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domenica 14 giugno 2015

GIUSEPPE UNGARETTI - Vita, biografia

GIUSEPPE UNGARETTI
VITA
-    Prima giovinezza in Egitto (1888-1912)
» nasce ad Alessandria d’Egitto nel 1888 da genitori originari di Lucca (Antonio e Maria Lunardini)
» la famiglia era emigrata lì perché il padre lavorava al canale di Suez, ma morì nel 1900
» la madre si ritrova da sola a gestire un forno nella periferia della città ed a occuparsi dei figli
» nonostante la condizione modesta, Ungaretti frequenta una delle più rinomate scuole di Alessandria
» anni di scoperte letterarie: Baudelaire, Leopardi, Mallarmé e Nietzsche » formazione culturale
   cosmopolita assolutamente inusuale per l’epoca e per la tradizione letteraria italiana
» per lui l’italianità, anche come cultura, non è stata scontata ma fu frutto di una scelta
» di questo ambiente gli resterà per sempre l’immagine del deserto
-    Anni della crescita culturale a Parigi (1912-1914)
» si iscrive alla facoltà di Lettere della Sorbona » entra in contatto con il mondo artistico parigino
» ritrova un amico dell’infanzia egiziana: Mohammed Scheab (morirà suicida nell’estate del 1913)
» diventa amico del poeta Guillaume Apollinaire ed ha un legame culturale con Paul Valéry
» segue attivamente le lezioni universitarie del filosofo Henry Bergson
-    L’esperienza della guerra e l’illuminazione della poesia (1914-1920)
» si sposta a Milano dove incontra i futuristi
» pubblica nel 1915 le sue prime poesia su «Lacerba», la rivista dei futuristi diretta da Giovanni Papini
» come loro è un interventista convinto, e crede che l’uomo sia tale solo quando è in lotta
» si arruola come volontario, ma questa esperienza risulta per lui un totale shock: con la guerra vede la
   differenza tra idea e realtà, e come ufficiale sente su di sé la responsabilità dei suoi sottomessi uccisi
» la guerra modifica radicalmente il suo modo di scrivere: nel 1916 pubblica Il Porto sepolto
» per lui scrivere era una necessità: infatti userà anche le cartucce delle munizioni come fogli
» poco dopo la guerra muore il suo amico Apollinaire, per lui una perdita dolorosissima
» c’è però un momento positivo che è quello dell’incontro e del matrimonio con Jeanne Dupoix
-    Trasferimento a Roma e viaggi all’estero (1921-1935)
» nel ’21 si traferisce a Roma dove pubblica una seconda edizione de Il Porto sepolto
» a Roma incontra lo stile Barocco che lo affascina e cambia il suo modo di scrivere
1.      valore analogico della parola e della poesia
2.      recupero della punteggiatura
» nascono la figlia Ninon (1925) e Antonietto (1930)
» dal ’31 al ’35 prima come inviato speciale poi come conferenziere intraprende dei viaggi all’estero
-    Periodo brasiliano (1936-1942)
» edizione definitiva del Sentimento del tempo
» accetta una cattedra di Lingua e letteratura italiana
» muore suo figlio Antonietto per un’appendicite mal curata
» da questa esperienza produce la raccolta poetica Il Dolore (1947), per lui la condizione umana per
   antonomasia

-    Gli ultimi anni in Italia (1942-1970)

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXI

CANTO XXI

Settimo cielo: cielo di Saturno » spiriti contemplanti
Incontri: san Pier Damiano
Riassunto e tematiche
-    Dante rivolge lo sguardo a Beatrice: diversamente dal solito non gli sorride perché la sua bellezza si è tanto accresciuta salendo in cielo che se non si moderasse egli ne sarebbe annientato
» similitudine con la ninfa Semele che fu incenerita vedendo Giove in tutto il suo splendore
-    Compare nel cielo una scala d’oro, tanto alta che la cima si sottrae alla vista
» lungo i gradini scendono molte luci che si muovono insieme fino ad un certo punto, poi alcune volano
   via, altre ritornano su, altre sostano volteggiando
-    La luce più vicina a Dante brilla intensamente manifestando il suo amore
-    Dante aspetta il consenso di Beatrice per parlare
» chiede all’anima perché si è avvicinata e perché qui le anime non cantano come negli altri cieli
-    Lo spirito risponde (è san Pier Damiano)
» la ragione del silenzio è la stessa per cui Beatrice non sorride
» si è avvicinato per festeggiarlo, non perché lo ami più di altre anime, che anzi risplendono più di lui 
   d’amore, ma perché Dio assegna a ciascuno il suo compito
-    Dante domanda ancora: sa che tutte le anime ubbidiscono al volere di Dio ma non capisce perché proprio lei è stata scelta per questo compito
-    Risposta: nemmeno gli esseri più perfetti del paradiso possono rispondere alla sua domanda
» il disegno divino è insondabile » per cui una volta ritornato sulla terra deve ammonire i mortali di non
   avere la presunzione di conoscere ciò che non si può sapere neppure in cielo
-    Dante non insiste e chiede allo spirito chi sia
-    San Pier Damiano si presenta
» inizia a parlare del monte Catria, alle cui pendici sorge un eremo dedicato al culto di Dio, una tempo
   fecondo di uomini santi e adesso vuoto » è il monastero di Fonte Avellana
» lui visse lì dedicando la sua vita alla contemplazione
» fu fatto cardinale, ufficio che ora p svolto da uomini sempre più corrotti
» i primi apostoli Pietro e Paolo vissero poveramente mentre ora sono avidi di denaro e lussi
» esclamazione finale: Oh pazienza di Dio che tanto sopporti!
» subito scendono altre luci che elevano insieme un grido tanto forte che Dante non ne intende le parole

