Pagine

martedì 9 dicembre 2014

HEGEL - pilastri del pensiero

HEGEL (1770-1831)
OPERE PRINCIPALI

Teologia » Religione popolare e cristianesimo
1801 » Differenza fra il sistema filosofico di Fichte e quello di Schelling
         » è favorevole all’idealismo di Schelling
1807 » Fenomenologia dello spirito
         » dichiara il suo distacco dalla dottrina di Schelling ed espone il suo pensiero autonomo
1812 » Scienza della logica
1817 » Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio

IL GIOVANE HEGEL

Nelle opere giovanili l’argomento dominante è teologico, con un forte legame con la politica
» studia il tema della rigenerazione morale e religiosa dell’uomo come fondamento della rigenerazione
   politica » tema profondamente connesso con la Rivoluzione francese in cui partecipa
» ogni rivoluzione politica è tale solo se parte da una rivoluzione del cuore = rigenerazione della persona
   nella sua vita interiore e del popolo nella sua cultura
» la nuova coscienza interiore del popolo deve tradirsi in un progetto di rinnovazione sociale
» legge negli avvenimenti storici del periodo un’ansia dell’uomo di cambiamento e libertà
» ecco perché non è possibile, nei suoi scritti, dividere il tema religioso da quello politico
» Marx lo riprenderà » la rivoluzione è possibile solo quando il popolo è cosciente della propria posizione

NB: contesto in cui viveva Hegel
» religione e politica avevano in Germania una connessione particolarmente profonda per la Riforma
» le Chiese riformate e i principati tedeschi costituivano un insieme politico-religioso omogeneo

Mondo interiore e mondo esteriore:
» l’aspirazione dei popoli a una vita migliore e alla libertà deve tradursi in realtà attraverso la realizzazione
   di progetti che spazzino via il vecchio impianto sociale (= supremazia del potere nobiliare)
» l’ansia di libertà del popolo deve produrre un nuovo ordine giuridico, istituzioni fondate sull’uguaglianza
» la rivoluzione delle istituzioni è possibile solo come conseguenza esteriore di una rivoluzione interiore
   maturata all’interno della coscienza del popolo

Una nuova religione fondata sulla “comunanza dei cuori”
» occorre una nuova religione che aiuti il popolo a partecipare alla propria vita interiore e il rapporto con Dio
» Dio si incarna nella storia non attraverso precetti morali, ma attraverso la vita degli uomini
» potrà nascere un nuovo ordine politico quando ogni uomo avrà imparato a riconoscere nella vita interiore
   dell’altro uomo il riflesso dell’unica vita di Dio

CRISTIANESIMO, EBRAISMO, MONDO GRECO

Una prospettiva post-kantiana: oltre la morale di Kant
» nel La vita di Gesù Hegel condivide l’idea di Kant per cui la religione è adesione interiore ai principi
   razionali della morale, invece nel La positività della religione cristiana si intravvede già un passo avanti

Contro la “positività” della religione cristiana
» Kant si dimostra per lui molto vicino alle Chiese cristiane storicamente affermatesi dopo la morte di Gesù
» lui le polemizza: esse hanno smarrito il profondo senso del messaggio cristiano
» Cristo infatti aveva predicato il superamento della vecchia legge “esteriore” fatta di precetti e di comandi e
   di regole a cui si deve sottostare (come per la morale kantiana) in favore di una nuova legge dell’amore,
   della fratellanza, della comunanza dei cuori
» tradendo il messaggio di Gesù, le Chiese hanno costruito una religione “positiva”, fatta di criteri di verità
   oggettivamente fissati (i dogmi), fatta di un elenco rigido di regole morali
» sommerso da questi doveri, il vero sentimento religioso è scomparso
» nel suo sviluppo storico ha portato ad una scissione tra legge interiore ed esteriore

