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domenica 14 settembre 2014

PURGATORIO - Divina Commedia - riassunto di tutti i canti

Canti
DESCRIZIONE
-      Spiaggia del purgatorio
» invocazione alle Muse; incontro con Catone; purificazione di Dante
-      Incontri » il custode del purgatorio, Catone Uticense
-      Canti » no
-      Similitudini » Dante e Virgilio vagano sulla spiaggia solitaria, come due pellegrini che camminano
                            sulla strada che avevano perduto, e non si sentono a casa finché non avranno
                            raggiunto la meta (vv.118-120)
-      Spiaggia del purgatorio
» sbarco delle nuove anime traghettate da un angelo; gli spiriti chiedono a Dante e Virgilio la strada;
   stupore al riconoscimento che Dante è vivo; Casella canta la canzone di Dante Amor che nella
   mente mi ragiona; rimprovero di Catone e seguente affrettarsi delle anime e dei due poeti
-      Incontri » l’amico Casella, trovatore che musicava nella vita terrena le canzoni degli amici poeti
-      Canti » primo versetto del salmo 113, il salmo dell’esodo del popolo ebreo dalla schiavitù
                 (In exitu Israel de Aegypto)
-      Antipurgatorio (spiriti pentiti all’ultima ora): gli scomunicati
» Dante si accorge della propria ombra; ammonimento di Virgilio a non pretendere di capire le
   ragioni di ogni fenomeno perché la mente umana è limitata; incontro con scomunicati e Manfredi
   che gli chiede di dire a sua figlia che lo ha incontrato nel purgatorio; racconto della sua morte
-      Incontri » Manfredi, figlio dell’Imperatore Federico II
-      Canti » no
-      Antipurgatorio (spiriti pentitisi all’ultima ora): i pigri
» comincia l’ascesa; sosta a riposare; coordinate astronomiche di Virgilio e spiega che salendo il
   purgatorio la fatica diminuisce; anime dei pigri che hanno rimandato il pentimento fino all’ultimo;
   Belacqua spiega che prima di accedere al purgatorio essi devono trascorrere un numero di anni
   pari alla propria vita, se non soccorsa da preghiere; Virgilio incita a riprendere il cammino
-      Incontri » Belacqua, un artigiano fiorentino
-      Canti » no  
-      Antipurgatorio (spiriti pentitisi all’ultima ora): morti di morte violenta
» i pigri notano l’ombra di Dante; Virgilio lo ammonisce di indugiare sulle loro esclamazioni; si
   avvicina un gruppo di anime; Virgilio spiega che Dante è vivo ed il viaggio è voluto da Dio;
   rivelano di essere morti di morte violenta; Dante non riconosce nessuno ma si offre di aiutarle;
   Jacopo del Cassero ricorda la sua morte e chiede di ricordarlo ad amici e parenti di Fano;
   Buonconte da Montefeltro racconta la sua morte nella battaglia di Campaldino su richiesta di
   Dante; Pia dei Tolomei chiede di ricordarsi di lei dopo che, tornato dal viaggio, si sarà riposato
-      Incontri » Jacopo del Cassero, di una illustre famiglia guelfa di Fano
                  » Buonconte da Montefeltro, figlio del conte Guido, condottiero ghibellino incontrato da
                     Dante nel canto XXVII dell’Inferno tra i consiglieri fraudolenti
                  » Pia dei Tolomei, personaggio storicamente oscuro; fu uccisa dal marito
-      Canti » no
-      Antipurgatorio (spiriti pentitisi all’ultima ora): morti di morte violenta 2
» i morti per atti violenti chiedono di pregare per loro a Dante; Dante chiede a Virgilio perché
   nell’Eneide aveva scritto che le preghiere non possono mutare il volere divino, Virgilio spiega che lo
   disse prima della venuta di Cristo e rimanda a Beatrice il compito di rispondere; Virgilio chiede la
   strada ad uno spirito (Sordello) appartato; abbraccio tra i due concittadini mantovani; invettiva di
   Dante contro l’Italia, lotte intestine nelle città, negligenza dell’Imperatore, Firenze
-      Incontri » Sordello, trovatore mantovano
-      Canti » no
-      Antipurgatorio (spiriti pentitisi all’ultima ora): i negligenti
» Sordello si commuove quando Virgilio gli rivela il suo nome; gli chiede la strada e Sordello si offre
   di accompagnarli; cala la notte e il trovatore propone di passare la notte con altre anime (nel
   purgatorio non si può procedere di notte); descrizione della valletta ed elenco di Sordello di alcuni re
   e principi dolenti per l’inettitudine dei loro discendenti
-      Incontri » no
-      Canti » le anime nella valletta dei principi cantano il Salve Regina, canto dell’esilio e di sospiro della
                 patria dedicata a Maria, recitata nell’ora di Compieta
-      Antipurgatorio (spiriti pentitisi all’ultima ora): i negligenti 2
» il sole tramonta e le anime intonano la Compieta; due angeli verdi con spade infuocate scendono dal
   cielo; Sordello spiega che devono difendere la valle dal serpente della tentazione; Nino Visconti
   raccomanda Dante di dire alla figlia Giovannadi pregare per lui; Dante ammira tre stelle luminose,
   simbolo delle virtù teologali; un angelo mette in fuga un serpente; Corrado Malaspina gli chiede se
        ha notizie della sua patria; Dante risponde che la Val di Magna è nota come terra pacifica per la
        virtù della sua famiglia; Nino predice il suo esilio: avrà presto diretta conferma di questa opinione
-      Incontri » Nino Visconti (Ugolino Visconti), amico di Dante, pisano
                  » Corrado Malaspina, nobile famiglia che regge la Val di Magna
-      Canti » inno dell’ora della Compieta, Te lucis ante, per chiedere a Dio protezione contro le tentazioni
                 notturne (le prime parole ne sono il titolo «Prima della fine del giorno noi t’invochiamo…»)
-      Alla porta del purgatorio
» Dante si addormenta e sogna di essere trasportato da un’aquila fino al cielo del fuoco; si sveglia:
   sono davanti alla porta del purgatorio; Virgilio racconta che Santa Lucia all’alba è scesa dal cielo e
   lo ha trasportato lassù; l’angelo guardiano li fa avanzare solo dopo aver menzionato Lucia; Dante
   compie il rito del penitente e chiede all’angelo di lasciarli entrare; con la spada l’angelo incide sulla
   fronte di Dante sette P, simbolo dei peccati, che laverà nel purgatorio (una ad ogni cornice); apre la
   porta con le chiavi di San Pietro, una dorata e una d’argento; l’angelo avverte che nella salita non si
   potranno voltare indietro; odono il canto del Te Deum.