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXII

CANTO XXII

Dal cielo di Saturno al cielo delle Stelle fisse
Incontri: san Benedetto
Riassunto e tematiche
-    Dante è spaventato dal grido e cerca conforto in Beatrice
» lo consola dicendogli che in paradiso tutto è opera dell’amore
» le parole del grido che non ha capito annunciavano la punizione divina alla cattiva condotta dei pastori
-    La luce più luminosa sulla scala si fa avanti
» risponde alla domanda che legge nella mente di Dante: è il fondatore dell’abazia di Montecassino
» lui convertì la popolazione del luogo dedita al culto degli idoli
» presenta alcuni frati del suo ordine
-    Dante prende coraggio e chiede allo spirito di poter vedere il suo volto
» Benedetto gli risponde che sarà possibile solo nell’Empireo, dove trovano compimento tutti i desideri
-    Poi Benedetto lamenta il declino delle vocazioni alla vita contemplativa e l’avidità dei monaci
» la carne mortale è tanto fragile che non basta un buon inizio per assicurare una buona continuazione: i
   successori di Pietro, Benedetto stesso e Francesco hanno capovolto l’ispirazione iniziale
» tuttavia non mancherà il soccorso di Dio » poi l’anima si ricongiunge ai compagni
-    Beatrice vince la forza di gravità e spinge Dante su per la scala » passano al cielo successivo
» si ferma proprio nella costellazione dei Gemelli sotto il cui segno è nato Dante
» a queste stelle Dante si appella per chiedere di fare l’ultimo passo che lo attende
» Beatrice invita Dante a guardare in basso per vedere il cammino che ha percorso
» Dante guarda in giù fino alla terra e sorride per la sua piccolezza
» vede i movimenti dei pianeti e infine la parte abitata della Terra, che tanto rende feroci gli uomini

» infine torna a guardare Beatrice

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXIII


CANTO XXIII (canto tutto sulla memoria)

Nel cielo delle Stelle fisse
Incontri: corpo splendente di Cristo, Maria
Riassunto e tematiche
-    Similitudine: confronto tra una parte A e una B che hanno un termine C in comune (tertium comparatiosis)
» Dante usa le similitudini per sopperire all’insufficienza della parola di comunicare l’esperienza
» nella Commedia in totale sono 597
» quasi sempre sono similitudini strutturali = similitudini che servono per argomentare e dimostrare
» nella storia della letteratura è una figura retorica usata pochissimo, anche nel Convivio e nella Vita nova
» secondo la retorica medievale la similitudine era da evitare perché non era ritenuta adatta ai moderni ma
   una tecnica propria degli antichi, usata da loro perché la materia della poesia prima della rivelazione era
   poca, invece a noi cristiani che abbiamo avuta la rivelazione la similitudine non serve
» nella letteratura italiana è preferita la metafora, a parte Manzoni
» per Aristotele ha due valenze » retorica: appartiene alla categoria dell’ornamento, serve per abbellire
                                               » conoscitiva: è strumento di argomentazione, ha il valore dell’esempio
» Dante utilizza principalmente quella conoscitiva usandola anche per le cose più basse della realtà
-    Similitudine 1: Beatrice è come l’uccello che aspetta impaziente il sorgere del sole per poter rivedere i suoi piccoli e per procurare loro il cibo » attende la luce che sta per Cristo affinché Dante lo possa mangiare
» anche Dante partecipa alla sua attesa
-    Similitudine 2: come quando nelle notti serene la luna piena risplende tra le stelle, così tra migliaia di luci ne appare una più intensa che le illumina tutte » Dante non riesce a sostenerne la vista
» quella luce proviene dal corpo splendente di Cristo, che a sua volta illumina tutti i beati
-    Similitudine 3: come la folgore squarcia la nube che non può contenerla, così la mente del poeta esce da se stessa e in seguito non ha la memoria dell’esperienza fatta
» Beatrice lo invita ad aprire gli occhi, perché ormai ora ha potenziato le sue doti umane
-    Similitudine 4: Dante è pieno di gratitudine e si sente come uno appena risvegliato da una visione che non ricorda, come uno che risvegliandosi cerca senza successo di ricordare il sogno appena fatto
-    L’aspetto di Beatrice è tal che non si può descrivere, neppure con le migliori parole dei poeti
» chi riflette sulla difficoltà della materia e sulla natura mortale di chi la tratta lo può capire
-    Similitudine 5: nel rappresentare il paradiso la poesia è costretta a fare dei salti come accade a chi trova il percorso sbarrato
-    Similitudine 6: le schiere dei beati sono, viste dall’alto, come un prato di fiori illuminato da un raggio di sole che filtra da uno squarcio di nube
-    Beatrice lo invita a volgere lo sguardo al gradino illuminato dalla luce di Cristo, pieno di fiori che sono le anime beate, tra cui c’è la rosa, che è Maria, e i gigli, gli apostoli
» vede che tutti sono investiti da raggi di luce che provengono dall’alto ma non si scorge la provenienza
-    L’attenzione di Dante è attirata dalla luce più intensa, che è quella di Maria
» un’altra luce le ruota intorno cantando, è un angelo che l’accompagnerà fino all’Empireo
-    Similitudine 7: tutte le anime ripetono il nome di Maria che segue suo Figlio, salendo in alto fino a sottrarsi alla vista » le luci dei beati si protendono verso di lei come le braccia di un bambino verso la madre, poi intonano il Regina coeli con una dolcezza tale che Dante non dimenticherà mai più
» esclamazione di Dante sulla felicità di quelle anime beate, acquistata con la sofferenza e l’esilio terreno
-    Aree semantiche
» canto del trionfo di quanto è bello e buono ciò che c’è nella natura » stile sublime per lessico e semantica
                                                                                                      » trionfo nel senso di tripudio di gioia
» sfumature del bianco » latte, stelle, plenilunio
» campo semantico del cibo » ape, uccello che aspetta la luce per cercare da mangiare ai suoi piccoli…

