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domenica 29 aprile 2012

NARRATIVA - compito



Davanti alla stazione Saint-Lazare rivedo lo strano tipo dal collo lungo e dal cappello floscio che avevo notato due ore prima, al ristorante “L’Escargot”.Appena entrata aveva iniziato a fissarmi intensamente, come per fotografarsi una mia immagine mentale. Mi chiesi chi fosse e iniziai a fissarlo anch’io. Una strana sensazione mi invase: l’avevo già visto? Perché mi guardava? Era affidabile? Dovevo preoccuparmi?
Mangiai il mio pranzo inquieta e consapevole che quell
' uomo, chiunque fosse mi stava guardando. ogni volta che alzavo la testa i suoi occhi scuri e intensi mi squadravano, indagatori.
cosa fare? la mia mente continuava a lavorare febbrilmente per trovare una soluzione: avvisare il proprietario del ristorante? urlare? scappare? eppure c'era qualcosa in qell'uomo dal collo lungo con il cappello che gli ricadeva floscio sulla capigliatura folta e arruffata. mentre cercavo di capire guardai l'orologio: erano le 2 e il treno che dovevo prendere alla stazione di saint- lazare partiva alle 3.30, non c'era tempo per niente. pagai il conto e uscii dal ristorante con il cuore a mille: anche lui si era alzato. iniziai a camminare svelta per una strada affollata: lì non poteva agire di sicuro, troppa gente.sse mi stava guardando... non mi voltai indietro, mai anche se la senzazione era troppo forte. l'unica mia speranza era sapere che ad ogni passo mi avvicinazo sempre di più alla mia salvezza: la stazione.
accellerai il passo, con il sudore freddo che mi colava giù dalla schiena inesorabilmente scossa dai brividi. a quel punto la tentazione mi vinse: mi girai. era a una decina di passi distante da me... mi fissava e mi seguiva con una calma agghiacciante. non ho mai amato il mercato, il rumore, la folla; ma in quel momento era l'unico mio conforto.
sbucai in una via ampia dove le macchine sfrecciavano a tutta velocità e, poco distante da me un autobus stava per chiudere le porte per ripartire verso il suo infinito giro. mi buttai appena in tempo, ma ora che ero entrata non si chiudevano più... il mio cuore batteva sempre più forte quando accadde. un uomo salì con un balzo sull'autobus... quell'uomo. mi alzai in fretta e mi spostai dall'altra parte dell'autobus. lui non si mosse ma il suo sguardo nemmeno. i pensieri mi si affollavano: era un uomo ben piazzato, se fosse avvenuto uno scontro corpo a corpo non ce l'avrei fatta... come sfuggirgli? non riuscivo a seminarlo! ma che cos'è questa strana sensazione? d'improvviso i miei pensieri furono bruscamente interrotti da un suono: "saint-lazare". era la voce registrata che annunciava la mia salvezza. mi piombai sulla strada. erano le 3.00, in mezz'ora sarei riuscita ad arrivaree alla piattaforma in tempo. correvo. mi voltai. anche lui. avevo voglia di piangere, di urlare, ma la mia gola era serrata daalla morsa del panico.
entrai nella stazione, in fondo ai corridoi svoltai a destra a sinistra quando mi ritrovai nel luogo in cui dovevo aspettare il treno. sono le 3.30,sul cartello c'è scritto che a causa di un imprevisto al motore sarebbe stato disponibile solo tra due ore. sedetti su una poltrona, sconfitta. non potevo fare più niente se non aspettare o il treno o lui.
le due ore passarono, lente. quando rivedo l'uomo dal collo lungo e dal cappello floscio che corre verso il mio posto
<< ciao Miriam, sono Jean: il tuo vecchio compagno di classe alle medie, non mi riconosci? è tutto il giorno che cerco di ricordarmi chi sei, ma solo uscito dall'autobus mi è venuto in msente. mi dispiace di averti seguita, ma non ti ho preuccupata, vero?>> ecco che la strana sensazione che provavo assume significato.
<< Io, preuccupata? figurati! oh, è arrivato il mio treno. felice di averti rincontrato!>> il mio cuore che un attimo prima mi martellava nel petto, ora si quietò di colpo, rilassato e, per la prima volta in questa assurda giornata, tranquillo.
<< anch'io ho un biglietto per questo treno, sarà bello passare un viaggio con te>>
da quel giorno ho imparato a non giudicare subito una situazione o una persona, altrimenti ti ritrovi a correre come una matta per tutta Parigi.

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