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venerdì 30 novembre 2012

SPORT EQUIPMENT - lessico


EQUIPMENT – SPORTS

1) Swimming googles = occhialini
    Swimming hat = cuffia
    Swimming trunk = costume da uomo
    Swimming/bathing costume = costume da donna
    Springboard trampolino
2) Ski = sci
    Sticks (ski poles) = racchette da sci
    Slope = pista da sci (pendenza)
3) Bats = racchette da ping pong
4) Golf-clubs = mazza da golf
    Golf course = campo da golf
    Hole = buca
5) Baseball bat = mazza da palla base
    Baseball glove = guanto da palla base
    Baseball field = campo da palla base
6) Oars = remi
    Canoe = canoa
7) Volley ball = palla da pallavolo
     Knee = ginocchiera
8) Basket ball = palla da pallacanestro
    Basket = canestro
9) Rugby ball = palla da rugby
10) Ice-skates = pattini da ghiaccio
      Roller-skates = rollers
      Skating rink = pista da pattinaggio
11) Tennis court = campo da tennis
      Racket = racchetta da tennis
12) Shuttlecock bat = racchetta da volano

SPORTS - vocabulary


SPORTS

Swimming = nuoto
Skiing = sci
Football = calcio
Rugby = rugby
Table tennis = ping pong
Ice-skating = pattinaggio sul ghiaccio
Skating = pattinaggio
Golf = golf
Badminton = volano
Basketball = basket
Tennis = tennis
Squash = squash
Baseball = palla base
Rowing = canottaggio (anche CANOING)
Rafting = rafting
Volleyball = pallavolo
Climbing = alpinismo, arrampicata
Dance = danza
Gymnastics = ginnastica artistica
Fencing = scherma
Athletics = atletica
Run = corsa
Judo = judo
Boxing = box
Riding = equitazione

SPORTS - exercise


EXERCISE – SPORTS

Answer there questions

  1. What sport can’t you stand watching?
  2. What sports do you really enjoy watching?
  3. What sport have you either taken up or given up recently?

  1. I really hate formula 1. I just can’t hear the noise of the motors, that annoying rumble gets me crazy. It’s boring too stand watching some cars turn around a thousand times in the same circuit, I think it hasn’t got sense. I hate it also because all the times there is a race my father, who is passionate about that stupid sport, forces me to stay with him and to watch ALL the race. It takes a lot of time for nothing, because the competitors have to do at least seventies turns. In that times I just want to say to someone: “save me!”
  2. I remember that this summer I have watched the Olympic Games, and I have had a lot of fun. One of the sports I enjoyed very much was gymnastics. I adore this kind of sport, or the sports which involve in some way dance. I am really fascinated in watching that tiny young girls twisting their body, flying in the air like birds always with a deportment, a poise really impressive. I love that even because is one of the few sports which involves music, a thing that I like more than study! It is also impressive looking how all their moves are in rhythm, perfectly coordinate. It’s a spectacular, breath-taking show.
  3. My passion is dance, since I was three years old. I have practised different types of this varied sport, but the last year I have found the style which I feel mine. Once a week I practise hip hop in a dance school near Bisceglie with a teacher who did a journey in USA to learn the original hip hop. I like him very much because he’s really nice and smart, but the main thing is that he is the most professional and capable dancer I have ever seen. Dance takes all my problems away, it is a way to ride my mind, to express myself.

giovedì 29 novembre 2012

Tema su Solzenicyn (seconda versione)



TEMA

1) descrivi brevemente il testo suddividendolo nelle sequenze che ritieni opportune
2) perché l'autore scrive alcune parole in caratteri maiuscoli? 
3) nel testo l'autore usa parole riferibili a campi semantici diversi: indaga su queste scelte e prova a motivarle
4) cosa aggiunge questa lettura o cosa chiarisce del lavoro che stiamo facendo in classe su come leggere un testo?