-      Incontri » angelo guardiano, seduto su un trono posto sul terzo gradino
-      Canti » Te Deum, inno solenne di ringraziamento a Dio, usato nelle feste maggiori
10°
-    Prima cornice: i superbi
» dopo un tratto di cammino si fermano a riposare; descrizione degli esempi di umiltà scolpiti da Dio
   in bassorilievi nel marmo sulla parete: sembrano vivi; il primo raffigura l’annunciazione; il secondo
   il re David che danza davanti all’arca santa dell’antico testamento, circondata dalla folla, con la
   moglie che si vergogna di lui; il terzo l’imperatore Traiano col suo esercito, che dialoga con una
   vedova; si stanno avvicinando delle anime sotto grandi massi a cui chiedere informazioni
-    Incontri » no
-    Canti » no
11°
-    Prima cornice: i superbi 2
» incontro con i superbi che cantano il Pater Noster; Virgilio chiede la strada meno ripida; Omberto Aldobrandeschi risponde di andare a destra e confessa la sua superbia in vita (arroganza gentilizia); Dante è riconosciuto da Oderisi da Gubbio (orgoglio dell’artista) che denuncia la caducità della gloria umana portando ad esempi Cimabue superato da Giotto e Guido Guinizzelli superato da Guido Cavalcanti, un terzo poeta li supererà entrambi; Oderisi presenta Provenzan Salvani, cui fu condonata l’attesa nell’Antipurgatorio per un suo atto d’umiltà (presunzione del politico) » 3 tipi di superbia
-    Incontri » Omberto Aldobrandeschi, signore toscano feudatario della Maremma
                 » Oderisi da Gubbio, il più famoso miniatore al tempo di Dante, nato a Gubbio
                 » Provenzan Salvani, grande signore ghibellino di Siena
-    Canti » Pater noster, parafrasata per adattarla all’animo dei superbi (che sia lodato il nome di Dio, non
                il nostro, che sia fatta la Tua volontà, non la nostra), con cui le anime pregano anche per i vivi
12°
-    Prima cornice: i superbi 3
» ora Virgilio invita Dante a proseguire da solo e osservare il pavimento; descrizione dei bassorilievi
   che illustrano esempi di superbia punita, alternando biblici e mitologici, 13 in tutto, e raggruppabili
1.      ribelli alla divinità, che vollero essere come Dio, non tollerando la subordinazione
» Lucifero (precipitato a terra da Dio), Briareo e gli altri giganti (fulminati dagli dei per aver
   tentato la scalata dell’Olimpo), Nembròt (perdita del linguaggio: innalzò la torre di Babele)
2.      vanagloriosi che si sono fatti uguali o superiori a Dio (puniti da se stessi)
» Niobe (impetrì per il dolore), Saul (suicida), Aracne (suicida), Roboamo (fuggì umiliato)
3.      coloro che furono portati dalla superbia ad una bramosia sfrenata di dominio e possesso, causando mali per gli uomini da cui furono puniti
      » Erifile (per avere la collana di Venere mandò a morte il marito); Sennacherib, Ciro, Oloferne (tre
         orgogliosi condottieri)
» Virgilio distoglie Dante dall’osservare il pavimento: c’è un angelo che li conduce ai gradini che
   portano alla prossima cornice; batte l’ala sulla fronte di dante cancellando una P
-    Incontri » angelo guardiano della successiva cornice
-    Canti » no
13°
-      Seconda cornice: gli invidiosi
» Virgilio prega il sole che gli indichi la strada; dopo un miglio, sentono delle voci incorporee che
   pronunciano esempi d’amore, due tratti dal Vangelo e uno dai miti
1.      «non hanno più vino», aiuto gratuito, non richiesto da Maria durante le nozze di Cana
2.      «sono io Oreste», frase con cui Pilade perde la sua vita per salvare quella dell’amico
3.      «amate da cui male aveste», parole di Gesù Cristo che esprimono il limite estremo dell’amore
» Virgilio spiega che è la cornice degli invidiosi: hanno ascoltato esempi della virtù opposta; le
   anime giungono in lontananza recitando le litanie dei santi; descrizione: sono come ciechi
   elemosinanti, con gli occhi cuciti; Dante chiede se c’è qualche italiano, ma un’anima risponde che
   l’unica loro patria è il cielo; poi la senese Sapia racconta la gioia provata per la sconfitta dei suoi
   concittadini nella battaglia del Colle, le preghiere per lei di un suo amico; Dante spiega che è vivo e
   che teme più di tutte la pena di superbia, offre il suo aiuto; gli chiede di pregare per lei e parlare bene
   di lei ai parenti; fa una battuta ironica sulla vanità dei senesi
-      Incontri » Sapia, gentildonna senese della famiglia dei Salvani, zia del Provenzano incontrato tra i
                     superbi, di cui godette la morte nella battaglia del Colle
