universo il corpo di cui è entelechia in modo più distinto
» le monadi di uno stesso corpo avranno questa caratteristica in comune che le avvicina
-    Problema della comunicazione tra anima e corpo (3 maniere di spiegare loro legame)
» premessa: paragoniamo anima e corpo a due orologi
1.      ipotizza l’influenza reciproca dell’uno sull’altro » dottrina della filosofia volgare
» urta contro la tesi dell’incomunicabilità tra le monadi e l’affermazione delle loro leggi eterogenee
2.      la maniera dell’assistenza » è propria del sistema delle cause occasionali
» due orologi, anche cattivi, possono essere tenuti in armonia da un orologiaio che provveda a regolarli
» questo sistema ha la pecca di introdurre il Deus ex machina in campo naturale e ordinario
» Dio non deve intervenire nella quotidianità
3.      dottrina dell’armonia prestabilita
» resta solo che i due orologi siano stati costruiti con tanta perfezione che siano sempre in accordo
» anima e corpo seguono le proprie leggi in un’armonia prestabilita da Dio all’atto della creazione
» es: per armonia prestabilita nell’anima entra dolore quando ci facciamo male al corpo

INNATISMO

-    Innatismo totale
» parte dal dire che l’anima è un «automa immateriale» perché la sua vita si sviluppa dall’interno con
   perfetta spontaneità, secondo una legge inscritta nella natura stessa della monade che Dio creò così
» la monade è tutta innata a se stessa giacché non può ricevere nulla dall’esterno
» Dio alla creazione programma la monade in modo che abbia già tutto inscritto e sia autosufficiente
» sono innati: verità di ragione, principi logici su cui si fonda, verità di fatto, sensazioni
-    Innatismo virtuale
» le verità di ragione non possono derivare dall’esperienza perché hanno una necessità assoluta che le
   conoscenze empiriche non possiedono » contro l’empirismo di Locke (intelletto come tabula rasa)
» le verità innate sono presenti alla mente non in modo attuale bensì sottoforma di potenzialità o tendenza
» es: l’anima è come un blocco di marmo in cui sono impresse delle linee virtuali che delineano l’opera
   d’arte contenuta in esso; con pochi colpi di martello si elimina il marmo superfluo, e appare la statua
» ciò che è già iscritto si compie nel tempo e attraverso un’azione necessaria
» es: non posso stare chiuso in casa aspettando che la potenzialità si realizzi, ma è necessario uno stimolo e
   una mia azione, un mio movimento » diventa atto con la presa di coscienza attraverso il ragionamento
» l’anima ricava da se stessa le idee rendendo attuali le predisposizioni che possiede con la riflessione
-    Oltre Locke, verso Kant
» precede Kant: l’anima dispone di categorie (l’essere, la sostanza) che i sensi non potrebbero fornirle
» corregge l’assioma degli empiristi “nulla si trova nell’anima che non derivi dai sensi” aggiungendo
   “excipe: nisi ipse intellectu” cioè “a eccezione dell’anima stessa e delle sue attività”
» innovazione: l’anima è innata a se stessa perché la monade esce dalle mani di Dio compiuta nella sua
   natura e determinata (ma non necessariamente) in tutti i suo pensieri e in tutte le sue azioni
» chiama quindi le monadi «folgorazioni continue» della divinità, perché dipendono di momento in
   momento da una illuminazione divina (intesa come rivelazione improvvisa, lampadina che si accende)