Alexander Solzenicyn è un ebreo che ha vissuto la seconda guerra mondiale in un GULag, un campo di lavori forzati per i nemici del governo sovietico in Russia. Essendo sopravvissuto a questa terribile esperienza, decide di scrivere un libro che contenesse la vita vissuta all'interno di quella particolare realtà in quel particolare momento storico. Questo brano costituisce l'introduzione al testo e risponde alla domanda sul perché lui, a differenza della maggioranza delle persone che si trovavano nella sua stessa situazione, decida di ricordare quegli avvenimenti, quelle sofferenze. Il testo viene scandito in tre macro sequenze, ciascuna con un contenuto diverso sul quale si adatta lo stile che si andrà descrivendo.
La prima sequenza è narrativa poiché racconta della circostanza da cui è nato tutto il suo ragionamento seguente e la decisione di raccogliere in un testo le sue memorie e giudizi riguardo alla sua esperienza. Sfogliando una rivista scientifica, lui e dei suoi amici leggono una nota che illustra la scoperta di fossili da parte di scavatori presso il letto ghiacciato del fiume Kolyma, fossili di pesci così ben conservati e freschi che gli uomini che li hanno scoperti li hanno addirittura mangiati. Per un normale lettore questa notizia può suscitare un semplice scalpore disgustato, divertito, mentre per la compagnia dell'autore è molto di più. Questo sospetto di un significato più profondo della vicenda ci viene suggerito dal carattere maiuscolo che evidenzia la parola VOLENTIERI accompagnata dal verbo 'mangiare'. Perché degli uomini normali avrebbero mangiato dei pesci ritrovati nel ghiaccio, dei fossili preistorici? A questa domanda, suscitata dalla lettura della vicenda, Solzenicyn risponde subito. Non erano infatti uomini normali perché costretti ad una condizione anormale, disumana. Questo nuovo concetto lo espone sottolineando la parola PRESENTI in maiuscolo. Lui e i suoi amici erano lì, sanno la verità, che al lettore viene solo accennata nella prima sequenza, una verità che si preannuncia spaventosa anche grazie al clima, all'atmosfera che l'autore crea usando specifiche aree semantiche attraverso l'uso di determinate parole. È evidente infatti l'area semantica del freddo corporale, esplicitata con la ripetizione continua della parola 'ghiaccio', e quella della disperazione resa esplicita da una fretta febbrile, una violenza, indicata soprattutto da verbi e aggettivi come spaccare, accanita fretta, calpestare, respingere, strappare, trascinare, saziare'. Il campo semantico più nascosto ha anche una sfumatura ironica e amara, è quello della scienza, utilizzato per riportare indirettamente la nota sulla rivista dal punto di vista dell'autore. Lo indicano le parole 'esemplari, fauna fossile, decina di millenni di anni fa’, e, soprattutto, 'dotto corrispondente' , che esprime il grado massimo di ironia nel testo.
La seconda sequenza è principalmente descrittiva, è presente infatti una digressione per dare tempo e spazio alla riflessione sui terribili accenni intuiti nel primo paragrafo, e nello stesso tempo per renderli concreti nella loro crudezza attraverso una collocazione geografica e storica, e un'immagine descrittiva caratterizzata dall’utilizzo di diversi campi semantici.  Attraverso parole come 'stracciato, forgiato, incunearsi, screziato' l'autore dà l'idea di un'officina di un'industria siderurgica che delinea a sua volta un posto fortemente caratterizzato da cose artificiali, da durezza, severità, rigidezza. Solo il 'popolo dell'efferatezza' , ovvero della crudeltà, può abitarlo. Soltanto coloro che si ritengono artefici di sé, come fatti in una fabbrica. La seconda tipologia di campo semantico, quella più profonda e significativa è quella del nulla, richiamato continuamente dalle parole 'invisibile, impalpabile, sospeso, silenzio, perdere' , e che è segno della mancanza di qualcosa, di identità, di speranza, di umanità. Questo nulla si propaga fino a inghiottire persino l'isola e a farla annegare nel silenzio privo di significato, silenzio che è esito di un vuoto, non del riconoscimento di una presenza. 
Questo silenzio è introduttivo ed è il nucleo centrale della riflessione contenuta nella terza sequenza, che è quindi riflessiva. Perché dimenticare? Perché eliminare qualcosa che c'è? Perché della realtà non si deve ammettere anche il negativo, la sofferenza? Perché censurare una cosa vera e reale? Perché RICORDARE qualcosa di brutto? L'autore evidenzia con il maiuscolo la parola, ma questa volta non per sottintendere qualcosa, ma per far riflettere il lettore sul significato vero della stessa parola. La sua etimologia infatti é riconducibile al latino  e si può scomporre nel prefisso “ri-” che significa 'di nuovo', 'cor' che é la radice della parola 'cuore' e dal verbo 'dare'. Ricordare significa quindi 'riportare al cuore'. Ciò che vuole dire Solzenicyn non è lontano da quello che scrive Franco Nembrini nell'introduzione del suo libro “Dante, poeta del desiderio”: '...la memoria è un qualcosa di incredibile, capace di rendere di nuovo presente un'esperienza, un incontro. (...) non serve a niente sapere una cosa (e quindi farne esperienza) e poi non trattenerla, non farla propria.  Il peso di queste domande e concetti caratterizza la parte finale del testo che in un primo momento mostra quanto nella storia la tendenza era quella di celare il negativo presente nella realtà, poi paragona la posizione della mentalità comune a sé, che si rifiuta di nascondere la verità, di mentire ancora non tanto agli altri quanto a se stesso. Come a confermare ciò, crea un'atmosfera che richiama alla conseguenza del non ricordare: il freddo dell'anima, e quindi il silenzio, la dimenticanza, attraverso le parole “dissolte, oblio, inondate, ossa, congelate, ghiaccio”.
Affrontando questo brano di Solcenicyn tenendo a mente la “Scala claustralium” del monaco Guigo, non mi sono lasciata determinare dalle difficoltà del testo, pur essendo impegnativo, e mi sono posta con una posizione diversa. Solamente rileggendolo molte volte e capendo ogni singola proposizione sono riuscita ad avere un risultato soddisfacente e proficuo. I primi due punti proposti nel testo di Guigo, infatti, sono prima la lettura e poi la meditazione, che include la comprensione del testo fino nei minimi particolari. Non sono però riuscita ancora ad applicare gli altri due 'scalini': l'orazione e la contemplazione, poiché da una parte priva di esperienza, dall'altra senza un esempio da seguire in questo campo. Sicura del fatto di fare dei passi anche in questo verso, continuo il mio percorso scolastico tenendo a mente questo punto di lavoro, in modo che io lo possa RICORDARE in qualsiasi campo della vita. Voglio arrivare a pormi davanti alla vita con il desiderio di approfondire la realtà, fino a scoprire che tutti i suoi aspetti derivano da un unico punto centrale: Dio. Questo è l'unico metodo di lettura vera della realtà, metodo che è contenuto nella 'Scala claustralium' e che voglio adottare come mio.