-      Canti » litanie dei santi, che iniziano invocando Maria, poi gli angeli, poi i santi aggiungendo la
                 formula «ora pro nobis»; celebra la comunione dei beni dello spirito tra tutti i celesti
14°
-      Seconda cornice: gli invidiosi 2
» Dante risponde a due anime che si interrogavano sulla sua identità di esser nato lungo il fiume
   toscano; l’allusione all’Arno provoca un’invettiva politica contro i popoli toscani, poi predice che il
   nipote dell’altro spirito (Fulcieri da Calboli) porterà Firenze alla rovina; l’anima rivela essere Guido
   del Duca, il suo compagno è Rinieri da Calboli; prorompe poi in un’invettiva contro le famiglie
   romagnole elencandole; Dante e Virgilio proseguono quando li raggiunge una voce che riferisce
   esempi di invidia punita, uno biblico (Caino), uno mitologico (Aglauro)
-      Incontri » Guido del Duca, gentiluomo romagnolo, della famiglia degli Onesti
» Rinieri da Calboli, della potente famiglia guelfa di Forlì, i Paolucci
-      Canti » no
15°
-      Seconda cornice: gli invidiosi 3
» è l’ora del tramonto, un bagliore costringe Dante ad abbassare gli occhi: è l’angelo guardiano, che indica loro la scala per la cornice successiva e cancella una P dalla fronte di Dante; si sentono canti di esortazione alla misericordia; Dante chiede come sia possibile che il paradiso sia un bene che più si divide tra gli uomini più aumenta a differenza dei beni terreni (suscitata da Guido del Duca); Virgilio: dal desiderio dei beni terrestri nasce l’invidia, nell’aldilà l’amore si moltiplica, aumenta con i fruitori, ma sarà Beatrice ad esaurire l’argomento; alla terza cornice Dante è preso da un sonno estasiatico in cui ha tre visioni di esempi di mansuetudine, virtù opposta all’ira
1.      mite rimprovero di Maria quando ritrova Gesù nel tempio di Gerusalemme
2.      il rifiuto di vendicarsi per l’offesa fatta alla figlia opposto da Pisistrato alla moglie
3.      martirio di santo Stefano che, lapidato, prega Dio di perdonare i suoi uccisori
» continuano il loro percorso, e vengono avvolti lentamente da un fumo oscuro
-      Incontri » angelo guardiano della successiva cornice
-      Canti » canti di esortazione alla misericordia (Beati misericordes!, quinta delle beatitudini di Matteo)
16°
-      Terza cornice: gli iracondi
» il buio fumo costringe Dante ad appoggiarsi a Virgilio per proseguire; voci recitano l’«Agnello di
   Dio» e Virgilio presenta gli iracondi; un’anima apostrofa Dante, che non smette di camminare, e che
   spiega di essere vivo ed in viaggio per grazia divina; l’anima (Marco Lombardo), chiede di pregare
   per lui ed indica la via; Dante gli chiede qual è la causa del male che domina il mondo: risiede nella
   libertà dell’uomo o nell’influsso degli astri?; Marco: dal cielo proviene una prima inclinazione, ma
   l’uomo, dotato di ragione e di libertà, sceglie, perciò la responsabilità è dell’uomo; per correggere il
   peccato è necessaria una legge ed un’autorità che la faccia applicare, ma ora manca una guida, non
   essendo separati i poteri temporali da quelli spirituali, perché la Chiesa ha voluto anche quello
   temporale; denuncia del disordine in Lombardia; Marco si congeda perché ha scorto il bagliore
   dell’angelo tra il fumo
-      Incontri » Marco Lombardo, uomo di corte di cui sappiamo poco
-      Canti » Agnus Dei, frase evangelica ed inizio di un inno da cui prende il titolo
17°
-      Tra la terza e la quarta cornice
» Dante esce dalla terza cornice che il sole è prossimo al tramonto: gli appaiono tre visioni che mostrano esempi di ira punita (ira di Progne, la crocifissione di Aman, la sventurata fine della regina Amata). Poi si risveglia dall’estasi, colpito dalla luce dell’angelo, che indica la scala per salire alla quarta cornice; Dante cerca di scorgerne il volto, ma la luce è troppo forte, mentre Virgilio lo esorta a salire prima che si faccia buio. Si sente intonare da una voce il canto delle beatitudini; appaiono le prime stelle e Dante sente la stanchezza del viaggio, così, in cima alla scala, si fermano a riposare.
dante chiede quale sia la pena purgata nel prossimo girone, e gli viene risposto che è l’accidia, ovvero l’amore del bene esercitato con troppo scarso vigore. Per spiegargli meglio, Virgilio espone la natura del peccato umano, che si concretizza in due modalità: o perché l’amore viene diretto verso un oggetto sbagliato, o perché è esercitato con eccessivo o con scarso vigore verso oggetti buoni.