Contro la visione ebraica della natura (Lo spirito del cristianesimo e il suo destino)
» riflessione filosofica sulla bibbia + ripercorre le vicende storiche
» il racconto del diluvio universale è simbolo di una profonda “scissione” tra il popolo ebraico e la natura
» sentendosi minacciati dalla natura, gli ebrei hanno reagito con la fede nella potenza del loro dio
» si sono così innaturalmente allontanati da tutto ciò che è parte integrante della vita umana
» hanno letto il fatto del diluvio come un tradimento della natura nei confronti dei figli di Dio » da qui la
   concezione di Dio come Salvatore e trascendente rispetto alla realtà naturale, a cui è contrapposto

L’infelice destino degli ebrei:
» quindi gli ebrei vivono in continua ostilità con la natura e anche con gli altri uomini
» il loro è un Dio “geloso” che pretende dal “suo ” popolo una dedizione e venerazione totale
» così viene impedito ogni rapporto di amicizia con gli altri popoli (solo loro sono il “popolo eletto”)
» sono quindi vittime di un destino che essi stessi hanno provocato

Il messaggio di Gesù
» il messaggio di Gesù mette in discussione la scissione degli ebrei dalla natura, dagli altri popoli “nemici” e
   da un Dio trascendente che sembra troppo lontano per essere raggiunto
» messaggio = legge dell’amore, invita a superare ogni scissione per un’unità che lega tutti gli esseri viventi
» lo stesso Gesù ha riconciliato tutti gli esseri viventi incarnandosi

Il mondo greco
» la mentalità greca è diametralmente opposta a quella ebraica, e per questo è più vicina a quella di Gesù
» vivono profondamente il loro rapporto con la natura in armonia e in “spirito di bellezza”
» la loro morale rispetta i naturali desideri umani
» la grecità incarna il momento dell’armonia tra l’uomo e la natura, tra l’uomo e dio, degli uomini tra loro
» armonia tra gli uomini » perché la religione greca, in quanto fatto pubblico, in quanto religione della città,
   non separava l’individuo dal cittadino ed era fattore di coesione sociale
» la modernità ha smarrito questa armonia
» nella sua “eticità” Hegel ripropone la perfezione originaria della polis greca, ad un livello più alto,
   raggiunto attraverso la “caduta” rappresentata dalla modernità

La speranza in un nuovo “spirito di bellezza”
» sia i Greci sia Gesù sono stati “sconfitti”
» ma Gesù, morto per mano del suo stesso popolo, ha perdonati i suoi nemici testimoniando così la
   possibilità di un amore incondizionato
» anche le se Chiese cristiane hanno tradito il suo messaggio, si può sperare in un recupero dello “spirito di
   bellezza” attraverso il messaggio di Gesù

Critica a Kant
» polemica contro la ragione illuministica di Kant che si fonda su una lacerazione dualistica tra uomo e Dio
» Kant ha il merito di aver liberato la religione dai suoi elementi “esteriori” riconducendola ad una morale
   razionale, ma questa morale è alla fine simile a quella ebrea
» quella kantiana è quindi una religione “dell’infelicità” in cui gli uomini adorano e temono un dio straniero,
   a cui ispirano invano con inquietudine e angoscia (ebrei), e in cui l’uomo è lacerato dal dualismo tra
   ragione che impone il dovere e l’inclinazione sensibile che spinge al piacere

C’è bisogno di una nuova religione che superi la scissione in una conciliazione (perché il cristianesimo ha tradito il messaggio di Gesù, e ora non coincide più con la sua origine)
» come? » attraverso il recupero della figura di Gesù, profeta dell’amore come forza unificatrice tra uomo e
   Dio, tra uomo e uomo, tra uomo e natura (cioè tra dovere razionale e natura sensibile)
» l’amore va oltre la fredda legge razionale » induce a compiere volentieri tutti i doveri

La sua ricerca muterà poi direzione: dalla religione alla filosofia
» capirà che la rivoluzione dello spirito dell’uomo e dei popoli nasca da un’evoluzione storica

