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domenica 28 agosto 2016

M. CUCCHI- La casa, gli estranei, i parenti prossimi (da Il disperso): analisi


Maurizio Cucchi, La casa, gli estranei, i parenti prossimi (da Il disperso, 1976)



  • Situazione enunciativa:

In questo primo libro liricità e narratività si mescolano: non si integrano in una sintesi ma interferiscono

→ è una narratività frammentata dispersa, inceppata per la dimensione fortemente soggettiva

→ testo apparentemente lirico ma ibridato dall'emersione di elementi della realtà: dettagli, oggetti, situazioni

Cuore della sua poesia: dissonanza, urto tra i due paradigmi della soggettività e oggettività

  • Situazione rappresentata:

Il disperso: titolo significativoil centro del libro è un'esperienza autobiografica drammatica: la perdita del padre (è lui il disperso) → segna la sua esistenza e la sua modalità di rapporto col mondo

la vicenda si intuisce ma non è del tutto chiara, anche nel resto del libro le carte si confondono ancora di più → soprattutto con libri successivi di poesia e altri romanzi la vicenda che sta dietro a questa rappresentazione si

     chiarisce → l'intera carriera di Cucchi costituisce un'anomalia, un caso raro, unico nella storia poesia

     contemporanea: è una progressivo e insistente riportare alla luce la comprensione di un'unica vicenda

→ dalla lettura complessiva dei suoi testi si capisce che il padre è morto in strada, e progressivamente si capisce

     che probabilmente si è suicidato

→ lui idoleggia il padre, per lui è un'esperienza traumatica, segna esistenza e modalità di rapporto con il mondo

Senza sapere che è padre non si sarebbe capito subito. Ci sono riferimenti ma vaghi. Il libro si costituisce da questo pdv che è una sorta di dossier che un soggetto io voce allestisce, progressivamente affastella indizi tracce osservazioni intorno anzitutto alla vicenda di questi disperso. Questo è il testo introduttivo e la serie di domande che in modo diretto o indiretto scandiscono il procedere del testo hanno le ragioni il senso della ricostruzione delle ragioni del senso della morte di questo individuo, che è un parente stretto forse strettissimo. Libro intero come raccolta censimento ma un po'confuso e inconcludente di indizi intorno a un mistero a una serie di misteri intorno a figura di scomparso. Questa struttura si vede dall'inizio .

  • Situazione enunciativa:

È complessa e frastagliata:

  • Prima  strofa: l'io non emerge ma emerge un "noi" al secondo verso. nella terza strofa inserzione di una battuta diretta,
  • Seconda strofa: da qui l'io si palesa non si capisce in che rapporto si collocano rispetto a precedente: è un altro discorso duretto o si è chiuso o è lo stesso? A segnalare ulteriore segmentazione presenza Parentesi incorniciano domande che sembrano fatte più fra sé e sé dalla voce.
  • Terza strofa: trascrizione di una battuta di dialogo diretto inserita tra segni diacritici che segnalano un cambio di voce → ma chi sta parlando e a chi non è chiarissimo: il parlante potrebbe essere lo stesso soggetto che ha parlato fino ad adesso ma che si riporta battuta fatta in una scena diversa

→ poi ci sono altri momenti di scomposizione della situaizone enunciativa

  • Quarta strofa: ripropone ancora parentesi ma ancora un modulo allocutivo con il tu → ma questo tu è lo stesso del credimi?

Montaggio complesso di battute, di segmenti discorsivi che restituiscono un effetto collage del testo

→ come fosse composto montando battute, affermazioni, osservazioni dello stesso soggetto o di soggetti

     diversi o dello stesso soggetto in momenti diversi, ma all'interno di una cornice irriconoscibile

Impossibile ricostruire per lettore da dove provengono tutti tasselli

→ è possibile solo una ricostruzione soggettiva → il testo si configura come struttura di mediazione

    fra l'inchiesta che soggetto ha condotto intorno al tema e l'inchiesta a cui lettore stesso invitato a

    compiere intorno al senso → doppia operazione di investigazione

  • Situazione rappresentata:

Questa struttura di rappresentazione per montaggio policentrica scandisce l'articolazione della situaizone enunciativa ma anche determina l'effetto sul piano rappresentativo → c'è una doppia tensione fra

  • Accumulo di dettagli ed elementi informativi sulla situazione evocata

→ precisione oggettuale, catalogazione di dettagli

  • Impossibilità di inserire i dettagli in un quadro di senso organico che dia significato a ciascun dettaglio

→ permanenza di una serie di buchi informativi (es: da un lato formula di identificazione però manca

     un toponimo: nei pressi di…)

Già dall'attacco la poesia sembra la trascrizione di un verbale di polizia che accompagna il ritrovamento

La ricostruzione del significato della scomparsa e le sue circostanze associa questo piglio più oggettivo di ricostruzione documentale con lavoro di scavo che riguarda percezione soggettiva dell'evento, ricordo

interferenza tra indagine oggettiva e soggettiva, oggetto di indagine e soggetto che investiga

dinamica di distanziamento e di rispecchiamento: è un parente stretto ma anche modello di identità rispetto

     al quale il soggetto voce avverte, può provare spiccata dinamica proiettiva di rispecchiamento

→ anche la serie di tratti fisionomici e caratteriali di questo soggetto scomparso hanno attribuzione ambigua, in

     parte descrivono soggetto scomparso in parte l'io voce

  • Metrica:

Poetica molto impura nel complesso: metrica informe che si configura come assemblaggio di materiali

→ versi molto lunghi

riecheggia il verso tradizionale: l'attacco è un endecasillabo, tale solo perché viene taciuto toponimo

Ma il lettore può percepirlo in un verso che è più lungo quindi deformazione: possibilità di riconoscere strutture tradizionali in forme più lunghe pervasiva in tutto il testo

RAFFAELLO BALDINI - La chérusa (La corsa): analisi


Raffaello Baldini, La chèrusa (da E' soliteri, 1976)

Appartiene al suo primo libro

Baldini è uno dei maggiori poeti italiani del secondo novecento

La sua eccezionalità consiste in:

  1. Scelta del dialetto
  2. Adozione sistematica del modulo del monologo drammatico

→ nei suoi testi non c'è, o forse raramente, l'io che parla, non c'è Baldini

→ nella grandissima maggioranza dei casi c'è una serie di personaggi che parlano in dialetto perché

     appartengono a un mondo preciso e circoscritto: Sant'Arcangelo di Romagna che identifica integralmente il

     mondo in cui si articola la sua poesia → i suoi testi descrivono questo paese e sono detti da personaggi

     immaginari voci che vengono da lì, che fanno parte di quella comunità in cui abitano

→ opzione del dialetto quindi è davvero funzionale a restituire una dimensione antropologica del paese 

     periferico dell'Italia anni '70, luoghi che stanno o anche sono investiti da processi di modernizzazione e dove

     si stabilisce frizione nel rapporto di contrapposizione di valori di stampo tradizionale e nuovi valori portati

     dal modello capitalistico della società moderna → tema principale dei suoi scritti

Era uno straordinario recitatore dei propri versi, forse avrebbe dovuto pubblicare cd anziché testi scritti, anche perché il dialetto è una lingua orale



Intervista a Baldini:

  • "Delle volte penso in italiano e a volte in dialetto. Delle volte conto in italiano e delle volte in dialetto; quando conto in italiano a pensarci dopo mi sembra che i numeri in italiano stiano sull'attenti, mentre i numeri in dialetto sono in riposo, in libera uscita"

italiano come lingua ufficiale, impettita; dialetto come lingua del primo contatto con il mondo, primo

     modalità in cui mondo prende forma linguistica → "un'altra sensazione è che le parole dialettali siano più

     vicine e somiglianti alle cose che in italiano" → sensazione che ci sia una distanza minore fra lui e le cose

→ "la scarana assomiglia più alla scarana di quanto la sedia assomigli alla sedia"

  • Tutto è dovuto al fatto che in dialetto non c'è la grammatica, non si sbaglia mai
  • Il dialetto non è una scelta nostalgica: "non rimpiango il passato, mi ricordo la Romagna povera piena di dolore, miseria", il passato gronda di dolore tanto quanto il presente



  • Situazione enunciativa:

Poesia lirica? → c'è un io che parla di sé in prima persona, ma possiamo dire che è il poeta?

→ è di s Arcangelo, ma da dove parlala voce? Qual è la sua posizione rispetto ai fatti che sta presentando?

Inizialmente parla al passato → è un ricordo, ci introduce nell'ambito di una autodiegesi retrospettiva

→ episodio accaduto nel passato alla voce, ed ora la voce ci restituisce quest'esperienza

Ma a Però (vv.21) la situazione enunciativa cambia improvvisamente e senza apparente giustificazioni

→ i verbi dal passato poi slittano al presente (a me mi pare, va, ha, corrono, non stanno a sentire…)

→ evidentemente non è la voce del poeta ma è un personaggio: è un io, non lirico perché non c'è coincidenza

     immediata tra lui e poeta, è un monologo drammatico → sia aspetti strutturali del testo sia aspetti della sua

     esecuzione enfatizzano la centralità della dimensione parlata, recitata: l'esecuzione di Baldini dà rilievo

     plastico a fenomeni già presenti nel testo in tracce, indizi

→ così la poesia si configura come registrazione di un monologo recitato da qualcuno davanti a qualcuno

  • Situazione rappresentata:

L'io fa una descrizione del luogo molto particolareggiata: toponimi locali precisi (matrice realistica)

→ ma è anche elemento che allontana il lettore, perché per riuscire a decodificare tutto il sistema di luoghi

     bisognerebbe essere di sant'Arcangelo, non basta nemmeno essere stato o esserci passato ma devi far parte

     della comunità perché sono topolini che restituiscono percezione del luogo interna

non parla a noi ma si rivolge a qualcun altro della stessa comunità → crea un effetto di distanza

→ ma riusciamo a figurarci complessivamente cosa succede, ricostruiamo un'immagine mentale della scena

Cosa sta facendo soggetto mentre ci parla? Sta correndo → è ancora immerso nella situazione che descrive: da un lato scappa da quelli che lo inseguono, dall'altro nello scappare capisce di rincorre quelli che lo precedono, che forse quelli che vede davanti sono gli stessi che vede dietro di sé

situazione onirica, dell'incubo: se non sono gli stessi quelli dietro hanno i coltelli e mi fanno fuori se sono gli

     stessi mi fregano comunque → da questa situazione la voce non esce, è una situazione bloccata

Compresenza di due aspetti nel testo:

  1. Testo scenico: modo in cui soggetto si esprime, sistema di gesti e atti rappresentati
  2. Testo allegorico: soprattutto nella seconda parte spiccatamente verso l'onirico, l'immaginato, il deformato che può essere interpretato come:

  • Trascrizione di un incubo
  • Visione soggetto psichicamente disturbato
  • Allegoria dell'esistenza: vita pervasa dalle strutture della paura, timore e minaccia

→ la situazione bloccata ricorda Kafka

È un tratto molto ricorrente nei testi di Baldini la voce di un personaggio dai tratti molto disturbati

→ nel loro carattere domesticamente allucinato questi personaggi mettono in scena gli effetti deleteri dell'urto

     fra comunità e individuo, una soggettività nella comunità → segnale di un mondo che sta cambiando

→ il maggiore successo di Baldini è nel coniugare la vividezza del "qui ed ora" alla capacità di fargli assumere

     una possibilità enunciativa ulteriore, allegorica, rappresentativa

  • Aspetti linguistici e stilistici:

Il testo è in dialetto di Sant'Arcangelo di Romagna (particolarissimo: già a Cesena non lo capiscono più)

Un tratto non scontato - ma tipico dei dialettali - è che Baldini fa da sé la traduzione dei suoi testi

→ vengono pubblicati fin da subito con il testo in dialetto e la versione in italiano che è versione autoriale

→ quindi abbiamo due versioni dello stesso testo e anche confronto tra queste è rilevante

Aspetto fonico: il romagnolo ha fonologia molto diversa da italiano, poche vocali, molti scontri consonantici

Tracce formali del monologo drammatico:

  • Inizia in medias res: come se si trattasse di una battuta di un racconto fatto in presa diretta di fonte a qualcuno che ascolta
  • Serie di strutture sintattiche tipiche del parlato

E io non capivo: connessione coordinante ellittica come il contenuto del non capivo → cosa non capisce? Noi capiamo benissimo cosa sta dicendo ma sintatticamente è un po' lacunoso

Ma i coltelli: è una frase sospesa → struttura tipica del discorso aurale

Piccole sconnessioni di questo genere pervadono tutto il testo

Struttura tipica del discorso orale di tipo modulare, la progettualità sintattica è determinata da orizzonte limitato. Ha struttura sintattica saltabeccante.

  • Tratti morfosintattici: anacoluti e ridondanze (a me mi è grammaticalmente scorretto)

Ha un berretto che me lo ricordo, una dislocazione, è ridondante, processo di tematizzazione tipico del parlato

Uso di articoli davanti ai nomi: alla Massani

  • Piano lessicale: tutto si segnerebbe come errore → il dialetto segna la natura parlata del testo

La traccia nella struttura linguistica della matrice del parlato è una forte marca di antiletterarietà

→ testo estremamente vivido nella misura in cui si propone effetto di reale di lingua extraletteraria

  • Metrica:

Ma la dimensione di extraletterarietà viene compensata da una serie di procedure su piano formale

confronto con il testo in dialetto: è composto di endecasillabi perfetti, metrica leopardiana perfetta

Comunque sono endecasillabi anomali perché l'endecasillabo è un verso modellato sulla lingua italiana, mentre questa è una lingua altra

→ la quantità del materiale verbale dialettale che sta in una linea di endecasillabo molto superiore di quella che ci sta in italiano. Baldini costituisce la traduzione verso per verso ed hanno dimensione molto maggiore.

→ es: come sono due sillabe, cme è una sillaba sola → effetto di ingorgo, concentrazione materiale verbale che

     produce effetto straniante nell'endecasillabo

→ ma c'è anche effetto opposto: la struttura perfetta autorevole scintillante funziona come elemento di

     nobilizzazione e contenimento di questo flusso verbale altrimenti informe

La modalità di esecuzione di Baldini quando recita i suoi testi non tiene conto della partitura metrica, lui recita. → in tanti punti c'è allineamento tra recitazione e partitura metrica ma solo perché nel modo di costruzione del

     testo c'è tendenzialmente una buona corrispondenza struttura sintattica e metrica anche se non sistematica 

→ il fatto che i versi si chiudano con pause sintattiche, virgole, punti è indizio che c'è un riallineamento:

Conclusione: ambivalenza dell'uso di una forma tradizionale in un contesto antiletterario come quello del recupero del dialetto → il dialetto di s. Arcangelo prima di Baldini era privo di tradizione letteraria, mentre scrivere in dialetto milanese significava mettersi nel solco di una grandissima tradizione

AMELIA ROSSELLI - La passione mi divorò giustamente: analisi


Amelia Rosselli, La passione mi divorò giustamente (da  Documento, 1976)



  • Situazione enunciativa:

Poesia lirica

  • Metrica:

Il fondamento del verso della Rosselli è grafico, spaziale → elabora la nozione di gabbia metrica, spazio metrico

→ idea che muove dalla convinzione che la metrica sia data soprattutto dal perimetro spaziale che circoscrive la

     struttura in cui linguaggio deve essere messo in forma

Osservando le carte della Rosselli → i suoi procedimenti correttori sono sintomatici di questa concezione della poesia → tutte le varianti che appone ai suoi testi (aggiunta di una parola o un sintagma) comportano lo scorrimento di tutto il resto del testo all'interno della medesima gabbia

idea molto anti-tradizionale della metrica: conversione violenta da logica musicale a spaziale, visiva