L’amore rivolto al male genera i peccati di superbia, invidia e ira (come si è visto nelle cornici inferiori); l’amore rivolto al bene, ma fiacco, genera l’accidia, se è invece eccessivo genera il peccato che Dante vedrà nelle cornici superiori, e che Virgilio non anticipa.
-      Incontri » angelo guardiano della cornice successiva
-      Canti » canto delle beatitudini («Beati / pacifici, che son sanz’ira mala!»)
18°
-      Quarta cornice: accidiosi
» Dante ha ancora dei dubbi riguardo al discorso di Virgilio, soprattutto sulla natura dell’amore, e gli chiede un chiarimento. Il maestro spiega come la disposizione ad amare sia innata nell’uomo, ma non ogni amore è di per sé positivo, perché la sua bontà dipende dall’oggetto che si ama e dalla modalità d’amare. Ma Dante ha un altro dubbio: se l’amore è insito nell’uomo e suscitato da fattori esterni ad esso, allora lo stesso amore è indipendente dalla volontà umana, quindi dalla responsabilità di ciascuno. Virgilio non vuole chiudere la questione con un discorso, soprattutto per un argomento così complesso, tanto che la ragione umana da sola non può esaurirlo; per questo non risponde, ma ricorda a Dante che l’uomo ha sempre la libertà di scegliere se rifiutare o accettare l’amore che gli oggetti esterni suscitano in lui; gli consiglia quindi di conservare la domanda fino all’incontro con Beatrice.
Sorge la luna, e Dante si addormenta, quando è risvegliato da un avvicinarsi di anime (gli accidiosi) che corrono in schiera: i primi due gridano esempi di sollecitudine.
Virgilio chiede loro la strada, e uno spirito li invita a seguirli nella corsa; è l’abate di San Zeno a Verona. Le due ultime anime gridano esempi di accidia punita, e la fila si esaurisce.
Dante, tornata la calma, si assopisce di nuovo e sogna.
-      Incontri » abate di san Zeno
-      Canti » no
19°
-      Dalla quarta alla quinta cornice: avari e prodighi (1)
» All’alba, Dante sogna una donna balbuziente, guercia, storpia, orribile; ma con lo sgurdo di Dante essa diventa lentamente bella, attraente, la sua voce melodiosa, ed intona un canto che affascina Dante. Improvvisamente appare una santa che invita Virgilio a reagire, ed egli le strappa le vesti e ne scopre il ventre putrido, mostrando a Dante la sua vera natura da sirena.
Dante si risveglia ai richiami del maestro, e riprendono la via, salendo la scala che l’angelo guardiano mostra loro, verso la quinta cornice. Dante rivela a Virgilio che continua a rimuginare su sogno appena fatto, e il maestro gli spiega che quella è l’allegoria dei beni terreni, punita nei tre gironi seguenti: che ora non ci pensi più.
Le anime di questa cornice sono schiacciate a terra con la faccia in giù; indicano loro la strada, ma Dante si ferma a chiedere ad una la sua identità e quale sia il loro peccato. L’anima si rivela quella di papa Adriano V, che fu avido dei beni terreni. Dante gli si inginocchia di fronte, ma l’anima lo rimprovera e lo fa rialzare, ricordandogli che nella vita eterna non esistono gerarchie, ma si è tutti servi di Dio.
-      Incontri » anima di papa Adriano V
-      Canti » no
20°
-      Quinta cornice: avari e prodighi (2)
» I due pellegrini riprendono il cammino, stringendosi alla parete della cornice per non calpestare le anime purganti che piangono mentre uno proclama esempi di povertà e liberalità.
Dante si avvicina allo spirito da cui provengono le invocazioni, chiedendogli chi sia e perché solo lui invochi. Esso risponde di essere l’origine della dinastia che ha provocato la piaga di questo peccato nella cristianità e nel mondo: Ugo Capeto, capostipite dei re di Francia. Gli racconta come dalle sue umili origini diventò poi un re potente. Si lamenta dell’avidità dei suoi successori, ricordando particolarmente Carlo I d’Angiò, che fece morire Corradino di Svevia e uccise san Tommaso. Poi Carlo di Valois, che avrebbe preso Firenze con l’inganno; e ancora Carlo II d’Angiò, che vendette sua figlia. Profetizza lo scontro con il papato e l’affronto che Filippo il Bello avrebbe arrecato a Bonifacio VIII in Anagni (il famoso schiaffo). Invoca quindi la giusta vendetta di Dio davanti a questi peccati.
Rivela poi a Dante che mentre di giorno invoca esempi buoni, di notte pronuncia esempi di avidità punita. Chiarisce poi che tutte le anime partecipano alle invocazioni, ma a voce più o meno bassa, per cui non era lui solo a pronunciarle.
Quindi Dante e Virgilio procedono, ma all’improvviso un terremoto scuote la montagna, e si sente risuonare potente il Gloria; quando termina il canto, cessano anche le scosse. Riprendono quindi il viaggio, anche se Dante arde ancora dal desiderio di sapere la ragione di quell’avvenimento, ma non osa chiedere spiegazioni.
