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domenica 4 settembre 2016

LUCREZIO - DE RERUM NATURA - libro V - versi 826-877: traduzione, analisi, commento


Ma poiché deve pur avere un qualche termine al partorire,

Cessò, come una moglie sfinita dal periodo della vecchiaia.

Infatti il tempo muta la natura del mondo intero,

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E nessuna cosa rimane uguale a se stessa; tutto cambia

La natura tutto fa cambiare, e costringe a trasformarsi.

Infatti anche un'altra cosa nella vecchiaia marcisce e debole rimane inerte,

E a sua volta ne spunta fuori un altro ed esce dalle tenebre/indifferenza/ignoranza/oblio?

Così dunque il tempo muta la natura del mondo intero

E la terra passa da uno stato ad un altro / un altro stato prende la terra da uno precedente

Tanto che non può più dare ciò che ha potuto, ma può ciò che prima non diede.



E allora la terra tentò di creare anche molti mostri

Di nascita straordinaria nell'aspetto e nelle membra,

L'androgeno, a metà fra i sessi e non avendone alcuno, lontano da entrambi

Alcuni privi di piedi, e a loro volta senza mani,

Ed ancora muti senza la bocca, e ne apparirono cechi senza sguardo

Altri legati per tutto il corpo dall'aderire delle membra,

Al punto che non possono far nulla, né muovere un passo

Né evitare i pericoli, né prendere ciò che fosse necessario.

Generava altri mostri e creature di questo genere,

Inutilmente, dal momento che la natura ne stroncò lo sviluppo,

Né possono cogliere il fiore bramato del tempo,

Né procurarsi cibo, né unirsi nell'atto d'amore.

Infatti vediamo che molte cose devono concorrere negli esseri creati

Affinché possano generare la stirpe riproducendosi:

Innanzitutto che ci sia il cibo, poi che ci siano i canati per cui,

Rilassate le membra, possano far fluire i semi genitali per l'organismo;

E che la femmina, affinché si possa congiungere coi maschi, abbia

Ciò con cui scambiarsi fra entrambi piaceri reciproci.

E allora fu inevitabile che molte stirpi animali si estinguessero,

Senza poter propagare la prole riproducendosi.

Infatti qualunque razza tu vedi godere dell'aure di vita

Fin dall'inizio del mondo o l'astuzia o il valore bellico/la forza o infine l'agilità

Hanno protetto questa stirpe, salvandola.

E molte si affidarono alla nostra tutela

E vi rimangono consegnando se stesse alla nostra utilità.

All'inizio il valore bellico/la forza protesse la truce famiglia dei leoni

E la stirpe selvaggia, l'astuzia le volpi e la velocità i cervi.

Ma il cuore dal sonno leggero dei cani di indole fedele

E ogni stirpe che è stata partorita dal seme di una bestia da tiro/da soma,

Come le greggi che portano lama e le stirpi dalle corna di bue,

Tutte, o Memmio, si sono affidate alla tutela degli uomini.

Infatti ardentemente fuggono le belve e inseguono la pace

E l'abbondante parte di cibo senza una propria fatica

Che diamo loro come premio per la loro utilità.

Ma quelli a cui la natura non diede nulla di ciò, né che

Avessero essi stessi la possibilità per vivere da sé, né che dessero

A noi una qualche utilità per la quale avremmo lasciato che la loro stirpe

Pascesse sotto la nostra protezione e fosse tutelata

Si capisce che questi finivano preda e bottino degli altri,

Tutti impigliati nei loro lacci fatali,

Finché la natura non distrusse la razza.





Versi 826-835: subentra il motivo della vecchiaia della terra, prima vista come una giovane fanciulla dotata di forza, di energia, di calore. Passato questo periodo donna arrivata alla menopausa come una donna umana, fiaccata, sfinita dal passare del tempo → la terra non riesce più a produrre queste creature che si devono riprodurre in maniera diversa

→ è ancora madre, ma una madre vecchia che non riesce più a produrre se non qualche vermiciattolo

→ anche la storia dell'uomo è legata a questa seconda fase dello sviluppo del mondo

→ vv.1158 II libro: immagine pessimistica della terra che ormai non produce più, e attribuisce questa sterilità

     della terra al culto degli dei



Versi 828-29: considerazione filosofica sul cambiamento della natura del tempo → uno stato segue l'altro, tutto cambia: motivo eracliteo del panta rei (omnia migrant) che Eraclito aveva fatto proprio