  • Aspetto linguistico e stilistico:

Testo che usa il linguaggio come un materiale contemporaneamente fonico e plastico

Es: estinguere tutto ciò che rima con è: estinguere me → accumulo di frasi in posizioni equivalenti, equipollenti, meccanismo di forte relativizzazione del paradigma lirico e soggettività, ma anche tendenza formale

→ è una sorta di esercizio di stile che nel mimare stilisticamente urto tra questi due elementi contrastanti ha

     valenza ulteriore → usa linguaggio come materiale da costruzione per inscenare una dinamica tensiva con

     valenza rappresentativa che supera contenuto di ciò che è evocato dalle parole in sé e per sé

Costruisce il testo con un procedimento di iterazione e variazione straordinariamente esasperato

In generale uno dei suoi tratti distintivi è la concezione del testo poetico come tipo di testo caratterizzato non da una logica di tipo temporale ma performativo

  • Situazione rappresentativa:

Cosa dice cosa rappresenta? Non è vero che non dice nulla anche se costruito con procedimento di iterazione talmente ossessivo che fa perdere il senso delle parole che lo costituiscono

Testo costruito attraverso logica di gioco tra due dimensioni opposte:

  1. Passione → elemento caldo come vita, spinta verso la vita, spinta energetica
  2. Estinzione → tensione fredda allo spegnimento

Questi elementi urtano continuamente sono ossessivamente riformulati

→ un testo così potrebbe procedere all'infinito: è una logica che una volta innescata è infernale (pena eterna)

Urto fra questo due dimensioni non solo è declinato più volte in questo scorrimento continuo di frasi     semanticamente riconducibili, ma anche proprio mimato nello spazio del testo:

  1. Passione si ripete con spiccata prevalenza di concentrazione nella prima metà del testo

→ anche se qualche occorrenza c'è anche dopo

  1. Estinzione si ripete con spiccata prevalenza di concentrazione nella seconda metà del testo

→ anche se qualche occorrenza c'è anche prima

Logica rappresentativa che mira a riformulare continuamente idea di conflitto fra due istanze minandone l'avvicendarsi

Perciò è sintomatico che il testo parta formalmente con un impianto anche intensamente soggettivo, privato, esistenziale → le prime immagini rimandano ad un'idea di urto della passione nell'ambito di un contesto relazionale-familiare, mentre alla fine il contenuto esistenziale si rovescia in una questione banalmente formale

ZANZOTTO - La perfezione della neve: analisi


Zanzotto, La perfezione della neve (da La libertà,  1968)



Uno dei poeti che in ambito novecentesco ha fatto della ricerca sperimentale uno studio "sul linguaggio, dentro il linguaggio, contro il linguaggio" → è la sua caratteristica più radicale, soprattutto da anni '60 in poi



La sua poesia muove da una serie di presupposti di poetica che mettono insieme:

  • Riferimenti psicanalitici (in particolare le letture di Lachàn)
  • Riflessione sul linguaggio → nell'ambito della linguistica post-strutturalista si vede nel linguaggio non tanto un mezzo di accesso alla realtà quanto una sorta di organismo autonomo che ci porta tanto più vicini alla realtà quanto più lo solleviamo dalla referenzialità immediata, interponendo barriere fra noi e le cose → il linguaggio rivela di più se ci lasciamo guidare da meccanismi associativi, una sorta di autonoma fibrillazione, sollecitazione di eventualità foniche associative del linguaggio perché così ci interpone barriere. Il linguaggio ci rivela di più quando ci lasciamo guidare da meccanismi associativi delle qualità foniche associativi dell'ingaggio che procede a illuminazioni di senso. Dinamica che si vede bene in questo testo che fin dal titolo sembrerebbe esibire una impostazione descrittiva.

  • Situazione enunciativa:

In prima istanza semplice, tradizionale: poesia lirica con un io voce-personaggio

  • Situazione rappresentata:

Oggetto dichiarato fin dal titolo: rappresentazione, contemplazione della neve e della sua perfezione

→ la neve diventa emblema della natura

La contrapposizione tra natura-cultura e lingua-cose è uno dei temi di lungo periodo della sua poesia

→ una delle raccolte successive si chiama Il galateo in bosco, galateo è enorme convenzione di linguaggio

     mentre il bosco e la realtà incontaminata dal linguaggio, poi c'è tutto un tema ecologico nell'ultimo Zanzotto

Testo estremamente complesso, di difficilissima decodifica, impossibile anzi!

→ sfida le logiche di funzionamento del linguaggio: se ci sforziamo di capire testi riducendoli a razionalità

     linguistica tradizionale siamo destinati a fallire

→ tuttavia si capisce più o meno qual è il punto: c'è il tema della neve, è una poesia che imbastisce una sorte di

     fuga anche musicale e verbale su rapporto io-neve

l'intero testo problematizza l'atto comunicativo → tutta la parte finale (Pronto. A chi parlo?) mette in

     discussione lo statuto del testo comunicativo, del testo letto, circolare →  se si rilegge titolo quasi alla fine del

     testo poeta si dichiara pronto a fare il testo appena letto (ring composition)