-      Incontri » Ugo Capeto
-      Canti » Gloria
21°
-      Quinta cornice: avari e prodighi (3)
» dopo il terremoto, Dante e Virgilio. All’improvviso, arriva alle spalle un’anima che li saluta calorosamente. Virgilio spiega il motivo del viaggio di Dante e, avendo colto la curiosità dell’allievo, chiede spiegazioni del terremoto. Lo spirito spiega che la montagna del purgatorio è immune dai fenomeni atmosferici, quindi il terremoto è originato da cause soprannaturali, si verifica infatti ogni volta che un’anima purgante, compiuta la sua purificazione, si sente pronta per il suo ingresso in paradiso. Virgilio vuole quindi sapere l’identità del suo interlocutore: è Stazio, poeta latino, autore della Tebaide e dell’Achilleide, che rivela la sua ammirazione profonda per Virgilio, che è stato per lui modello di vita con la sua Eneide. Virgilio fa intendere quindi a Dante di tacere la sua identità, ma lascia trapelare un sorrisetto che fa insospettire lo spirito; alla sua domanda diretta, Virgilio lascia che Dante riveli chi sia. Stazio si inchina a baciare i piedi del poeta che fu per lui guida e salvezza.
-      Incontri » Stazio
-      Canti » no
22°
-      Tra la quinta e la sesta cornice
» I tre oltrepassano l’angelo d’ingresso della sesta cornice; nella salita Virgilio chiede a Stazio come ha potuto, lui così saggio, macchiarsi della colpa di avarizia. Stazio chiarisce che Virgilio è caduto in un equivoco: la sua colpa è stata in realtà quella opposta, la prodigalità, dalla quale si allontanò in tempo proprio grazie alla lettura di un passo virgiliano, che lo indusse a pentirsi. Quindi la stessa cornice accoglie peccatori di colpe opposte. Virgilio allora gli chiede come mai si convertì al cristianesimo, dato che dalle sue opere non risulta la fede cristiana. Lo spirito risponde che è stata la lettura di Virgilio ad indirizzarlo, come prima verso la poesia. La lettura della IV ecloga lo aveva avvicinato ai primi predicatori cristiani fino ad arrivare al battesimo, pur mantenendo nascosta la sua conversione. Chiede quindi a Virgilio se sa in quale luogo dell’Inferno si trovino i poeti latini.
Virgilio risponde che, insieme ad Omero, sono nel Limbo, dove sono accolti anche molti personaggi delle sue opere. Camminando, si trovano la strada sbarrata da un albero da frutto, bagnato da una sorgente limpida che sgorga dalla roccia del monte. Dalle fronde dell’albero esce una voce che proclama esempi di temperanza nel mangiare e nel bere.
-      Incontri » i pellegrini continuano il cammino con Stazio fino al canto 33°
-      Canti » no
23°
-      Sesta cornice: golosi (1)
» Virgilio riprende Dante che si era soffermato presso l’albero da cui proveniva la voce. Proseguendo, si sentono lamenti misti al canto di un salmo; sono le anime della sesta cornice, che passano di fianco a loro; Dante è colpito dalla loro magrezza. Improvvisamente un’anima riconosce Dante: è il suo amico Forese, e gli chiede come mai si trova qui, e chi siano i suoi accompagnatori. Prima di rispondere, Dante vuole sapere il motivo della loro magrezza. Allora lui risponde che l’odore dei frutti sugli alberi e l’acqua della sorgente suscitano in loro la fame e la sete nelle anime, che non possono soddisfare questo istinto. Questo le purifica dal loro peccato di gola che caratterizzò la loro vita. dante allora è curioso di sapere perché l’amico si trovi già in questa cornice quando sono passati solo cinque anni dalla sua morte; Forese racconta che è già lì grazie a sua moglie Nella, che prega per la sua salvezza, e lo ricorda e continua ad amarlo anche dopo la morte. Lei è diversa dalle donne fiorentine, tra le peggiori peccatrici; preannuncia poi che Firenze sarà punita per la sua immoralità.
Adesso tocca a Dante: gli spiega le ragioni del suo viaggio, lui che è ancora vivo. La sua misera condizione, provocata anche dall’amicizia con Forese (ricorda le loro tenzoni poetiche), mosse a commozione santi del Paradiso: Virgilio lo condurrà fino alla cima del monte, per poi lasciarlo alla guida di Beatrice.
-      Incontri » Forese Donati, un poeta amico di Dante; i due duellarono in versi con diverse tenzoni
-      Canti » salmo “Labia mea, Domine
24°
-      Sesta cornice: golosi (2)
» Mentre cammina, Dante continua il discorso con Forese, e gli chiede della sorte della sorella Piccarda, e di indicargli altri spiriti illustri. Forese racconta che Piccarda è in Paradiso, poi addita le anime del poeta Bonagiunta da Lucca, papa Martino IV e altri. Dante è curioso del primo presentatogli; lo spirito gli accenna di avvicinarsi e gli predice che sarò accolto esule nella sua città (Lucca) e gli chiede se lui sia quel poeta che inventò un nuovo stile poetico, riconoscendo i limiti della tradizione poetica precedente.La folla delle anime li oltrepassa velocemente, ma Forese si trattiiene ancora un po’ con l’amico, chiedendogli quando lo rivedrà; Dante dice che non sa quando morirà, ma che desidera avvenga presto perché la sua città è preda della depravazione morale. Forese predice la fine di Corso Donati, uno dei responsabili della decadenza di Firenze; quindi si congeda rincorrendo gli altri spiriti.Dante, rimasto con Virgilio e Stazio, scorge una folla di anime che geme sotto un albero da cui proviene una voce che invita a passare oltre, proclamando esempi di golosità punita.
Quindi proseguono finché non incontrano un angelo infuocato, che indica loro la strada per salire alla cornice superiore; Dante, abbagliato dal fulgore della figura, segue la voce dei maestri mentre l’angelo, sfiorandogli la fronte con un’ala, proclama la beatitudine della cornice.