PILASTRI DEL SISTEMA HEGELIANO

1.      identità tra finito e infinito
» la realtà è un organismo unitario di cui tutto ciò che esiste è parte o manifestazione dell’infinito
» questo organismo, non avendo altro al di fuori di sé, coincide con l’Assoluto, con lo “spirito”
» i vari enti che compongono l’organismo unitario coincidono con il finito, ma il finito come tale non
   esiste, perché è un’espressione parziale dell’infinito » quindi il finito è l’infinito
» monismo panteistico = teoria che vede nel mondo (nel finito) la manifestazione di Dio (l’infinito)
                                      » Dio non è trascendente ma immanente
» differenza con Spinoza » l’Assoluto di Spinoza è una sostanza statica che coincide con la natura
                                         » per Hegel l’Assoluto è un soggetto spirituale in divenire di cui tutto ciò che
                                            esiste è tappa di un processo di realizzazione tramite un processo dialettico
» differenza fra sostanza (qualcosa di immutabile e già dato) e soggetto (processo di autoproduzione)
2.      identificazione tra ragione e realtà
» “ciò che è razionale è reale; e ciò che è reale è razionale” » questa non è una possibilità ma necessità
    = la razionalità non è pura astrazione ma è la forma di tutto ciò che esiste
    = la realtà non è materia caotica, ma il dispiegarsi di una struttura razionale
» per questo Hegel chiama il soggetto spirituale infinito che sta alla base della realtà “idea” o “ragione”
» quindi tutto ciò che penso è reale come manifestazione della ragione
3.      identificazione tra essere e dover essere
» è stretta conseguenza della precedente identificazione
» ciò che è (la realtà) risulta anche ciò che razionalmente deve essere
» deride l’astratto e moralistico “dover essere” che non è, dell’ideale che non è reale
» dato che il mondo è ragione reale e realtà razionale, è una manifestazione di momenti necessari che
   non possono essere diversi da come sono » tutto ciò che è deve e non può essere altrimenti che così
                                                                     » la realtà è una totalità processuale necessaria

La funzione della filosofia:
» se la realtà è razionale e il pensiero è forma del reale, la filosofia non ha più il compito di determinare la
   realtà, ma di prendere coscienza di ciò che è reale comprendendone le strutture razionali che la costituiscono
» “Comprendere ciò che è è il compito della filosofia, poiché ciò che è è la ragione”
» la filosofia spiega il perché, non il come la realtà è in un certo modo » è una giustificazione della realtà
» l’indagine filosofica deve rinunciare ad aggiungere qualcosa all’esperienza, alla realtà o a determinarla,
   perché arriva nel momento in cui la realtà è già bell’e fatta, non può quindi dire come deve essere

La filosofia come “giustificazione” razionale della realtà apre un dibattito interpretativo:
» Marx lo vede come rivoluzionario, non come giustificazioni sta, perché affronta il compito della filosofia
   nella realtà politica, nello Stato » interpretazione tendenziosa
» Marx = ciò che non segue il piano razionale è destinato a cadere » si rifà alle istanze socialiste

LE PARTIZIONI DELLA FILOSOFIA: IDEA, NATURA, SPIRITO

La realtà è un continuo farsi dinamico dell’Assoluto secondo una legge dialettica divisa in tre momenti secondo un’articolazione triadica e circolare:
1.      l’idea in sé e per sé (o “idea pura”) = tesi
» è l’idea considerata in se stessa, a prescindere dalla sua realizzazione nel mondo
» è assimilabile a Dio prima della creazione della natura e di uno spirito infinito
» è l’impalcatura logico-razionale della realtà
2.      l’idea fuori di sé = antitesi
» è la natura, è l’alienazione dell’idea nelle coordinate spazio-temporali del mondo
3.      l’idea che ritorna in sé = sintesi
» è lo spirito = idea che, essendosi fatta natura torna “presso sé” nell’uomo, acquisendo consapevolezza
NB: la triade non va intesa in senso cronologico (come se prima ci fosse l’idea in sé, poi la natura e infine lo spirito) ma logico » ciò che esiste è lo spirito, che ha come condizione la natura e come presupposto l’idea


