Pagine

mercoledì 4 marzo 2015

ALESSANDRO MANZONI - La pentecoste - testo, parafrasi e commento

LA PENTECOSTE (1822)

Inni sacri
» è un grande progetto che però lascia inconcluso: voleva scriverne 12, uno per ciascuna festività dell’anno liturgico » li ha interrotti perché riteneva la forma della tragedia più appropriata e utile al suo scopo
» ne scrive solo cinque, con alcuni frammenti di altre (Ognissanti, su cui ritornerà ma lascerà inconclusa)
1.      Resurrezione
2.      Il nome di Maria
3.      Natale del 1813
4.      La passione
5.      La pentecoste (ultimo degli inni sacri che prefigura già le tragedie)
» sintassi » semplice e chiara per poter essere letta da tutti
               » no latinismi, no periodo architettonico
Struttura
» annunciazione della festa
» narrazione del fatto storico
» riflessione sul significato che la festa ha per lui e per il popolo cristiano


TESTO
PARAFRASI
 ANALISI




5





10




15





20





25




30





35




40





45





50




55





60





65




70





75




80





85





90




95





100





105




110





115




120





125





130




135





140



Madre de’ Santi, immagine
Della città superna,
Del sangue incorruttibile
Conservatrice eterna;
Tu che, da tanti secoli,
Soffri, combatti e preghi,
Che le tue tende spieghi
Dall’uno all’altro mar;

Campo di quei che sperano;
Chiesa del Dio vivente, 
Dov’eri mai? qual angolo
Ti raccogliea nascente,
Quando il tuo Re, dai perfidi
Tratto a morir sul colle,
Imporporò le zolle
Del suo sublime altar?

E allor che dalle tenebre
La diva spoglia uscita,
Mise il potente anelito
Della seconda vita;
E quando, in man recandosi
Il prezzo del perdono,
Da questa polve al trono
Del Genitor salì;

Compagna del suo gemito,
Conscia de’ suoi misteri,
Tu, della sua vittoria
Figlia immortal, dov’eri?
In tuo terror sol vigile,
Sol nell’obblio secura,
Stavi in riposte mura,
Fino a quel sacro dì,

Quando su te lo Spirito
Rinnovator discese,
E l’inconsunta fiaccola
Nella tua destra accese;
Quando, segnal de’ popoli,
Ti collocò sul monte,
E ne’ tuoi labbri il fonte
Della parola aprì. 

Come la luce rapida
Piove di cosa in cosa,
E i color vari suscita
Dovunque si riposa;
Tal risonò moltiplice
La voce dello Spiro:
L’Arabo, il Parto, il Siro
In suo sermon l’udì.

Adorator degl’idoli,
Sparso per ogni lido,
Volgi lo sguardo a Solima,
Odi quel santo grido:
Stanca del vile ossequio,
La terra a LUI ritorni:
E voi che aprite i giorni
Di più felice età,

Spose, che desta il subito
Balzar del pondo ascoso;
Voi già vicine a sciogliere
Il grembo doloroso; 
Alla bugiarda pronuba
Non sollevate il canto:
Cresce serbato al Santo
Quel che nel sen vi sta.

Perché, baciando i pargoli,
La schiava ancor sospira?
E il sen che nutre i liberi
Invidïando mira?
Non sa che al regno i miseri
Seco il Signor solleva? 
Che a tutti i figli d’Eva
Nel suo dolor pensò?

Nova franchigia annunziano
I cieli, e genti nove;
Nove conquiste, e gloria
Vinta in più belle prove;
Nova, ai terrori immobile
E alle lusinghe infide,
Pace, che il mondo irride,
Ma che rapir non può. 

O Spirto! supplichevoli
A’ tuoi solenni altari;
Soli per selve inospite;
Vaghi in deserti mari;
Dall’Ande algenti al Libano,
D’Erina all’irta Haiti,
Sparsi per tutti i liti,
Uni per Te di cor,

Noi T’imploriam! Placabile
Spirto, discendi ancora,
A’ tuoi cultor propizio,
Propizio a chi T’ignora;
Scendi e ricrea; rianima
I cor nel dubbio estinti;
E sia divina ai vinti
Mercede il vincitor.

Discendi Amor; negli animi
L’ire superbe attuta:
Dona i pensier che il memore
Ultimo dì non muta; 
I doni tuoi benefica
Nutra la tua virtude;
Siccome il sol che schiude
Dal pigro germe il fior;

Che lento poi sull’umili
Erbe morrà non colto,
Né sorgerà coi fulgidi
Color del lembo sciolto,
Se fuso a lui nell’etere
Non tornerà quel mite
Lume, dator di vite,
E infaticato altor.