-      Incontri » fine dell’incontro con Forese, incontro con Bonagiunta
-      Canti » no
25°
-      Settima cornice: lussuriosi
» Salgono in fila indiana per il passaggio stretto, fino alla settima cornice. Dante è incerto se porre una domanda che lo accora, ma Virgilio lo esorta. Chiede allora come le anime, che non hanno bisogno di cibo, possano dimagrire. Virgilio porta ad esempio un episodio dell’Eneide (Meleagro) e un’esperienza comune, poi lascia la parola a Stazio, perché la spiegazione sia esauriente. Il poeta latino parte dal spiegare la teoria della generazione dell’uomo di Aristotele per cui l’unione tra il sangue maschile e femminile generi il feto. La fede cristiana incrementa questa spiegazione: è poi lo spirito divino a conferire al feto la capacità di parola e di ragione. Alla morte, l’anima giunge nell’aldilà e lo stesso potere che dette forma all’embrione riproduce nell’area circostante una forma corporea simile al corpo che racchiudeva quella stessa anima nella vita sulla terra. Attraverso questa ombra corporea gli spiriti possono provare tutte le sensazioni e i sentimenti umani. Poi, i tre viaggiatori entrano nella settima cornice, avvolta da una grande fiamma; sono quindi costretti a viaggiare sul margine esterno. Attraverso il fuco passano le anime dei lussuriosi, che alternano al canto di un inno la proclamazione di esempi di castità.
-      Incontri » no
-      Canti » inno Summae Deus clementiae
26°
-      Settima cornice: lussuriosi (2)
» Dante avanza, e i raggi del sole al tramonto proietta la sua ombra sulle fiamme che occupano la cornice, e le anime che se ne accorgono ne rimangono meravigliate e chiedono il motivo a Dante, che però è distratto da un nuovo evento. Era, infatti, comparsa un’altra schiera di anime, i sodomiti: essi corrono incontro a uno del primo gruppo con cui scambia un casto bacio, e poi si dividono declamando esempi di lussuria punita, poi riprendono il proprio cammino.  Riprendendo l’attenzione, Dante spiega che è ancora vivo e racconta il motivo del suo viaggio, poi domanda chi siano queste due schiere di peccatori. Lo stesso spirito che l’aveva interpellato spiega che su quella cornice si purifica il peccato di lussuria: da una parte gli omosessuali, dall’altra gli eterosessuali che seguirono l’istinto senza il freno della ragione. Si presenta come Guido Guinizzelli, il poeta che fu per Dante il modello delle rime amorose, e anche il suo migliore amico, verso cui Dante si mostra rispettoso. Lo spirito gli indica allora l’anima di un altro poeta che considera di gran lunga maggiore di lui (il trovatore Arnault Daniel), che superò tutti i suoi contemporanei, sebbene molti sostengono che gli sia superiore Giraut de Bornelh, ma senza ragione. Il fatto è comparabile con ciò che avvenne con Guittone, prima che venisse smascherato da altri poeti. Gli chiede infine di pregare per lui in paradiso, poi si allontana. Dante interpella quindi Arnault, che risponde nella lingua provenzale presentandosi nel nome e nel suo peccato e chiedendo anch’egli una preghiera di intercessione; poi scompare anche lui.
-      Incontri » Guido Gunizzelli e Arnault Daniel
-      Canti » no
 27°
-      Arrivo sulla cima del purgatorio
» E’ il tramonto quando i tre viaggiatori incontrano l’angelo guardiano, che li avverte della sfida che devono affrontare per giungere in cima al monte: passare attraverso le fiamme. Dante muore dalla paura, ma Virgilio cerca di rassicurarlo invitandolo a fidarsi di lui e ricordandogli altri momenti difficili del loro viaggio in cui con il suo aiuto, ha affrontato difficoltà che gli sembravano invalicabili; ma Dante è pietrificato dal terrore. Allora Virgilio gli ricorda che al di là delle fiamme c’è Beatrice ad aspettarlo, nominando così l’unica persona per cui Dante potesse affrontare la paura. La guida entra dunque nel fuoco, seguito da Dante ancora incerto e da Stazio; durante il percorso Virgilio continua a confortarlo parlando di Beatrice, mentre un canto guida il loro cammino. Usciti dalle fiamme, in prossimità della scala, sentono una voce incoraggiarli a salire prima che cali la notte, ma l’oscurità cala tanto presto che i viaggiatori si coricano sui primi gradini. Dante si addormenta contemplando le stelle e in sogno gli appare una giovane donna in un giardino pieno di fiori, si presenta come Lia, parla della sorella Rachele: racconta che mentre lei è appagata dall’azione, la sorella lo è dalla contemplazione. All’alba i tre riprendono la scalata, e Dante quasi corre sui gradini, spinto dal desiderio di vedere Beatrice. Arrivati all’ultimo gradino, Virgilio riconosce che ora ha completato il suo compito e non c’è più bisogno della sua guida, e i due amici si danno un commuovente addio. Da solo, Dante aspetta Beatrice nel giardino dell’Eden, può seguire da sé il proprio desiderio perché ora la sua volontà è sanata, e può quindi essere padrone di se stesso.
-      Incontri » in sogno Dante incontra Lia, sorella di Rachele
-      Canti » beatitudine Beati mundo corde!