A questi momenti strutturali dell’Assoluto, fa corrispondere le tre sezioni in cui si divide il sapere filosofico
1.      la logica = scienza dell’idea in sé e per sé
2.      la filosofia della natura = scienza dell’idea nel suo alienarsi da sé
3.      la filosofia dello spirito = scienza dell’idea che dal suo alienamento ritorna in sé

LA DIALETTICA

L’Assoluto è “divenire” » la legge che governa il divenire è la dialettica, che comprende
» la legge ontologica » legge di sviluppo della realtà
» la legge logica » legge di comprensione della realtà

Hegel distingue tre momenti del pensiero (che ricalcano i tre momenti dell’io di Fichte):
1.      momento astratto o intellettuale = tesi
» consiste nel concepire l’esistente sotto forma di una molteplicità di determinazioni statiche, rigide,
   considerandole separate tra di loro, nelle loro differenze secondo il principio » di identità
                                                                                                                              » di non contraddizione
2.      momento dialettico o negativo-razionale = antitesi
» consiste nel mettere in rapporto le varie determinazioni con le determinazioni opposte
» questo perché ogni affermazione sottintende una negazione: per specificare e concepire ciò che una
   cosa è devo implicitamente chiarire cosa essa non è » momento dialettico
» es: il concetto di “uno” chiama subito il concetto di “molti” con cui manifesta un legame
3.      momenti speculativo o positivo-razionale = sintesi
» consiste nel cogliere l’unità delle determinazioni opposte
» consiste nel rendersi conto che ogni determinazione è un aspetto parziale di una realtà più alta che le ri-
   comprende, che le sintetizza
» es: la realtà non è l’unità o molteplicità in astratto, ma un’unità che vive solo attraverso la molteplicità
NB: questi tre passaggi devono essere presi in unità, non in una successione temporale ma logica

Da questa distinzione, si può capire la differenza che Hegel vede tra ragione e intelletto
» l’intelletto = modo di pensare “statico”, che “immobilizza” gli enti considerandoli nella loro esclusione
» la ragione = modo di pensare “dinamico” che coglie la concretezza del reale dietro la fissità delle
                       determinazioni intellettuali
                    » è dialettica = nega le determinazioni astratte dell’intelletto relazionandole con le opposte
                    » è speculativa = coglie l’unità degli opposti realizzandone una sintesi

Riassumendo, la dialettica consiste nella totalità di:
1.      affermazione = tesi = porre un concetto astratto (che presuppone già l’antitesi)
2.      negazione = antitesi = opporre al concetto astratto, un altro concetto opposto
                                        » è il momento più propriamente dialettico
3.      unificazione = sintesi = unificazione dei due concetti precedenti una sintesi che li comprenda entrambi
                           » è una riaffermazione potenziata della tesi ottenuta attraverso la negazione dell’antitesi
                           » è un “superamento”: è al tempo stesso un “togliere” e un “conservare”
                           » NB: la sintesi riafferma sempre qualcosa di non completamente uguale alla tesi

La dialettica illustra l’identificazione tra finito e infinito:
» mostra come ogni finito non può esistere in se stesso, ma solo in un contesto di rapporti
» perché » per porre se stessa ogni cosa si deve opporre a qualcos’altro, e così entra nella trama di relazioni
   della realtà, cioè inizia a far parte del tutto, cioè dell’infinito, di cui è parte e manifestazione
» la dialettica esprime il processo attraverso cui le varie determinazioni della realtà, da rigide, diventano
   momenti di un’idea unica e infinita » il finito si risolve necessariamente nell’infinito