lunedì 26 novembre 2012

Tema su Solzenicyn

Consegna:
1) descrivi brevemente il testo suddividendolo nelle sequenze che ritieni opportune

2) perché l'autore scrive alcune parole in caratteri maiuscoli? 

3) nel testo l'autore usa parole riferibili a campi semantici diversi: indaga su queste scelte e prova a motivarle

4) cosa aggiunge questa lettura o cosa chiarisce del lavoro che stiamo facendo in classe su come leggere un testo?


Svolgimento:

Solzenicyn è un ebreo che è vissuto durante la seconda guerra mondiale e, sebbene sopravvissuto all'olocausto, ne è uscito fortemente segnato da questa esperienza. In questo testo racconta come da una casualità i suoi ricordi siano riaffiorati e resi più forti e profondi dal giudizio finale che dà sul ricordo stesso e su qual è 
il compito che si sente di compiere. 
Il brano si può dividere in tre macro sequenze, la prima narrativa in cui racconta la circostanza occasionale in cui lui e i suoi amici hanno trovato un articolo su una rivista scientifica del ritrovamento di fossili durante scavi avvenuti presso il fiume Kolyma. Fossili che si sono conservati per milioni di anni, così freschi che i loro scopritori se ne sono cibati. Per il lettore comune questa notizia suscita stupore e forse qualche risata, ma per l'autore questo articolo fa ricordare un episodio del periodo in cui ha lavorato nei campi di concentramento. Il sospetto che ci sia qualcosa di nascosto che il lettore non può capire subito si insinua con l'utilizzo della parola "volentieri" in stampatello maiuscolo. Perché un uomo normale dovrebbe cibarsi 'volentieri' di fossili preistorici? L'autore ci dà la risposta: quegli uomini non erano in una condizione normale, ma è stata la fame che li spinse a mangiare tutto ciò che poteva essere commestibile, e questo lo sä perché era presente, lui e gli amici con cui era in quel momento. Per rimarcare questo fatto infatti usa la maiuscola anche con la parola "presenti". La forza di queste parole è determinata anche dal significato implicito che portano e che si scarica sul lettore, colpito dal carattere maiuscolo. La funesta rivelazione viene aggravata inoltre da parole appartenenti alla stessa area semantica della disperazione, resa esplicita dalle parole "spaccare, accanita fretta, calpestare, respingere a gomitate, strappare, trascinare, saziare"; tutte parole che rendono un'idea di fretta disperata, di frenetico bisogno di sopravvivere. 
La seconda sequenza è descrittiva, Solzenicyn fa una pausa nella narrazione per dar tempo al lettore di immagazzinare le informazioni scioccanti intuite nel primo paragrafo, così da spiegarle e renderle evidenti con tutta la loro storica crudezza. I tratti principali dell'Arcipelago GULag emergono finalmente allo scoperto, in tutti i tratti geografici e psicologici, perché sempre taciuti. È proprio attraverso un campo semantico che ricorda l'officina di un'industria metallurgica che rende l'idea di un posto fortemente caratterizzato da un ideologia artificiale, derivata dall'uomo (e non da Dio) che lo rende nello stesso momento un luogo duro, severo, freddo, come un metallo. Queste parole sono per esempio "stracciato, forgiato, incunearsi, screziato". Ci sono altre parole invece che richiamano al campo semantico del nulla, che a sua volta richiama il vuoto di identità, di speranza che il 'popolo dei detenuti' era costretto ad affrontare ogni giorno, questa sensazione di vuoto, di assenza di emozioni e di umanità è data dalle parole "invisibile, impalpabile, sospeso, silenzio, perdere". Questo vuoto richiama anche al silenzio, alla mancanza di presa di posizione davanti a una situazione del genere, per seppellire il tutto in una coltre di pesante silenzio.