                                              » Dante paragona sempre il conoscere al mangiare (idea del Convivio)

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXIV

CANTO XXIV

Nel cielo delle stelle fisse
Incontri: san Pietro
Riassunto e tematiche
-    Siamo entrati in un’altra dimensione tutta tesa al significato
» Dante non si guarderà più indietro, non guarderà più la terra
-    Nel cielo risplendono le anime dei beati » Beatrice si rivolge a loro perché rispondano al desiderio di Dante
» le luci brillano di letizia e danzano ruotando in cerchio
» la fiamma più luminosa si distacca da un cerchio, gira per tre volte intorno a Beatrice cantando in un
   modo così magnifico che non può ricordare: sono state le preghiere di Beatrice a farlo avanzare
-    Beatrice si rivolge a Pietro, rivelando l’identità della fiamma e lo prega di esaminare la fede di Dante non per accertare se la possiede (lo può vedere in Dio), ma per glorificarla
» Dante si prepara a rispondere come uno studente di teologia
» viene sottoposto ad esame come nelle università medievali
» quaestio medievale: interrogazione che non richiede una risposta secca ma un’argomentazione, e il
   valore della risposta non risiede solo nella correttezza ma anche nell’esaustività
-    Prima domanda: definizione di fede
» Dante cita e spiega le parole di San Paolo attraverso le categorie di Aristotele
fede è sustanza di cose separate
e argomento de le non parventi;
e questa pare a me la sua quiditate.
» sostanza: significato, contenuto della speranza; argomento: prova e ragioni di ciò che non si vede
» la fede dà realtà alle cose che si sperano ed è la prova di ciò che non si può conoscere per evidenza
-    San Pietro è soddisfatto della risposta, domanda a dante se possiede questa fede
» Dante dichiara prontamente di averla in modo certo e sicuro
» gli chiede allora come l’ha acquistata » risponde: dalla Sacra Scrittura
» gli chiede quale sia l’oggetto della sua fede » parafrasando le parole del credo cristiano dichiara di
   credere in Dio, unico, eterno, motore dell’universo, nella Trinità

» Pietro lo benedice cantando e compiendo tre giri intorno a lui

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXV

CANTO XXV

Nel cielo delle stelle fisse
Incontri: san Giacomo
Riassunto e tematiche
-    Dal cerchio di luci da cui è uscito san Pietro si stacca un altro spirito: san Giacomo
» i due apostoli si festeggiano a vicenda
-    Beatrice chiede a Giacomo di interrogare Dante sulla speranza, virtù che simboleggia nel Vangelo
» Giacomo gli fa tre domande: cos’è la speranza, con quale misura la possiede e da dove gli è venuta
» Beatrice risponde alla seconda: non c’è nessun cristiano che abbia più speranza di Dante, per questo gli è
   stato concesso il viaggio ultramondano » poi lascia che sia lui a rispondere alle altre domande
-    Risposta di Dante: la speranza è uno attender certo della gloria futura
» questa gli è stata accesa innanzitutto dal salmo di David “Sperino in te coloro che sanno il tuo nome”
» la luce dello spirito brilla manifestando la sua soddisfazione
-    Dante cerca di penetrare con lo sguardo la luce per vedere l’apostolo (sapeva secondo una leggenda che        era stato assunto in cielo con il corpo) ma ne rimane abbagliato
» Giovanni lo rimprovera ricordandogli che solo Gesù e Maria sono in paradiso con la veste corporea
» accecato dalla luce dell’apostolo non riesce a vedere Beatrice

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXVI

CANTO XXVI

Nel cielo delle stelle fisse
Incontri: san Giovanni
Riassunto e tematiche
-    Giovanni lo rassicura che riacquisterà la vista grazie a Beatrice e lo interroga sulla carità
» gli chiede quale sia l’oggetto del suo amore
» risposta di Dante: Dio è il principio e il fine del suo amore
» gli chiede da chi/cosa sia stato indotto all’amore verso Dio

» non c’è una definizione di carità ma la descrizione della sua esperienza di amore con Beatrice

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXVII

CANTO XXVII

Dal cielo delle stelle fisse al Primo Mobile
Incontri:
Riassunto e tematiche
-    Le anime intonano il gloria » Dante è meravigliato dalla dolcezza del canto
-    Davanti a lui stanno le quattro fiamme degli Apostoli e di Adamo
-    La fiamma di san Pietro si colora di rosso ed inizia a parlare
» pronuncia un’invettiva contro i papi del periodo di Dante, completamente corrotti
» nota che in cima al paradiso c’è la più poderosa invettiva contro i papi da san Pietro in persona

» usa linguaggio infernale, un registro basso

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTI XXVIII e XXIX

CANTO XXVIII-XXIX (canti dedicati agli angeli)

Nel Primo Mobile
Incontri: no
riassunto e tematiche:
-    Nel canto 28 Beatrice li descrive nelle loro caratteristiche attuali
» sono specchio dell’amore di Dio, sono libertà che aderisce perfettamente alla carità
» ciascuno traduce l’amore di Dio in movimento creando così l’armonia universale
» poi Beatrice gli elenca tutte le schiere e le gerarchie angeliche
-    Nel canto 29 tratta il tema degli angeli in senso escatologico
» risponde alla domanda sulla creazione degli angeli che avvenne al di fuori del tempo quindi è inutile
   discutere su che cosa facesse Dio prima della creazione degli angeli (dove, quando, come furono creati)
» poi parla della caduta di Lucifero e degli angeli ribelli che avvenne per libera scelta per superbia
» la caduta di Lucifero generò l’inferno
» confuta false dottrine che attribuiscono agli angeli la memoria

» il numero degli angeli è inconcepibile per la mente umana

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXX


CANTO XXX (canto sulla luce e sulla visione)