DIO

-    Necessità di una teologia
» affermando l’armonia prestabilita, sottintende un sviluppo teologico
» nel suo sviluppo accoglie i temi della tradizione teologica, rielaborandoli a suo modo
» temi: problema della libertà, della predeterminazione, del male
-    Prove dell’esistenza di Dio
1.      a posteriori (3° prova di Tommaso d’Aquino desunta dal rapporto tra il possibile ed il necessario)
» ricorre al principio di ragion sufficiente
» noi facciamo esperienza di cose limitate, contingenti, non contengono nulla che renda necessaria la
   loro esistenza » Dio è la prima ragione delle cose, è ragione di se stesso, quindi necessario ed eterno
2.      Dio come intelletto, volontà e potenza
» cosa aggiunge a Tommaso d’Aquino? Che Dio ha creato il mondo migliore possibile tra tutti quanti
» questa scelta di Dio implica un intelletto per scegliere il mondo e una volontà per metterlo in atto
» tutte le varie possibilità per essere tali devono essere reali, quindi questa scelta è necessaria, e quindi
   l’esistenza di Dio è necessaria » la possibilità dell’esistenza implica una realtà che deve esistere
» esiste un solo mondo tra tutti i possibili quindi la ragione sufficiente di esso non può che essere
   costituita da un grande intelletto che ha le idee di tutti i mondi possibili e da una volontà che sceglie
» essi sono l’intelletto e la volontà di Dio
3.      il rapporto tra Dio e le verità eterne e di fatto
» Dio è nello stesso tempo ragione sufficiente del mondo che esiste di fatto e di tutti i mondi possibili
» questo perché anche le pure possibilità si devono fondare su qualcosa di reale
» si fondano sull’esistenza dell’essere necessario, la cui essenza implica l’esistenza
» Dio è quindi la fonte di ogni realtà, delle essenze possibili, delle verità eterne
» contro Cartesio: le verità eterne non dipendono dalla volontà divina ma dall’intelletto divino
» dalla volontà divina dipendono le verità di fatto
4.      prova ontologica
» elabora l’argomento di Anselmo d’Aosta utilizzando però il concetto del possibile
» contro Cartesio: si può dedurre l’esistenza (che è perfezione) da un essere perfetto solo dopo aver
   dimostrato che il concetto di questo essere è possibile (cioè privo di contraddizioni interne)
» l’argomento deve essere dalla possibilità di Dio alla sua esistenza, non dalla perfezione all’esistenza
» in Dio solo la possibilità e la realtà coincidono (per questo è necessaria la sua natura)
» non c’è dubbio che sia riconosciuto possibile data la totale assenza di limitazioni che lo caratterizza

I PROBLEMI DELLA TEODICEA

-    Il problema del male
» già i filosofi antichi hanno dovuto conciliare l’idea di un dio buono con la presenza del dolore e del male
» conia il termine “teodicea” » indica la giustificazione di Dio
                                               » cioè il tentativo di scagionarlo dall’accusa di essere responsabile del male
-    Distinzione tra tipologie di mali (si rifà allo schema agostiniano)
» male metafisico: implicito nella limitazione delle creature (deficienza dell’essere)
» male morale: coincide con il peccato o una colpa (quello che rende necessaria la giustificazione)
                       » se è voluto da Dio allora Dio non è massimamente buono
                       » se c’è senza che Dio possa impedirlo, allora Dio non è onnipotente
» male fisico: può derivare dal male metafisico (conseguenza di una natura imperfetta)
                     : può derivare dal male morale (punizione di una colpa)
-    Volontà divina e il male
» questione del male morale viene affrontata con la “regola del meglio” (norma dell’azione divina)
» in Dio c’è » una “volontà eccedente” che vuole il “bene in sé”
                    » “volontà conseguente” che sceglie il meglio, scontrandosi con il princ. di non contraddizione
» Dio vuole il bene assoluto (il “bene in sé”), in quanto buono, quindi vuole (volontà eccedente) far
   esistere ogni cosa massimamente buona (libertà, assenza di colpa)
» problema: la libertà umana non può coesistere con l’assenza di colpa totale
                  » non possono essere realizzati entrambi in maniera assoluta, neppure da Dio
                  » perché anche Dio deve sottostare al principio di non contraddizione
» violerebbe legge logica necessaria: per questo crea non un mondo perfetto ma il migliore possibile
» il mondo migliore è quello che contiene sia il bene della libertà che dell’assenza di colpa, non assoluti
» volontà permissiva di Dio si vede rispetto al peccato: lo permette in base alla sua volontà conseguente
» Dio non crea il peccato, ma l’uomo lo può scegliere grazie al libero arbitrio
-    La libertà umana
» esiste un progetto divino, un destino che però non annulla la libertà dell’uomo
» la predestinazione divina non elimina la libertà umana ma la inclina verso la scelta del meglio
» l’origine stessa dell’universo è libera e contingente, creato da un atto libero della volontà divina
» principio di ragion sufficiente orienta il mondo verso una direzione, che consiste nel meglio possibile
» la predeterminazione divina non è necessitante, ma inclinante » libertà dell’uomo consiste nella tendenza
» la scelta del meglio da parte delle creature è libera e responsabile (libertà è poter scegliere anche il male)

» punto centrale della ricerca di Leibniz = libertà dell’ordine universale