L'io descrive la neve, la celebra → la voce si trova nel luogo che descrive

→ il primo tratto che emerge di questo oggetto rappresentato è già un tratto ambivalente ambiguo un po'

     contraddittorio (quante perfezioni quante totalità) → perfezione e ancora più totalità dovrebbero essere al

     singolare (la totalità è una per definizione)

accoppiamento di caratteristiche opposte: molteplicità inesauribile che si associa a idea di perfezione e

      paradossalmente di totalità → la neve è un oggetto che è in sé una cosa, ma si compone di una pluralità di

      elementi (fiocchi, cristalli) ciascuno dei quali è in se una delle immagini più emblematiche della perfezione

      per sua struttura simmetrica, radiale, perfetta, è un'immagine di totalità e perfezione → fin da subito

      accostamento vertiginoso fra perfezione della neve come tutto composto da un'infinità di totalità perfette

Però da questa immagine iniziale abbastanza precocemente il testo comincia a slittare, si parte da immagine e abbiamo la percezione che testo proceda per la spinta di due forze:

  1. Forza logico-argomentativa: la voce vuole esprimere un concetto, ragionamento, riflessione, c'è una intenzionalità discorsiva

Si sviluppa per passaggi logico-argomentativi: → c'è una logica che si sviluppa in modo invariato in tutto il testo

  1. Versi 1-10: contemplazione → lo  sguardo verso la natura e la neve si fa metafora di un percorso verso la perfezione C'è idea di confronto, di celebrazione della perfezione della neve e anche spinta di adeguamento ad un principio di perfezione, spinta eventuale impossibile da corrispondere pienamente infatti tutti i verbi che rimandano all'idea di adeguamento del soggetto sono espressi al condizionale
  2. Versi 11-30 → progressivamente la situaizone enunciativa sembra riconfigurarsi leggermente e riconfigurare leggermente anche la situazione rappresentativa: il tema è sempre celebrazione neve ma al pronome di prima persona, al linguaggio e baricentro della prima persona qui invece subentra una prima persona plurale (ci soffolce) → indizio che trova conferma più avanti dove sembrerebbe emergere un secondo personaggio accanto al soggetto

→ questa live virata da io a noi si accompagna all'emergere di una tematica in cui si ribadisce posizione di

     immersione del soggetto in un paesaggio in un ambiente che sempre più si declina come una sorta di

     abbraccio, come una spinta erotica, di una libido → c'è una immersione che è anche comunione fra

     soggetto il tu e il paesaggio

  1. Versi 31-36: problematizzazione dell'atto verbale → mette a tema l'atto che ha condotto alla composizione del testo che stiamo leggendo

→ qui il linguaggio metaforico che usa  è quello della comunicazione telefonica che viene interrotta, 

     torsione rispetto alle dinamiche normali del buon funzionamento della comunicazione

→ non "pronto, chi parla?" ma "pronto, a chi parlo?" → problematizzazione dello statuto della poesia e

     soprattutto di una poesia di questo tipo: a chi parlo, a chi parla il linguaggio che parla in me?



  • Aspetto linguistico e stilistico:
    1. Forza linguistica

Intenzionalità discorsiva si affianca in modo conflittuale all'intenzionalità autonoma del linguaggio

→ il testo per un verso procede con la logica della voce, per un altro verso sembra procedere autonomamente

     per gemmazione spontanea, le parole si richiamano per analogie foniche, meccanismo associativo che sembra

     sfuggire alle mani alla voce

→ nessuna istanza prevale sull'altra quindi i due elementi si richiamano, corrono insieme

Accompagna il testo con una serie di note → commenta e spiega alcune parole più ambigue e strane

astrazioni → rimanda all'operazione descrittiva dell'io che guarda la neve e astrae una serie di considerazioni

→ rimanda ad astrificazioni → stella immagine di perfezione ha struttura analoga a quella del fiocco di neve

→ immagine astri rimanda alla parola latina sidera

assideramento: rimanda alle idee della medicina medievale che sconfinano con la magia rispetto all'influsso

     negativo che le stelle possono avere sulla psicologia, sul soggetto; in questo caso inteso in chiave positiva non

     negativa, non affezione maligna

tutti questi versi sembrano costituirsi soprattutto per analogie foniche o etimologiche ma allo stesso tempo

     sviluppano, articolano, approfondiscono o fanno prendere pieghe impreviste a un nodo riflessivo-concettuale

     da cui il testo era partito.

Seconda sezione (vv. 11-): il processo di scomposizione del linguaggio diventa meccanismo autonomo

→ autoproduzione e gemmazione dei significanti

→ dinamica più evidente giungendo a scomposizione di metà parola (es: lib. e (id-vid)

destrutturazione sintattica, semantica e delle funzioni lessicali

In una nota osserva che lib. potrebbe essere (anche nota ha forma dubitativa, che è molto significativa) un a abbreviazione di "libido" (anticipata dalla parola eros) che poi si trasforma, come se poeta stesse per pronunciare parola "libido" ma poi ferma, si riformula si trasforma in parola libertà

→ rimanda a immagine dell'eros, spinta vitale verso natura, il paesaggio, l'altro

→ si crea un sistema di analogie e di opposizioni perché qualunque tipo di relazione di per sé è un laccio, tutte le

     spinte erotiche amorose non solo intesa in chiave sessuale ma proprio idea di rapporto con l'altro

libertà nel laccio/nell'abbraccio: un elemento che in apparenza lega, relazione con in apparenza lega e limita

     libertà del soggetto in altro verso l'accentua la potenzia → ammette possibilità di libertà nel laccio