Dal Primo Mobile si entra nell’Empireo
Incontri:
Riassunto e tematiche:
-    Similitudine: come al mattino scompaiono le stelle così scompaiono i nove cerchi dei cori angelici
-    Si rivolge a Beatrice: tutto quello che fin’ora ha detto per celebrarla è insufficiente per descriverla adeguatamente » la sua bellezza è tale che solo il suo creatore avrebbe potuto goderne appieno
» qui raggiunge il terzo livello della vista, e vede Beatrice dal punto di vista di Dio, cioè per il suo destino
» Beatrice gli dice che sono usciti dal Primo Mobile e sono entrati nell’Empireo
» improvvisamente una luce avvolge e abbaglia Dante » Beatrice lo rassicura: l’amore divino accoglie
   sempre così chi arriva in quel cielo, per potenziare la sua vista
» il poeta si accorge di aver acquistato una nuova capacità visiva: può sostenere qualsiasi luce
» Dante vede un fiume di luce che scorre tra due rive fiorite » per descrivercelo usa delle immagini
-    Beatrice invita Dante a bere l’acqua del fiume per saziare la sua sete di conoscere ciò che vede
» Dante sfiora con le palpebre la luce come se bevesse con gli occhi quell’acqua
» il corso del fiume si trasforma in un lago rotondo e i fiori si rivelano essere le due corti del cielo: gli
   angeli e i beati » Dante chiede la capacità di rappresentare ciò che ha visto con un’invocazione a Dio
-    Il lago di luce si allarga sempre di più, dopo aver preso forma circolare
» forma uno specchio dove si riflettono le anime dei beati disposte in più di mille gradini disposte in modo
   tale da formare una rosa (simbolo della Madonna, dell’amore e della purezza) » vede intellettualmente
» Beatrice conduce Dante al centro della rosa e indica i pochi posti vuoti: ne è destinato Arrigo VII
-    NB: l’empireo non è descritto in termini euclidei: manca il tempo, spazio, non c’è un quando né dove
» non essendoci il tempo non è concepibile neanche il concetto di storia
» l’empireo è luce intellettuale piena d’amore, è esperienza di amore e conoscenza trapassata da una letizia
   che trascende ogni esperienza di dolcezza che ci possiamo immaginare
» apprendere = aderire a qualcosa » per Dante la conoscenza è affettiva, parte dall’attaccarsi a qualcosa
» è come un punto geometrico: non ha dimensioni
» è un cielo di pura luce = di pura conoscenza di Dio e della creatura
-    Il canto è diviso in tre parti
1.      sparisce la sua capacità visiva
2.      descrizione della bellezza di Beatrice verso cui sono inutili anche analogie, immagini e similitudini
3.      usa delle immagini per descriverci la sua visione
-    Umbriferi prefazi del vero = definizione di segno per Dante = una cosa che è profezia di un’altra cosa
» prefazio = che parla prima; umbrifero = apax logomenon
» è strumento necessario affinché l’uomo possa essere introdotto alla conoscenza del vero, non è malvagio
» il segno porta in sé un’ombra, non è piena luce di conoscenza
» l’arte è umbrifero prefazio
» Dante con queste parole esprime una tenerezza verso il valore del segno: la debolezza non è obiezione
-    Per Dante ci sono tre significati del verbo “vedere”
1.      vedere dei sensi: percepire con i sensi il dato naturale, il dato materiale (1° passo della conoscenza)
2.      vedere intellettuale: capire il senso di ciò che vedo » sapere cos’è e a che cosa serve
3.      visione spirituale: visione della realtà dal punto di vista del suo significato ultimo » è il contenuto di questo canto » Dante è introdotto a guardare le cose dal punto di vista di Dio, del paradiso
» Dante vede le cose nell’empireo a tutti questi livelli e le contempla nel loro destino
-    Tema dell’ineffabilità della parola
1.      canto I, pag 15 » c’è una sproporzione tra esperienza e linguaggio
2.      canto XIII, pag 240
3.      canto XV, pag 275 » (con Cacciaguida) capisce in cosa consiste il limite umano a conoscere
  » c’è una sproporzione tra quello che desideriamo e gli strumenti che abbiamo, la
      possibilità di farne esperienza non è sufficiente » tra desiderio di dire e  
      possibilità di esprimere c’è una forte disuguaglianza

4.      canto XXX » della bellezza dei beati può godere solamente Dio 

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXXI

CANTO XXXI

Nell’Empireo
Incontri: san Bernardo
Riassunto e tematiche
-    Dante, dopo aver osservato la rosa dei beati che guardano tutti a Dio, prorompe in un’invocazione perché Dio rivolga lo sguardo alle tempeste della vita terrena: la terra ha bisogno dello sguardo di Dio
-    Dante si rivolge a Beatrice per interrogarla ma al suo posto c’è un antico sene con atteggiamento paterno
» è san Bernardo che gli spiega che la sua donna è seduta nel terzo ordine dei seggi e lo ha incaricato di
   seguirlo per l’ultimo tratto di strada » è la terza guida di Dante, il suo ultimo maestro
» Dante rivolge a Beatrice la preghiera di custodire in lui fino alla morte l’opera di salvezza che ha iniziato
» Beatrice gli risponde con un sorriso e uno sguardo poi si rivolge ancora verso Dio
» Dante perde di nuovo Beatrice, è un momento drammatico
» ora ha acquistato da sé la capacità di camminare, non è più un rapporto minoritario ma paritario
-  San Bernardo lo invita a guardare la rosa così da prepararsi per la visione di Dio
» la Madonna gli concederà questa grazia perché a pregarlo è lui, il suo devoto san Bernardo
» Bernardo era un cistercense, tra tutti i santi è quello che ha venerato maggiormente la Madonna,
   elaborando la valenza corredentrice della Madonna = la realizzazione del compito di Dio avvenne
   necessariamente attraverso di lei, che avrebbe potuto rifiutare » è il santo mariano per definizione
» Dante lo guarda con la stessa commozione del pellegrino che guarda il volto della Veronica
» NB: Dante dedica alla Madonna gli ultimi canti perché fu lei il motore del suo viaggio di redenzione
-    Bernardo lo esorta ad alzare lo sguardo verso Maria, nella parte più alta della rosa e più illuminata