È proprio il tema del ricordo, del silenzio, della verità che riemerge nell'ultimo paragrafo, una sezione dove l'autore ragiona su ciò che gli è capitato e mette in relazione la reazione di tutti gli altri uomini con la sua, con il suo desiderio di far sapere e conoscere al mondo la sua esperienza. La parola che riassume il concetto sviluppato in questa sequenza è ancora messo in evidenza dallo stampatello maiuscolo: "ricordare". Tutti ora vogliono tacere, dimenticare quello che è successo perché le cause del ricordo sono troppo pesanti da sopportare, forse é addirittura più arduo il ricordare qualcosa di spaventoso che viverlo. Ma Solzenicyn si fa portavoce di questo ricordo fondamentale, colui che può riportare alla luce un periodo tanto buio mostruoso, farlo rivivere con l'immaginazione per poterne essere disgustati. 

Per capire pienamente questo testo, di un livello alto, difficile, ho dovuto rileggerlo più e più volte, ricordandomi che il primo 'gradino' da superare per comprendere un testo è di affrontarne la lettura. Poi ho impiegato altrettanto tempo, se non di più per il secondo passo: la meditazione, in cui mi sono chiesta cosa voleva comunicare l'autore con questo brano, qual era il suo intento e attraverso quali espedienti è riuscito ad esprimerlo. Questi due passi riprendono pienamente la 'scala claustralium' di Guigo, ma manca degli altri due punti, queli più personali e complicati, l'orazione e la contemplazione. Non so ancora come affrontarli ma non pretendo di averne risposta subito. So solo che per aderire all'orazione ci deve essere una preghiera, così chiedo al Signore di aiutarmi ad avere una forza come quella di Solzenicyn, di avere un giudizio sulle cose come lo ha sviluppato lui, di non tacere l'esperienza che mi è capitata anche se spiacevole, ma di andare al fondo di essa per poterne ricavare il bello, per poter scorgerLo anche li. La contemplazione starà poi nel ricordo del giudizio che il Signore mi aiuterà a dare, nel ricordo costante di ciò che mi ha mostrato a seguito dell'orazione.

mercoledì 21 novembre 2012

DIALETTI GRECI - Grecia classica


DIALETTI GRECI

  1. dorico » diffuso nel Peloponneso, in Sicilia e nella Magna Grecia
  2. beotico » diffuso in Beozia (è la fusione di eolico e dorico)
  3. eolico » parlato in Tessaglia, nell’isola di Lesbo e nella parte settentrionale dell’Asia Minore
  4. ionico-attico » fascia centrale costa asiatica, nelle isole egee e nell’Attica
  5. dialetti del nord-ovest » dalla Locride e dalla Focide fino all’Epiro
  6. arcadico-cipriota » in Arcadia e a Cipro (dialetto miceneo)


PROEMIO ILIADE


PROEMIO DELL’ILIADE

INTRODUZIONE

Μνιν ἄειδε θε | Πηληιάδεω Ἀχιλως
οὐλομένην, | ἥ μυρί’ Ἀχαιοῖς | λγε’ ἔθηκε,
πολλὰς δ’ φθίμους ψυχς | Ἄιδι προίαψεν
ρωων, | αὐτοὺς δὲ ἐλώρια | τεῦχε κύνεσσιν
οἰωνοῖσί τε πσι, Δις δ’ἐτελείετο βουλή,
ξ οὗ δ τὰ πρτα | διαστήτην ἐρίσαντε
τρείδης τε ἄναξ ἀνδρν | καὶ δος Ἀχιλλεύς.

