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giovedì 2 maggio 2013

Satis mihi multa verba fecisse videor - Cicerone


POMPEO E’ L’UOMO GIUSTO

TESTO LATINO
TRADUZIONE

[27] Satis mihi multa verba fecisse videor, qua re esset hoc bellum genere ipso necessarium, magnitudine periculosum. Restat ut de imperatore ad id bellum delingendo ac tantis rebus praeficiendo dicendum esse videatur. Utinam, Quirites, virorum fortium atque innocentium copiam tantam haberetis, ut haec vobis deliberatio difficilis esset, quemnam potissimum tantis rebus ac tanto bello praeficiendum putaretis! Nunc vero--cum sit unus Cn. Pompeius, qui non modo eorum hominum qui nunc sunt gloriam, sed etiam antiquitatis memoriam virtute superarit--quae res est quae cuiusquam animum in hac causa dubium facere possit?

[28] Ego enim sic existimo, in summo imperatore quattuor has res inesse oportere,--scientiam rei militaris, virtutem, auctoritatem, felicitatem. Quis igitur hoc homine scientior umquam aut fuit aut esse debuit? qui e ludo atque e pueritiae disciplinis bello maximo atque acerrimis hostibus ad patris exercitum atque in militiae disciplinam profectus est; qui extrema pueritia miles in exercitu fuit simmi imperatoris, ineunte adulescentia maximi ipse exercitus imperator; qui saepius cum hoste conflixit quam quisquam cum inimice concertavit, plura bello gessit quam ceteri legerunt, plures provincias confecit quam alii concupiverunt; cuius adulescentia ad scientiam rei militaris non alienis praeceptis sed suis imperiis, non offensionibus belli sed victoriis, non stipendiis sed triumphis est erudita. Quod denique genus esse belli potest, in quo illum non exercuerit fortuna rei publicae? Civile, Africanum, Transalpinum, Hispaniense [mixtum ex civitatibus atque ex bellicosissimis nationibus], servile, navale bellum, varia et diversa genera et bellorum et hostium, non solum gesta ab hoc uno, sed etiam confecta, nullam rem esse declarant in usu positam militari, quae huius viri scientiam fugere possit.

[27] Mi sembra di aver detto molte parole in maniera appropriata perché questa guerra fosse necessaria per questo stesso tipo e pericolosa per la sua vastità. Resta che si debba parlare del comandante che deve essere eletto per questa guerra e deve essere posto a capo di imprese tanto grandi. Volesse il cielo, o Quiriti, che voi aveste una così grande abbondanza di uomini tanto forti e innocui che questa scelta fosse difficile, chi mai ritenete di rendere adatto di così grandi imprese e posto a capo di così grandi guerre? Ora però consiglio, dal momento che esiste il solo Pompeo che ha superato in valore non solo la gloria ma anche la memoria dell’antichità di uomini che ora sono gloriosi, che ragione c’è che possa trarre in dubbio la scelta in questa decisione?


[28] Io infatti penso così, che in un grande comandante è opportuno che ci siamo queste quattro caratteristiche: la conoscenza dell’arte militare, il valore, l’autorevolezza, una buona fortuna. Chi dunque dovette esserci più competente di questo uomo? Egli infatti abbandonando la scuola e le discipline dell’adolescenza, per una guerra di grande importanza e per la presenza di acerrimi nemici, si è allontanato verso l’esercito di suo padre ad imparare la guerra; egli alla fine dell’adolescenza fu nell’esercito di un grandissimo comandante e all’inizio della giovinezza fu egli stesso generale di un esercito vastissimo, egli che combatté con il nemico più spesso di quanto chiunque abbia dibattuto con avversari (nel processo). Compì guerre di quelle che gli altri hanno letto sui libri, fondò più province di quanto altri ne desiderarono; la cui giovinezza fu istruita alla conoscenza dell’arte militare non con precetti esterni ma con i suoi stessi comandi, non con le sconfitte in guerra ma con le vittorie, non con stipendi militari ma con i trionfi. Infine quale tipo di guerra potrebbe esserci in cui la buona sorte dello stato non lo abbia istruito? La guerra civile, quella africana, quella transalpina, quella ispanica mischiata con popolazioni e nazioni molto bellicose, quella servile, la guerra navale, vari e diversi tipi sia per modo di combattere sia per nemici, non solo gestiti, ma anche portati a termine da uno solo, dimostra che non c’è nessuna cosa posta nell’arte militare che possa sfuggire alla conoscenza di questo uomo.

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