» vede tra mille angeli la bellezza inesprimibile di Maria

DIVINA COMMEDIA - PARADISO - CANTO XXXIII

CANTO XXXIII

Nell’Empireo
Incontri: san Bernardo, Dio
Riassunto e tematiche
-    Bernardo innalza una preghiera alla Madonna a cui chiede di intercedere ancora per il poeta perché possa arrivare a contemplare Dio e perché possa conservare puro il suo cuore
» a questa preghiera partecipa anche Beatrice con tutti i beati
» Maria risponde con uno sguardo, un gesto ripreso dalla gestualità cortese: è quando la donna accetta
   l’amore dichiarato dell’uomo
-    L’ardore del desiderio raggiunge il culmine in Dante
» Bernardo lo invita a guardare nel profondo della luce divina, ma Dante lo ha già fatto
» da qui né la parola né la memoria possono tener passo all’esperienza della visione » implora comunque la
   grazia divina di riuscire a dare ai suoi versi almeno una pallida ombra del vero, un’immagine perché
   possa lasciarne memoria ai posteri » vuole che noi ne facciamo esperienza
-    Dante viene colpito da una luce acutissima e si addentra nel mistero di Dio
» vede come tutta la realtà possa essere molteplice e al tempo stesso una: in un punto tutto l’universo
» di questa esperienza non rimane neanche la memoria
» nella contemplazione la sua vista acquista sempre più forza e potenza
-    Ora distingue tre cerchi di diversi colori ma di uguale circonferenza
» il secondo sembra riflesso dal primo, il terzo sembra un fuoco che si sprigiona dai primi due (= Trinità)
» la parola è inadeguata a ridire la visione, solo Dio può comprendere se stesso
-    Nel secondo cerchio appare dipinto un volto umano
» come il geometra non riesce a trovare soluzione alla quadratura del cerchio così lui no riesce a capire
   come quell’immagine si adatti al cerchio (come si congiunge natura umana e divina in Cristo)
-    All’improvviso la mente del poeta è percossa da un lampo luminoso che esaudisce il suo desiderio

» qui gli viene meno la possibilità di vedere, ma il suo desiderio è mosso dall’amore che muove le stelle

martedì 9 giugno 2015

SCHOPENHAUER - filosofia

SCHOPENHAUER

LE RADICI CULTURALI

-    Platone » riprende la teoria delle idee
-    Kant » lo considera il filosofo più grande ed originale
» riprende da lui l’impostazione soggettivistica della gnoseologia
-    Illuminismo » filone materialistico e quello dell’ideologia
 » carattere polemico nei confronti delle credenze tradizionali tramandate
-    Romanticismo » irrazionalismo
 » importanza attribuita all’arte e alla musica
 » tema dell’infinito, cioè crede nella presenza nel mondo di un principio assoluto le cui
    varie realtà sono manifestazioni transeunti
 » tema del dolore ma per Schop non è in chiave ottimistica (visione pessimistica della realtà)
-    Idealismo » lo rifiuta e lo indica come “filosofia delle università”, non al servizio della verità ma di
    interessi volgari come il potere ed il successo
 » riconosce un certo ingegno a Fichte e a Schelling
 » Hegel invece è “sicario della verità”, “ciarlatano pesante e stucchevole”
 » emerge in questa critica la sua esigenza della libertà della filosofia
 » però non c’è un’autentica e puntuale contestazione delle singole tesi dell’idealismo, piuttosto
    una serie di insulti
-    Interesse per il pensiero orientale
» costituisce tutt’ora un problema aperto
» sembra che il pensiero di Schopenhauer si sia sviluppato indipendentemente dal suo incontro con le
   filosofie orientali » più che condizionamento è sintonia
» è stato il primo filosofo occidentale a tentare il recupero di alcuni motivi del pensiero orientale
» ha desunto da esso un repertorio di immagini e di espressioni suggestive
» è stato un ammiratore della sapienza orientale

IL VELO DI MAYA

-    Il suo punto di partenza è la distinzione kantiana tra fenomeno e noumeno
» per Kant » il fenomeno è la realtà concreta e visibile, l’unica accessibile alla mente umana, è l’oggetto
                     della rappresentazione ed esiste al di fuori della coscienza
                  » il noumeno è il concetto-limite che serve da promemoria critico
» Shopenhauer » il fenomeno è parvenza, illusione, sogno, rappresentazione che esiste solo nella coscienza
                         » il mondo è la mia rappresentazione: assioma indimostrabile ma che si presenta evidente
                         » il noumeno è la vera realtà che si nasconde dietro l’inganno del fenomeno
                         » il filosofo ha il compito di “scoprire il velo di Maya” ed accedere alla vera realtà
-    La rappresentazione ha due aspetti ha due aspetti essenziali ed inseparabili
1.      soggetto rappresentante
2.      oggetto rappresentato
» questa distinzione costituisce la forma generale della conoscenza
» sono due facce della stessa medaglia, sono entrambi elementi imprescindibili della rappresentazione
» il materialismo è falso perché nega il soggetto riducendolo all’oggetto o alla materia
» l’idealismo è falso perché nega l’oggetto riducendolo al soggetto
-    Le forme a priori della conoscenza (sulle orme del criticismo di Kant)
» la nostra mente è corredata di una serie di forme a priori
» a differenza di Kant ne ammette solo 3 = spazio, tempo e causalità
-    La categoria della causalità
» è l’unica categoria perché tutte le altre sono riconducibili ad essa
» assume forme diverse a seconda degli ambiti in cui opera (necessità, fisica, logica, matematica, morale)
» è quindi principio » del divenire: regola i rapporti tra gli oggetti naturali (necessità fisica)
                                » del conoscere: regola i rapporti tra premesse e conseguenze (necessità logica)
                                » dell’essere: regola i rapporti spazio-temporali (necessità matematica)
                                » dell’agire: regola la connessione tra un’azione e i suoi motivi (necessità morale)
-    La vita è sogno ingannevole, un tessuto di apparenze (velo di Maya) » concezione che riprende da
1.      Platone » “gli uomini non vivono che in un sogno”
2.      Pindaro » “l’uomo è il sogno di un’ombra”
3.      Sofocle » paragona gli individui a simulacri e ombre leggere
4.      Shakespeare » “noi siamo di tale stoffa come quella di cui son fatti i sogni, e la nostra breve vita è
                                   chiusa in un sonno”
5.      Calderόn de la Barca » scrisse La vita è sogno
» ma Schopenhauer è il primo a darne una enunciazione filosofica e teorizzazione
-    Inclinazione metafisica dell’uomo
» al di la del fenomeno esiste però la realtà vera
» l’uomo, o meglio il filosofo che c’è nell’uomo, non può fare a meno di interrogarsi su questa realtà
» l’uomo è un «animale metafisico» che a differenza degli altri esseri viventi si stupisce della sua stessa
   esistenza ed è portato ad interrogarsi sull’esistenza ultima della vita
» tanto più uno è intelligente tanto più si fa domande riguardo alla vera realtà