  • Omnia (vv.829-31): ripetizione a casi diversi → sottolinea che proprio tutto è soggetto alla legge del mutamento
  • Vertere (vv.831): uso intransitivo del verbo già attestato in Lucrezio
  • Natura: al centro del verso → la natura spinge il tempo e porta tutto a cambiare

→ Orazio nell'Arts poetica lo dice a proposito del linguaggio → disputa tra umanisti e neologisti a proposito di accettare i neologismi all'interno della poesia; allontana le critiche sterili dei grammatici ammuffiti, perché per lui la lingua è un organismo vivo → propone di accogliere parole nuove con moderazione (è il poeta del modus)

  • <E> (vv.833): nella tradizione manoscritta è caduta la preposizione e

Lachman suppone succrescit, mentre i codici oblongus e quadratus hanno crescit, ma metricamente non funzionerebbe così → i primi editori proponevano concrescit ma  non ha alcun significato

  • Tòtius (vv.834): nella poesia augustea si trova tòtius con i breve
  • Lucrezio ama ripetersi:

→ versi 828 e 834 sono quasi dentici

→ versi 829 e 835 sono molto simili

Al proposito del mutare del valore dei metalli rame e oro succedit qualcosa che da sotto cresce e scalza quello che c'era prima. Lo propone cautamente perché non si trova prima in Latino ma poi è stato accolto universalmente. Idea della successione di cose che prima erano modeste poi sono importanti piaceva a lucreziano.

  • Verso 836: gusto pleonastico; ferre sottinteso → più che idea dell'invecchiamento della terra del II libro c'è l'idea di una diversità di produzione: prima la terra produceva spontaneamente, a un certo punto non è più in grado di produrlo, quindi le stesse cose vengono prodotte in altro modo: con l'accoppiamento tra di loro



Verso 837: subentra motivo empedocleo della generazione dei monstra legato ad una sorta di esperimento della natura: la natura procede per tentativi, non produce subito esseri perfetti

→ questi monstra non possono riprodursi, quindi la loro stirpe si estingue

→ motivo legato alla storiografia romana → Livio e Tacito: i portenta sono esseri mostruosi collegati a presagi

     con valore vaticinatorio, con funzione profetica

→ anche in Orazio c'è questa concezione naturalistica per cui la natura procede a tentoni ed esperimenti

→ in Lucrezio questi monstra sono errori di natura, che vengono poi scartati, non c'è niente che rimanda alla

     volontà degli dei, non c'è nulla di profetico ma sono difetti di natura

  • Pedum, manuum (vv.840): genitivi di privazione → "vedovi delle mani" = privi di mani

→ in Empedocle si parla di piedi, di mani e di occhi che venivano generati da soli e che si venivano ad incollare

     qualche volta in un processo felice qualche volta infelice

→ proprio nella parte del suo libro in cui risente più del modello empedocleo utilizza moltissimi composti () → ripresa non solo dei contenuti ma anche della forma stilistica e linguistica

  • Frammento B 61 di Lucrezio: molte creature con duplice fronte e duplice petto, razze bovine che avevano la faccia di uomo e stirpi di uomo con teste di toro, poi gli androgeni stirpi che hanno sia sesso femminile sia maschile. Incollarsi delle varie membra a casaccio senza un disegno divino. Così anche organi genitali maschili e femminili mescolati insieme. Frammento che ci deriva da Plutarco.
  • androgynem (vv.839): mutamento di declinazione, si trova molto spesso soprattutto per i termini greci

→ per i nomi greci c'è una certa libertà soprattutto nella lingua popolare, soprattutto nei liberti come vediamo nella cena Trimalchionis

→ gli androgeni hanno i genitali in forma embrionale: nessuno dei due è pienamente sviluppato quindi ce li hanno entrambi ma è come non ne avessero nessuno

