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domenica 29 aprile 2012

ZANNA BIANCA - compito 2



PARTE 2

1.      Rileggi il capitolo 4 “La parete del mondo” e scrivi le tappe di conoscenza di Zanna Bianca e porta un tuo commento personale.
2.    A volte l’autore interviene direttamente con considerazioni e commenti personali e con anticipazioni su avvenimenti futuri.
Sottolineali nel testo e ricopiali sul quaderno.
   Riferisciti ai capitoli 3 e 4.
3.     Immagina l’ambiente che il lupacchiotto vede oltre la parete di luce ( breve descrizione ).

1. – Zanna Bianca sviluppa il senso della paura verso l’apertura misteriosa della grotta.
   - Zanna Bianca conosce una forza misteriosa, la forza della curiosità verso l’ignoto, che pur essendo terribile perché sconosciuto, è nello stesso tempo affascinante.
   - Zanna Bianca vince la paura e esce allo scoperto di un’altra manifestazione dell’ignoto terribilmente pauroso.
   - Zanna Bianca riceve l’impulso della crescita che vince la paura, e questo impulso deriva dalla curiosità.
   - La curiosità spinge Zanna Bianca a osservare il mondo che gli sta attorno-
  - Zanna Bianca incontra il primo ostacolo della sua esperienza: cade da un dirupo e tra il dolore e la sorpresa la parte paurosa dell’ignoto lo invade
  - Zanna Bianca trovandosi in un luogo nuovo, prova ancora un’immensa curiosità.
  - Zanna Bianca inizia ad esplorare un bosco e prova molta curiosità con quello che scopre, ma prova anche terrore e un senso di pericolo verso le cose animate, ossia gli animali della foresta.
   - Nella sua esplorazione incontra uno scoiattolo, un picchio, una pernice con i suoi pulcini, un falco e la donnola con il suo piccolo.
   - In queste esperienze impara a camminare, a classificare le cose inanimate che, secondo lui, non sono pericolose come quelle animate; impara a lottare e a cibarsi da solo e prova il piacere di gustare il sangue.
   - Cadendo nel corso d’acqua impara che le cose inanimate non sempre sono quello che sembrano e non sempre sono prive di pericolo.
   - Quando il lupacchiotto viene salvato dalla mamma, prova una manifestazione d’affetto mai provata prima, quando era “abituato” a volerle bene.

     COMMENTO PERSONALE:
    
Come l’uomo, Zanna Bianca come primo passo d’apprendimento sviluppa un senso di paura verso l’ignoto, verso qualcosa che non conosce, ma durante la sua crescita disubbidisce alla madre per un desiderio più grande: la curiosità di conoscere, per questo va a scoprire il mondo.
Quando Zanna Bianca prova paura, la prova verso l’ignoto, che è proprio uno dei principali elementi della paura.
Nel cuore di zanna Bianca c’è un contrasto tra la prepotenza della vita che lo spinge verso ciò che teme, ma, nello stesso tempo, ciò che lo affascina; questa guerra, però, la vince la curiosità e l’impulso della vita, perché, come l’uomo, pur provando paura non può vivere senza conoscere.
Come nell’esperienza dell’uomo, Zanna Bianca incontra degli ostacoli, che pur essendo negativi, lo fanno crescere e gli fanno conoscere sempre di più.
Nonostante Zanna Bianca viene paragonato all’uomo che cresce e che impara, c’è una grande differenza tra i due ed è che Zanna Bianca si limita ad accettare le cose che accadono senza domandarsi il perché, mentre l’uomo si domanda il perché delle cose e in questo modo conosce sempre di più.

2. COMMENTI AUTORE CAP 3.
    Pag. 154

-  “La luce li attirava come se fossero piante; la chimica della vita che li componeva richiedeva la luce come una necessità dell’esistenza; e i loro corpicini informi come fantocci si muovevano ciecamente e chimicamente, come i viticci della vite, verso la luce”.
-        “Questi erano atti consapevoli ed erano il risultato delle sue prime esperienze nel mondo”.

