Pagine

domenica 29 aprile 2012

RACCONTO D'AVVENTURA


TEMA 3: Inventa un racconto d’avventura facendo particolare attenzione al protagonista, alla trama e all’ambiente. Tieni presente gli elementi dell’avventura: esordio, peripezie, suspence, soluzione finale.

-Corri!
-Ci sta raggiungendo!
Dopo queste parole ripresero ancor più affannosamente la loro fuga dall’ignoto, da quel terribile ignoto che non aveva nessuna intenzione di lasciarli scappare.
I quattro ragazzi correvano senza mai urlare, senza mai guardare indietro e soprattutto senza rallentare il passo; il loro cuore in quel momento era dominato solamente da un desiderio: quello di andarsene al più presto da quel tunnel dove avevano visto in carne ed ossa la leggenda di… ma perché non torniamo un po’ indietro?
Era una bella mattina di primavera, i caldi raggi del sole penetravano nelle finestre della scuola e illuminavano i volti degli alunni che controllavano ansiosamente l’orologio, deciso a impiegarci più tempo nel far scoccare l’una.
Ormai nessuno, neanche Pacchini che era il secchione della classe stava ascoltando il professor Racz intento nel spiegare i pronomi relativi.
Gordi, che aveva la cartella pronta già da metà lezione cercava di scocchiare le ossa della schiena, Bomber stava rosicchiando di nascosto i resti del panino al formaggio che non era riuscito a finire all’intervallo.
Pinna, campione di nuoto, era già addormentato da tre spazi e forse stava accennando a svegliarsi.
Jack era l’unico serio.
Era un bel ragazzo alto con i capelli bruni che gli incorniciavano il viso dai lineamenti adulti.
Stava pensando a suo zio che aveva perso da un giorno, il suo unico punto di riferimento, l’unica persona che gli stava sempre accanto.
Finalmente la campanella suonò l’una e tutti, fuori da scuola, si avviarono verso il cimitero dove doveva essere celebrato il funerale.
Jack pensò che ora gli rimanevano solo i suoi amici, la sua banda creata già da molto tempo.
Alla fine del funerale un ragazzo alto, robusto e manesco si avvicinò a Jack: era Bob capitano della banda nemica di quella di Jack.
-Perché sei venuto?
-Volevo salutare per l’ultima volta quella seccatura di tuo zio.
-Se provi a ripeterlo sentirai il significato della parola “dolore”.
-Non sei così coraggioso.
-Mettimi alla prova.
-Se tu e la tua banda di femminucce andate a passare una notte nei tunnel sotto  il cimitero senza uscire ti dovremo anorare e rispettare per sempre, altrimenti dovrai spaccare in due pezzi la lapide di tuo zio.
-Ci sto.
In seguito la banda di Bob se ne andò, rimasero solo jack e gli altri e una tremenda preoccupazione.
-Andate a prendere i sacchi a pelo, stanotte la passiamo qui.
Non una parola.
Dopo cinque minuti stavano già scendendo le scale che portavano al buio immenso dei tunnel sotterranei.
In giro si diceva che là sotto erano stati sepolti i corpi dei pirati più pericolosi in modo da non farli più uscire, si narra che ad ogni funerale i pirati risorgano e andando in giro per i tunnel cercano una via di uscita per riavere la libertà.
Il pirata più pericoloso di tutti era stato il Capitano Horkbot, nessuno aveva mai messo piede la sotto, loro erano i primi.
- Non credo che sia una buona idea.
-Sta zitto Bomber, Gordi ha pensato alla torcia, e poi non crederai a tutte quelle leggende, vero?
-No! Figurati!
Mano a mano che scendevano la luce della torcia illuminava un tunnel sotterraneo irradiato quà e là da qualche fiamma.
Era abbastanza alto per loro, ma non era per niente arieggiato: sembrava di stare in un forno.
-Che puzza!
-Non mi interessa, qui passeremo la notte. Per nulla al mondo disonorerei mio zio. Accampiamoci e… Bomber smettila di toccarmi il braccio!
-Ma non sono io!
-E neanche noi!
Tutti si girarono e… la torcia illuminò la leggenda di Horkbot in tutta la sua orrenda verità.
Davanti a quel mostro di Horkbot, più in ossa che carne, i ragazzi emisero un urlo così straziante e acuto che gli abitanti del paese si svegliarono di botto.
Istintivamente le gambe dei ragazzi iniziarono a correre dalla parte opposta a quella del mostro così precipitosamente che rischiavano tutti di inciampare.
-Corri!
-Ci sta raggiungendo!
Dopo queste parole ripresero ancor più affannosamente la loro fuga dall’ignoto, da quel terribile ignoto che non aveva nessuna intenzione di lasciarlio scappare.
La leggenda allora era vera?
Che cosa avrebbe fatto Horkbot di loro se li avesse presi?
Dove portava il tunnel?
C’era una via di uscita?
Mentre si facevano tutte queste domande, pensavano anche a come accelerare la loro andatura.
-Guardate lì! C’è una luce!
Queste parole erano per i ragazzi come del pane per un affamato e dell’acqua per un assetato.
Mentre si dirigevano precipitosamente verso quella luce sempre più vicina le grida del mostro si facevano anche loro più vicine, quando…
-Ecco le scale!
I quattro ragazzi si precipitarono sulla gracile scaletta e si arrampicarono così furiosamente che per poco quella non si ruppe.
D’improvviso una ventata d’aria fresca spazzò via le urla di Horkbot, una luce fortissima spazzò via il terrore della morte: erano tutti salvi.
Si scambiarono un’occhiata d’intesa e silenziosamente si incamminarono verso la scuola… non c’erano più parole, e poi avevano la lezione di latino e loro non avevano studiato.

3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

      Elimina
    2. che bello questo racconto a me serve perche non sono di madre lingua (italiana ) : ) :)>

      Elimina