TUTTO E’ VOLONTA’

-    Come lacerare il velo di Maya?
» presenta la sua filosofia come integrazione necessaria a quella di Kant
» si vanta di aver individuato una via d’accesso al noumeno
» se la mente è chiusa nell’orizzonte della rappresentazione, come lacerare il velo di Maya?
» se noi fossimo soltanto conoscenza e rappresentazione (“una testa d’angelo alata senza corpo”) non
   potremmo uscire dal mondo fenomenico
-    La scoperta dentro di sé della volontà di vivere
» però non siamo solamente coscienza e rappresentazione: noi siamo dati a noi stessi anche come corpo
» non ci “vediamo” solamente da di fuori, ma viviamo dal di dentro godendo e soffrendo
» questa esperienza permette all’uomo di squarciare il velo del fenomeno e di afferrare la cosa in sé
» squarciare il velo = coscienza che io sono immerso nella rappresentazione » questa coscienza ti fa andare
                                   oltre la rappresentazione perché ti fa capire che tu sei altro rispetto alla
                                   rappresentazione cioè che sebbene tu sia nel finito su sei infinito
» ci rendiamo conto che l’essenza profonda del nostro essere è la brama di vivere, la «volontà di vivere»
» più che intelletto e conoscenza noi siamo vita e volontà di vivere
» il nostro stesso corpo è manifestazione esteriore di tutte le nostre brame interiori (l’apparato digerente è
   manifestazione della volontà di nutrirsi, l’apparato sessuale della volontà di riprodursi)
» l’intero mondo fenomenico è manifestazione esteriore della volontà interiore che rende visibile se stessa
   nella rappresentazione spazio-temporale
-    La volontà è radice noumenica dell’intero universo
» fondandosi sul principio di analogia, dice che la volontà di vivere non è solo radice noumenica dell’uomo
-    Ma che cosa rende possibile questa estensione dalla mia essenza all’essenza del mondo?
» quando io vivo il mio corpo lo sottraggo all’approccio del fenomeno perché smetto di usare spazio,
   tempo e causalità (che sono gli strumenti che individuano gli oggetti come molteplicità di cose distinte)
» l’essenza che riscontro nel mio corpo non è più solo del mio corpo, ha perso i limiti dell’individualità
» quindi mentre si parla di “fenomeni” al plurale, si deve parlare di “noumeno” al singolare perché ciò che
   rende distinte e quindi molteplici le cose sono spazio, tempo e causalità (non ci sono + nel noumeno)
» una volta individuata la volontà come essenza noumenica del mio corpo so che è dell’intera realtà
-    L’io per Schopenhauer è coincidenza di coscienza, volontà e corpo
» non è solo la coscienza come nella metafisica tradizionale
» non è un principio astratto e universale come la Ragione (per gli idealisti)
» non è il soggetto trascendentale di Kant
» Schopenhauer non rinuncia a nessuna componente umana, rivaluta l’individuo nella sua interezza

CARATTERI E MANIFESTAZIONE DELLA VOLONTA’ DI VIVERE

-    La volontà è
1.      inconscia » la consapevolezza e l’intelletto ne costituiscono solo possibili manifestazioni secondarie
» il termine “volontà” non è volontà cosciente ma è energia o impulso
2.      unica » perché esistendo al di fuori dello spazio e del tempo si sottrae al principio di individuazione
3.      eterna » perché è oltre la forma del tempo » quindi è un principio senza inizio e senza fine
4.      incausata e senza scopo » perché è oltre la categoria di causa » è forza ed energia libera e cieca
» possiamo chiedere a un uomo perché voglia quella cosa particolare ma non
   perché voglia in generale, a cui risponderebbe “voglio perché voglio”
» la volontà primordiale non ha alcuna meta oltre se stessa, la vita vuole vita
-    La crudele verità del mondo
» quindi tutti gli esseri viventi vivono semplicemente per vivere e continuare a vivere, senza scopo
» gli uomini hanno sempre cercato di mascherare questa terribile evidenza postulando un Dio al quale
   finalizzare l’esistenza propria e di tutto l’universo, per trovare un senso alle loro azioni
» ma Dio non può esistere e l’unico assoluto è la volontà
» i caratteri della volontà sono quelli con cui i filosofi hanno sempre caratterizzato la divinità o l’Infinito
-    La volontà di vivere si manifesta nel mondo fenomenico attraverso due fasi
1.      la volontà si oggettiva in un sistema di forme immutabili, a-spaziali e a-temporali = le idee (by Platone)
2.      la volontà si oggettiva nei vari individui del mondo naturale che sono la moltiplicazione e concretizzazione nello spazio e nel tempo delle idee
» tra individui e idee c’è u rapporto di copia-modello
-    Il mondo delle realtà naturali si struttura in una serie di gradi disposti in ordine ascendente
» grado più basso = forze della natura
» grado superiore = piante e animali
» questa piramide cosmica culmina nell’uomo nel quale la volontà di vivere è pienamente consapevole
» ma come guida della vita la ragione è meno efficace dell’istinto » per cui l’uomo è “un animale malato”