Noi T’imploriam! Ne’ languidi
Pensier dell’infelice
Scendi piacevol alito, 
Aura consolatrice:
Scendi bufera ai tumidi
Pensier del violento:
Vi spira uno sgomento
Che insegni la pietà. 

Per Te sollevi il povero
Al ciel, ch’è suo, le ciglia,
Volga i lamenti in giubilo,
Pensando a Cui somiglia:
Cui fu donato in copia, 
Doni con volto amico,
Con quel tacer pudico,
Che accetto il don ti fa.

Spira de’ nostri bamboli
Nell’ineffabil riso; 
Spargi la casta porpora
Alle donzelle in viso;
Manda alle ascose vergini
Le pure gioie ascose;
Consacra delle spose
Il verecondo amor.

Tempra de’ baldi giovani
Il confidente ingegno;
Reggi il viril proposito
Ad infallibil segno; 
Adorna le canizie
Di liete voglie sante;
Brilla nel guardo errante
Di chi sperando muor.
Madre dei santi, immagine della città celeste, custode eterna del sangue incorruttibile; Tu che soffri, combatti e preghi da tanti secoli, che dispieghi le tende da un mare all’altro;

Terreno fertile di quelli che sperano; Chiesa del Dio vivente, dov’eri? Quale angolo della terra di ospitava mentre nascevi, quando Cristo, trascinato dai malvagi a morire sul monte, insanguinò la terra del suo altare sublime?

E quando la salma divina, uscita dal sepolcro, emise il potente respiro della vita resuscitata; e quando, portando sulle palme il prezzo del perdono, ascese da questa polvere al trono del Padre;

Compagna del suo dolore,
consapevole dei suoi misteri, tu, figlia immortale della sua vittoria, dov’eri? Vigile solo perché impaurita, sicura solo nell’oblio, stavi tra mura sicure, fino a quel giorno sacro,

quando discese su di te lo Spirito che fa tutto nuovo, e accese la fiaccola non consumabile nella tua mano destra; quando ti collocò su un monte come faro dei popoli, e fece sgorgare la fonte della parola dalle tue labbra.
Come la luce si diffonde velocemente su ogni cosa, e dovunque si posa ne esalta i colori; nello stesso modo risuonò la voce dello Spirito in ogni lingua: l’arabo, il parto e il siriano ascoltarono la sua parola.

Adoratore dei falsi dèi presente in ogni terra, volgi lo sguardo a Gerusalemme, ascolta quel santo grido: la terra, stanca della schiavitù, ritorni a Dio: e voi, spose, che date inizio a un’epoca più felice,

voi che siete svegliate dall’improvviso muoversi del bambino nascosto; voi già prossime al doloroso parto; non pregate la falsa dea propiziatrice del parto: ciò che cresce nel vostro grembo è riservato a Dio.

Perché la serva sospira ancora mentre bacia i bambini? E guarda invidiosa la madre che nutre i figli liberi? Non sa che il Signore eleva con sé al suo regno i miseri? Che pensò a tutti gli uomini nel suo dolore?
I cieli annunciano una nuova libertà, nuovi popoli; Nuove conquiste e una gloria conquistata in prove più belle; una nuova pace, resistente alle paure e alla tentazione, una pace che il mondo può deridere ma non rubare.
O Santo Spirito! Ti preghiamo supplichevoli ai tuoi solenni altari; siamo soli in boschi inospitali; persi in mari deserti; dalle gelide Ande al Libano, dall’Irlanda alla rocciosa Haiti, sparsi ovunque ma uniti nell’animo per te.
Noi ti imploriamo! Misericordioso Spirito, discendi ancora, benevolo a chi ti prega, benevolo a chi ti ignora; discendi e rigenera; rianima i cuori spenti nel dubbio; e il vincitore sia la divina grazia verso i vinti.
Discendi, o Amore; attutisci negli animi la rabbia superba: dona pensieri che il giorno della morte uno non debba rinnegare; la tua benefica virtù alimenti i tuoi doni; così come fa il sole che fa aprire il fiore dal germe pigro;
che poi, non colto, morirà lentamente sull’erba umile , e non solleverà i colori accesi della corolla schiusa se non si fonderà con quella tiepida luce diffusa nell’aria, datrice di vita e nutrice instancabile.

Noi ti imploriamo! Scendi, o alito piacevole, nei languidi pensieri dell’infeli-
ce, brezza consolante: scendi come bufera, sui pensieri superbi del violento: ispira in essi un’inquietudine che li educa alla pietà.
Attraverso di te il povero alzi gli occhi al cielo, trasformi il dolore in gioia pensando a Colui al quale assomiglia: colui a cui fu donato in abbondanza, doni con fratersità, con quel silenzio pudico, che rende il dono gradito.
Mostrati nell’indescrivibile riso dei nostri bambini; Spargi il rossore casto sul viso delle ragazze;
manda alle suore le pure gioie interiori; consacra il sacro amore delle spose.