  • Vv. 843 ut postposto
  • Nequiquam (vv. 846): inutilmente non avevano una loro funzione in contrasto con principio aristotelico per cui la natura non fa nulla a caso (μάτην) ogni cosa ha una sua funzione è un suo fine ultimo. Qui la natura procedette anche con questi mostri che si andarono ad estinguere ma erano inutili non c'è una concezione teleologica provvidenziale per cui la natura ha preparato con questi mostri . Quelli che si sono riusciti a riprodurre sono sopravvissute gli altri si sono estinti, non ha nessuna ricaduta in una prospettiva futura, non c'è stata nessuna finalità divina. È una parola importante nequiquam impiega anche molto spazio.
  • Vv.848: cacofonia di generi → res ultima sillaba della parola uguale alla prima della sillaba successiva era ritenuto da evitare in prosa e in poesia, ma erano diffusi nella poesia arcaica, che ora Lucrezio cerca di riprodurre anche per lo stesso soggetto poetico: la più antica delle fasi di sviluppo dell'uomo
  • La riproduzione degli esseri viventi l'aveva già trattata nel IV libro, ma qui il discorso vale per tutti gli animali, non solo uomo e donna
  • Vv.849: verso ipermetro = ha una sillaba in più perché ultima sillaba si lega alla prima sillaba del verso successivo: -re si fonde in sinalefe con ut del verso successivo
  • Rebus (vv.849) = "in questi esseri viventi". Nelle cose create.
  • C'è una variatio: ut esplicativo introduce tutte le premesse necessarie alla riproduzione:
    1. In primo luogo che ci siano i cibi necessari alla produzione dello sperma
    2. Che ci siano i canali attraverso cui passa il seme → si sottintende ut sint

→ Lucrezio non usa membra per indicare il genitale maschile, ma nervus

→ remissis membris: indica l'allentarsi del corpo nell'eccitazione sessuale

manare indica il fluire del seme: si pensava che il seme si producesse in tutto il corpo non solo negli

     organi, indica non l'uscita del seme ma il passaggio del seme da tutto il corpo all'organo genitale

  1. In entrambi si deve riprodurre il piacere che porta all'accoppiamento → idea della scuola medica ippocratica: non si può avere la riproduzione se anche la femmina non arrivasse al piacere

  • Propagando (vv.856): spondeo; allitterazione con procudere
  • Vides vesci vitalibus (vv.857): allitterazione
  • Ineunte aevo (vv.859): non è per Lucrezio tempo di pace universale come troviamo anche per esempio nell'ebraismo, non è identificato con l'età dell'oro → accoglie elementi dell'età dell'oro di un clima temperato e della produzione abbondante di ciò che adesso si ottiene con fatica ma mantiene la lotta per sopravvivenza degli animali e difficoltà di procurarsi il cibo → lo vedremo nel quadro dell'uomo primitivo che si trova esposto al rischio dei predatori come i leoni e il quadro della morte feroce dell'uomo primitivo sbranato
  • Levisomna ; lagnigeraeque (vv.864 e 866): composti empedoclei/enniani

→ "dal sonno leggero" è un apax legomenon: si trova solo qui in tutta la letteratura latina



Versi 864-870: motivo degli animali domestici → motivo dell'utilità degli animali, che sopravvivono perché servono all'uomo, che è una specie dominante e quindi li protegge dagli altri animali.

→ si nota un certo anacronismo: l'inizio della pastorizia è un fatto molto successivo mentre qui si parla della

     preistoria remota! L'utilizzo dei cani pecore e mandrie avrebbe dovuto essere collocato all'interno dello

     sviluppo della civiltà umana

→ parla soprattutto di pecore perché nella coscienza linguistica dell'età di Lucrezio pecus e pecunia sono legati,

     infatti dal possesso del bestiame deriva il possesso di denaro → Roma ai suoi albori era abitata da pastori

  • Pectore corda (vv.864): pleonasmo
  • Bucera (vv.866): è composto greco → di solito Lucrezio evita di mettere più composti nello stesso verso ma qui sta imitando Empedocle; apax legomenon: questa è la prima occorrenza di questo grecismo composto riferito alle mandrie di bovini, poi verrà usato di nuovo
  • Memmi (vv.867): compare il nome del destinatario del poema a libro inoltrato

→ si è supposto che qui Lucrezio si sia tenuto al modello di Empedocle che invoca il suo destinatario (Pausania)

     nella Cosmogonia circa allo stesso punto in cui si parla della formazione di esseri viventi in seguito alla forza

     dell'amore → è una pura supposizione

  • Pabula parta (vv.869): allitterazione pa- indica il nutrimento, l'abbondanza degli alimenti

→ è una sorta di patto tra uomini e animali, rimanda all'età dell'oro in cui domina l'armonia tra gli esseri vienti

→ come al verso 14 del I libro, quando si parla della felicità degli animali da pascolo che, spinti dall'impulso di

     riproduzione, saltano felici per i campi

Epicuro definiva giustizia un patto tra uomini → la giustizia nasce dal concetto di utilità, dal non voler subire danno non volerne farne. Epicuro diceva che poteva essere solo tra esseri razionali, non era estendibile agli animali, che per lui sono solo oggetto di sfruttamento → invece Lucrezio lo vede da un altro punto di vista: la natura non protegge tutti come nell'età dell'oro, ma c'è un patto basato sull'utilità che riprende da Epicuro