La dialettica ha un significato globalmente ottimistico
» ha il compito di unificare il molteplice, conciliare le opposizioni, ridurre ogni cosa all’ordine del tutto
» la parte dell’antitesi costituisce un reale momento negativo, che però sussiste solo come un momento del
   farsi del positivo » è visto in una prospettiva più ampia, ultimamente positiva, in un’ottica provvidenziale
» il momento negativo è una parte necessaria di un processo che conduce alla totale positività della sintesi
Il carattere chiuso della dialettica hegeliana
» ogni sintesi rappresenta a sua volta la tesi di un’altra antitesi, a cui succede un’altra sintesi e così via
» ma » rifiuta il recesso all’infinito (il “cattivo infinito”) che sposterebbe in modo indefinito il punto di arrivo
         » così toglierebbe allo spirito il pieno possesso di se stesso, gli impedirebbe di prendere coscienza
» quindi » afferma una dialettica a sintesi finale chiusa, che ha un preciso punto di arrivo
              » punto di arrivo = lo spirito prende possesso di sé, prende coscienza

I critici di Hegel opteranno per una dialettica a carattere aperto
» affermano che il carattere chiuso soffoca lo spirito infinito

LA CRITICA ALLE FILOSOFIE PRECEDENTI
» vede, in un percorso storico, a quali filosofie la sua dottrina si contrappone

Hegel e gli Illuministi
» rifiuta la maniera illuministica di rapportarsi al mondo
» gli illuministi fanno dell’intelletto il giudice della storia » perciò pensano che il reale non è razionale
» la ragione degli illuministi esprime solo le esigenze e le aspirazioni degli individui: è una ragione parziale
   che coincide con “l’intelletto astratto” che pretende di determinare la realtà e la storia, pretendendo di
   stabilire come esse devono essere, mentre la realtà è sempre necessariamente ciò che deve essere

Hegel e Kant
» aveva voluto costruire una filosofia del finito
» nega l’antitesi kantiana tra essere e dover essere, il dualismo tra realtà e ragione » se in Kant l’essere non si
   adegua mai al dover essere, in Hegel questa adeguazione è necessaria
» campo gnoseologico » le idee della ragione sono puramente ideali
» campo morale » la volontà non coincide con la ragione
                           » la santità definisce un processo di adeguamento della volontà alla ragione
» critica anche la pretesa di poter conoscere a priori

Hegel e i romantici
» contesta il primato del sentimento, dell’arte, della fede
» contesta la tendenza individualistica di alcuni romantici: l’intellettuale non deve narcisisticamente
   ripiegarsi sul proprio io, ma deve considerare il “corso del mondo”, deve integrarsi nelle istituzioni
   socio-politiche del suo tempo
» comunque Hegel risulta profondamente partecipe di questo clima culturale, pur non rientrando nella
   “scuola romantica” » condivide soprattutto il tema dell’infinito, a cui però si accede speculativamente

Hegel e Fichte
» lo accusa di proporre una visione non autenticamente soggettivistica, incapace di assimilare l’oggetto al
   Soggetto » come Schelling gli contesta la riduzione della natura ad un semplice “non-io”
» Fichte ha violato il dogma idealistico per cui “tutto è spirito, tutto è soggetto” considerando la natura come
   semplice ostacolo esterno all’Io » la natura invece non è estranea all’Io! » rischio del dualismo kantiano
» lo accusa di aver ridotto l’infinito a una semplice meta ideale dell’io finito, che risulta irraggiungibile
» questo progresso all’infinito è considerato da Hegel un “falso” o “cattivo infinito” che esprime solo
   l’esigenza astratta dell’io finito di superare se stesso e mai raggiungibile
» per Hegel invece c’è identificazione tra finito e infinito » Fichte è un falso idealista

Hegel e Schelling
» critica la sua concezione dell’Assoluto in modo a-dialettico, cioè come un’identità indifferenziata e statica
   tra natura e spirito » da cui deriva molteplicità e differenzazione in modo inesplicabile
                                 » in cui è impossibile riconoscere tutte le determinazioni concrete della realtà
                                 » nel sistema di Schelling non è possibile distinguere ogni determinazione dall’Assoluto
» paragone che fa Hegel = “notte nella quale tutte le vacche sono nere”

Nessun commento:

Posta un commento