IL PESSIMISMO

-    Affermare che l’essere è manifestazione di una volontà infinita = dire che la vita è dolore
» volere significa desiderare
» desiderare è uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere
» quindi il desiderio è assenza » cioè un dolore
» dato che nell’uomo la volontà è cosciente, l’uomo è il più bisognoso e mancante tra gli esseri
» la vita è essenzialmente dolore, al di là di ogni apparenza ingannevole

Ogni volere scaturisce da bisogno, ossia da mancanza, ossia da sofferenza. A questa dà fine l’appagamento; tuttavia per un desiderio che venga appagato ne rimangono almeno dieci insoddisfatti; inoltre la brama dura a lungo, le esigenze vanno all’infinito.

-    Il carattere negativo della felicità umana
» godimento (fisico) e gioia (psichica) sono solamente una cessazione del dolore (come già per Leopardi)
» perché ci sia piacere prima ci deve essere stato per forza un periodo di tensione e di dolore
» invece il dolore non può essere ridotto a cessazione del piacere e si può sperimentare una catena di dolori
   senza che siano preceduti da altrettanti piaceri
» quindi il dolore si identifica con la struttura della vita, è un dato primario e permanente
» il piacere è solo una funzione derivata del dolore e riesce a vincerlo solo annullando se stesso
-    Accanto al dolore permanente e al piacere momentaneo c’è la noia
» la noia subentra quando viene meno l’aculeo del desiderio
» la vita umana è come un pendolo che oscilla tra dolore e noia passando per un intervallo fugace ed
   illusorio di piacere e di gioia » ciò che distingue le situazioni sono le diverse manifestazione del dolore
-    Pessimismo cosmico
» la volontà di vivere è tensione sempre insoddisfatta (Sehnsucht romantico “desiderio insoddisfatto”)
» il dolore non riguarda solo l’uomo ma investe ogni creatura: tutto soffre
» il genio avendo maggiore sensibilità degli uomini comuni è destinato ad una sofferenza più intensa
» dato che il principio primo è la volontà ed essa è sofferenza, allora il mal non è solo del mondo ma è nel
   principio primo da cui esso dipende
-    L’espressione di tale dolore universale è la lotta crudele tra tutte le cose
» dietro le celebrate meraviglie del creato si cela un’«arena di esseri tormentati ed angosciati , che esistono
   solo a patto di divorarsi l’un l’altro»
» auto lacerazione della volontà in molteplicità di parti e di individui reciprocamente ostili
-    L’illusione dell’amore
» l’individuo è un mero strumento della specie perché l’unico fine della natura è quello di perpetuare la
   vita e con essa il dolore » ciò avviene attraverso l’amore = uno dei più forti stimoli dell’esistenza
» il fine dell’amore quindi è solo l’accoppiamento
» l’individuo proprio nel momento in cui crede di realizzare maggiormente il proprio godimento e la
   propria personalità in realtà è lo zimbello della natura, perché sta perpetuando il dolore
» quindi non c’è amore senza sessualità, per quanto etereo voglia apparire è istinto sessuale
» l’amore procreativo è avvertito come “peccato” e “vergogna” perché in fondo è istinto sessuale e poi
   perché è il maggiore dei delitti = procreazione di altre creature destinate alla sofferenza
» l’unico amore che si può elogiare è quello della pietà

CRITICA ALLE VARIE FORME DI OTTIMISMO
» rifiuta le menzogne con cui gli uomini tentano di celare a sé la negatività della realtà » un maestro del
   sospetto accanto a Marx, Nietzsche, Freud
» critica alle ideologie e soprattutto alla filosofia accademica di Stato: chi viene pagato per filosofare non
   può certo pensare liberamente, hanno solo ambizioni di potere, denaro e gloria
» si oppone alle concezioni spiritualistiche dell’amore
» smaschera i luoghi comuni sulla felicità umana

-    Rifiuto dell’ottimismo cosmico » la realtà non è positiva
» è l’interpretazione del mondo come organismo perfetto, provvidenzialmente governato da Dio/Ragione
» è una visione consolatrice ma falsa
» la vita è un’esplosione di forze irrazionali e il mondo non è il regno della logica e dell’armonia ma
   dell’illogicità e della sopraffazione, governato dalla “legge della giungla”
» ateismo filosofico: definisce le religioni come “metafisiche per il popolo” pensando che nel tempo la
   gente non crederà più a queste illusioni (come poi dirà Nietzsche)
-    Rifiuto dell’ottimismo sociale
» nega la tesi della bontà e della socievolezza umana
» ciò che regola i rapporti umani è un conflitto e il tentativo della sopraffazione reciproca
» nel tempo le tecniche si sono evolute, dalle più primitive e violente alle più moderne e raffinate
» se gli uomini vivono insieme è per bisogno, se esiste lo Stato non è per esigenza di eticità (attacca Hegel)
   ma solo per difendersi e regolare gli istinti aggressivi (come per Freud)
» pessimismo antropologico e sociale
» pessimismo come via verso la pietà » la visione del mondo come “inferno di egoismi” è finalizzata a
                                                                favorire la scelta della vita etica e della pietà
-    Rifiuto dell’ottimismo storico: polemica contro ogni storicismo (osa contro maggiori dogmi dell’epoca)
» riduce la portata conoscitiva della storia: essa non è una vera scienza ma catalogazione dell’individuale
» per questo è inferiore all’arte e alla filosofia, che vogliono essere strutture permanenti ed universali
» a furia di studiare gli uomini gli storici hanno perso di vista l’uomo e si sono illusi che di epoca in epoca
   gli uomini mutino » invece se andiamo oltre alle apparenze, il destino dell’uomo è sempre lo stesso
» il solo modo proficuo di approcciarsi alla storia è quello di evidenziare la ripetitività della storia: ciò che
   cambia non è l’essenza delle cose ma solo la loro facciata » passa dalla storia alla filosofia della storia
» storia = fatale ripetersi del medesimo dramma, l’umanità spera sempre di metterlo a tacere con illusioni
» il compito della storia è la presa di coscienza da parte dell’uomo del proprio destino doloroso