28°
-      Nella foresta del paradiso terrestre
» Dante si avvia verso la foresta, da cui spira un’aria dolce che smuove le fronte degli alberi, su cui gli uccelli cantano. Camminando nella selva, ammira la bellezza degli alberi e del ruscello dall’acqua purissima che accompagna il suo cammino. Al di là di esso, scorge una donna che, da sola, canta e coglie fiori: è Matelda. Dante le chiede di avvicinarsi per poter intendere le parole del suo canto; lei, come danzando, giunge al fiumiciattolo e alza gli occhi verso Dante, che è colpito dalla luminosità del suo volto e dal suo sorriso. Lei invita i tre poeti a non stupirsi del suo sorriso, perché ella vive nel mondo bellissimo che Dio ha raccolto tutte le meraviglie della creazione; chiede poi a Dante se non abbia altre domande, perché il suo compito è quello di sciogliere i suoi dubbi. Dante chiede allora perché ci siano vento e acqua, fenomeni tipici del mondo terreno, in quel posto; Matelda spiega che quello è il paradiso terrestre, creato da Dio come dimora per l’uomo prima che scegliesse il peccato; esso sorge sulla cima di un monte per evitare i turbamenti atmosferici, dunque il vento è provocato da un’altra causa, cioè dal movimento rotante dei cieli. L’aria, sfiorando gli alberi, rimane impregnata della loro virtù generativa, consentendo così la riproduzione di ogni pianta. Per quanto riguarda l’acqua, essa proviene da una fonte che dipende direttamente dalla volontà divina, da cui si diramano due fiumi: quello ai loro piedi, il Lete, che tocca la memoria del peccato, e l’Euonoè, che rende la memoria del bene compiuto. Infine rivela che quel luogo coincide con ciò che gli antichi chiamarono “età dell’oro”; a questa scoperta, Dante scorge nascere un sorriso sulla bocca dei due poeti latini.
-      Incontri » Matelda
-      Canti » canto di Matelda
29°
-      Paradiso terrestre
» Matelda si incammina cantando lungo il fiume Lete, e Dante la segue sull’altra riva, finché non lo ferma: improvvisamente, un fascio di luce intensa illumina la foresta, e si ode un dolce suono, che si delinea poi come un canto, e nel sottobosco l’aria si fa rossa come fuoco. L’autore prorompe quindi in un’invocazione alle Muse, che lo aiutino a descrivere uno spettacolo così grandioso come quello che seguirà. Dante vede scorgere da lontano quello che gli sembrano sette alberi che, avvicinandosi si rivelano invece sette candelabri, con fiamme luminosissime; chiede a Virgilio spiegazioni, ma anche la sua guida è senza parole. Matelda richiama quindi la loro attenzione verso la processione che va delineandosi dietro i candelabri. Le sette fiammelle lasciano nel cielo la scia dei colori dell’iride; poi seguono ventiquattro vegliardi vestiti di bianco e incoronati di gigli, che cantano un salmo; poi quattro animali con le piume delle ali ricoperte di occhi (erano stati descritti da Ezechiele e da san Giovanni nell’Apocalisse). In mezzo ai quattro animali avanza un carro, trainato da un grifone; alla destra del carro danzano tre donne: una rossa, una verde, una bianca; alla sua sinistra altre quattro vestite di porpora. A chiudere la processione c’è un gruppo di vecchi vestiti di bianco incoronati di fiori vermigli: prima una coppia, poi una fila da quattro, poi un ultimo che avanza da solo, come addormentato. Il carro giunge vicino a Dante, e si ferma quando sente il rombo di un tuono.
-      Incontri » processione: 7 candelabri
» 24 vegliardi
» 4 animali dell’apocalisse
» al centro di essi un carro trainato da un grifone
» 3 donne alla destra del carro (rossa, verde, bianca)
» 4 donne alla sinistra del carro (vestite di porpora)
» 2 + 4 + 1 vecchi
-      Canti » Matelda canta il salmo 31: Beati quorum tecta sunt peccata!
» si sente sempre più distinto il canto Osanna
30°
-      Paradiso terrestre
» La processione si ferma e i ventiquattro vegliardi si volgono verso il carro; uno di loro canta e improvvisamente appare una moltitudine di angeli che, cantando a loro volta, cospargono tutto lo spazio di fiori. Tra i petali, Dante vede comparire un donna velata di bianco, nello stesso modo in cui all’alba si scorge il sole offuscato dai vapori mattutini: indossa un manto verde e un vestito rosso come il fuoco. Dante sente dentro di sé la potenza del suo antico amore, e rimane colpito da quella forza che ugualmente l’aveva trafitto da appena fanciullo. Disorientato, si volge a cercare Virgilio, ma non lo trova: silenziosamente se n’era andato, e Dante piange per questa perdita, nonostante fosse nel paradiso terrestre. La donna chiama Dante per nome, e lo esorta a non piangere più, perché presto avrà un motivo ben più grave per farlo; Dante si volta a guardarla, e vede sul volto della sua Beatrice uno sguardo severo. La donna si rivela e gli chiede come abbia osato, lui peccatore, salire il sacro monte. Dante abbassa gli occhi dalla vergogna, mentre gli angeli intonano canti di compassione per lui che, sentendoli, scoppia ancora in lacrime. Beatrice spiega quindi agli angeli come Dante avesse ricevuto una grazia straordinaria e grandi doti dalla natura che, finché lei fu in vita, lo mantennero sulla retta via; quando morì invece si lasciò abbindolare dai beni terreni, perdendo così se stesso. Per questo scese agli inferi, e nel Limbo pregò Virgilio di assumersi il compito di fargli da guida per l’Inferno ed il purgatorio.