In una nota spiega che (id-vid) sono due declinazioni possibili di "vedere" e "vivere", hanno radice comune, ma potrebbero rimandare a idea di oggettualità, la parte più incosciente dell'esserci soggettivo ed esterno all'io

→ una nota così ci dimostra che il funzionamento di questa testualità è inattingibile per un lettore esterno, quasi

     inattingibile per lo stesso autore che si sforza di interpretare logiche associative di cui è stato vittima, preda: è

     un tipo di associazione che procede con logica allusiva, noi dobbiamo condividere esperienza di abbandono al

     linguaggio che lo ha portato a produrre un testo così → sperimentare il testo più che pretendere di capirlo

sabato 27 agosto 2016

ELIO PAGLIERANI, II, 1 - La ragazza Carla: analisi


Elio Pagliarani, II, 1 (da La ragazza Carla, 1966)



Condivide presupposti con Porta anche se le risposte a questi principi comuni ispiratori sono diversi

  • La ragazza Carla:

Non è il suo primo libro, ma una delle sue opere più importanti, è la prima di due grandi progetti compositivi a cui lavora nella sua vita (La ragazza Carla, La ballata di Lundi), tentativi di vero e proprio romanzo in versi

→ li definisce lui stessi romanzi in versi, idea di romanzo anomala, eccentrica

→ ne La ragazza Carla c'è già più l'idea di un impianto narrativo più evidente, l'altro molto meno

È un poemetto (ma c'è oscillazione delle etichette con cui viene identificato) → ha al centro una vera e propria trama narrativa: racconta delle vicende di Carla Dondi, ragazza che abita nella periferia di Milano, inizia a frequenta le scuole di stenodattilografia, viene assunta come impiegata in una ditta commerciale che ha sede nel centro di Milano, e questa assunzione rappresenta il vero e proprio ingresso, la piena presa di contatto da parte di Carla con la dimensione della modernità, il mondo del lavoro, i valori che fondano la nuova società capitalistica degli anni '60: lavoro e denaro. In questa azienda subisce da parte del viscido e ambiguo principale, il proprietario dell'azienda, una serie di molestie sessuali, e qui si gioca il vero momento cruciale del testo:  sconvolta torna a casa dalla madre a cui confessa tutto, ma proprio la madre le consiglierà di superare questo episodio, di far finta di niente, di chiedere scusa al principale alla moglie del principale e di riprendere il suo posto nell'azienda e quindi nella società. Principio di realismo, di subordinazione delle istanze morali a istanze economiche che segna definitivo ingresso di Carla nel mondo adulto

impianto ideologico che sta dietro a questa struttura rappresentativa è critico rispetto alle logiche di

     comportamento della società → sceglie questa storia facendone un mito moderno che certifica percorso di

     iniziazione di una giovane ragazza all'interno della società capitalista



Scelta formale:

Poemetto articolato in tre grandi parti → questa è la sequenza iniziale della seconda parte, in cui Carla entra in contatto con mondo dell'azienda presso cui viene assunta



  • Situazione enunciativa:

 Testo narrativo romanzesco non lirico → al di fuori della tradizione lirica italiana

→ voce narrante principale eterodiegetica

→ non un unico io lirico ma una voce che rappresenta la vicenda di un sistema di personaggi

→ ma nel testo che leggiamo la prospettiva di Pagliarani è anche relativizzare, assumere un atteggiamento

     critico dialogico anche rispetto alle logiche della narrazione classica e romanzesca: tira le fila del racconto, ci

    orienta ci conduce in questo mondo, fa interferire la logica diegetica del romanzo con un principio di

    ispirazione spiccatamente cinematografica di montaggio che agisce un po' su tutti livelli, enunciativo e

    rappresentativo

Tecnica narrativa ambigua: difficile distinguere sempre dove inizia o finisce la voce del narratore (vedi vv1-3)

Però non è un narratore oggettivo: esprime comunque un suo punto di vista

→ tecnica di montaggio non è una scelta che si traduce in un lasciar parlare la realtà da sola

→ versi 26-28: la voce narrante emerge nel modo più tradizionale, nel modo del narratore ottocentesco

     manzoniano che interviene e commenta addirittura → esprime un giudizio sul personaggio, così cerca di

     orientare o condizionare anche nostro giudizio

Tecnica narrativa estremamente complessa, anche principio di montaggio si declina in modalità molto diverse nel primo blocchetto, autore narratore regista più che restituirci una vera sequenza di dialogo ci restituisce dettagli, frammenti, ritagli. Ci riporta ritagli di un dialogo, di una serie di battute, tutta la sintassi è interrotta, anche leggendolo si ha questo effetto di montaggio, c'è un principio di campionamento con la logica musicale, come se l'autore il regista registrasse una serie di campioni di discorso e li montasse poi all'interno del testo. Poi in atri casi gli atti discorsivi riprodotti in modo più organico

C'è un sistema di voci con una certa oscillazione:

  • Versi 1-3 → narratore eterodiegetico

→ completa assenza di verbi, narratore particolare

→ ambigui: è la voce del narratore? È la riproduzione di un linguaggio burocratico, con quella tipica

     iperformalità di cattiva qualità, molto distante dalla realtà, sono forme fisse iterative che si trovano nei

     documenti → mimesi di ciò che si trova su un documento

→ forse c'è qualcuno che accoglie Carla il primo giorno e raccoglie i suoi dati

→ ricordiamo che è un testo che viene dopo tutta la prima parte: Carla ci è già stata presentata, non ha

     senso dal punto di vista del narratore una presentazione di questo tipo

all'ombra del Duomo: introduce uno scarto stilistico → non è linguaggio burocratico, ma potrebbe

     essere il narratore esterno che inquadra la scena → è un'indicazione spaziale molto evocativa come

     indicazione: all'ombra del simbolo della città più identitario della capitale economica d'Italia

  • Versi 4-15 → voci di personaggi di ufficio

→ ci riporta un ritaglio di discorso senza segni diacritici e senza introdurre il personaggio che sta parlando

→ ripropone ciò che Carla si sente rivolgere

  • Verso 16 → non è una frase pronunciata da una voce, ma sono insegne su porte d'ufficio

→ forte elemento di discontinuità, c'è anche un corpo tipografico diverso (tutto in maiuscolo)

→ qui Pagliarani mima, restituisce l'effetto di una serie di scritte che Carla vede

→ poi abbiamo uno dei salti più forti all'interno di questo testo: prima siamo al primo giorno di lavoro di

     Carla, all'interno degli uffici, poi c'è un forte cambiamento di situazione anche se siamo all'interno di

     una stessa strofa → poi ci ritroviamo a casa di Carla

  • Versi 17-19 → voce della mamma di Carla

→ siamo prima del momento più drammatico, ma già da qui è una frase terribile, ci restituisce immagine

     icastica dei sistemi di valori che governano mondo di Carla e a cui Carla deve adeguarsi: adesso che

     lavori hai veramente diritto di mangiare, prima mangiavi per generosa concessione

→ frase che da un lato si dà paradossalmente con un moto di preoccupazione genitoriale: la mamma si sta

     preoccupando per figlia, pronuncia battuta come manifestazione di affetto, ma in questo gesto esprime

     un sistema di valori che anche attraverso queste battute marginali collaterali passa tuttavia nella

     mente, nella coscienza di Carla

  • Versi 20-28 → ritorna la voce narrante esterna

→ le prime sequenze sono più descrittive: è una descrizione esterna ma dimostra capacità di intrusione

     molto intima del narratore nel personaggio → capisce cosa passa nella mente di Carla

→ può leggere i suoi desideri più profondi: ha una voglia di piangere e di compartirsi

ma senza fantasia/come può immaginare di commuoversi? → il finale ci presenta di nuovo uno stacco

     (anche grafico con il verso a gradino), è il moneto di massima esposizione della voce narrante, regista

     del testo, colui che media nostro accesso al mondo narrato ma anche colui che per primo lo giudica

→ non è un caso isolato nel testo: interviene a intervalli più o meno regolari

  • Aspetto stilistico e linguistico:

Il testo è abbastanza continuo ma impaginazione del testo è molto frastagliata

→ graficamente e visivamente è diviso, scandito in blocchetti → primo indizio di tratto strutturale che il testo

     monta una serie di sequenze verbali pronunciate da voci diverse che anche se non sono segnalati con segni

     diacritici

→ questa scansione segue la divisione delle voci narranti

  • Metrica:

La categoria di strofa non ha più senso

ANTONIO PORTA - La palpebra rovesciata: analisi


Nel quadro della poesia italiana degli anni 60, di forte svolta, trasformazione, ritagliamo una piccola enclave per mettere a fuoco alcune esperienze che si inquadrano organicamente nel Gruppo '63, forse una delle principali neoavanguardie italiane → testi caratterizzati da:

  • Sperimentalismo anche linguistico molto più forte rispetto ai testi visti fino ad adesso
  • Prospettiva di tutte le neoavanguardie: contestazione violenta del linguaggio, della tradizione poetica e delle forme della comunicazione e discorsività della società poetica italiana in cui sono immersi

Porta e Paglierani fanno parte dell'Antologia I nuovissimi (1961), costituisce primo nucleo di formazione del gruppo 63, poi accanto leggeremo altri due poeti Zanzotto e Rosselli che non si iscrivono all'interno dell'esperienza dell'avanguardia, anzi Zanzotto assunse atteggiamento esplicitamente e dialogicamente critico verso l'avanguardia, comunque testi ispirati a forte tensione sperimentale



Antonio Porta, La palpebra rovesciata (da I rapporti, 1965)

Testo incluso ne I rapporti → libro d'esordio di Antonio Porta, suo primo e vero libro di poesia



Testo fortemente eversivo per aspetto anche linguistico-testuale.

  • Situazione enunciativa:

Assenza totale dell'io scelta programmatica del Gruppo '63: uno dei primi istituti che si prefiggono di contestare e superare è istituto dell'io il soggetto, baricentro della scena lirica tradizionale

→ il suo intento è rifiutare, mettere in crisi la presenza la riconoscibilità di un io personaggio, di un io voce,

     centro essenziale della scena, è un testo che non presenta da nessun punto di vista marche linguistiche, non

     c'è l'io soggetto, non ci sono verbi declinati alla prima persona

Il rifiuto dell'io si accoppia ad un forte interesse per dimensione oggettuale, esterna, materica, reale

→ tuttavia non si ricompone però in dimensione narrativa descrittiva

  • Situazione rappresentata:

Tutte le strofe sono irrelate tra di loro e tuttavia sembrano seguire una logica di progressione