LE VIE DELLA LIBERAZIONE DAL DOLORE
» bisogna imparare volta per volta a non desiderare, a non volere l’esistenza, ad annullare la volontà

-    Il rifiuto del suicidio
» perché è un atto di forte affermazione della volontà: anzi che negare la volontà nega la vita
» perché sopprime soltanto una manifestazione fenomenica della volontà lasciando intera la cosa in sé
-    Dalla voluntas alla noluntas
» la risposta al dolore del mondo non è l’eliminazione della vita ma la liberazione dalla volontà di vivere
» com’è possibile per l’uomo e la volontà costituisce l’essenza e la struttura metafisica dell’universo?
» non dà una giustificazione teorica ma presenta individui eccezionali che ci riuscirono e che hanno fatto il
   percorso dalla coscienza di essere volontà fino alla negazione di questa
» ci sono tre vie non disposte dialetticamente
-    L’arte
» la conoscenza scientifica è imbrigliata nella forme dello spazio e del tempo
» invece l’arte è conoscenza libera e disinteressata che si rivolge alle idee contemplando i modelli eterni
   delle cose, l’essenza immutabile dei fenomeni
» il soggetto contemplante quindi non è più l’individuo particolare ma il puro soggetto del conoscere
» per il suo carattere contemplativo l’arte sottrae l’individuo alla catena infinita dei bisogni e dei desideri
   quotidiani offrendo un appagamento immobile e compiuto » l’arte è catartica
» più che vivere l’artista contempla la vita elevandosi al di sopra della volontà, del dolore e del tempo
» dato che la volontà si manifesta secondo una scala gerarchica, le arti sono poste a diversi livelli
» tragedia » è auto rappresentazione del dramma della vita
» musica » non riproduce le idee come fanno le altre arti ma è rivelazione della volontà a se stessa
               » è l’arte più profonda e universale, il piacere che procura è cessazione del bisogno
» ma l’arte è temporanea e parziale, è un “breve incantesimo”, è conforto ma non è vero cammino
-    L’etica della pietà
» l’etica implica un impegno nel mondo a favore del prossimo = tentativo di superare l’egoismo e di
   vincere la lotta incessante tra creature che è una delle maggiori fonti di dolore per gli uomini
» l’interesse costituisce il cuore della moralità (come Kant), ma non sgorga da un imperativo categorico
   dettato dalla ragione (contro Kant) ma da un’esperienza vissuta, da un sentimento di pietà e compassione
» la pietà sgorga dalla coscienza che gli uomini condividono tutti lo stesso destino di dolore e quindi
   avvertiamo come nostre le sofferenze degli altri perché ci identifichiamo con il loro dolore
» tramite la pietà sperimentiamo un’unione metafisica tra tutti gli esseri
» la pietà è strumento di conoscenza autentica » non basta sapere che la vita è dolore, ma bisogna sentire
» è la moralità a produrre la conoscenza non il contrario
» la morale si concretizza in due virtù
1.      giustizia » è un primo freno all’egoismo
                   » ha carattere negativo, perché consiste nel “non fare il male” e nel riconoscere agli altri 
                      ciò che siamo pronti a riconoscere a noi stessi
2.      carità » è la volontà attiva e positiva di fare il bene, è amore autentico e disinteressato
» al contrario c’è l’eros, falso amore perché egoistico e interessato
» ma la morale rimane pur sempre all’interno della vita e presuppone un qualche attaccamento ad essa
-    L’ascesi
» persegue una liberazione non solo dall’egoismo ma dalla stessa volontà di vivere
» nasce dall’orrore dell’uomo per l’essere di cui è manifestazione cioè per la volontà di vivere
» l’ascesi è l’esperienza attraverso cui l’individuo cessa di volere la vita e di volere e quindi si propone di
   estirpare il proprio desiderio di esistere di godere e di volere
» primo gradino = castità perfetta » libera dalla prima manifestazione della volontà, l’impulso generativo
» secondo gradino = rinuncia dei piaceri, l’umiltà, il digiuno, la povertà, il sacrificio, l’automacerazione
» NB: se tale volontà fosse vinta completamente anche da un solo individuo, sarebbe sconfitta
   definitivamente perché essa è una sola
» la soppressione della volontà di vivere è l’unico atto di libertà per l’uomo
» nei mistici del cristianesimo l’ascesi si conclude con l’estasi (stato di unione con Dio)
» nel misticismo ateo culmina nel nirvana buddista = esperienza del nulla, negazione del mondo, quindi il
   nirvana è un tutto, è l’oceano di pace, le nozioni di “io ” e “soggetto” si dissolvono
-    Critiche all’esito orientalistico del pessimismo schopenhaueriano
» è la parte più debole e contraddittoria del suo sistema
» se la volontà è la struttura metafisica del reale come è possibile un suo annullamento?
» come può la volontà ad un certo momento non volere più se stessa?
» perché Schopenhauer teorizza qualcosa che non si sente di intraprendere lui stesso?
» l’importante è la sua denuncia della realtà del dolore