Accenti metrici
Cesure pentemimere
Dieresi bucolica
Tritemimere
Eftemimere

DIVISIONE IN PIEDI

Μῆνιν ἄ|ειδε θε|ὰ Πη|ληιάδε|ω Ἀχι|λῆως
οὐλομέ|νην, ἥ| μυρί· Ἀ|χαιοῖς| ἄλγε’ ἔ|θηκε,
πολλὰς| δ’ ἰφθί|μους ψυ|χὰς Ἄιδ|ι προί|αψεν
ἡρω|ων, αὐ|τοὺς δὲ ἐ|λώρια| τεῦχε κύ|νεσσιν
οἰω|νοῖσί τε| πᾶσι, Δι|ὸς δ’ἐτε|λείετο| βουλή,
ἐξ οὗ| δὴ τὰ| πρῶτα δι|αστή|την ἐρί|σαντε
Ἀτρεί|δης τε ἄ|ναξ ἀν|δρῶν καὶ| δῖος Ἀ|χιλλεύς.

ANALISI

Μῆνιν ἄειδε θεὰ Πηληιάδεω Ἀχιλῆως
οὐλομένην, ἥ μυρί· Ἀχαιοῖς ἄλγε’ ἔθηκε,
πολλὰς δ’ ἰφθίμους ψυχὰς Ἄιδι προίαψεν
ἡρωων, αὐτοὺς δὲ ἐλώρια τεῦχε κύνεσσιν
οἰωνοῖσί τε πᾶσι, Διὸς δ’ἐτελείετο βουλή,
ἐξ οὗ δὴ τὰ πρῶτα διαστήτην ἐρίσαντε
Ἀτρείδης τε ἄναξ ἀνδρῶν καὶ δῖος Ἀχιλλεύς.

-          μῆνιν » è un’anastrofe (= figura retorica che cambia la disposizione normale delle parole per
                   evidenziarne una importante), mette in chiaro che l’ “ira” sarà la tematica principale
                » deriva dalla radice μην-/μαν- da cui derivano anche μανία, indica quindi un
                   sentimento ossessivo, insistente, tenace, placabile solo con la vendetta
                » questa è la caratteristica principale attribuita ad Achille (che sta alla fine del verso)
                   Solo a lui, e in alcuni momenti agli dei, gli viene attribuito un tale sentimento
                » con questa posizione enfatica Omero ci indica che l’ira costituirà il principio
                   unitario di tutto il poema da cui si dirameranno poi le altre tematiche secondarie
                » l’innovazione sta, infatti, nell’organizzare un poema secondo una traccia narrativa
-          ἄειδε » è il primo verbo dell’Iliade “canta
                      » è un presente imperativo attivo, una forma poetica non contratta secondo la regola
                         del dialetto ionico (lo ι non si sottoscrive mai in Omero)

-          θεά » l’invocazione alla musa è una caratteristica principale che ricorre nei poemi epici
             » significa conferire il compito di raccontare i fatti con la loro verità ad un altro, al dio
             » in questo modo il poeta diventa portavoce del dio, mezzo per cui gli altri possono
                conoscerlo (compito simile a quello dei sacerdoti)
             » esistevano nove muse nei miti, ciascuna presiede un diverso ambito delle scienze
1.      Calliope = poesia epica
2.      Clio = storiografia
3.      Erato = poesia amorosa
4.      Euterpe = canto lirico
5.      Melpomene = poesia tragica
6.      Polinnia = poesia religiosa
7.      Talia = poesia bucolica
8.      Tersicore = danza
9.      Urannia = astronomia
             » l’ispirazione della musa inoltre consentirà al poeta il ricordo
             » questo è anche un modo per costruire l’anticipazione, metodo letterario che invoglia
                ancora di più il lettore nella lettura per scoprire se quanto è stato predetto si avvererà
-          Πηληιάδεω » patronimico riferito ad Achille (= aggettivo che indica la paternità)
                          » Achille era figlio di Peleo, re di Ftia, in Tessaglia
-          Ἀχιλῆως » è una forma senza metatesi
                     » non ha doppio λ per questioni metriche
-          οὐλομένην » participio aoristo medio (tematico) di ὄλλυμι (attributivo riferito a μῆνιν)
                         » collocazione così separata dal termine a cui si riferisce è enfatica
                         » ha l’allungamento in ου- all’inizio per la prima legge di Shulze (o legge del
                            proceleusmatico = una vocale breve seguita da altre due vocali brevi si allunga)
-          Ἀχαιοῖς » sono propriamente gli “abitanti dell’Acacia” (Pelopponeso)
                    » in realtà in Omero con questo termine vengono indicati tutti i greci
-          ἄλγε’ » è una forma elisa e non contratta
-          ψυχὰς » non ha il significato di “anima” ma indica il “soffio vitale”
                 » per metonimia indica la vita stessa, poiché è “ciò che tiene in vita”
-          Ἄιδι » è un dativo di moto a luogo (indica sia il dio Ade che gli inferi, suo regno)
-          προίαψεν » aoristo sigmatico di προιάπτω
                      » il preverbio προ- può avere significato temporale (“prematuramente”), di modo 
                         (“a capofitto”) o di luogo (“lontano”)
-          ἡρωων » è un elemento di enjambement perché si riferisce a ἰφθίμους, ma è nel verso dopo
                  » in Omero ha significato di “valoroso” non di “semidio”
-          τεῦχε » imperfetto che è sprovvisto di aumento (può capitare anche con gli aoristi)
-          κύνεσσιν » forma eolica del dativo plurale di κύων, corrispondente all’attico κυσίν
-          οἰωνοῖσί » dativo plurale con terminazione ionica -οισι = -οισ
                     » per gli antichi la mancanza di sepoltura condannava l’anima del defunto a vagare
                        in eterno tra il mondo dei vivi e quello dei morti con la pena del ricordo della vita
                        vissuta, tanto desiderabile e irraggiungibile
-          Διός » è genitivo di Ζεύς, dio supremo
-          ἐτελείετο » imperfetto di τελέω con allungamento metrico (-ει)
                      » esprime l’irruzione del divino nella storia umana
-          διαστήτην » aoristo tematico senza allungamento, III duale di διίστημι
-          ἐρίσαντε » participio aoristo sigmatico duale di ἐρίζω (valore causale-temporale)
-          Ἀτρείδης » patronimico del re di Micene Agamennone, figlio di Atreo
-          τε » l’ –ε non si elide perché il termine ἄναξ iniziava per digamma
-          ἄναξ ἀνδρῶν » epiteto formulare di Agamennone che era il capo politico
-          δῖος » epiteto formulare di Achille che significa “divino” (dalla stessa radice di Ζεύς)