Modera l’indole troppo sicura dei giovani baldanzosi; sorreggi il proposito degli uomini verso una meta magnifica; gratifica la vecchiaia di desideri lieti e santi; brilla nello sguardo vagante di chi muore sperando.
- madre de’ santi = Chiesa
- città superna: richiamo, oltre che ai testi biblici, anche ad Agostino
- la Chiesa è il luogo in cui si rinnova
  il sacrificio di Cristo
- combatti, spiegare le tende » usa un lessico militare riferito alla Chiesa militante » allude alla missione evangelizzatrice della Chiesa dispiegata sul mondo intero
- verso 8: è uguale nel 5 maggio
- Dio vivente: richiama san Paolo
- chiede Manzoni: Chiesa, dov’eri
  quando Cristo moriva?
- croce = il primo altare



- questa strofa contiene la narrazione
  in sintesi della resurrezione ed
  ascensione in cielo di Cristo
- dov’era la Chiesa mentre capitava
  tutto questo?






- la Chiesa è figlia della vittoria di
   Cristo sulla morte
- la Chiesa si sentiva sicura solo nella
  dimenticanza della sua missione,
  cioè stando rinchiusa al sicuro
- quel sacro dì = pentecoste

- idea di Chiesa come faro
  dell’umanità per l’umanità
- brano fitto di risonanze bibliche, in
  particolare la parabola delle vergini
  sagge nel Vangelo di Matteo,
   oppure, sempre in Matteo «Voi     
  siete la luce del mondo […]»


- similitudine: come la luce si diffonde ovunque e non illumina appena, ma rende ogni cosa se stessa, così lo Spirito Santo si diffuse ovunque e in ogni lingua













- mostrando grande attenzione verso
  la figura femminile, parla della
  gravidanza
- bugiarda perché pagana pronuba
  significa «che favorisce il parto»; è
  un riferimento alla dea Giunone
  Lucina » Manzoni le avverte che non
  sarà lei a salvare il loro bambino



- Cristo porta un criterio nuovo nel
  giudizio delle cose: eleva quelli che
  sono più miseri di tutti













- è un uso frequente in Manzoni
  quello di indicare l’intero mondo
  attraverso i suoi elementi geografici







- a’ tuoi cultor propizio, propizio a chi
  ti ignora: chiasmo
- Sono numerosissime le figure
  retoriche di ripetizione, in particolare
  quelle sottolineate



- Invocazione affinché lo Spirito
  Santo susciti pensieri virtuosi che   
  consentano all’uomo di affrontare
  serenamente il giudizio divino alla
  morte
- benefica virtude: anastrofe

- umili erbe: sintagma tratto dai testi
  sacri, dove l’erba è simbolo della
  semplicità e della modestia, perché si
  lascia pestare senza opporre
  resistenza
- similitudine: la vita dell’uomo è
  come un fiore; nel seme c’è già tutto
  ma ha bisogno della luce del sole (lo
  Spirito Santo) per germogliare, che
  ci fa essere ciò che siamo
- altor(e): dal latino alo, “nutrire”

- piacevol alito/aura consolatrice:
  sinonimi in chiasmo agg/sostantivo






- Donato, doni, don: figura
  etimologica triplice







- La strofa è costruita in maniera simmetrica: c’è tutta la vita dell’uomo, dalla nascita alla morte, guidata dallo Spirito Santo
- ascose vergini: perifrasi per suore
- canizie: metonimia per vecchiaia



-    Metro » 18 strofe di otto settenari con alternanza di versi sdruccioli e versi piani
              » lo schema delle rime è ABCBDEEF, con i versi non rimati sdruccioli
              » le strofe sono unite a due a due dalla rima F tronca
-    Pentecoste = festa cristiana che celebra la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli (50 giorni dopo la
                        Pasqua) » coincide con l’inizio della loro missione, e quindi con la nascita della Chiesa
                     » diffusione della parola di Cristo nel mondo » in realtà è una poesia sulla Chiesa
-    Il testo ha avuto una lunga gestazione » ha accompagnato tutta la riflessione sulla sua vita
» passano dieci anni tra il progetto e la stampa
» inizia la scrittura nel 1839 tra continui arresti e riprese, il testo definitivo è del 1855
-    È accaduto nella storia e continua ad accadere per ogni esistenza


Nessun commento:

Posta un commento