Pag. 155
-         “Senza ragionarci troppo, lui accettava la sparizione del padre contro la parete luminosa come una sua caratteristica, come accettava il latte e la carne masticata come caratteristiche della madre”.
    Pag. 156
-        “Aveva un proprio metodo di accettare le cose senza domandarsene il perché e questo era il suo modo di classificare le sue impressioni. Non si domandava mai quale potesse essere la ragione del perché una cosa avveniva, si limitava ad accettare che avvenisse”.
-        “La logica e la fisica non facevano parte della sua formazione mentale”.
-        “I cuccioli non facevano che dormire, il che era presagio che la vita che pulsava in essi stava vacillando e forse si stava spegnendo”. (in questo commento l’autore anticipa ciò che avviene, ma creando sempre un velo di mistero perché il lettore non sa se avverrà o no).
    Pag. 157
-        “E’ vero che una mezza dozzina di lupi avrebbero potuto mettere in fuga su di un albero una lince soffiante e con il pelo irto, ma quando un lupo incontrava una lince da solo era un’altra cosa, specialmente quando la lince era attesa da una nidiata di gattini affamati. Ma la legge della giungla è quella che è, e lo stesso è per la maternità, sempre ferocemente protettiva sia nella foresta che altrove. Comunque sarebbe anche venuto il momento in cui la lupa, per amore del suo cuccioletto grigio, si sarebbe inoltrata anche lungo il braccio sinistro del corso d’acqua, nella tana tra le rocce e avrebbe anche sfidato la collera della lince”. (in questo intervento, l’autore ci precede come sarebbe andata a finire la lince se fosse accaduto qualcos’altro e ci parla di com’è fatta la legge della giungla e il comportamento delle mamme in generale; infine ci anticipa che la lupa andrà a sfidare la lince per salvare il suo cucciolo).
COMMENTI AUTORE CAP 4.
    Pag. 157
-        “La paura! Questo retaggio della foresta a cui nessun essere può sottrarsi in cambio di nulla al mondo”.
Pag. 158
-        “Il cucciolo sapeva soltanto che il rumore di quell’annusare era strano, qualcosa che lui non poteva ancora classificare e quindi ignoto e terribile. L’ignoto era proprio uno dei principali elementi della paura”.
Pag. 159
-        “Però la crescita è vita, e la vita è un invito alla luce. Non era possibile fermare in lui la prepotente marea della vita che lo sommergeva ad ogni boccone di carne che ingoiava, a ogni respiro che gonfiava i suoi polmoni. E piano piano la paura e l’ubbidienza si dissolsero mentre cresceva l’impulso della vita”.
-        “La paura lo spingeva a strisciare indietro, ma la prepotenza della vita lo spingeva avanti.
    Pag. 160
-        “Anche piccolo e spaventato com’era osava sfidare e minacciare l’immenso e vasto mondo.
Pag. 161
-        “Il suo piccolo cervello imperfetto aveva già classificato inconsciamente tante cosette. Vi erano cose vive e cose non vive; bisognava stare attenti alle cose vive. Le cose non vive rimanevano sempre allo stesso posto, mentre le cose vive si muovevano e non si poteva mai prevedere quello che avrebbero potuto fare. Rappresentavano l’imprevedibile e quindi doveva sempre stare in guardia”.
Pag. 165
-        “Ne concluse che le cose non sempre erano quello che sembravano. La sua paura dell’ignoto gli si era rivelata come una diffidenza ereditaria, che era stata ora rafforzata dall’esperienza diretta. Da allora in poi, avrebbe sempre diffidato delle apparenze; avrebbe dovuto imparare la realtà di una cosa prima di potersene fidare”.


3. DESCRIZIONE
Strisciò verso l’apertura della grotta e quando aprì gli occhi, vide un mondo totalmente diverso da quello della sua tana.
Era notte e soffiava un vento gelido, il lupacchiotto rabbrividì al tocco di quell’aria pungente che gli faceva rizzare il pelo.
Ringhiò ripetutamente contro quel nemico invincibile, ma la curiosità sopraffasse il desiderio del calore.
Iniziò a camminare goffamente e vide dietro di sé la grotta e sulle sue spalle il peso enorme di una montagna spruzzata di neve.
Tornò a camminare e volse lo sguardo verso il cammino che stava percorrendo, ma si fermò bruscamente: tra le foglie degli alberi, che formavano una vera e propria schiera, s’intravedevano luci fioche e confuse.
Stette ad ammirarle per parecchio tempo e non sapeva se continuare, o tornare alla calda grotta.
Nel cuore del lupacchiotto si stava svolgendo una brusca battaglia tra la voce della paura e l’impulso della crescita che si dibattevano furiosamente, e il cucciolo stesso era confuso da tanta indecisione.
Fece un passo avanti, poi ne fece un altro finchè diventò una corsa frenetica e disperata verso tanto fascino d’ignoto.
La schiera d’alberi si avvicinava sempre di più ai suoi occhi e diventava sempre più imponente e più alta; il cucciolo, dopo un tremito, sgusciò tra i tronchi degli alberi che delimitavano l’inizio dell’ignoto. D’improvviso si trovò allo scoperto dal rumore dei clacson, dalle risa grasse e continue provenienti dai bar vicini e dalla loro musica stordante mescolata con la musica classica proveniente da un imponente teatro che affacciava sulla strada, altrettanto percossa dai rumori delle macchine che correvano come in una gara nelle corsie strette e ondulate da curve vertiginose.
Quando una macchina strombazzò furiosamente dietro un'altra, il lupacchiotto non poté trattenere un balzo dallo spavento, che lo fece retrocedere nascondendosi tra il sottobosco; pensava che fosse un animale, così aspettò per almeno una dozzina di minuti tra le foglie di un cespuglio ai piedi del confine d’alberi.
Quando si accorse che non lo aspettava nessuno si mosse cautamente verso gli stessi rumori di prima.
Era in città.
Davanti a lui si trovava una vera e propria strada di città, tante luci di svariati colori come quelle che l’avevano spinto ad andare fino lì percorrevano i lati della via fino a sparire in una curva abbondante.
Dopo che i suoi occhi misero a fuoco quelle miriadi di luci che erano tante al pari delle stelle, notò che ogni tanto un’ombra passava furtiva davanti a quella piccola stella terrena ed il cuccioletto fu invaso dal desiderio di andare a vedere di che cosa si trattava, e ancora l’impulso della crescita e l’esigenza della vita si fecero avanti nel suo cuore, mettendosi al primo posto.
S’incamminò verso i lati della strada e vide un uomo, a quel punto, essendo stato molto stupito e desideroso di conoscere, il suo istinto gli fece compiere un’azione che non ripeté lungo tutta la sua vita: gli si avvicinò ringhiando.

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