TRADUZIONE

Canta, o dea, l’ira rovinosa del pelide Achille, che inflisse infiniti dolori agli Achei, gettò prematuramente nell’Ade molte anime di valorosi, li rese prede dei cani e di tutti gli uccelli, così si compiva la volontà di Zeus, da quando prima l’Atride, signore degli eroi, ed il divino Achille si divisero contendendosi.

martedì 20 novembre 2012

TEMATICHE dell' ILIADE


ILIADE (racconto abbastanza realistico, pensabile e senza metodi narrativi)

-          E’ il poema che narra della battaglia con cui i Greci (o Achei) conquistarono Troia (o Ilio), che geograficamente si trova in Asia Minore, presso lo stretto dei Dardanelli
-          Nel 1870 il tedesco Schliemann (primo archeologo della storia) trova scavando i resti di una città di questo periodo distrutta per un incendio, confermando l’esistenza di Troia
-          La dimensione con cui vengono narrati i fatti è atemporale (sappiamo solo la durata della guerra, 10 anni; da qui ipotizziamo che la narrazione si svolga in circa due mesi)
-          La tematica principale è l’ira dell’eroe acheo Achille nei confronti del suo comandante Agamennone che lo ha privato ingiustamente del suo bottino di guerra, la schiava Briseide
-          Agamennone è il comandante dell’esercito acheo, anche se Achille è più forte di lui
-          Privò il giovane del suo bottino per placare l’ira del dio Apollo, infuriato con lui per aver disprezzato la richiesta del suo sacerdote troiano Crise, padre di Criseide. La fanciulla era stata catturata durante la guerra ed era diventata schiava di Agamennone.
-          Achille, sdegnato, giura di astenersi dai combattimenti finché non avrà riottenuto Briseide e ricevuto le scuse da Agamennone davanti a tutta l’assemblea
-          Inoltre chiede alla madre Teti di intercedere presso Zeus per lui favorendo i troiani nella battaglia, di conseguenza Agamennone avrebbe provato rimorso di averlo offeso così
-          Patroclo, l’amico più caro di Achille, lo rimprovera per il suo comportamento immaturo poiché capisce che la disfatta degli Achei è vicina, pur essendo più giovane di Achille stesso
-          Non essendo riuscito a persuaderlo, gli chiede le sue armi, affinché almeno lui possa farsi onore combattendo per la patria (era meglio morire combattendo per la loro mentalità)
-          Achille accetta ma lo ammonisce di non farsi prendere dalla smania di combattere perché tiene alla sua vita e teme che in combattimento possa venire ucciso
-          Patroclo va, e combattendo si lascia prendere la mano dalle stragi che compie e dal terrore che riesce ad infondere con indosso le armi di Achille, finché in una scontro con Ettore viene ucciso
-          Il dispiacere per l’amico e la sete di vendetta portano Achille a ritornare in battaglia anche se sa che con questa scelta segnerà il suo destino: sa già che morirà combattendo
-          Achille uccide Ettore e fa scempio del suo cadavere trascinandolo su un carro attorno alle mura di Troia
-          Priamo, figlio di Ettore, si reca da Achille chiedendogli le spoglie del padre e le vengono concesse da un eroe commosso per il gesto
-          Achille viene ucciso dalla freccia di Paride (non viene narrato in questo libro)
-          Sia Achille che Ettore condividono lo stesso destino: sanno che moriranno
-          Dalla tematica principale si sviluppano altre tematiche che però non fanno perdere il filo
-          È una vittoria amara perché consapevole della scelta di Achille ed Ettore
-          Schieramento degli dei » troiani » Afrodite (Paride la preferì nella contesa della mela d’oro)
                                                           » Apollo
                                                           » Artemide
                                                           » Ares (con loro per puro caso, vuole solo combattere)
                                            » achei » Atena (non era stata scelta da Paride)
                                                        » Era (non era stata scelta da Paride)
                                                        » Ermes
                                                        » Poseidone (aveva costruito le mura di Troia ma i troiani
                                                           non gli avevano dato la ricompensa promessa)
                                                        » Efesto
                                            » Zeus » unico dio “super partes” perché garantisce la giustizia
                                                        » il fato però lo vuole dalla parte dei greci
-          Aristie = tematiche secondarie alla principale che descrivono le imprese degli eroi
                  » non sono mai risolutive ma creano un alleggerimento dal racconto di guerra
                  » i duelli tra i singoli personaggi fermano la narrazione facendoli diventare
                     protagonisti di quel momento (rientrano anche il racconto delle assemblee di guerra)