-      Incontri » Beatrice
-      Canti » canto del vegliardo: Vieni, sponsa, de Libano
              » canti degli angeli: Benedictus qui venit! e anche Manibus, date lilia plenis!
              » canto degli angeli mossi a compassione da Dante: In te, Domine, speravi
31°
-      Paradiso terrestre
» Beatrice intima a Dante di confessare le sue colpe, ma egli, confuso e smarrito, non riesce a parlare, neanche dopo un secondo invito. È la donna a sbattergli in faccia tutti i suoi peccati, e Dante non può che dire un flebile “sì” di ammissione delle sue colpevolezze, per poi prorompere in un gran pianto. Beatrice vuole sapere le ragioni del suo traviamento, e lui confessa che dopo la sua morte ha ceduto a desideri terreni, e non più divini. La donna, con un tono più compassionevole e dolce, spiega a Dante la natura del suo errore: quando morì e venne a meno la sua bellezza, non avrebbe dovuto lasciarsi attrarre da bellezze minori ed effimere; vedendo Dante con la testa bassa, vergognoso e pentito, lo esorta ad alzare lo sguardo, e lui la guarda con fatica. Interrompendo gli angeli la pioggia di fiori, Dante la può vedere in tutta la sua bellezza, e per l’intensità del rimorso Dante sviene. Ritornato in sé, Matelda lo fa immergere nel Lete, con la testa sott’acqua per farlo bere. Viene poi affidato alle quattro donne danzanti, che lo conducono cantando davanti al grifone e lo invitano a guardare Beatrice negli occhi, in cu scorge il riflesso del grifone. Le altre tre donne invece invitano Beatrice ad alzare il velo e a mostrarsi in tutto il suo splendore. Dante auctor si trova incapace di descrivere la sua bellezza divina.
-      Incontri » ancora Beatrice
-      Canti » no
32°
-      Paradiso terrestre
» Dopo aver contemplato Beatrice, Dante è invitato a seguire la processione, che si era avviata verso la foresta. Arrivano ad un altissimo albero spoglio, l’albero della scienza del bene e del male, inaridito per colpa di Adamo. Il carro si ferma, Beatrice scende dal carro che viene legato dal grifone all’albero. Al contatto, la pianta si ricopre di fiori color porpora, mentre un canto accompagna l’avvenimento. Dante, inebriato, si addormenta, finché un bagliore e una voce che lo chiama lo ridestano; è Matelda, ancora accanto a lui. Il grifone e i personaggi della processione risalgono al cielo, invece Beatrice rimane accanto al carro, circondata dalle sette virtù, e preannuncia a Dante che sarà con lei per sempre in paradiso. Improvvisamente un’aquila piomba sull’albero, dilaniandolo e percuote violentemente il carro, in cui vi si introduce anche una volpe, che viene scacciata da Beatrice; l’aquila torna sul carro a deporvi le penne, e infine un drago emerge da terreno, squarcia con la coda il carro e ritraendola ne porta via un pezzo. Così manomesso, il carro si ricopre tutto con le penne dell’aquila, ed emette sette teste cornute; sopra quello che rimane del carro appare una puttana che amoreggia con un gigante, che la frusta per uno sguardo rivolto a Dante. Infuriato, il gigante scioglie il carro dall’albero, conducendolo nella foresta, dove scompare.
-      Incontri » aquila, volpe, drago, puttana, gigante
-      Canti » mentre l’albero fiorisce si sente un canto che non viene specificato, ma è talmente dolce che
                 Dante non riesce fisicamente a sopportare la melodia, e cade in uno stato tra il sonno e l’estasi
33°
-      Paradiso terrestre
» Beatrice, rattristata dalla scomparsa del carro, ascolta i salmi delle sette virtù, poi invita Dante e Stazio a seguirla insieme a Matelda. Intanto fa avvicinare Dante, rassicurandolo e invitandolo a farle domande; ma Dante si vergogna, e Beatrice, notandolo, lo esorta a vincere il timore. Intuendo poi le perplessità di Dante, spiega il significato degli avvenimenti accaduti poco prima, e preannuncia l’intervento della giustizia divina, personificata in un imperatore, che ucciderà il gigante e la puttana: lui avrà il compito di dire a tutti gli uomini ciò che ha visto e sentito. Spiega poi che l’albero che hanno appena lasciato è quello della conoscenza, il cui frutto fece peccare Adamo ed Eva; e anche se Dante non capisce tutte le spiegazioni date, è bene che le ascolti, affinché gli rimanga impressa almeno una traccia per poterla riferire in terra. Inoltre, questa sua incapacità a comprendere è dovuta al fatto che in vita si è abbandonate alle credenze di fuorvianti filosofie, ma Dante non se ne ricorda perché, bevendo l’acqua del fiume Lete, anche la sua memoria si è lavata dal ricordo del peccato. Giungono quindi davanti ad una fonte da cui sgorgano insieme due fiumi, come fanno il Tigri e l’Eufrate, e Dante chiede il nome di quelle acque, ma Matelda ricorda di avergli già spiegato la natura di quei fiumi. Poi, su invito di Beatrice, conduce Dante e Stazio sulla sponda dell’Eunoè, facendogli bere quell’acqua; Dante si sente purificato ed è pronto per andare in paradiso.
-      Incontri » no
-      Canti » salmo 78 che apre il canto: Deus, venerunt gentes

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