I strofa: esperita su piano dell'anatomia umana

II strofa: ha a che fare con dominio vegetale-arborea, vegetale

III strofa: esperita sul mondo animale

IV strofa: dominio dell'inorganico



Prima strofa:

Di cosa parla questa poesia? Già chiamarla poesia è uno sforzo, è molto lontana dai paradigmi a cui siamo abituati per un testo poetico è difficile mettere a fuoco contenuto

→ a tutti i livelli (struttura testuale, singole unità che compongono assemblaggio) mira a mettere in atto una

     logica di montaggio-assemblaggio più che una logica linearmente testuale, sintattica o narrativa

Qual è l'oggetto di rappresentazione? → testo caratterizzato da altissima presenza di sostantivi e di verbi, tutti provengono da una sfera semantica omogenea: anatomia del volto (naso, saliva, denti, guancia, labbro, mascella, zigomo occhio orbita nervo gola, occhio…) → ma quindi descrive realisticamente un volto?

→ per la numerosità dei sostantivi si crea una tensione verso il reale materico, però questi elementi non hanno

     lo scopo di descrivere un'immagine di un volto ma ci restituiscono un senso di 'matericità' sconvolta

→ lo sconvolgimento anatomico avviene soprattutto grazie ai verbi che sono o di moto o di movimento o che

     fanno riferimento a dissoluzione, scontro, urto (sfalda, liquefa, mordono..), come se elementi di

     anatomia facciale attraversati da tensione a scontrarsi l'uno con l'altro violentemente che porta a

     dissoluzione del volto stesso, della fisionomia

Non c'è chiarezza né coerenza → anfibrogia e ambiguità pervadono il testo rendendo indecifrabile la struttura, non c'è logica riconoscibile della sintassi come nella immagine complessiva

→ ad emergere è dimensione di grande violenza, deformazione che agisce sul linguaggio ma che sembra essere

     la cifra più profonda e costitutiva del reale: i rapporti fra le cose sono all'insegna della tensione d'urto fra gli

     elementi, sembra essere la cifra semantica, il vero oggetto della rappresentazione di tutte le sequenze



Seconda strofa:

Anche la vita arborea sembra caratterizzata da movimento tensione violenta

→ la vitalità arborea si declina si esprime attraverso dinamiche tensive: qualcosa viene rotto, deformato,

Ma l'accenno finale (il tronco colpito dalla scure) non appartiene più al mondo arboreo: ci agisce una dimensione di violenza umanale sequenze che sono irrelate tra di loro e  tuttavia sembrano seguire logica di progressione, prima esperita su piano dell'anatomia umana, poi vegetale



Terza strofa:

Mondo animale nella sua rappresentazione più elementare: i bruchi, gli insetti

Anche qui la vitalità dei bruchi è descritta all'insegna di una logica di sfaldamento, di dissoluzione

L'esprimersi della vita si dà attraverso dinamica di urto conflitto, sfaldamento, dissoluzione della materia



Quarta strofa:

L'ultimo di questi blocchi testuali insiste su dominio dell'inorganico

Immagine non del tutto razionalizzabile ma sembra rimandare a immagine di un incidente stradale: molecole di nafta, tela, i fili si torcono → immagine di strappo, di lacerazione, non è un quadro rappresentativo tradizionale, non c'è descrizione della scena dell'incidente



Al di là della possibilità di decodificare significato del testo oggetto della rappresentazione quello che conta in un testo così è la messa in scena: la riproduzione mimetica di una dinamica di tensione violenta che pervade tutti i livelli dell'esistenza, umana, vegetale, animale, dominio inorganico, tutto il reale è dominato da una logica esistenziale di violenza.

La stessa scelta di numerare le strofe, se possiamo chiamarle così, rimanda ad una logica seriale → come se il testo fosse costruito attraverso applicazione di un medesimo procedimento imitativo, interpretativo, mimetico a sfere del reale diverse secondo un procedimento che può essere virtualmente infinito

→ sono strofe ma non sono vere e proprie strofe, la logica che concerne quelle delle strofe non è sequenziale

→ questi blocchi testuali stanno sullo stesso livello la prima viene dopo la seconda

  • Aspetto linguistico e stilistico:

Sintassi: non funziona più come organizzazione logica del discorso, oltre che semanticamente non funziona sintatticamente, non sta insieme

→ es: il naso è soggetto di alzandosi o complemento oggetto di sfalda?

  • Metrica:

Metrica informale → sono versi mediamente più ampi dell'endecasillabo

→ i versi non rispettano neanche l'articolazione sintattica

→ sembrano corrispondono al tipo del verso lungo antisintattico: possibilità di inquadramento che funziona

Ma leggendo un po' di testi programmatici di Porta e l'introduzione di ciascun autore che ha costituito l'antologia i Nuovissimi, lui stesso chiarisce il suo modo di concepire metrica

concezione della metrica con base percussiva-accentuativa: versi costruiti su misure che alternano o quattro

     o cinque accenti principali → è una prova del fondamento spesso nominalistico della metrica contemporanea,

     cioè riconosciamo in questo testo come esempio di metrica accentuativa solo dopo aver letto la sua

     presentazione, se non possedessimo questi principi definitori altrimenti sarebbe difficile riconoscerne nel

     testo → indicativo della logica di incertezza oscillazione che caratterizza questo regime