POEMI OMERICI - Iliade ed Odissea


POEMI OMERICI

CONTESTO CULTURALE

-          Nascono in un contesto culturale che si presenta anche nei due testi, i contenuti sono:
1.      religione olimpica
2.      mitologia » i poemi omerici proseguono la tradizione mitica della Grecia
3.      aedi » cantori che imparavano a memoria i poemi e li declamavano per le strade
              » in greco si chiamano rapsodoi (dal verbo ράπτω che significa “cucire”, erano
                 quindi coloro che tessevano le trame dei racconti)
              » erano personaggi colti (c’erano delle scuole di formazione per gli aedi)
              » c’erano specifiche occasioni in cui l’aeda cantava i suoi racconti
1.      feste religiose (la cultura parte da una socialità che comprende tutti i ceti)
2.      simposio (= banchetto)
-          Perché conosciamo solo questi due poemi risalenti a quel tempo?
      » perché la tradizione si è consolidata solo su questi
      » perché gli altri sono andati perduti (considerati forse di poco valore) per questi criteri
1.      criterio di preferenza = erano ritenuti superiori rispetto agli altri scritti
2.      unità narrativa (ha favorito la trasmissione ordinata fino a noi)
      » infatti l’Iliade e l’Odissea si concentrano su un unico nucleo, non si perde in altri
         racconti mitologici ma ha un tema distinto a cui è riconducibile tutto il racconto
-          Struttura » ciascun poema è costituito da 24 libri
                     » la divisione di entrambi i volumi è stata operata dai filologi alessandrini
                        Anche se alcuni pensano che la suddivisione sia sempre stata così
                     » ogni poema è stato diviso in “capitoli”, in libri che vengono nominati con le
                        lettere dell’alfabeto greco (maiuscole per l’Iliade, minuscole per l’Odissea)

lunedì 19 novembre 2012

PROEMIO ENEIDE - analisi


ENEIDE - PROEMIO

1    Arma virumque cano, | Troiae qui primus ab oris
      Italiam fato profugus | Laviniaque venit
      litora, | mult(um) ill(e) et | terris iactatus et alto
      vi superum, | saeve memorem | Iunonis ob iram,
5    multa quoqu(e) et | bello passus, | dum conderet urbem
      inferretque deos Latio; | genus unde Latinum
      Albanique patres | atqu(e) altae moenia Romae.
      Musa, | mihi causas memora, | quo numine laeso
      quidve dolens regina deum | tot volvere casus
10  insignem pietate virum, | tot adire labore
      impulerit. | Tantaene | animis caelestibus irae?