Sviluppo del concetto dell'età dell'oro

→ appare per la prima volta in Omero non in riferimento all'età dell'oro ma all'Elisio: luogo Fortunato ai confini del mondo in cui gli eroi figli degli dei passano a diventare dei, nel IV vv 563-569 descrizione della pianura elisia, che diventeranno i campi elisi virgiliana dove non c'è mai ghiaccio, gli zefiri delicati soffiano dell'oceano creando un clima piacevole per l'uomo. Clima eternamente dolce come se soffiasse sempre lo zefiro riferito non all'età dell'oro ma luogo beato

→ la  vera età dell'oro si trova per la prima volta in Platone, nel dialogo Politico (dal cap 269 in avanti): parla dei periodi ciclici della terra e propone l'età dell'oro in una prospettiva cosmogonica ciclica. Il politico come pastore di uomini. Un cliché legato a Crono è quello in cui il dio si prende incarico dei destini del mondo e sovrintende agli uomini dando a loro tutto quello che serve, nell'età di Zeus il mondo gira all'opposto. Gli uomini nascono con i capelli bianchi vecchi e il tempo procede a ritroso finché i neonati spariscono nel nulla non c'è tormento della morte non c'è problema della morte ne della riproduzione perché ci pensa la terra a riprodurre gli uomini. Nel tempo di Crono ci sono i daimones come dei pastori che proteggono l'uomo è pensano alla loro incolumità e per la prima volta parla di clima temperato nel 272 a. Gli uomini erano nudi e dormivano sulla terra nuda. Le stagioni erano mescolate in modo da non essere penose, armonia metereologica, motivo della pace degli animali, si vive tutti in una sorta di armonia universale. Zeus si disinteressa dell'universo che rimane abbandonato a se stesso, il tempo si rovescia e l'uomo non ha più i beni di sostentamento quindi deve procurarsi il cibo, non ha più i daimones che abbiano cura degli esseri divini, alcuni dei si impietosiscono e intervengono a favore degli uomini come Prometeo. Tutto è alla rovescia.

→ è sviluppato innanzitutto da Esiodo: c'è il motivo dell'abbondanza del bene ma non motivo della pace tra gli animali;

     poi l'uomo si è infiacchito e allora Zeus gli toglie tutti i beni per il suo bene, una strategia per fare fuoriuscire gli

     uomini da questo stato di torpore e sopore → questo motivo viene variato da Virgilio in maniera molto originale

→ viene poi ripreso nella commedia arcaica: il paese della cuccagna

→ poi in età latina ha un grosso successo nella IV ecloga poi nelle Georgiche col motivo della pace fra animali

→ poi VI libro Eneide

Orazio nel XVI epodo parla dell'età dell'oro: proietta nell'Isola dei beati tutte le caratteristiche dell'età dell'oro,

     presentandola però come un'isola irraggiungibile



  • Verso 870: verso prosaico con cesura femminile (dopo utilitatis) → è molto rara nella poesia Latina perché ritenuta prosaica a prescindere da altre pause nel contesto del verso; invece Lucrezio la utilizza frequentemente ma è uno dei pochi che lo fa



Versi 871-877: principio di selezione delle specie e viene ribadito il principio dell'utilità

Tutte le altre stirpi che non hanno avuto o l'aggressività, o l'intelligenza, o l'astuzia o non hanno avuto la tutela degli uomini si sono istinti. Ma non fa nessun esempio concreto

  • Eorum (vv.873): iperbato con genus
  • Praesidio (vv.874): è un termine prosastico, indica la protezione militare
  • Indupedita (vv.876): composto con indu-, preposizione arcaica
  • Fatalibus (vv. 876): dal concetto della composizione atomica dell'anima sembra che il fato di ogni organismo sia già scritto nel suo DNA → erano animali nati male, nati per estinguersi subito

→ similmente dal verso 254 del II libro parla delle leggi di natura a cui gli esseri viventi non si possono sottrarre.

     La natura che crea la natura che distrugge, la natura non è né benigna ne matrigna

  • Saecla e tutela continuano a ricorrere → lo stile di Lucrezio è di continuare a battere sugli stessi concetti
  • Potissit (vv. 881): forma arcaica per possit
  • Impiger (vv.883): tmesi

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