Accento metrico
Cesura pentemimere o semiquinaria
Cesura eftemimere o semisettenaria
Cesura semiternaria

ANALISI DEL TESTO

-          verso 1 » in un solo verso vengono unificati i due aspetti del modello omerico e quindi le
                     due prerogative di narrazione dei poemi epici
1.      cantare le gesta di un eroe (che nell’Eneide viene posta prima) » Odissea
2.      narrare di una battaglia epica (che nell’Eneide viene posta alla fine) » Iliade
                  » la battaglia svolta non è per distruggere una città (come nell’Iliade per Troia) ma
                     per fondarne una (Enea alla fine fonderà Roma)
-          versi 1-3 » proposizione relativa riferita a virum
                     » Enea è il primo ad arrivare in Italia (prima di lui arriva solo Antenore che fonda
                        Padova, ma a quel tempo il Veneto non era considerato come territorio italico
                        ma della Gallia Cisalpina)
                     » è profugus perché Enea è alla ricerca di una nuova patria, non compie come
                        Ulisse un viaggio di ritorno verso la terra natia (Itaca per Odisseo)
                     » Italiam e Lavinia litora = complementi di moto a luogo ma senza preposizione
                     » fato (dal verbo fari “dire” quindi “ciò che è detto, stabilito definitivamente”)
                        si riferisce sia a profugus che a venit
-          versi 3-5 » multum è aggettivo determinativo, indica le molte sofferenze di Enea
                     » come Ulisse, eroe che anche lui “a lungo errò” e “molti dolori patì in cuore sul mare”.
                       » alto sottintende mari
                       » superum in realtà dovrebbe essere supero rum
                       » Enea è un eroe “paziente” (non “agente” come Ulisse) » non esprime limite ma la
                          condizione umana davanti al mistero del destino, di ciò a cui ci si deve affidare
                       » in queste poche righe vengono riassunte le gesta del viaggio e della guerra
                       » saeve…iram è un chiasmo
-          versi 5-7 » dum + congiuntivo è una proposizione temporale
                     » urbem si riferisce a Lavinio che fonderà in onore della nuova moglie Lavinia
                     » deos sono i Penati di Troia che Enea salva durante la distruzione di Troia
                     » genus unde è un’anastrofe
-          versi 8-10 » invocazione alla Musa è sempre presente nei poemi epici
                       » quella invocata è Calliope, la Musa della poesia epica
                       » 7 versi di propositio + invocazione all’8° è comune anche nell’Iliade e Lucano
                       » deum è genitivo arcaico, al posto di deorum
                       » quidve introduce una proposizione interrogativa indiretta
                       » è tipica nell’epica la presenza di un ostacolo divino, qui è Giunone
                       » Enea si trova tra Giunone sfavorevole, Venere favorevole, Giove imparziale
                       » motivi per cui Giunone è nemica dei troiani
1.      Troia è stata fondata da Ilio, discendente del figlio illegittimo del marito Giove
2.      Paride, figlio di Priamo, aveva preferito Venere nella contesa della mela d’oro
3.      Enea avrebbe fondato il popolo che avrebbe distrutto Cartagine, di cui era protettrice
           » ripetizione di tot per sottolineare le sofferenza che Enea ha affrontato
           » tantaene…irae? Proposizione interrogativa diretta con sunt sottointeso
           » la domanda che Virgilio sottintende è: gli dei possono odiare gli uomini?
              Possono volere il male dell’uomo? Perché esiste il male?
           » è la prima domanda del poema, a cui si darà risposta nel corso della storia

FIGURE RETORICHE

-          Enjambement = è una figura retorica che spezza due parti di frase che compongono uno
                                 stesso sintagma per metterlo in evidenza
                              » sintagma = unità minima di significato in una proposizione
                              » verso 2:    Laviniaque venit | litora
-          Metonimia = figura retorica che consiste nel sostituire una parola con un’altra avente una
                           certa relazione con la prima e a cui rimanda. Modalità di sostituzione:
1.      l’effetto per la causa (es: guadagnarsi il pane con il sudore » con il lavoro)
2.      la causa per l’effetto (es: sento i rintocchi delle campane » le campane)
3.      l’autore per le sue opere (es: studierò il “de bello gallico” » Cesare)
4.      il contenitore per il contenuto (es: bere l’acqua nel bicchiere » un bicchiere)
5.      l’astratto per il concreto (es: confidare negli amici » nell’amicizia)
6.      il concreto per l’astratto (es: ascoltare i propri sentimenti » il proprio cuore)
                  » verso 1:    Arma virumque cano
-          Anastrofe = figura retorica che cambia l’ordine normale delle parole
                       » verso 6 :  genus unde
-          Chiasmo = figura retorica in cui si crea un incrocio immaginario tra due coppie di parole
                     » verso 4 :   saeve memorem Iunonis ob iram